2.3. Mercato del lavoro
2.3.3. L’indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali
2.3.3.1. Il quadro generale.
Un ulteriore contributo all‟analisi del mercato del lavoro dell‟Emilia-Romagna proviene dalla undicesima indagine Excelsior conclusa nei primi mesi del 2010 da Unioncamere nazionale, in accordo con il Ministero del Lavoro, che analizza, su tutto il territorio nazionale, i programmi annuali di assunzione di un campione di 100 mila imprese di industria e servizi con almeno un dipendente, ampiamente rappresentativo dei diversi settori economici e dell‟intero territorio nazionale.
La ripresa del Pil attesa per il 2010 non ha prodotto alcun effetto positivo sui propositi di assunzione da parte delle aziende industriali e dei servizi. Gli strascichi della più grave crisi economica dagli anni „20 hanno influenzato i piani di assunzione delle aziende, proponendo uno scenario negativo, anche se in termini più attenuati rispetto alle previsioni formulate per il 2009.
Secondo l‟indagine Excelsior si dovrebbe avere in Emilia-Romagna una diminuzione dell‟occupazione nel complesso dei due rami pari all‟1,4 per cento, che si somma alla previsione di calo dell‟1,8 per cento relativa al 2009. Più precisamente, le imprese hanno previsto di effettuare poco più di 79.000 assunzioni - erano 76.590 nel 2009 - a fronte di 94.470 uscite (erano 96.370 nel 2009). Il pessimismo manifestato dalle imprese emiliano-romagnole ha trovato eco nella tendenza negativa emersa nei primi sei mesi del 2010 dalle indagini sulle forze di lavoro, che hanno registrato per i dipendenti di industria e servizi una diminuzione media dell‟occupazione alle dipendenze pari allo 0,5 per cento, rispetto all‟analogo periodo del 2009. Resta da verificare se la seconda metà del 2010 registrerà ulteriori decrementi dell‟occupazione, tali da confermare le aspettative di segno negativo manifestate a inizio anno.
La flessione dell‟1,4 per cento prevista in Emilia-Romagna nel complesso di industria e servizi è risultata la stessa prospettata dalle imprese operanti nel Nord-Est, ma leggermente inferiore a quella attesa per l‟Italia (-1,5 per cento). Il clima di pessimismo non ha risparmiato alcuna regione. Le previsioni più negative hanno riguardato le isole (Sicilia -2,4 per cento; Sardegna -2,3 per cento), seguite da Puglia (-1,9 per cento) e Marche (-1,8 per cento). L‟Emilia-Romagna si è collocata nella fascia relativamente meno pessimista, in quanto solo cinque regioni hanno ipotizzato diminuzioni dell‟occupazione meno accentuate, in un arco compreso tra il -1,2 per cento della Valle d‟Aosta e il -0,5 per cento del Trentino-Alto Adige.
Il motivo principale delle assunzioni è stato rappresentato dal turn over o dalla sostituzione di personale temporaneamente assente per maternità, malattia ecc.. Nel 2010 la relativa percentuale si è attestata al 43,3 per cento, in diminuzione rispetto a quanto emerso nel 2009 (45,0 per cento). La seconda motivazione ha riguardato la domanda in crescita o in ripresa (25,8 per cento). La quota è obiettivamente ridotta, ma è tuttavia apparsa in progresso rispetto a quella registrata nel 2009, pari al 22,0 per cento. Possiamo leggere questo andamento come un timido segnale di aspettative meno negative rispetto al “terribile” 2009.
2.3.3.2. L‟andamento settoriale.
L‟industria ha evidenziato la previsione meno intonata (-1,9 per cento equivalente a un saldo negativo di 10.000 dipendenti) rispetto a quanto previsto dal ramo dei servizi (-0,9 per cento per complessivi 5.410 dipendenti). Si tratta di un andamento abbastanza comprensibile in quanto sono state le attività industriali a pagare il prezzo maggiore della crisi, soprattutto l‟industria in senso stretto, che nel 2009 ha accusato una flessione del valore aggiunto pari al 15,5 per cento.
