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L’attività dei Consorzi di garanzia

Nel documento Rapporto 2010 (4.4mb) (pagine 158-161)

2.8. Commercio estero

2.11.6. L’attività dei Consorzi di garanzia

Nel 2009 in piena crisi economico-finanziaria e con le banche estremamente caute nel concedere prestiti, i Consorzi di garanzia14 dell‟Emilia-Romagna hanno svolto una funzione importante nel garantire crediti al mondo delle imprese, con un totale di 16.720 finanziamenti deliberati per un importo complessivo di circa 1 miliardo e 396 milioni di lire, a fronte delle quasi 12.000 delibere del 2008 per un totale di oltre 906 milioni di euro.

12 Nel terzo trimestre 2007 la consistenza degli sportelli delle banche popolari e cooperative scese a 373 unità rispetto alle 609 del precedente trimestre, con contestuale crescita delle società per azioni da 2.473 a 2.722.

13 Dal 2010 sono stati acquisiti i comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant‟Agata Feltria e Talamello provenienti dalla provincia di Pesaro e Urbino.

14 Si tratta dei Consorzi di garanzia Cofiter, Cooperfidi, Fidindustria e Unifidi.

Nei primi nove mesi del 2010 c‟è stato un riflusso dell‟attività dei Consorzi riconducibile a più cause.

Tra queste, spicca il calo del fatturato delle imprese, che nel 2009 è risultato piuttosto forte e che è stato solo in parte recuperato nel 2010. Ciò ha fatto si che le esigenze di circolante si siano notevolmente contratte. Le imprese, pur oggetto di restrizione del credito da parte delle banche, hanno comunque potuto resistere perché gli affidamenti erano comunque sufficienti a sostenere le esigenze di normale liquidità, come il finanziamento del credito commerciale o delle scorte. L‟altro aspetto prettamente macroeconomico riguarda l‟andamento degli investimenti, e dei correlati finanziamenti per sostenerli, il cui tono è apparso assai flebile.

Un terzo motivo del calo dell‟operatività è invece da attribuire a fattori squisitamente di natura amministrativa. Nel 2010 la regione Emilia-Romagna ha lanciato il Fondo di Cogaranzia regionale che è una innovativa forma di sostegno al fabbisogno finanziario delle imprese che ha sostituito precedenti forme agevolative (ad esempio la cd “sabatini decambializzata”, molto conosciuta ed apprezzata da imprenditori e banche con molti anni di funzionamento alle spalle). L‟effettivo avvio del Fondo Regionale di Cogaranzia ha però richiesto alcuni mesi di affinamento convenzionale con gli istituti di credito. Questo ha rinviato alcune decisioni di richiesta di finanziamento verso fine anno.

Tra gennaio e settembre 2010 le pratiche lavorate, indipendentemente dal loro esito, sono ammontate a 4.229 contro le 5.638 dello stesso periodo del 2009, mentre i relativi importi sono scesi da 614 milioni e 372 mila euro a 395 milioni e 245 mila euro. Un analogo andamento ha riguardato le operazioni deliberate passate da 13.023 a 11.556, con conseguente diminuzione degli importi da 1 miliardo e 104 milioni di euro a 951 milioni e 383 mila euro. Al di là della diminuzione, è tuttavia da sottolineare che l‟importo deliberato nei primi nove mesi del 2010 ha superato del 5,0 per cento quello dell‟intero 2008, a dimostrazione di un‟attività comunque vivace.

Secondo l‟Osservatorio sul credito di Unioncamere Emilia-Romagna e Istituto Guglielmo Tagliacarne, circa il 28 per cento delle imprese della regione ha fatto ricorso ai Consorzi fidi. Le percentuali superano il 30 per cento nei settori alimentare (30,7 per cento), moda (30,6 per cento) e metalmeccanico (31,4 per cento). E‟ da notare che la grande maggioranza delle imprese (65,4 per cento), ha fatto ricorso ai Consorzi fidi prima del 2008. C‟è insomma un buon grado di conoscenza di queste strutture e ancora una volta troviamo le imprese metalmeccaniche in testa, con una percentuale prossima al 70 per cento. Nella precedente indagine effettuata in aprile, circa il 66 per cento del campione era a conoscenza dell‟attività dei Consorzi fidi, con una punta del 72 per cento relativa alle industrie metalmeccaniche. Chi ne ha fatto ricorso ha avuto come principale scopo l‟abbattimento del tasso applicato dalle banche.

