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Coltivare i significati

II. L’esigenza di un senso nell’esistenza

2.2. Coltivare i significati

L’anelito dell’essere umano al senso interessa, in modo particolare, il mondo adolescenziale, tanto da poter affermare che “i giovani sono costantemente alla ricerca di senso”.56 Questo non significa che né gli adulti o gli anziani57 non preservino il

51 V.E Frankl, “La problematica spirituale della psicoterapia”, in Id., Le radici della logoterapia, cit. p.

117

52 D. Bruzzone, Autotrascendenza e formazione, cit., p. 76

53 E. Fizzotti, “Editoriale”, Ricerca di senso, n° 2, giugno 2010, p. 154

54 F. Larocca, Handicap indotto e società, Coop. Il Sentiero, Verona, 1990, p. 93

55 F. Larocca, Pedagogia generale con elementi di didattica generale, Libreria Editrice Universitaria, Verona, 2000, p. 92

56 E. Lukas, “Giovani e ricerca di senso. Elementi per una lettura logoterapeutica”, in E. Fizzotti e A.

Gismondi (a cura di), Giovani, vuoto esistenziale e ricerca di senso, cit., p. 57

desiderio di vivere un’esistenza ricca di significato - giacché si tratta di una motivazione che, propriamente, non si esaurisce mai – bensì che la maggior parte di essi ha già avuto occasione di maturare, lungo il proprio percorso esistenziale, esperienze gravide di senso: di appagare, in qualche modo, il costituivo desiderio di trovare un significato.

Così, il fatto di aver intuito, e realizzato, dei significati e valori importanti per la propria vita permette - a chi ha già attraversato varie stagioni dell’esistere - di coltivare i “granai pieni del raccolto”58: non solo fonte di appagamento esistenziale, ma anche matrice di nuove esperienze di ricerca di senso.

2.2.1. Un tempo cruciale per la ricerca

Il giovane, invece, non può ancora contare su quel ‘raccolto’ (participio passato del verbo raccogliere): la sua esistenza è, perciò, particolarmente contrassegnata dall’atto della raccolta e dal continuo raccoglier-si. In altre parole, l’adolescenza si configura come il tempo non solo della concentrazione di esperienze (del «fare» esperienza) quanto della capacità del soggetto di consapevolizzarle: di elaborarle riflessivamente, in momenti di autodistanziamento ed autoraccoglimento. Si attua il passaggio, dunque, dal mero piano del fare a quello dell’«avere» esperienza: transito, tuttavia, per nulla scontato, poiché “l’esperienza è insieme qualcosa che si fa sempre, e qualcosa che si può non avere mai”.59

Nondimeno, è sull’«atto della raccolta»che conviene ora soffermarsi, poiché il percorso esistenziale del giovane è eminentemente connotato da possibilità di senso non ancora realizzate: dalla protensione verso il non-ancora rispetto al già-vissuto dell’adulto o

57 A questo proposito, si rimanda agli articoli di C. Budini sull’anzianità e la tematica del senso, ossia: Id.

“Anziani e pienezza di senso. Analisi comparativa di ricerche sperimentali su tematiche esistenziali”, Ricerca di Senso, vol. n° 3, 2006, pp. 357-379 (in cui l’autrice offre una panoramica delle numerose ricerche condotte tra gli anziani per evidenziarne, insieme ai naturali aspetti di deterioramento psico-fisico, le incredibili risorse di resilienza); Id., “Anzianità e crescita esistenziale. Analisi comparativa di ricerche sperimentali su sofferenza e malattia”, Ricerca di Senso, vol. n° 1, 2006, pp. 77-100 (dove vengono affrontati i significati relativi a temi fondamentali dell’esistenza: morte, sofferenza, vita, in un ricco confronto tra la popolazione anziana e quella giovanile); Id., “I nuclei di senso della terza età della vita”, Ricerca di Senso, vol. n° 3, 2007, pp. 369-400 (in cui numerose ricerche testimoniano l’importanza dell’apertura a un compito affinchè l’anziano possa continuare a vivere con pienezza la sua esistenza).