Le diminuzioni hanno riguardato quasi tutti i comparti industriali, con l‟unica timida eccezione delle
“Industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere”, la cui occupazione dovrebbe aumentare dello 0,3 per cento, in ragione di un saldo positivo, tra entrate e uscite, di 50 dipendenti. Le situazioni più critiche sono state registrate nelle industrie edili (-3,3 per cento) e in quelle tessili, dell'abbigliamento e calzature, il cui calo del 2,7 per cento è equivalso a quasi mille dipendenti in meno. Il pessimismo manifestato dalle imprese della moda, già presente nelle previsioni per il triennio 2007-2009, ha trovato puntuale conferma nell‟andamento produttivo, che tra gennaio e settembre 2010 è apparso tendenzialmente in calo in ogni trimestre.
Il settore dei servizi ha registrato in Emilia-Romagna, come accennato precedentemente, un tasso di decremento (-0,9 per cento) più contenuto di quello dell‟industria (-1,9 per cento). Questa forbice è stata evidenziata in misura ancora più marcata dalle indagini sulle forze di lavoro, che hanno rilevato per i servizi, limitatamente ai primi sei mesi, un aumento dell‟occupazione alle dipendenze pari allo 0,9 per cento, a fronte della riduzione del 4,2 per cento accusata dall‟industria. Rispetto a quanto avvenuto nell‟industria, sono stati di più i comparti che hanno manifestato il proposito di accrescere l‟occupazione, come nel caso dei ”Servizi informatici e delle telecomunicazioni” (+0,3 per cento), dei “Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone” (+0,1 per cento) e della “Sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati” (+1,5 per cento). Il dinamismo mostrato da quest‟ultimo comparto, e non è una novità, non fa che confermare il bisogno di personale, specialmente infermieristico in capo alle strutture sanitarie. In termini assoluti nel 2010 sono state previste 240 assunzioni di infermieri e assimilati e, sempre nel campo della sanità, 1.080 professioni qualificate che riassumono figure specializzate quali ad esempio chinesiterapisti, fisioterapisti, riabilitatori, ecc. Da sottolineare che circa la metà degli infermieri e assimilati è stata giudicata di difficile reperimento, percentuale che sale al 62,9 per cento relativamente alle professioni qualificate nei servizi sanitari. Negli altri ambiti dei servizi, le diminuzioni hanno oscillato tra il -2,7 per cento degli “Studi professionali” e il -0,1 per cento dei “Servizi finanziari e assicurativi”.
2.3.3.3. L‟andamento per dimensione d‟impresa.
Tutte le dimensioni d‟impresa hanno manifestato l‟intenzione di ridurre l‟occupazione, soprattutto quelle di minori dimensioni. Il calo più sostenuto, pari al 3,2 per cento, per un totale di 8.750 dipendenti, è stato registrato nelle imprese più piccole, da 1 a 9 dipendenti, che almeno fino al 2008 erano quelle che evidenziavano i tassi di crescita più elevati. In ambito settoriale spiccano le flessioni attorno al 5 per cento che hanno toccato le piccole imprese del comparto della moda e dell‟edilizia. Nelle imprese da 10 a 49 dipendenti è stata registrata una diminuzione dell‟1,3 per cento, equivalente a 3.460 dipendenti. Nelle altre dimensioni aziendali sono emerse aspettative meno negative, con cali inferiori all‟1 per cento. Il
ruolo di traino delle piccole imprese è in sostanza venuto a mancare, sottintendendo una maggiore vulnerabilità alla crisi, rispetto alle imprese più strutturate.