Per il 2010 la Regione Emilia-Romagna ha inteso mettere a disposizione un fondo di cogaranzia di 50 milioni di euro per sostenere il credito alle imprese dell‟Emilia-Romagna. L‟intervento è stato realizzato in collaborazione con i consorzi fidi regionali Unifidi, Fidindustria e Cooperfidi e quaranta istituti bancari.

Anche le nove Camere di commercio, assieme alla loro Unione regionale, si sono fatte parte attiva per sostenere le imprese tramite i Consorzi di Garanzia, con finanziamenti che hanno superato nel 2010 i 15 milioni e mezzo di euro.

2.11.7. L’occupazione.

Secondo l‟indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali, il 2010 dovrebbe chiudersi per il settore dei

“Servizi finanziari e assicurativi” dell‟Emilia-Romagna in termini moderatamente negativi.

Le aziende del settore hanno previsto di assumere 1.470 persone a fronte di 1.530 uscite, per una variazione negativa dello 0,1 per cento, molto più contenuta rispetto al calo dell‟1,1 per cento prospettato per il 2009. Nell‟ambito dei servizi, solo tre comparti sui quattordici complessivi del terziario, vale a dire

“Servizi informatici e delle telecomunicazioni”, “Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone”

e “Sanità e servizi sanitari privati”, hanno previsto di aumentare l‟occupazione rispettivamente dello 0,3, 0,1 e 1,5 per cento. Negli altri comparti le diminuzioni hanno oscillato tra il già citato -0,1 per cento dei

“Servizi finanziari e assicurativi” e il -2,7 per cento degli “Studi professionali ”.

La maggioranza delle assunzioni sia stagionali che non, esattamente il 33,4 per cento, sarà effettuata in pianta stabile, ma in misura inferiore rispetto a quanto previsto nel 2009 (37,7 per cento) e 2008 (44,0 per cento). E‟ da notare che delle 490 assunzioni a tempo indeterminato previste nel 2010 solo il 6,1 per cento deriva dalla trasformazione di un precedente contratto a tempo determinato, a fronte della media del 9,6 per cento del terziario. La percentuale di assunzioni precarie, ovvero a tempo determinato, si è attestata al 37,4 per cento, in misura in questo caso superiore rispetto alle quote del 30,9 e 36,0 per cento rilevate rispettivamente nel biennio 2008-2009. Siamo di fronte a comportamenti che denotano una

certa cautela nel prendere in carico personale a tempo indeterminato, anch‟essi riconducibili al clima di incertezza che perdura, nonostante il superamento della fase più acuta della crisi15. E‟ da sottolineare che la percentuale più elevata di assunzioni a tempo determinato (19,2 per cento) è stata finalizzata alla sostituzione temporanea di personale, in misura superiore alla media del 13,4 per cento del terziario. Le assunzioni finalizzate alla prova di nuovo personale hanno inciso per il 9,8 per cento del totale, a fronte della media del terziario del 4,1 per cento.

Il part-time ha inciso per appena il 6,6 per cento del totale delle assunzioni non stagionali. Nonostante il miglioramento palesato nei confronti della previsione relativa al 2009 (3,1 per cento) si tratta nuovamente della percentuale più bassa del terziario.

Circa il 37 per cento delle assunzioni non stagionali previste è richiesto con specifica esperienza, a fronte della media generale dei servizi del 49,1 per cento. Di queste, il 26,8 per cento deve averla maturata nello stesso settore, a fronte della media del terziario del 30,2 per cento. Nell‟ambito dei servizi la percentuale più elevata di assunzioni con specifica esperienza ha riguardato “Sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati” (83,7 per cento).

