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Il contributo delle indagini sperimentali

Nel documento UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE MILANO (pagine 100-115)

III. Il significato di «senso»

3.3. Il contributo delle indagini sperimentali

La difficoltà, cui inizialmente accennavamo, a definire il concetto di senso emerge, anche, dalle ricerche che hanno cercato di indagarlo empiricamente. Non esiste, infatti, un’unica accezione di «senso»: si tratta di un costrutto che necessita di essere declinato in aspetti (o indicatori) i quali, solo all’interno di uno sguardo unitario e sistemico, possono dar conto della complessità del concetto in oggetto. Ciascuno di essi, infatti, se preso singolarmente, non può che risultare insufficiente e non rappresentativo.

Così, sembra proprio che il senso resista ad una precisa definizione, risultando di fatto ad essa eccedente.121 Possiamo tentare solo approssimarvisi (come accade nelle molteplici ricerche empiriche condotte con vari test, che ne hanno sondato le differenti dimensioni),122 ora focalizzando un aspetto, ora l’altro, ma sempre nella consapevolezza della limitazione intrinseca alla prospetticità dei singoli punti di vista. Ciò premesso, risulta opportuno altresì riconoscere come l’impegno delle indagini sul senso sia stato volto, in particolare, alla declinazione empirica dell’esigenza dell’essere umano a ricercare un significato nell’esistenza: tensione, per altro, già ampiamente argomentata sul piano teorico123 oltre che evidenziata su quello esperienziale. Infatti, se nel contesto

120 E. Lukas, Prevenire le crisi, cit., p. 214. Il corsivo è mio.

121 Anche Jedlowski parla della “infinità potenziale del senso, che trascende ogni sua riduzione concreta”

(Id., Il sapere dell’esperienza, cit., 2008, p. 130)

122 Risulta alquanto problematico esprimere un costrutto delicato, sfuggente e complesso come quello del senso, anche in considerazione del fatto che “manca una condivisione teorica su quelli che sono gli indicatori principali che andrebbero analizzati e, molto spesso, si confonde il costrutto della ricerca di senso con le dimensioni che sono correlate ad essa ma non ne costituiscono l’aspetto principale” (R.

Baiocco, F. Laghi, G. Guerrieri, “La ricerca di senso in adolescenza: un contributo empirico”, in E.

Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit., 96)

123 Basti solo ricordare l’ampia dissertazione teorica di Frankl circa questa motivazione sui generis, che egli considera non riconducibile “(in maniera riduzionistica) ad altre motivazioni, né può essere dedotta da esse” (V.E. Frankl, Logoterapia e analisi esistenziale, cit., p. 188). Lo stesso Frankl precisa come tale esigenza sia “un fatto (…) empiricamente corroborato e convalidato da numerosi autori che hanno impiegato test e metodi statistici” (V.E. Frankl, Un significato per l’esistenza, cit., p. 32). Emblematiche

dei “centri di consulenza educativa”124 rivolti ai giovani viennesi a cavallo tra le due guerre mondiali, balzò all’attenzione del futuro fondatore della logoterapia questa «sete di senso» quale matrice latente, ma non per questo meno influente, di alcune forme di disagio giovanile, è certamente la sua esperienza di deportazione a costituire un vero e proprio experimentum crucis in grado di confermare che “in forza di un perché la persona può sopportare qualsiasi genere di condizioni, anche le più disumanizzanti, senza perdere la dignità, la volontà di lottare, la capacità di amare e la propria fedeltà alla vita”.125

3.3.1. Poliedricità del senso e molteplicità di test

Come detto, le indagini empiriche (attraverso i vari strumenti da esse impiegati) intendono sondare aspetti particolari del multi-sfaccettato costrutto del «senso» di talché, nell’offrire innegabili quanto preziosi contributi alla sua comprensione, pongono nondimeno in risalto la complessità più volte emersa. Come sostiene G. Crea, infatti, occorre considerare i test “non come descrizioni o misurazioni tout court del costrutto logoterapeutico ma come descrizione o misurazione di un costrutto multidimensionale che si esprime attraverso la rilevazione soggettiva delle diverse caratteristiche comprese nel test”.126