2.3.3.4. Le assunzioni per tipologia di contratto.
Il 25,8 per cento delle 79.070 assunzioni previste nel 2010 dovrebbe avvenire con contratto a tempo indeterminato. Nel biennio 2008-2009 si avevano quote più elevate pari rispettivamente al 31,6 e 29,5 per cento. Il minore peso dei contratti stabili riflette di conseguenza l‟aumento della quota di quelli “atipici”, che deriva dal crescente utilizzo delle recenti normative, ma che può anche essere indicativo della necessità delle imprese di non “impegnarsi” troppo con assunzioni durature, soprattutto in un momento ancora incerto. Oltre il 36 per cento delle assunzioni complessive è a carattere stagionale, in misura leggermente superiore alla quota del 35,2 per cento circa rilevata nel 2009. Le assunzioni a tempo determinato hanno inciso per il 31,2 per cento del totale (era il 29,1 per cento nel 2009), di cui il 13,0 per cento finalizzato alla copertura di un picco di attività (13,9 per cento nel 2009). Quelle destinate alla prova di nuovo personale sono ammontate al 5,7 per cento, in leggera diminuzione rispetto alla percentuale del 5,9 per cento riscontrata nel 2009, ma in netto regresso rispetto a quella del 2008, pari al 14,3 per cento.
Anche questo può essere interpretato come un ulteriore segnale da parte delle imprese a non impegnarsi in assunzioni durature. Il resto dei contratti è stato diviso tra apprendistato (5,1 per cento contro il 4,7 per cento del 2009), contratto di inserimento (0,6 per cento rispetto allo 0,5 per cento del 2009) e altre forme contrattuali, pari all‟1,2 per cento contro l‟1,0 per cento del 2009.
Tavola 2.3.2 – Saldo occupazionale e tasso di variazione previsto dalle imprese per regione e ripartizione territoriale.
Saldo previsto al 31/12/2010 (valori assoluti) Tasso di variazione previsto nel 2010
Dipendenti Dipendenti
1-9 10-49 50 e oltre Totale 1-9 10-49 50 e oltre Totale
PIEMONTE -6.480 -3.350 -5.640 -15.480 -2,8 -1,6 -1,1 -1,6
VALLE D'AOSTA -230 -50 -60 -340 -2,3 -0,8 -0,5 -1,2
LOMBARDIA -18.640 -8.630 -13.670 -40.940 -3,1 -1,3 -1,0 -1,6
LIGURIA -2.270 -970 -1.000 -4.240 -2,4 -1,5 -0,8 -1,4
TRENTINO ALTO ADIGE -560 -340 -230 -1.130 -0,7 -0,5 -0,2 -0,5
VENETO -7.410 -5.490 -5.210 -18.110 -2,3 -1,6 -1,0 -1,5
FRIULI VENEZIA GIULIA -1.920 -790 -1.340 -4.060 -2,7 -1,1 -1,0 -1,5
EMILIA ROMAGNA -8.750 -3.460 -3.200 -15.400 -3,2 -1,3 -0,6 -1,4
- PIACENZA -730 -190 -140 -1.050 -4,2 -1,1 -0,5 -1,7
- PARMA -430 -80 -60 -570 -1,6 -0,3 -0,1 -0,5
- REGGIO EMILIA -1.440 -140 -310 -1.900 -4,8 -0,4 -0,5 -1,4
- MODENA -1.500 -660 -930 -3.080 -3,3 -1,4 -1,0 -1,7
- BOLOGNA -1.520 -850 -980 -3.350 -2,6 -1,4 -0,6 -1,2
- FERRARA -790 -270 -460 -1.520 -4,4 -1,9 -1,4 -2,4
- RAVENNA -870 -320 -210 -1.400 -3,8 -1,4 -0,5 -1,6
- FORLI'-CESENA -590 -260 -80 -920 -2,3 -0,9 -0,2 -1,0
- RIMINI -900 -700 -30 -1.620 -2,9 -3,6 -0,1 -2,1
TOSCANA -8.470 -3.270 -1.270 -13.010 -3,3 -1,6 -0,4 -1,7
UMBRIA -2.120 -670 -40 -2.840 -3,9 -1,5 -0,1 -1,7
MARCHE -3.250 -1.770 -1.090 -6.120 -3,3 -1,7 -0,8 -1,8
LAZIO -3.470 -1.920 -4.990 -10.380 -1,1 -0,9 -0,9 -0,9
ABRUZZO -1.190 -1.020 -1.260 -3.460 -1,6 -1,7 -1,3 -1,5
MOLISE -10 -150 -290 -440 0,0 -1,4 -1,9 -1,1
CAMPANIA -4.640 -3.490 -3.340 -11.470 -1,9 -1,9 -1,2 -1,7