La richiesta di personale immigrato non stagionale è risultata del tutto assente, dopo i numeri assai ridotti del 2009, quando si prevedevano assunzioni da un minimo di 60 a un massimo di 70 persone, queste ultime equivalenti ad appena il 5,1 per cento del totale delle assunzioni non stagionali. Nell‟ambito di industria e servizi solo il settore della “Servizi dei media e della comunicazione” non ha previsto alcuna assunzione di personale immigrato. Evidentemente, la ricerca di occupazione prevalentemente intellettuale o per lo meno non squisitamente manuale, esclude il personale immigrato dal circuito finanziario e assicurativo, a causa della spesso scarsa scolarizzazione oppure per la mancanza di titoli di studio riconosciuti in Italia.

L‟assenza di domanda di personale immigrato si coniuga al basso tasso di difficoltà nella ricerca di personale. Le assunzioni non stagionali considerate di difficile reperimento sono ammontate al 15,4 per cento del totale, a fronte della media generale di industria e servizi del 27,1 per cento e del 24,9 per cento relativamente al solo terziario. Solo i “Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone”, che comprendono i servizi di pulizia, hanno evidenziato una percentuale più contenuta pari al 9,3 per cento.

2.11.8. L’evoluzione imprenditoriale.

Nell‟ambito del Registro delle imprese, a fine settembre 2010 il gruppo delle “Attività finanziarie e assicurative” si è articolato in Emilia-Romagna su 8.453 imprese attive, in sostanziale tenuta (-0,02 per cento) rispetto alla consistenza di un anno prima (+0,4 per cento in Italia). I tempi della crescita quasi tumultuosa che aveva caratterizzato il periodo 1995-2001 sono ormai lontani e la crisi finanziaria che si è abbattuta nel 2009 ha avuto un ruolo importante nel fermare la corsa del settore. La stabilizzazione del settore è stata determinata dagli incrementi registrati nelle ‟“Attività di servizi finanziari, escluse le assicurazioni e i fondi pensione” (+7,7 per cento) e nel piccolo gruppo delle “Assicurazioni, riassicurazioni e fondi pensione escluse le assicurazioni sociali obbligatorie”, che hanno bilanciato la diminuzione dello 0,9 per cento accusata dal gruppo più numeroso - si articola su 7.509 imprese - delle “Attività ausiliarie dei servizi finanziari e delle attività assicurative”.

Il saldo totale tra imprese iscritte e cessate (sono escluse le cancellazioni d‟ufficio che non hanno alcuna valenza congiunturale) è risultato negativo per 74 imprese. La leggera diminuzione della consistenza delle imprese sarebbe stata più ampia se non ci fossero state 122 variazioni positive, avvenute all‟interno del Registro, che possono tradurre, fra le altre cose, cambi o modifiche dell‟attività esercitata oppure il ritorno all‟attività di imprese erroneamente dichiarate cessate, oltre all‟attribuzione del codice di attività di imprese precedentemente non classificate.

Per quanto concerne la forma giuridica, le società di capitale sono state le sole a crescere (+4,8 per cento), a fronte delle diminuzioni accusate da società di persone (-0,4 per cento), ditte individuali, costituite per lo più da attività ausiliarie dei servizi finanziari, (-0,8 per cento) e altre forme societarie (-3,4 per cento). Si tratta di una tendenza ormai radicata, del tutto in sintonia con l‟evoluzione generale del Registro imprese. Aziende più strutturate come le società di capitale dovrebbero garantire una maggiore solidità e quindi durata, con positivi contraccolpi sull‟occupazione e sulla tenuta del sistema finanziario nei momenti di difficoltà.

15 Tra la fine del 2008 e la fine del 2009 i dipendenti bancari dell‟Emilia-Romagna sono scesi da 32.029 a 31.288 per una variazione negativa del 2,3 per cento, a fronte della flessione del 4,1 per cento riscontrata in Italia.

2.12. Artigianato

Nel documento Rapporto 2010 (4.4mb) (pagine 158-161)