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K Paris, Bibliothèque nationale de France, fr 1

H), ha rubricato tutti i testi e compilato la tavola; la mano b – «più rigida ed alquanto più angolosa»

I.1.6 K Paris, Bibliothèque nationale de France, fr 1

Descrizione

In-folio, membr., sec. XIII ex. – XIV in., compilato in Veneto; ± mm 337x231, 199 cc. rigate a secco (in origine 201: due carte vergini sono state rifilate), organizzate in 26 quaderni: un binione (cc. I- II) e un quaternione (cc. III-IX) di tavole, un binione (cc. X-XIII) convenzionalmente indicato come

K2 (cfr. BARTSCH 1872, p. 169 e infra) e 23 fascicoli di testo con richiami, dei quali i primi 17 (cc.

1-135) sono quaternioni; il XVIII (cc. 138-148) è un senione; gli ultimi cinque ancora quaternioni (cc.149-188). I fascicoli sono numerati con cifre romane tra due punti a mezza altezza, in inchiostro alternatamente rosso e blu (solo blu nel fascicolo I), inserite al centro del margine superiore del verso di ogni carta mentre la Q sormontata da titulus (= quaternus), sempre tra due punti a mezza altezza, figura sul recto a fronte, inversamente rispetto a I. Come nel gemello, la numerazione fascicolare è alla base di quella dei componimenti, cosicché il computo delle pièces rinizia da capo a ogni cambio di fascicolo.

Littera textualis di modulo piccolo, databile tra XIII e XIV secolo, tutta di una stessa mano che trascrive le tavole e il corpo principale del canzoniere.

Testi distribuiti su due colonne per 50 unità di rigatura. Strofe graficamente indipendenti poiché iniziano a capo, versi trascritti di seguito, come prosa, evidenziati da una maiuscola a inizio verso e dal punto metrico finale (K condivide con I anche l’unica eccezione, l’ensenhamen non strofico BdT 30.VI, su tre colonne e verso per verso). La disposizione del testo è estremamente compatta e la presenza di righe o spazi bianchi di intervallo è molto limitata.

L’apparato decorativo si articola nei seguenti elementi: 78 iniziali miniate in apertura delle sezioni d’autore, inserite in riquadri di altezza variabile tra 14 e 8 unità di rigatura, decrescenti per dimensioni in relazione all’importanza del trovatore di cui inaugurano il corpus e di cui contengono il ritratto: in 9 casi, per lo più nella sezione dei sirventesi, sono state sostituite da iniziali decorate non figurate, corrispondenti a 5-6 unità di rigatura; entrambe le soluzioni sono collocate dopo la

vida, unitamente alla quale assolvono a una funzione demarcativa tra una unità d’autore e l’altra;

iniziali dipinte, alte l’equivalente di 2-3 unità di rigatura, in inchiostro blu e rosso alternato, con merlettature e filetti nelle anse e negli occhielli, poste all’inizio di ogni componimento successivo al primo; iniziali dipinte di modulo più piccolo, equivalenti a una sola unità di rigatura, anch’esse rosse e blu alternate, con funzione di capilettera delle singole strofe. Anche per K, le peculiarità della decorazione hanno permesso a ZINELLI 2007 di postularne l’origine veneziana (e cfr. CANOVA MARIANI 2008).

Come I, anche K è organizzato in sezioni materialmente indipendenti che raccolgono tutti i testi afferenti allo stesso genere lirico, secondo la seguente suddivisione: canzoni (fasc. I-XVII, cc. 1-135); tenzoni (fasc. XVIII, cc. 138-148); sirventesi (fasc. XIX-XXIII, cc. 149-188). Al di sotto di questa macro-partizione, la disposizione dei componimenti procede per unità d’autore con successione identica a quella di I. In linea di massima, ogni unità si apre con la vida, scritta in rosso, con capolettera grande blu; il primo componimento inizia con la capitale figurata, è preceduto, con poche eccezioni, dalla rubrica col nome del trovatore e sempre affiancato da una numerazione progressiva per fascicolo, in numeri romani minuscoli, seguiti da un punto e collocati nel rigo precedente al primo verso, nell’angolo superiore destro della colonna; i componimenti successivi al primo sono rubricati col nome del trovatore, pure numerati, e si aprono con iniziale dipinta, di colore rosso o blu.