PUGLIA -4.270 -2.100 -3.100 -9.460 -2,2 -1,7 -1,6 -1,9
BASILICATA -50 -310 -360 -720 -0,2 -1,7 -1,1 -0,9
CALABRIA -1.560 -530 -1.060 -3.140 -2,0 -1,2 -1,7 -1,7
SICILIA -6.910 -2.670 -2.980 -12.560 -3,3 -2,1 -1,5 -2,4
SARDEGNA -2.640 -1.050 -1.420 -5.110 -3,0 -2,0 -1,7 -2,3
NORD OVEST -27.630 -13.000 -20.370 -61.000 -2,9 -1,4 -1,0 -1,6
NORD EST -18.640 -10.080 -9.980 -38.700 -2,5 -1,3 -0,8 -1,4
CENTRO -17.310 -7.630 -7.390 -32.340 -2,4 -1,3 -0,7 -1,4
SUD E ISOLE -21.260 -11.310 -13.800 -46.360 -2,3 -1,8 -1,5 -1,9
TOTALE ITALIA -84.840 -42.020 -51.540 -178.390 -2,5 -1,5 -1,0 -1,5
Fonte: Unioncamere – Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior, 2010.
2.3.3.5. Le assunzioni non stagionali per mansione.
Dal lato delle mansioni, le 50.560 assunzioni non stagionali previste in Emilia-Romagna nel 2010 sono state caratterizzate da figure professionali prevalentemente manuali, rispecchiando la situazione emersa negli anni passati.
Al primo posto, con una incidenza del 10,6 per cento sul totale, troviamo gli “Addetti non qualificati a servizi di pulizia in imprese ed enti pubblici ed assimilati”, in leggero aumento rispetto alla quota del 10,2 per cento rilevata nel 2009. Seguono i “Commessi e assimilati”, con una percentuale dell‟8,6 per cento, davanti a “Camerieri e assimilati” (6,4 per cento) e “Contabili e assimilati” (6,1 per cento). In sintesi, addetti alle pulizie, commessi e camerieri hanno rappresentato circa un quarto delle assunzioni non stagionali previste. Si tratta in sostanza di mansioni spiccatamente manuali, per le quali non sono richiesti titoli di studio particolarmente elevati e che si prestano ad essere coperte da manodopera immigrata, più propensa ad accettare lavori a volte faticosi che non comportano, per lo più, grossi emolumenti, come nel caso, ad esempio, dei servizi di pulizia. In Italia troviamo una situazione un po‟ diversificata come ordine d‟importanza, anche se abbastanza simile nella sostanza. La figura professionale più richiesta delle quasi 552.000 assunzioni non stagionali previste è stata quella dei “Commessi e assimilati” (9,4 per cento), seguiti dagli “Addetti non qualificati a servizi di pulizia in imprese ed enti pubblici ed assimilati” (7,8 per cento) e “Contabili e assimilati” (5,46 per cento). Alle spalle di queste tre professioni, che hanno costituito oltre un quinto del totale delle assunzioni non stagionali, troviamo i ” Muratori in pietra, mattoni, refrattari”
(4,9 per cento) e “Camerieri e assimilati” (3,9 per cento). Come si può costatare, anche a livello nazionale vi è una netta prevalenza della domanda di mansioni squisitamente manuali.
2.3.3.6. Le difficoltà di reperimento della manodopera.
Uno dei problemi più sentiti dalle imprese è rappresentato dalla difficoltà di reperimento della manodopera, che può costituire un autentico freno ai piani di investimento. Il 27,1 per cento delle assunzioni non stagionali previste nel 2010 è stato considerato di difficile reperimento, in misura superiore alla percentuale rilevata in Italia (26,7 per cento), ma più ridotta rispetto alla quota del Nord-est (29,6 per cento). Nel 2009 la percentuale di difficoltà dell‟Emilia-Romagna era attestata su livelli inferiori (23,3 per cento).