Sempre sul tema della vecchiaia si veda anche E. Lukas, Dare senso alla sofferenza, cit., pp. 129-131

58 E. Lukas, “Giovani e ricerca di senso. Elementi per una lettura logoterapeutica”, in E. Fizzotti e A.

Gismondi (a cura di), Giovani, vuoto esistenziale e ricerca di senso, cit., p. 57

59 P. Jedlowski, Il sapere dell’esperienza, cit., p. 175

dell’anziano, cosicché “l’atto della ricerca è per lui necessario e non procrastinabile. Se lo struggente desiderio originario, in lui innato, di una vita appagata dev’essere realizzato, egli deve necessariamente mettersi alla ricerca, come chi si mette in moto per conoscere il senso della propria vita”.60

Partiamo, quindi, dal presupposto che proprio i giovani siano fortemente alla ricerca di un senso nella vita e, in virtù di questo, che l’adolescenza rappresenti l’ottimale scenario per la maturazione di interrogativi di natura esistenziale: “un «tempo cruciale» per la ricerca di significato della vita”61, in quanto “più viva si presenta all’adolescente la problematicità dell’esistenza, mentre matura spiritualmente e spiritualmente si tortura, (giacché i giovani) si trovano nello stadio di ricerca del senso della vita”.62

Questo aspetto, dunque, connota fortemente l’età adolescenziale: quando emerge l’esigenza di dare un significato a ciò che si esperisce sottoforma di domande e quesiti esistenziali, di dubbi e perplessità vitali e, talvolta, attraverso un doloroso vissuto di perdita dei riferimenti rassicuranti del passato. Si tratta – conviene sottolinearlo fin da ora – di un’esigenza del tutto normale e fisiologica nel processo di crescita, per nulla esclusivamente connotante quei giovani che attraversano momenti particolarmente critici, e troppo frettolosamente stigmatizzati come ‘depressi’, o liquidati come appartenenti a qualche sub-cultura giovanile.63

Crediamo, semmai, che la capacità di sollevare, esprimere e nominare interrogativi esistenziali possa denotare la presenza di un importante dinamismo interiore nel soggetto: il suo «essere presente a se stesso», nella consapevolezza dei propri stati e vissuti profondi, poiché “non deve infatti essere necessariamente espressione di una

60 E. Lukas, “Giovani e ricerca di senso”, cit., p. 57

61 P. Del Core, “Identità e ricerca di senso nell’adolescenza”, Rassegna CNOS, 10, 1, 1994, p. 43

62 V. Frankl, Logoterapia e analisi esistenziale, cit., p. 64

63 Si vedano, a questo proposito, i cosiddetti «emo» (da “emotional hardcore”): un fenomeno adolescenziale che pare rappresentare l’ultima espressione del nichilismo giovanile caratterizzata (oltre che da un abbigliamento e stile particolari, soprattutto musicali) da un atteggiamento triste e depresso, distaccato dal mondo e da ogni forma di credenza, nonché dal desiderio di isolamento. Ricorre, soprattutto nelle comunità web, il tema della morte e del suicidio, come massima espressione del

«lasciarsi vivere». Il The Times, in un’inchiesta pubblicata il 30/01/2006 a firma di Michele Kirsch, lo tratteggia come un fenomeno difficile da definire: nessuno tra i ragazzi intervistati, infatti, avrebbe saputo spiegare che cosa fosse «emo». Anche il Corriere della Sera, qualche mese dopo, e richiamandosi al medesimo articolo del The Times, ha concluso che “il termine indica qualcosa probabilmente di più sfuggente, fatto di atteggiamenti, convergenze virtuali, abbigliamento e, magari, antidepressivi”. In altri tempi, fu comunque S. Freud ad associare l’ombra della problematicità e, addirittura, della patologia, all’emergere di interrogativi esistenziali: quando ebbe a dire che “nel momento in cui ci si interroga sul senso e sul valore della vita, si è malati”, in S. Freud, Lettere 1873-1939, Boringhieri, Torino, 1960, p.

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malattia psichica, ma può essere espressione di una maturità spirituale”.64 Per questi motivi la ricerca di senso, lungi dal connotare qualcosa di morboso, “al contrario probabilmente denota uno stadio che deve essere attraversato da qualunque individuo che stia crescendo in modo da poter trovare un proprio stabile ritmo vitale, secondo personali finalità e contenuti di vita”65.

Purtuttavia, se è vero che nel periodo adolescenziale il terreno risulta, in qualche modo,

‘fertile’ per il germogliare dell’esigenza di senso - essendo proprio una prerogativa dei giovani “il non prendere per dimostrato che vi sia un significato nella vita, ma anzi correre il rischio di un’autentica sfida”66 - occorre anche considerare come tale processo risulti influenzato da molteplici fattori ( tra cui, come vedremo tra poco, quello della maturazione dell’identità, quale fondamentale compito evolutivo per il giovane).