Il canzoniere tramanda complessivamente 856 componimenti, di cui 644 canzoni, 52 tenzoni e 160 sirventesi; nel complesso K ha solo due testi in più del gemello, con cui condivide i 30 unica risalenti alla fonte comune, 10 degli 11 doppioni, le 85 vidas e le 19 razos. K2 posto tra le tavole e il corpo del codice è riempito per metà con la vida e due sermoni di Peire Cardenal (BdT 335.27 e BdT 335.42, di cui sono copiati solo i primi 28 vv.), presenti in K anche alle cc. 149r e 158-159v (cfr.

ZUFFEREY 1987, pp. 71, BERTOLUCCI PIZZORUSSO 1991, pp. 292-293; MELIGA 1993, p. 65, LACHIN 1995, p. 286, VATTERONI 1998, p. 14 e VATTERONI 2013, pp. 42-44; cfr. anche ZINELLI 2016, pp. 225-226).

La prima tavola (c. IIr-v) registra i nomi dei trovatori, su due colonne, secondo l’ordine di

successione nel manoscritto, divisi in tre parti corrispondenti alle tre sezioni di genere. Ognuno dei tre sotto-indici inizia a colonna nuova e è introdotto da una rubrica apposita, preceduta dal segno di paragrafo blu. Solo gli autori di canzoni sono affiancati a sinistra da una cifra romana minuscola, in inchiostro blu, che indica il numero dei componimenti leggibili in K. Successivamente Pietro Bembo ha integrato la prima tavola con il numero del foglio del canzoniere dove ha inizio l’unità d’autore. La seconda indicizza invece gli incipit dei componimenti, è divisa in tre parti, ognuna delle quali è articolata su due colonne per pagina e le unità d’autore sono distinte da una rubrica in rosso che segnala il nome del trovatore, preceduta da un segno di paragrafo alternatamente rosso e blu. Ogni

incipit è poi seguito dal numero progressivo che designa la posizione della pièce all’interno del

fascicolo, mentre il numero di quaderno è indicato in corrispondenza dei punti di cambio. A ogni unità d’autore, tenzone o componimento isolato segue una linea bianca. Come in I, le tavole non registrano le vidas, mentre sono indicate tutte le 19 razos, indicizzate riproducendone le parole iniziali.

Il primo possessore noto di K fu Pietro Bembo che ne numerò le carte e i componimenti nell’indice per nomi, lo studiò e lo annotò diffusamente (cfr. DEBENEDETTI 1911, pp. 89-91, 96, 188-191, 211- 214, 272-276). Fu il codice che lui stesso chiamava primus, ovvero la base di collazione e il termine di confronto per i rinvii marginali agli altri tre canzonieri in suo possesso, D, H e O. In seguito andò in eredità al figlio Torquato che lo cedette al nobiluomo veneziano Alvise Mocenigo. Dopo lunghe trattative condotte con la mediazione di Gian Vincenzo Pinelli, K venne poi acquistato da Fulvio Orsini, in data 16 luglio 1583: la mano del cardinale ha vergato la nota

Poesie di cento venti poeti Provenzali tocco nelle margini di mano del Petrarca et del Bembo in perg. in fogl.

Ful. Urs.

sul verso del primo foglio di guardia, in alto, contribuendo a diffondere la convinzione che K fosse il canzoniere provenzale appartenuto a Francesco Petrarca. Fulvio Orsini fu l’ultimo possessore privato del codice che nel 1600 entrò alla Vaticana. Da qui passò alla Francia, col trattato napoleonico di Tolentino del 1797. Con la Restaurazione tornò alla Vaticana nell’ottobre del 1815 ma vi restò solo per tre giorni, nell’arco dei quali, assieme a C e ad altri due codici, venne giudicato «non utile all’Italia e prezioso per la Francia» da Giulio Ginnasi di Imola e Luigi Angeloni, rispettivamente prefetto di Roma e bibliotecario della Vaticana. Tornò dunque alla Nazionale di Parigi dov’è tutt’ora conservato.

Bibliografia

BARTSCH 1872,p.28;GRÖBER 1877, pp. 462-504; DE NOLHAC 1887, p. 314; DE LOLLIS 1889a, pp. 465-468; BERTONI 1903a; DEBENEDETTI 1911, pp. 238-243; JEANROY 1916, p. 8; ANGLADE 1924, pp. 596-598; BdT, pp. XVI-XVII; BRUNEL 1935, p. 53; BIGNAMI ODIER 1973, pp. 162-164; DEGENHART –SCHMITT 1980, pp. 27 e 37; AVRIL –GOUSSET 1984, pp. 15-16; MENEGHETTI 1984, pp. 338 e 344-348; ZUFFEREY 1987, pp. 67-69; FOLENA 1990, p. 12-14; AVALLE 1993,pp.71-72e 81;MELIGA 1993; CARERI 1994, pp. 90-92; MELIGA 1999; MELIGA 2001; GUADAGNINI 2002; ZINELLI 2004a, pp. 55-61; PULSONI 2005; MELIGA 2006; PULSONI 2006; ZINELLI 2007; MELIGA 2008; CAMPS 2010, p. 14-15; CAMPS 2012.