Di talché, dalla rapida panoramica che ci accingiamo a fare nella tabella che segue (circa gli aspetti presi in considerazione dai vari test elaborati, in questi anni, in ambito logoterapeutico, e non solo) emerge un quadro alquanto variegato:

risultano, a questo proposito, l’indagine pubblicata dall’American Council on Education nel 1972 e quella condotta dal National Institute of Mental Health nel 1973 (ibid., pp. 32-34).

124 V.E. Frankl, Le radici della logoterapia, cit., p. 36

125 D. Bruzzone, Autotrascendenza e formazione, cit., p. 51

126 G. Crea, “Misurare la ricerca di senso”, in E. Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit., pag. 61

Test

logoterapeutici multidimensionali127

- Life Regard Index (LRI)128 sul grado di realizzazione personale, ossia sul livello di percezione di una vita ricca di senso (anche in individui con differenti sistemi di valore). Si tratta di autovalutare sia il sistema delle personali convinzioni sul senso della vita, ossia la presenza o meno di un quadro di riferimento che consenta di progettare, realizzare e valutare una vita piena di senso (strutturazione del senso), sia il conseguimento delle mete e degli scopi della vita, vale a dire il giudizio valutativo attuale circa l’aver raggiunto o l’essere in cammino per raggiungere i propri scopi di vita (perseguimento del senso).

- Life Profile Attitude (LAP) sulla volontà di significato e, in particolare, su questi aspetti: iniziativa, coerenza, scelta/responsabilità, accettazione/atteggiamento di fronte la morte, vuoto esistenziale, ricerca di obiettivi, percezione di un senso di libertà, frustrazione esistenziale;129

- Academic Attitude Scale (AAS)130 sui valori e l’attribuzione esistenziale (che si differenzia dall’attribuzione causale). Si tratta di uno strumento “importante perché permette di constatare come in alcuni ambiti di crescita della persona, come quello educativo e scolastico, il raggiungimento di scopi specifici come il successo scolastico non dipende unicamente da elementi esterni o da pressioni ambientali e da fattori intrapsichici, ma anche dal significato esistenziale attribuito all’esperienza fatta dal soggetto per il raggiungimento di uno scopo”;131

- Purpose in Life Test (PIL)132: misura lo scopo della vita e l’intensità della presenza di significato; permette di differenziare le caratteristiche patologiche da quelle della popolazione normale. Concilia la misurazione quantitativa con l’aspetto della narrazione autobiografica. Tre fattori che connotano il PIL, “definiti sulla base di un’analisi ragionata dei contributi teorici ed empirici presenti allo stato attuale”.133 Tali fattori sono stati denominati benessere/progettualità/autodeterminazione, dove per benessere e soddisfazione si intende l’atteggiamento positivo verso la vita non disgiunto da una visione positiva di se stessi e del proprio futuro, per progettualità ci si riferisce alla percezione che il soggetto ha di avere scopi o propositi nella vita o di impegnarsi in attività quali lo studio, traendone piacere e soddisfazione, per autodeterminazione si intende la percezione che il soggetto ha di sentirsi autodeterminato, ovvero di agire

127 Cfr. ibid., pp. 61-72 e M.A. Noblejas De La Flor, “Dimensiones del concepto del sentido. Una aproximaciòn empirica desde la logoterapia”, in Nous, cit., pp. 19-21

128 Esiste un adattamento italiano del questionario, che “è stato validato raccogliendo ed elaborando opportunamente i dati derivanti dalla sua somministrazione a un campione di 402 studenti universitari”, K. Szadejko, “Percezione della vita piena di senso. Adattamento italiano del questionario Life Regard Index”, Orientamenti Pedagogici, vol. 50. n. 4, 2003, pp. 679-702

129 M.A. Noblejas De La Flor, “Dimensiones del concepto del sentido. Una aproximaciòn empirica desde la logoterapia”, in Nous, cit., pp. 20-21

130 Elaborato da Wong P.T.P. e Weiner B., “When people ask «why» questions and the heuristics of attributional search”, in Journal of Personality and Social Psycology, vol. 40, n. 4, 1981, pp. 650-663.

