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Commercio interno

Nel documento Rapporto 2010 (4.4mb) (pagine 123-127)

2.7.1. L’evoluzione congiunturale

L‟indagine condotta dal sistema camerale dell‟Emilia-Romagna con la collaborazione di Unioncamere nazionale su di un campione di esercizi commerciali al dettaglio in sede fissa consente di valutare l‟evoluzione congiunturale del settore del commercio in regione. Nei primi nove mesi del 2010 si registra una contrazione del fatturato pari all‟1 per cento, a fronte di una contrazione del 3,2 per cento dei primi nove mesi del 2009. I segnali che arrivano da questo settore sono, dunque, ancora negativi, anche se con una intensità in notevole attenuazione. Prosegue, infatti, la serie di trimestri che riportano variazioni negative rispetto all‟omologo trimestre dell‟anno precedente. Il trimestre che ha determinato l‟inversione di tendenza è stato il primo del 2008 che, con un -0,1 per cento, ha separato un lungo periodo caratterizzato da segni positivi (dal quarto trimestre 2005 all‟omologo trimestre del 2007) dalla successiva serie di trimestri con segno negativo, ancora attualmente in corso.

La variabile dimensionale sembra essere, come ormai usuale, decisiva nel determinare l‟andamento delle vendite: man mano che la dimensione aziendale cresce, l‟andamento delle vendite migliora. In particolare, la variazione negativa di cui si è appena dato conto diventa un -3,1 per cento per la piccola distribuzione (da 1 a 5 addetti) ed un -1,9 per cento nel caso della media distribuzione (da 6 a 19 addetti) per trasformarsi in un +0,9 per cento per la grande distribuzione (oltre i 20 addetti). Quest‟ultimo dato è di particolare rilievo poiché sancisce il ritorno al segno positivo dopo l‟anno scorso che, col -1,0 per cento, aveva rappresentato una vera e propria anomalia: l‟unica variazione negativa per le vendite della grande distribuzione da quando sono disponibili le rilevazioni dell‟indagine in parola (anno 2000).

Per quanto concerne i diversi comparti, va notato che la variazione media registrata più sopra non si traduce in un andamento uniforme dei medesimi. In particolare il commercio al dettaglio dei prodotti alimentari registra una contrazione pari all‟1,8 per cento mentre le vendite dei prodotti non alimentari risultano in calo di un più consistente 2,0 per cento. Per entrambi i comparti le diminuzioni segnalate sono tuttavia in attenuazione rispetto a quelle dell‟anno passato.

Fig. 2.7.1. Vendite a prezzi correnti degli esercizi in sede fissa al dettaglio dell‟Emilia-Romagna. Var. % su anno precedente.

Fonte: Elaborazione Centro studi e monitoraggio dell‟economia, Unioncamere Emilia-Romagna su dati indagine del sistema camerale sul commercio.

Fig. 2.7.2. Andamento delle vendite in Emilia-Romagna, confronto con lo stesso trimestre dell‟anno precedente..

Fonte: Elaborazione Centro studi e monitoraggio dell‟economia, Unioncamere Emilia-Romagna su dati indagine del sistema camerale sul commercio.

Fig. 2.7.3. Orientamento delle imprese circa l'evoluzione della propria attività nei dodici mesi successivi al trimestre di riferimento.

Emilia-Romagna. Totale degli esercizi.

Fonte: Elaborazione Centro studi e monitoraggio dell‟economia, Unioncamere Emilia-Romagna su dati indagine del sistema camerale sul commercio.

Se è vero che dal terzo trimestre 2009 la percentuale delle imprese (usando come riferimento il totale degli esercizi commerciali) che hanno riportato una diminuzione delle vendite sull‟omologo trimestre dell‟anno precedente è notevolmente diminuita (dal 52 al 23 per cento), questo non si è tradotto in un consistente aumento delle imprese che registrano una crescita quanto, invece, di quelle che registrano stabilità delle stesse (passate dal 32 al 50 per cento). Più in particolare, gli esercizi commerciali che aumentano le proprie vendite sono risultati in forte aumento dal terzo trimestre 2009 al primo trimestre del 2010, passando dal 16 al 33 per cento, ma poi hanno ripiegato nuovamente verso il basso per arrivare al 27 per cento del terzo trimestre dell‟anno in corso.

L‟indagine attualmente in analisi consente di studiare quali siano le aspettative delle imprese commerciali per la propria attività, in relazione ai dodici mesi successivi al trimestre di riferimento.

Analizzando questo tipo di dato è possibile verificare come dal primo trimestre 2010 le imprese che prevedono una evoluzione negativa del proprio giro d‟affari abbiano ricominciato ad aumentare (dal 3 per cento del primo trimestre 2010 al 5 per cento del terzo trimestre, prossimo al massimo valore del terzo trimestre 2009) mentre, per converso, sono notevolmente diminuite le imprese che prevedono un aumento del fatturato (passate dal 25 per cento del terzo trimestre 2009 al 15 per cento dello stesso trimestre di quest‟anno). Di nuovo in infoltimento la schiera delle imprese che prevedono stabilità delle vendite (passate dal 67 per cento del terzo trimestre 2009 al 78 per cento del terzo trimestre 2010).