[v] in. Guillems Figuera si fo de tolosa (BdT 217.B.A) 94vd44 – 95ra3 ex. de llui baissar e de leuar los arlotz.

[c] Pel ioi del bel comensame(n) (VII) 95ra4 – 95ra39

[s] Non laissairai per paor (VIII) 173ra42 – 173rb25

[c] Anc mais de ioi ni de chan (BdT 10.8) 173rb27 – 173vc22 Esattamente come il gemello I, K tramanda la biografia antica e due componimenti di Guilhem Figueira, mentre un terzo gli viene erroneamente

attribuito. La vida e VII si leggono nella sezione di canzoni, tra i corpora di Blacatz e Peire Guillem.

La biografia, scritta in rosso, si fregia di un capolettera blu, impreziosito da motivi a filigrana in punta di penna, sia nelle anse della lettera G sia lungo il margine sinistro della colonna, a formare due antenne – una ascendente, che arriva ad abbracciare le ultime due strofe del componimento precedente, l’altra discendente, che si spinge sin nel margine inferiore della pagina.

L’iniziale abitata della canzone è inserita in un riquadro a fondo dorato, di altezza corrispondente a 8 unità di rigatura e largo circa un terzo della colonna; entro l’occhiello della P è raffigurato il trovatore Figueira, in piedi, nell’atto di declamare il componimento.51 Il testo è trascritto senza lasciare righi vergini dopo la vida ed

è numerato come il xxix del XII fascicolo, con cifra rossa collocata sull’ultimo rigo della biografia antica, rimasto bianco quasi per metà, e con allineamento a destra. Il sirventese è invece opportunamente ricopiato nell’apposita sezione, come ii testo del XXII fascicolo. Dopo uno spazio bianco alla fine del precedente BdT 392.11, si legge la rubrica

Guillems figuera ii.

e l’incipit si apre con la capitale dipinta in blu, corrispondente a tre linee di scrittura e decorata con motivi a filigrana rossi che salgono e scendono lungo i margini, per 16 unità di rigatura complessive.

Anc mais de ioi ni de chan, attribuita da BdT al trovatore Aimeric de Peguilhan, è

presentata in questo luogo di K con infrazione alla suddivisione per generi e come opera di Figueira tramite rubrica attributiva identica alla precedente, in rosso, collocata assieme al numero del componimento – il iii del XXII fascicolo – dopo un rigo lasciato in bianco alla fine della tornada di X. La canzone era già stata trascritta una volta a c. 42r nella sezione d’autore di Aimeric. Il testo si apre qui con una letterina dipinta in rosso, corrispondente a 3 unità di rigatura, decorata con motivi a filigrana rossi e blu che formano antenne merlettate lungo il margine sinistro della colonna.

Nelle tavole antiche il trovatore figura tre volte: nel primo indice per nomi,

tra gli autori di canzoni, Guillems figuera, preceduto dal numero romano minuscolo

i., si trova a c. IIra40, in trentaseiesima posizione e seguito dal rimando alla carta 94, aggiunto successivamente da Pietro Bembo, in cifre arabe oggi molto sbiadite; come autore di sirventesi si trova invece al decimo posto, a c. IIvd14, regestato con la grafia Guillems figueras. Al nome segue l’indicazione corretta della carta 173, in cifre arabe, di mano del Bembo.

Nella tavola per incipit, nell’indice delle canzoni, la rubrica G uillems figuera. è in rosso, preceduta dal segno di paragrafo sempre in rosso e si trova a c. Vvc20 mentre il primo verso della canzone – P el ioi del bel come(n)samen. – si legge al rigo successivo, in inchiostro nero; nel margine sinistro corrispondente è registrato anche il numero del componimento nel fascicolo – xxix. –, in cifre romane minuscole con inchiostro rosso.

Nel sotto-indice dei sirventesi, a c. VIIIvd17-19, gli altri due testi – N o(m) lassarai

per paor. e A nc mais de ioi ni de chan. – sono indicizzati sotto la rubrica in rosso

preceduta dal segno di paragrafo: G uillems figuera. e affiancati nel margine sinistro dai rispettivi numeri di successione all’interno del fascicolo (ij. e iij.).

I.1.7 L Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat.