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I Paris, Bibliothèque nationale de France, fr

H), ha rubricato tutti i testi e compilato la tavola; la mano b – «più rigida ed alquanto più angolosa»

I.1.5 I Paris, Bibliothèque nationale de France, fr

Descrizione

In-folio, membr., sec. XIII ex. – XIV in., d’origine veneta; ± mm 309x324, 201 cc. rigate a secco, organizzate in 24 quaderni: un quinione di tavole (cc. I-X) e 23 fascicoli di testo, dei quali i primi 18 (cc. 11-151) sono quaternioni; il XIX (cc. 152-163) è un senione; dal XX al XXII (cc. 164-187) ancora quaternioni; l’ultimo (cc. 188-199) è un senione. I fascicoli sono numerati con cifre romane tra due punti a mezza altezza, in inchiostro alternatamente rosso e blu (solo blu nel fascicolo I), inserite al centro del margine superiore del recto, nello spazio corrispondente all’intercolumnio, mentre nel margine superiore del verso della carta adiacente si legge una Q sormontata dal titulus (= quaternus) in rosso. Sono inoltre presenti parole di richiamo nel margine inferiore del verso dell’ultima carta di ogni fascicolo, a eccezione dell’ultimo. Doppia cartulazione a penna nell’angolo superiore destro

del recto: la prima, del XVI secolo è in numeri romani, la seconda, della fine del XVIII secolo, in numeri arabi.

Littera textualis di modulo piccolo, databile tra XIII e XIV secolo, tutta di una stessa mano che trascrive le tavole e il corpo principale del canzoniere e aggiunge successive integrazioni marginali o interlineari, per sanare lacune o apportare correzioni su rasura. Un cambio di mano si ha alle cc. 188 e 198 pur senza soluzione di continuità nel testo.

Testi distribuiti su due colonne, in genere di 47 unità di rigatura. Versi trascritti di seguito, come prosa, evidenziati da una maiuscola a inizio verso e dal punto metrico finale, strofe a capo. L’unica eccezione è costituita dall’ensenhamen non strofico BdT 30.VI, disposto su tre colonne e verso per verso. La disposizione del testo è estremamente compatta e la presenza di righe o spazi bianchi di intervallo è molto limitata.

L’apparato decorativo si articola nei seguenti elementi: 92 iniziali figurate, di forma quadrata o quadrangolare corrispondente a 8-10 unità di rigatura con prolungamenti delle aste, poste in apertura delle sezioni d’autore: esse contengono miniature raffiguranti il trovatore di cui aprono il corpus e sono state inserite dopo la vida, unitamente alla quale assolvono a una funzione paratestuale e demarcativa tra un’unità d’autore e l’altra; iniziali dipinte alte l’equivalente di 3 unità di rigatura, in inchiostro rosso e blu alternato, rifinite con merlettature e filetti nelle anse e negli occhielli e poste all’inizio di ogni componimento; iniziali dipinte di modulo più piccolo, equivalenti a una sola unità di rigatura, anch’esse rosse e blu alternate, con funzione di capilettera delle singole strofe.

Il bagaglio testuale è organizzato in sezioni materialmente indipendenti, entro cui sono trascritti tutti i testi afferenti a uno specifico genere letterario. Dopo il quinione di tavole, la struttura si descrive nel modo seguente: canzoni (fasc. I-XVIII, cc. 11-151), tenzoni (fasc. XIX, cc. 152-163), sirventesi (fasc. XX-XXIII, cc. 164-199). Al di sotto di tale macro-partizione, la disposizione dei componimenti procede per unità d’autore, ognuna delle quali, in linea di massima, si apre con la vida, scritta in inchiostro rosso, con capolettera grande di colore blu; il primo componimento inizia con la capitale figurata, talvolta preceduto dalla rubrica col nome del trovatore e sempre affiancato da una numerazione progressiva per fascicolo, in numeri romani minuscoli seguiti da un punto e collocati nel rigo precedente al primo verso, nell’angolo superiore destro della colonna; i componimenti successivi al primo sono rubricati col nome del trovatore, pure numerati e si aprono con iniziale dipinta, di colore rosso o blu. Proprio le caratteristiche della decorazione hanno permesso a ZINELLI 2007 di postularne l’origine veneziana (cfr. CANOVA MARIANI 2008).