131 G. Crea, “Misurare la ricerca di senso”, in E. Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit., pag. 64

132 Adattamento italiano a cura di G. Righetti, Il Pur pose-in-Life Test di J. Crumbaugh e L. Maholick.

Adattamento italiano e validazione, Tesi di licenza non pubblicata, Università Pontificia Salesiana, Roma, 1982

133 R. Baiocco, F. Laghi, G. Guerrieri “La ricerca di senso in adolescenza: un contributo empirico”, in E.

Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit. p. 107. Per un quadro recente dei fattori che caratterizzano il PIL (e, dunque, il costrutto del senso), in base a quanto emerso e validato in studi empirici internazionali, si rimanda a M.A. Noblejas De La Flor, “Dimensiones del concepto del sentido. Una aproximaciòn empirica desde la logoterapia”, cit., p. 19. Ci sembra, comunque, che tali fattori possano rientrare nelle tre dimensioni del benessere/progettualità/autodeterminazione sopra esplicitate.

autonomamente, auto-regolare il proprio comportamento, decidere di compiere o meno delle azioni e/o fare in modo che esse accadano.134

- Seeking of Noetic Goals Test (SONG), sulla motivazione e forza di coinvolgimento a cercare uno scopo nella propria esistenza (completamento del PIL). In particolare, i fattori misurati da questo test riguardano: il desiderio di senso, la ricerca di mete, l’appello alla coscienza e gli interrogativi esistenziali135. - Personal Meaning Profile (PMP), sulla ricerca di significato. Comprende sette fattori: achievement, relazioni, religione, autotrascendenza, autoaccettazione, intimità, adeguato trattamento (fair treatement);

- Sentence Completing Questonnaire (SELE), sul racconto del senso della propria vita in ambiti differenti (sé; relazioni sociali; attività);

- Life Purpose Questonnaire (LPQ), sullo scopo della vita;

- Logotest, per rilevare l’orientamento verso un significato esistenziale, e per discriminare le situazioni di patologia associate alla mancanza di senso. I fattori misurati riguardano, in particolare: la frustrazione esistenziale, l’atteggiamento di fronte il successo e il fallimento, la flessibilità di fronte le situazioni, il bilancio esistenziale, le mete e i compiti, gli interessi e gli impegni, la flessibilità valoriale;136

- Existential Vacuum Test (EVT), per misurare il vuoto esistenziale in rapporto ai disturbi dell’umore. È stato ricavato da alcuni item dell’MMPI;

- Belfast Test, sulle difficoltà che il soggetto vive nel trovare un significato nelle situazioni particolarmente problematiche (es. lutto, malattia, guerra) e sulle strategie operative di valore per superarle (valori di creazione);

- Meaning in Suffering Test (MIST), per valutare la diversa percezione della sofferenza da parte dei soggetti, e la capacità di scoprire un significato (valori di atteggiamento);

- Sources of Meaning Profile (SOMP), che si concentra sui seguenti aspetti:

individualità, autotrascendenza, collettività, autopreoccupazione, soddisfazione delle nevessità personali, godimento della vita, senso della storicità;137

- Existential Analysis, che considera l’autodistanzuiamento, l’autotrascendenza, la libertà, la responsabilità, la percezione e l’esperienza del senso, l’egocentrismo;138 - Test sull’autotrascendenza e l’autodistanziamento (S98),139 in grado di discriminare le persone su queste due dimensioni di fondo ed, in particolare, sui seguenti fattori: autotrascendenza, autocentramento impulsivo, condizionamento sociale, autocentramento riflessivo, adesione alle norme, resistenza alla relazione,