2.2.2. L’orientamento verso il futuro

L’adolescenza, infatti, è “un periodo di cambiamenti multipli e significativi nei processi di formazione dell’identità. Tali mutamenti toccano soprattutto l’ambito delle relazioni (con la famiglia, con i coetanei, i gruppi e le istituzioni), del sistema di sé (concetto di sé, immagine di sé, sentimento di identità…), dei progetti e dei valori, dei riferimenti e dei significati, delle abitudini e dei comportamenti concreti connessi con modelli e dinamiche sociali in transizione”.67

Così, per gli adolescenti – volti alla scoperta di ciò che può rendere significative le esperienze e le situazioni che concretamente vivono - “la progettualità e l’orientamento verso il futuro costituiscono delle dimensioni essenziali dell’identità”.68 Nella strutturazione della personalità, infatti, la capacità di orientarsi nell’esistenza e di operare scelte sensate costituisce uno degli indicatori per valutare la maturità del soggetto, così come il dinamismo sotteso alla progettazione esistenziale contribuisce a

64 V.E. Frankl, “La domanda di senso in psicoterapia. Al di là delle barriere del riduzionismo psicologistica”, in Ricerca di Senso, cit., vol. 3, 2005, p. 302

65 V. Frankl, Logoterapia e analisi esistenziale, cit. p. 65 (il corsivo è mio)

66 V. Frankl, Senso e valori per l’esistenza. La risposta della logoterapia, Città Nuova, Roma, 2010, p.

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67 P. Del Core, “Adolescenza: tempo cruciale per la ricerca di un significato della vita”, in E. Fizzotti ( a cura di), «Chi ha un perché nella vita…». Teoria e pratica della logoterapia, LAS, Roma, 1993, p. 160

68 Ibid. p. 159

completare la definizione di sé, conferendo fisionomia alla identità personale. In tal senso, “il divenire di qualsiasi progetto di vita […] procede di pari passo con la formazione dell’identità personale e con tutte le vicissitudini e i conflitti che tale crescita comporta”,69 in un gioco di rimandi reciproci, poiché se è vero che “l’identità si definisce proprio attraverso le scelte e le decisioni che si attuano giorno dopo giorno nella direzione di un progetto di vita (…), a sua volta l’orientamento verso o la ricerca di senso presuppongono una percezione più o meno realistica di sé e delle proprie possibilità, ma anche un’intuizione anticipatrice di un modello ideale di vita”.70 Dunque, più il soggetto trova un senso autentico e uno scopo personale, più avanza nel processo di individuazione e differenziazione della propria identità, in considerazione del fatto che “la ricerca di un significato della vita è considerata (…) come un fattore integratore e unificatore della personalità. La funzione dinamica e unificatrice della ricerca di senso, la sua attitudine «orientatrice» e, soprattutto, la sua capacità di indirizzare verso il futuro costituisce uno dei dinamismi di fondo che presiedono alla formazione dell’identità”71: la progettualità e l’intenzionalità costituiscono, infatti, importanti dimensioni per la definizione di Sé. Ed è attraverso tale tensione progettuale verso il futuro che, come sostiene G. W. Allport, “il senso dell’io raggiunge la sua completezza, allorché l’adolescente comincia a fare dei progetti e a proporsi delle mete da realizzare ad ampio raggio”.72 La dimensione temporale dell’esistenza, dunque, assume una posizione centrale per l’adolescente: gli interrogativi esistenziali orientati al futuro73, connessi all’ampliamento dell’orizzonte cognitivo proprio alla maturazione del pensiero ipotetico-deduttivo, incidono sul cambiamento del sistema di Sé, in quanto

“ciò che ci si aspetta per il futuro, le paure, le speranze e i progetti influenzano il comportamento nel presente”. 74

69 P. Del Core, Identità e ricerca di senso nell’adolescenza, cit. p. 39

70 Ibid. p. 42. Così, “è in forza di un significativo progetto di vita che la persona si fa personalità” (A.

Ronco, G. Pepe “Identità e valori nell’adolescenza. Una ricerca sperimentale su alunni di scuola secondaria superiore di Napoli”, cit., p. 74)

71 P. Del Core, Identità e ricerca di senso nell’adolescenza, cit. p. 42

72 G.W Allport, Psicologia della personalità, Roma, LAS, 1977, p. 110

73 Sulla preoccupazione per il futuro quale dinamica centrale nell’adolescenza insiste particolarmente G.

Pietropolli Charmet il quale, pur abbracciando una prospettica psicoanalitica, ritiene opportuno ridimensionare il ruolo del passato, poiché “è il desiderio del futuro possibile e la paura di non riuscire a realizzarlo ciò che tiene banco nell’inconscio processo decisionale che caratterizza l’adolescenza” ( F.

Scaparro, G. Pietropolli Charmet, Belletà, cit. p. 9)

74 P. Del Core, Identità e ricerca di senso nell’adolescenza, cit., p. 44