Altra indagine a disposizione del sistema camerale è “Vendite Flash” realizzata da Unioncamere nazionale con la collaborazione di REF (Ricerche per l‟economia e la finanza) per monitorare l‟andamento della grande distribuzione organizzata.

Per ipermercati e supermercati i primi sei mesi del 2010 si sono chiusi con un aumento medio del fatturato pari al 2,0 per cento, in rallentamento rispetto alla crescita del 2,8 per cento dell‟anno passato.

L‟aumento è stato determinato in egual misura dai prodotti alimentari e da quelli non alimentari, compresi i prodotti destinati alla cura degli animali, della casa e della persona.

2.7.2. L’occupazione

Secondo i dati Istat relativi alla rilevazione continua della forza lavoro, l‟occupazione in Emilia-Romagna nel settore del commercio e riparazione di beni di consumo nel primo semestre 2010 è stata pari a 295.000 unità, in diminuzione del 2,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009, che aveva registrato a sua volta un calo del 4,1 per cento. Per trovare una crescita dobbiamo andare indietro fino al 2008 che aveva registrato un aumento del 5,0 per cento. Anche quest‟anno la flessione ha riguardato, in maniera sostanzialmente esclusiva, gli addetti autonomi (-5,9 per cento) del settore mentre i dipendenti sono risultati stazionari.

Le variazioni risultano differenziate anche sotto il profilo di genere, oltre che sotto quello della tipologia contrattuale. Più in dettaglio, la situazione risulta quest‟anno diametralmente opposta a quella dell‟anno passato visto che ad una contrazione dell‟occupazione complessiva femminile nel settore pari al 10,8 per cento, è corrisposto un aumento dell‟occupazione maschile del 5,1 per cento.

Una tendenza negativa è emersa dall‟indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali, secondo la quale il 2010 dovrebbe chiudersi per il commercio al dettaglio con un saldo negativo di 750 dipendenti, equivalente ad una diminuzione percentuale su base annua dello 0,9 per cento. Altri segni negativi sono emersi nel “Commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli” (-1,8 per cento) e nel commercio all‟ingrosso (-1,3 per cento). E‟ in sostanza emerso un clima improntato al pessimismo, in sintonia con quanto evidenziato nella prima metà dell‟anno dall‟indagine sulle forze di lavoro.

2.7.3. L’evoluzione imprenditoriale

Dalla consultazione dei dati del Registro delle imprese, a fine settembre 2010 le imprese attive in regione nel settore del commercio erano 96.031 rispetto alle 95.698 dell‟analogo periodo del 2009 con un lieve aumento pari allo 0,3 per cento. La tenuta del settore commerciale può essere attribuita all‟afflusso netto di 1.646 imprese (si tratta delle c.d. variazioni del registro imprese che possono essere dovute a, tra le altre cause, imprese erroneamente cessate che possono ritornare attive, a modifiche delle attività esercitate, a trasferimento della sede legale d‟impresa presso la Camera nella cui circoscrizione territoriale siano già istituite sedi secondarie o unità locali), che hanno compensato il saldo negativo di 841 imprese registrato tra gennaio e settembre 2010.

Il comparto più consistente, cioè quello del commercio al dettaglio - esclusi gli autoveicoli ma compresa la riparazione dei beni personali - con una incidenza sul totale di settore del 50,2 per cento, ha riportato un aumento della propria numerosità pari allo 0,3 per cento, corrispondente a 151 imprese. Il secondo comparto in ordine di peso, vale a dire quello del commercio all‟ingrosso e intermediazione commerciale - con esclusione degli autoveicoli – ha riportato anch‟esso un aumento dello 0,3 per cento, equivalente a 102 imprese. Infine, il commercio e manutenzione e riparazione di autoveicoli e motocicli, con una incidenza del 10,7 per cento sul totale del settore, ha avuto l‟incremento percentuale maggiore (+0,8 per cento) equivalente a 80 unità imprenditoriali.

Per quanto concerne la forma giuridica delle imprese attive nel settore, è possibile notare che, a fronte del generale aumento di cui si è appena dato conto, si registra un incremento del numero delle imprese

organizzate come società di capitali (+2,0 per cento) e delle c.d. altre forme societarie (+3,0 per cento) mentre risultano in contrazione le società di persone (-0,9 per cento) e le ditte individuali (-1,1 per cento).

A seguito di ciò, il peso delle società di capitale è quest‟anno in ulteriore aumento, arrivando a sfiorare il 18,0 per cento a discapito delle società di persone (ridotte al 20,8 per cento) e delle ditte individuali, anche se queste ultime continuano ad essere le più numerose col 59,2 per cento. In crescita anche l‟incidenza delle altre forme di società, il cui peso complessivo rimane comunque marginale (2,1 per cento).

Nel documento Rapporto 2010 (4.4mb) (pagine 123-127)