134 Interessante è notare come, dalle stesse risposte che i ragazzi hanno dato alla domanda sul senso della loro vita, emergano chiaramente queste tre dimensioni, giacché “gli obiettivi principali che spingono gli adolescenti a ottenere qualcosa di significativo per la loro esistenza sono quelli che permettono di contribuire al loro senso di efficacia, di controllo, e che si collegano con il loro senso di adeguatezza nell’affrontare le esperienze e nell’impostare le loro azioni”, (G. Crea, “«Qualificare» la vita attraverso la ricerca di senso”, in E. Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit., p. 51)

135 M.A. Noblejas De La Flor, “Dimensiones del concepto del sentido. Una aproximaciòn empirica desde la logoterapia”, in Nous, cit., p. 19

136 Ibid., p. 20

137 Ibid., p. 21

138 Ibid., p. 20

139 A. Ronco, S. Grammatico, “Un test sull’autotrascendenza e l’autodistanziamento”, Attualità in Logoterapia, vol. 2, n. 3, 2000, pp. 75-90

empatia ;

- Senso della vita negli adolescenti (SVA),140 che intende misurare quale sia il grado di significatività sperimentato, ossia quale sia la tensione e la soddisfazione che il soggetto dimostra di avere a proposito del senso della propria esistenza.

Riguarda e fattori: il senso e pienezza della vita, la determinazione e sacrificio, la riflessività vs impulso, la sincerità e il grado di disagio;

- Test sui valori (“Le mie disposizioni”),141 atto a rilevare le diverse area valoriali ed, in particolare, i seguenti fattori: pienezza esistenziale, solidarietà, droga, ricerca della propria identità, autonomia religiosa, autocontrollo, responsabilità, autovalutazione, ricerca della maturità, apertura al dialogo.

Altri strumenti (su aspetti connessi al costrutto di senso)142

- Soddisfazione di vita (Satisfaction With Life Scale), per valutare il grado di soddisfazione rispetto alla propria vita;

- L’Autoefficacia Regolatoria Percepita, per valutare le convinzioni che i ragazzi hanno circa le loro capacità di resistere alle pressioni esercitate su di loro dai pari per coinvolgerli in attività a rischio (fumare, bere, ecc.)

- L’Ottimismo (Life Orientation test), per valutare le aspettative circa il futuro e il senso generale di ottimismo;

- Symptom Check List-90-Revised (SCL-90-R), che misura il livello di disagio psicologico;

- Inventory of Parent and Peer Attachment (IPPA), per valutare i sentimenti di sicurezza presenti nelle relazioni degli adolescenti con genitori e pari;

- Questionario della Prospettiva Temporale (adattamento italiano del Zimbardo Time Perspective Inventory), che misura 5 dimensioni fondamentali: presente fatalista, presente edonista, futuro, passato positivo, passato negativo;

Da quanto si evince, misurare il costrutto del senso si rivela tutt’altro che semplice:

significa, infatti, considerare diversificate dimensioni della personalità, in relazione al personale modo-di-essere-nel-mondo nelle singolari condizioni spazio-temporali, nonché nel rapporto con se stessi, gli altri e le ‘cose’ che lo compongono.

Nel tentativo di procedere nel sondare tale costrutto, avanziamo qualche riflessione su quanto emerge dalle ricerche che si sono avvalse degli strumenti appena delineati.

140 P. Gambini, A. Ronco, “Che senso ha una vita senza amore? Prima applicazione di un test sull’adolescenza”, Attualità in Logoterapia, vol. 1, n. 2, 1999, pp. 33-44

141 A. Ronco, G. Pepe, “Identità e valori nell’adolescenza. Una ricerca sperimentale su alunni di scuola secondaria superiore di Napoli”, cit., pp. 71-91. Gli autori hanno studiato il ruolo dei valori nella formazione dell’identità dell’adolescente, attraverso una ricerca su un campione di 419 studenti volta ad esaminare le correlazioni fra valori vissuti e dimensioni dell’identità percepita. Il test sui valori qui menzionato “è stato elaborato presso l’Istituto di Sociologia della Pontificia Università Salesiana” (ibid., p. 76), ed è consultabile presso gli autori.