Il canzoniere tramanda attualmente 860 testi, aumentabili a 865 se si contano i cinque perduti con la caduta della carta collocata in origine tra le attuali 116 e 117 (per lo stesso motivo due sono frammentari); del portato totale, 647 items sono canzoni, 53 tenzoni e 160 sirventesi. 34 unica, di cui 4 specifici di I e 30 condivisi con K (unica, dunque, della fonte comune k); i doppioni sono 11. Rispetto al gemello, I contiene 11 componimenti in più (cfr. ZUFFEREY 1987, pp. 67-69 e MELIGA 2001, pp. 61 e 147). Il codice trasmette inoltre 85 vidas (in origine 86, contando la biografia di Marcabru trascritta sul foglio caduto) e 19 razos, di cui 18 relative ai sirventesi di Bertran de Born. La prima tavola (cc. 1r-2r) registra i nomi dei trovatori secondo l’ordine di successione nel manoscritto, divisi in tre parti corrispondenti alle tre sezioni di genere. Ognuno dei tre sotto-indici inizia a facciata nuova e è introdotto da una rubrica apposita, preceduta dal segno di paragrafo blu. I nomi sono scritti su due colonne, uno per riga (ma nel caso delle tenzoni si indicano sullo stesso rigo i nomi dei due o tre partenaires) e presentano iniziale staccata. La seconda tavola (cc. 3r-9r) indicizza gli incipit dei componimenti e anch’essa è divisa in tre parti, ognuna delle quali comincia a foglio nuovo: canzoni a c. 3r, tenzoni a c. 7r e sirventesi a c. 8r, con rubriche specifiche, precedute dal segno di paragrafo blu. Anche questo secondo indice è articolato su due colonne per pagina: gli

incipit di ciascuna sezione sono introdotti dal nome del trovatore rubricato in rosso, preceduto dal

segno di paragrafo alternatamente rosso e blu e seguito dalla numerazione progressiva che li accompagna nel corpo del canzoniere: poiché questa riparte da capo a ogni fascicolo, il numero di quaderno è indicato in corrispondenza dei punti di cambio. Nelle tavole non sono registrate le vidas «molto probabilmente in forza della funzione demarcativa sopra accennata, e in sostanza di uno statuto almeno in parte paratestuale» (MELIGA 2001, p. 63). Al contrario sono indicate tutte le 19

razos «riproducendone le parole iniziali, per una lunghezza più o meno corrispondente a quella di

un incipit» (Ibid., p. 64), in virtù di uno statuto testuale analogo a quello dei componimenti in versi (cfr. BERTOLUCCI PIZZORUSSO 1991, pp. 291-292).

Le informazioni relative alla storia successiva del codice si ricavano da antichi timbri e segnature che lasciano intendere un precoce passaggio in Francia, già a inizio Cinquecento (cfr. ZUFFEREY 1987, p. 69): il timbro del fondo antico della biblioteca reale sotto Francesco I ed Enrico II fu apposto

sia sulla prima che sull’ultima carta. Una mano del XVI secolo – forse la stessa responsabile della numerazione antica, come di analoghi interventi su codici presenti a Fontainbleau sotto Francesco I – ha vergato sul primo foglio di guardia la rubrica

prouenceau

liure des anciens Poetes prouenceaulx.

Infine, nell’angolo superiore destro di c. 1r si leggono tre segnature antiche: MDCCLXXX (riferita alla catalogazione effettuata dal bibliotecario Nicolas Rigault nel 1622); 1959 (posta nel 1645 da Pierre Dupuy a integrazione del catalogo di Rigault); 7225 (corrispondente all’inventario di Nicolas Clement del 1682). I non lasciò più la Francia, confluendo nel fondo antico della Bibliothèque nationale dov’è tutt’ora conservato.

Bibliografia

BARTSCH 1872,p.28;GRÖBER 1877, pp. 462-504;JEANROY 1916, p. 8; ANGLADE 1924, pp. 596- 598; BdT, p. XV;BRUNEL 1935, p. 43; DEGENHART –SCHMITT 1980, pp. 27, 37 e fig. 56; AVRIL – GOUSSET 1984, pp. 14-15; AVRIL 1984, p. 35; MENEGHETTI 1984, pp. 338 e 344-348; BRUNEL- LOBRICHON 1987; ZUFFEREY 1987, pp. 67-69;BRUNEL-LOBRICHON 1989;FOLENA 1990,p.12; AVALLE 1993,pp.71-72e81;MELIGA 1993; MELIGA 1999; CARERI 1994, pp. 90-92; LACHIN 1995, pp. 283-287; SIGNORINI 1999, pp. 843-851; MELIGA 2001; GUADAGNINI 2002; ZINELLI 2004a, pp. 55-61; PULSONI 2005; MELIGA 2006; PULSONI 2006; ZINELLI 2007; CANOVA MARIANI 2008; MELIGA 2008; CAMPS 2010, p. 8-9; CAMPS 2012.

[v] inc. Guillems figuera si fo de tolosa (BdT 217.B.A) 109vd10 – 109vd20 expl. de lui baissar ede leuar los arlotz.