142 R. Baiocco, F. Laghi, G. Guerrieri, “La ricerca di senso in adolescenza: un contributo empirico”, in E.

Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit., pp. 103-104

3.3.2. Esigenza, ricerca, attualizzazione del senso

A partire dall’attenzione alla semantica dei concetti – particolarmente ricorrenti nelle ricerche - di esigenza e ricerca di senso, evidenziamo fin da subito il rischio di utilizzarli ‘come se’ fossero intercambiabili. Questo rimanda ad un interrogativo di fondo: l’esigenza di senso si risolve sempre ed inevitabilmente in un processo di ricerca dei significati?

Al fine di evitare sovrapposizioni concettuali indebite, chiariamo come l’esigenza di senso possa permanere, in alcuni soggetti ed in certe situazioni, latente, sfumata, implicita ed inespressa, tanto da non evolversi in un processo attivo di ricerca del senso.

Parlare di esigenza, infatti, richiama ad una caratteristica costitutiva dell’uomo in quanto uomo: alla sua motivazione primaria al senso ( la volontà di significato ) la quale

“è una condizione a priori dell’esperienza come tale, che accompagna tutta la vita dell’uomo. L’uomo, sia consciamente che inconsciamente, crede in un senso dell’esistenza”.143 Si tratta, dunque, di una peculiarità ontologica che potrebbe, tuttavia, permanere in potenza (o, come si legge dalla citazione di Frankl, a livello inconscio ed inespresso), senza essere attualizzata. Perché avvenga il passaggio dalla potenza all’atto, e affinché l’originaria tensione al senso inneschi e promuova, nel soggetto, un attivo quanto impegnato dinamismo di ricerca, occorre che egli consapevolizzi tale esigenza di senso: che la riconosca, la legittimi e la nomini;144 che si lasci abitare ed attraversare dagli interrogativi esistenziali, quale passo necessario e propulsore per il dispiegarsi di un percorso di autentica crescita personale.145

L’evoluzione dalla potenza all’atto trova, dunque, nel processo della ricerca di senso la propria espressione e traduzione: la persona, cioè, assume un atteggiamento attivo di tensione verso qualcosa o qualcuno che percepisce come significativa/o. Prende vita uno

143 V. E. Frankl, Logoterapia e analisi esistenziale, cit., p. 102

144 È necessario, infatti, che l’interrogativo di senso (…) venga colto, reso cosciente e si traduca in domanda” (D. Bruzzone, “Disagio giovanile e ricerca di senso”, Pedagogia e Vita, n. 5/6, 2008, p. 196).

145 Anche in un altro studio ( M. J. Chandler, “Relativism and the problem of epistemological lonelinessviene”, Human Development, vol. 18, n. 3, 1975, pp. 171-180) viene posta particolare enfasi sull’opportunità che i giovani possano acquisire consapevolezza circa il proprio bisogno di senso.

stile esistenziale dinamico,146 permeato dal movimento e dall’esigenza di intuire, trovare e sperimentare ciò che può rendere l’esistenza degna di essere vissuta. Ma si intuisce come tale evoluzione dinamica dall’esigenza al processo di ricerca non sia affatto scontata: si tratta di un transito che ha luogo se si verificano alcune condizioni esistenziali147 nel soggetto, legate essenzialmente all’affinamento dei processi intuitivi e di consapevolezza della sua coscienza.148

Nondimeno, nelle ricerche empiriche ci sembra di ravvisare questa distinzione concettuale tra esigenza e ricerca di senso. Così D.L. Debats149, riferendosi a vari lavori che hanno utilizzato il Life Regard Index (LRI), specifica come la ricerca di senso - e, dunque, la scoperta di significati - non sia un tratto caratteristico e perciò ‘scontato’: se possiamo sostenere, infatti, che si tratta di un costrutto personale, occorre anche sottolineare che “la ricerca di senso non può essere ritenuta uno stato permanente della persona quanto una condizione che permane man mano che la persona decide di lasciarsi interrogare dal significato riscoperto nelle situazioni che vive”.150

Anche dal lavoro di G.T. Reker e J.B. Cousin,151 sul Seeking of Noetic Goals Test (SONG), emerge la differenziazione semantico- concettuale non solo fra l’aspetto della volontà o esigenza di significato (come costrutto stabile dell’uomo) e quello della ricerca di senso (come possibile sua evoluzione dinamica), ma anche fra quest’ultimo e

146 Abbiamo già evidenziato come tale principio noodinamico cozzi contro quello di omeostasi. Da non trascurare è il dato secondo il quale il profilo del giovane con basso senso della vita è quello di “una persona confusa circa il proprio ruolo esistenziale, in cui il bisogno di avere uno scopo e un obiettivo si cristallizza, lasciando il posto alla sensazione di incapacità e di inettitudine” (G. Guerrieri, R. Paola,

“Ricerca di senso e disagio psicopatologico in adolescenza”, in E. Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit., p. 144. Il corsivo è mio)

147 La ricerca di senso come potenzialità della persona rimanda al concetto di disposizione quale

“proprietà non manifesta” (S. Galvan, “La logica della progettazione educativa”, in G. Dalle Fratte (a cura di), Teoria e modello in pedagogia, Armando, 1986, p. 66) e soprattutto a quello di termine disposizionale: “nel linguaggio logico, per termine disposizionale, si intende un termine che denota una qualità non manifesta ma che, se si verificano determinate condizioni, si manifesta. Per esempio, il termine «solubile in acqua» denota quella qualità per cui se un oggetto è posto nell’acqua allora si scioglie. È chiaro, d’altra parte, che un termine disposizionale può designare più proprietà non manifeste e conseguentemente un termine di tal fatta non è mai totalmente definibile” (ibidem). Ciò al fine di scongiurare derive deterministiche e riduzionistiche circa la complessità umana.

148 Ciò chiama in causa l’educazione, e la sua funzione formativa che, come vedremo, non può ridursi alla mera trasmissione di contenuti.

149 D. L. Debats, “Measurement of personal meaning: the psychometric properties of the Life Regard Index”, in P.T.P. Wong e P.S. Fry (a cura di), The Human Quest for Meaning. A Handbook of Psychological Research and Clinical Applications, Lawrence Erlbaum Associates, London, 1998, pp.

237-259

150 Ibid, p. 255 (il corsivo è mio)

151 G. T. Reker, J. B. Cousin, “Factor structure, construct validity and reliability of the Seeking of Noetic Goals (SONG) and Purpose in Life (PIL) tests”, Journal of Clinical Psychology, vol. 35, n. 1, 1979, pp.

85-91

quello di realizzazione del significato. Così, essi teorizzano una significativa distinzione fra il SONG test e il PIL test: mentre il primo sarebbe volto a sondare la spinta motivazionale dei soggetti a trovare un senso nell’esistenza (il processo, dunque, della ricerca di senso), il secondo misura il livello al quale è stato raggiunto un significato nella vita: l’intensità che connota uno stato di realizzazione di valori e significati al quale è pervenuto l’individuo. In linea con ciò, anche il Logotest152 rileva non solo lo stato di avvenuta realizzazione del senso (o di vuoto esistenziale), ma anche “la tendenza dei soggetti a un significato esistenziale (…), le difficoltà che la persona normalmente incontra nel cercare e nel realizzare un significato nella sua vita”.153 Traspare, dunque, l’attenzione al processo dinamico della ricerca di senso, all’attività del soggetto, al movimento che intraprende nella tensione a qualcosa o qualcuno: in pratica, al carattere intenzionale ed autotrascendente della sua coscienza. In questa prospettiva risulta centrale non tanto se un individuo abbia, in un certo momento del suo percorso esistenziale, trovato o realizzato un qualche significato, o se sia pervaso da un valore che rende sensata la sua attuale esistenza, quanto se sia o meno in ricerca di qualcosa o di qualcuno: se il suo particolare modo-di-essere-nel-mondo sia caratterizzato dal dinamismo o dallo stallo, dalla tensione verso un significato o dall’incistamento in qualche situazione dell’esistenza. E, nella consapevolezza che il processo di ricerca del senso possa trovare molteplici modalità e gradi di esplicitazione, K.L. DeVogler e P. Erbesole154 hanno inteso indagare, attraverso strumenti narrativi, proprio il livello di profondità ed intensità di tale ricerca nell’adolescenza, quale processo in continua formazione e trasformazione nelle diverse stagioni della vita ed, in particolare, in quella giovanile.155 Il proposito è stato quello, così, “di individuarne l’emergere e lo sviluppo in una fase dell’esistenza in cui questo bisogno appare senza alcun dubbio più pressante, proprio perché la problematicità e la conflittualità che la