[c] Pel ioi del bel com(en)samen (VII) 109vd21 – 110ra10 [s] Nom laissarai p(er) paor (VIII) 187vc22 – 187vd7 [c] Anc mais de ioi ni de chan (BdT 10.8) 187vd9 – 188ra4 La vida apre la sezione monotestuale dedicata a Figueira nella macropartizione di canzoni, collocata tra i corpora di Blacasset e di Peire Guillem; è trascritta in rosso con capolettera dipinto in blu e decorazioni a filigrana sia nelle anse che lungo il margine sinistro della colonna.

La canzone è il xxiv componimento del XIII fascicolo: la cifra è in rosso, inserita tra l’ultimo rigo della biografia antica e il primo di testo, con allineamento a sinistra. Con VII Figueira esordisce in I: la pièce è dunque aperta dalla capitale miniata. In un riquadro a sfondo dorato, di altezza corrispondente a 9 unità di rigatura e largo quasi metà della colonna, è inscritto l’occhiello della lettera P, all’interno del quale trova spazio la raffigurazione del poeta, in piedi.49 L’asta verticale scende verso il basso oltre i limiti del riquadro e fiancheggia il margine sinistro della colonna per tutta la seconda strofa, ovvero per altre 7 unità di rigatura.

Il sirventese è invece opportunamente trascritto nella specifica sezione, sul verso c. 187, appartenente al XXII e penultimo fascicolo. Subito dopo un rigo

49 Un’analisi più dettagliata sarà offerta infra, nel capitolo I.3.1 La vida: studio, edizione e note di

lasciato in bianco alla fine del precedente BdT 392.11, si legge la rubrica in rosso

Guillems figuera. xxxvij.

e l’incipit si apre con la capitale dipinta in blu, corrispondente a tre unità di rigatura e impreziosita da merlettature in punta di penna, di colore rosso, che salgono e scendono lungo il margine.

Il testo seguente è BdT 10.8, ascritto dunque normalmente ad Aimeric de Peguilhan nonostante i problemi attributivi cui si è già fatto cenno supra. In I è presentato come opera di Figueira tramite rubrica identica all’unità precedente, collocata – come il numero del componimento (xxxviij. riferito al portato lirico del fascicolo XXII) – subito dopo l’ultimo verso della tornada di VIII, senza soluzione di continuità. L’iniziale A è dipinta in rosso e decorata con antenne merlettate in blu che fiancheggiano il margine sinistro della colonna. Anc mais de ioi ni de chan fa inoltre difficoltà perché si tratta di una canzone e nonostante il genere lirico sia ricordato in forma di apostrofe nella tornada-invio a Blacatz, essa viene posta nella sezione dei sirventesi, a cavallo degli ultimi due fascicoli dell’intero manoscritto (XXII e XXIII), nel punto esatto in cui si verifica il cambio di mano che interessa le cc. 188 e 198, ovvero le due carte esterne dell’ultimo fascicolo.50

Nella tavola per nomi il nostro trovatore figura come il trentasettesimo della sezione delle canzoni e l’undicesimo in quella dei sirventesi. Il suo nome si legge dunque a c. 1ra40: G uillems figuera. e a c. 2ra15: G uillems figueras.

Nella tavola per incipit, nell’indice delle canzoni, lo si trova a c. 5vc1: il nome rubricato in rosso è preceduto dal segno di paragrafo blu mentre il primo verso della canzone occupa il rigo sottostante ed è scritto in nero. Nel margine sinistro corrispondente è registrato anche il numero d’ordine del componimento nel fascicolo: xxiiij.

Infine, nella parte in cui sono indicizzati i sirventesi, gli incipit dei due testi attribuiti

50 MELIGA 2001, pp. 48-49 propone a questo proposito tre possibili spiegazioni: 1) un diverso copista ha copiato i due fogli esterni in seguito alla loro perdita dopo un intervallo di tempo non ben definibile ma sicuramente dopo l’intervento del miniatore principale: queste quattro facciate presentano infatti un’ornamentazione simile al resto del canzoniere ma senza merlettature e filetti; 2) negli scriptoria era in vigore l’uso di copiare separatamente i bifogli che andavano poi a costituire i fascicoli: in via eccezionale un secondo copista avrebbe collaborato col principale; 3) i due bifogli apparterrebbero a un altro canzoniere in tutto identico al nostro che veniva allestito contemporaneamente a I nello stesso scriptorium. I fogli dei due canzonieri sarebbero stati mescolati per sbaglio all’atto della rilegatura del manoscritto.

a Figueira seguono il nome del trovatore, rubricato e preceduto dal segno di paragrafo, e sono accompagnati nel margine sinistro dai numeri d’ordine corrispondenti, rispettivamente xxxvij e xxxviij. Si leggono a c. 8va40-42.