152 Cfr. E. Lukas, “A validation of logotherapy”, The International Forum for Logotherapy, vol. 4, n. 2, 1981, pp.116-125).

153 G. Crea, “Misurare la ricerca di senso”, in E. Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit., p. 71 (il corsivo è mio)

154 K. L. DeVogler, P. Ebersole, “Young adolescent’s meaning in life”, Psychological Reports, vol. 52, n.

2, 1983, pp. 427-431

155 È emerso, da uno studio appena precedente degli stessi autori, come gli adolescenti siano di per sé in una fase di ricerca, al fine di dare un senso ai tanti aspetti e mutamenti che costellano la loro vita (K. L.

DeVogler, P. Ebersole, “Categorization of college students’ meaning of life”, Psychological Reports , vol.

46, n. 2, 1980, pp. 387-390). Questo conferma quanto affermato nei paragrafi precedenti, a proposito della profonda connessione fra il processo della formazione dell’identità e quello della ricerca di senso nei giovani.

contraddistinguono ne esaltano la perentorietà”.156 Anche nella ricerca di M.F.

Shaughnessy ed R. Evans157 si pone al centro il principio dell’emergere dell’esigenza di senso, rilevando quei tratti di personalità e fattori contestuali – quali stabilità emotiva, maturità, consapevolezza e responsabilità - che favoriscono l’affiorare di una postura esistenziale di ricerca, quasi a sottolineare come non basti averla in potenza affinché si sperimenti un autentico vissuto di significanza.

3.3.3. Senso e appagamento esistenziale

Da quanto fin qui emerso, nell’indagine sul senso e sulla ricerca di senso l’attenzione è volta a rilevare la pro-tensione intenzionale del soggetto al mondo dei significati e dei valori: il “processo di apertura e di autotrascendenza, che caratterizza la crescita di ogni individuo verso un nuovo modo di essere nel mondo”,158 al di là della disputa fra aspetti soggettivi (percepiti e valutati dall’individuo) e oggettivi (rintracciabili nell’ambiente esterno) che caratterizzano molte ricerche sul benessere degli individui. A questo proposito la logoterapia introduce un concetto qualitativamente diverso di ben-essere159 che si riferisce “alle molteplici dimensioni”160 dell’individuo, tra le quali occorre considerare anche quella spirituale, poiché il benessere della persona “non è soltanto un fattore soggettivo, per cui il soggetto tende a trovare esigenze, bisogni, aspirazioni che sono più corrispondenti alla sua indole personale; né tanto meno si tratta di elementi esterni riguardanti l’ambiente, come una migliore socialità o un migliore tenore ambientale”.161 Aspetto, questo, posto in primo piano da C. Miller e G. Schultze,162 quando rilevano l’importanza di considerare anche la dimensione noetica nella ricerca

156 N. Dazzi, “Presentazione”, in E. Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit., p. 5 (il corsivo è mio)

157 M. F. Shaughnessy, R. Evans, “The meaningful personality”, The International Forum for Logotherapy, vol. 10, n.1, 1987, pp. 46-49

158 Ibid., p. 45

159 Cfr. E. Fizzotti, Nuovi orizzonti di ben-essere esistenziale. Il contributo della logoterapia di V.E.

Frankl, LAS, Roma, 2005

160 G. Crea, “«Qualificare» la vita attraverso la ricerca di senso”, in E. Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit., p. 37

161 Ibid., pp. 37-38

162 C. Miller, G. Schultze, “Manifesting the noetic dimension on the horizon of the 21-super(st) century”, The International Forum for Logotherapy, vol. 26, n. 1, 2003, pp. 27-29

sul benessere, e B.R. Little,163 che ricava dal suo studio l’esigenza di autotrascendenza dei giovani, fondamentale per l’autorealizzazione. Ciò nella convinzione che la dinamica autotrascendente, quale aspetto essenzialmente costitutivo della originaria tensione dell’essere umano al senso, risulti positivamente correlata al “benessere esistenziale”164 del soggetto, legato soprattutto alla sua apertura all’incontro con l’altro e ai significati della vita.

Si tratta, in sostanza, di porre in luce come lo star-bene sia profondamente correlato alla maturazione di un atteggiamento di ricerca volto alla realizzazione di significati e valori, che si declina nel duplice movimento dell’intuire e del rispondere alle esigenze che la vita pone a ciascun essere umano165 nelle singole situazioni dell’esistenza.

Esemplificative risultano, in tale prospettiva, le ricerche che evidenziano il rapporto tra sensazione di pienezza esistenziale e realizzazione del senso mettendo in correlazione, per l’appunto, l’intuizione/realizzazione del senso con la qualità della vita, ossia con la percezione di una vita soddisfacente da parte del soggetto. Ad esempio, N. Rathi e R.

Rastogi,166 somministrando il Personal Meaning Profile (PMP), hanno rilevato un’elevata correlazione tra la percezione della vita come significativa e una situazione di benessere psicologico negli adolescenti; lo studio di G.B. Kish e D.R. Moody167 dimostra, attraverso la somministrazione del Life Purpose Questionnaire (LPQ), che i soggetti con un buon livello nella ricerca di senso presentano meno sintomi patologici;

le ricerche di D.L. Debats, J. Drost, P. Hansen168 e P. Halama169 attestano come il coinvolgimento delle persone in un compito da realizzare, e la responsabilità che ne consegue, costituiscano dei fattori di protezione del loro benessere generale, potenziando le risorse di coping. Dunque, l’intuire e l’essere impegnati in un compito che si percepisce importante per la propria esistenza, sviluppando così l’abilità a

163 B. R. Little, “Personal Project pursuit: dimensions and dynamic of personal meaning”, in P.T.P. Wong e P.S. Fry (a cura di), The human quest for meaning, cit., pp. 193-212

164 G. Crea, “Misurare la ricerca di senso”, in E. Fizzotti (a cura di), Adolescenti in ricerca, cit., p. 73

165 La capacità di intuire e l’abilità a rispondere agli appelli della vita costituiscono, come avremo modo di approfondire, due processi fondanti il dinamismo della coscienza, che confluiscono nella realizzazione, da parte della persona, di un significato concreto ed autentico nell’esistenza.

166 N. Rathi, R. Rastogi, “Meaning in life and psychological well-being in pre-adolescents and adolescents”, Journal of tha Indian Academy of Applied Psycology, vol. 33, n.1, 2007, pp. 31-38

167 G. B. Kish, D. R. Moody, “Psychopathology an life purpose”, The International Forum for Logotherapy, vol. 12, n. 1, 1989, pp. 40-45

168 D. L. Debats, J. Drost, P. Hansen, “Experiences of meaning in life: a combined qualitative and quantitative approach”, British Journal of Psychology, vol. 86, n. 3, 1995, pp. 359-375

169 P. Halama, “Dimensions of life meaning as factor of coping”, Studia Psychologica, vol. 42, n. 4, 2000, pp. 339-350

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