Le cause principali del difficile reperimento di manodopera in Emilia-Romagna sono costituite, in linea con quanto registrato nel Nord-est, dal ridotto numero di candidati e, in second‟ordine, dalla loro inadeguatezza. Se si approfondisce la tematica del ridotto numero di candidati, si può notare che il motivo principale indicato dalle imprese, con una quota del 62,7 per cento, è rappresentato dalla scarsità delle persone che esercitano la professione o sono interessate a esercitarla. In alcuni comparti, quali le
“Industrie metallurgiche e dei metalli” e i “Servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici” sono state rilevate percentuali superiori al 93 per cento. Un altro problema è inoltre rappresentato dalla figura molto richiesta, che causa concorrenza tra le imprese (25,6 per cento). Per quanto concerne l‟inadeguatezza dei candidati, le imprese industriali e dei servizi emiliano-romagnole lamentano principalmente la mancanza di candidati con adeguata qualificazione o esperienza (37,8 per cento). Da notare che nel comparto dei “Servizi informatici e delle telecomunicazioni”, la percentuale sale considerevolmente (71,4 per cento). La seconda causa dell‟inadeguatezza dei candidati è rappresentata dalla mancanza delle caratteristiche personali adatte allo svolgimento della professione. Questa indicazione assume contorni assai limitati nel comparto della “Sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati” (3,4 per cento), dove evidentemente c‟è una motivazione di base dei candidati, ben consci dei problemi che li attendono nella cura delle persone, a volte non autosufficienti.
Nel settore industriale i maggiori problemi di reperimento di manodopera sono emersi nelle industrie edili (40,0 per cento), davanti a quelle del legno e del mobile (37,0 per cento). All‟opposto nessun problema è stato riscontrato nell‟”Estrazione dei minerali”. “Il terziario ha registrato una quota di difficoltà pari al 24,9 per cento, in lieve peggioramento rispetto alla percentuale del 23,2 per cento registrata nel 2009. I maggiori problemi legati al reperimento del personale sono stati nuovamente segnalati dal comparto della “Sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati” (38,2 per cento), anche se in misura più contenuta rispetto al passato. Seguono gli “Studi professionali” (37,2 per cento), i “Servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici” (35,8 per cento) e i “Servizi informatici e delle telecomunicazioni” (34,7 per cento). La ricerca soprattutto di personale infermieristico rappresenta un grosso problema. In Italia il 48,0 per cento dei 4.950 infermieri e assimilati richiesti dalle aziende è stato dichiarato di difficile reperimento.
Tornando all‟Emilia-Romagna il settore che ha dichiarato al contrario le minori difficoltà è stato quello dei
“Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone” che comprende i servizi di pulizia (9,3 per cento), seguito dai ”Servizi finanziari e assicurativi” (15,4 per cento).
Tra le azioni adottate dalle imprese per ovviare al difficile reperimento di taluni profili professionali spicca l‟assunzione di personale con competenze simili da avviare in azienda (27,4 per cento), seguita dall‟adozione di modalità di ricerca non seguite in precedenza (23,0 per cento). L‟offerta di una retribuzione superiore alla media o altri incentivi ha incontrato il favore di appena il 6,2 per cento delle imprese. In ambito industriale i settori più disposti ad aprire i cordoni della borsa sono risultati la fabbricazione di macchine e attrezzature e mezzi di trasporto (20,0 per cento), assieme alle industrie della moda (13,5 per cento). Tra i più “avari” si collocano le industrie estrattive e del legno e mobile in legno. Tra i servizi la politica degli incentivi ha riscosso poco successo (2,8 per cento), con una punta del 6,5 per cento riscontrata nel commercio all‟ingrosso e nei “Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone”.
2.3.3.7. Le assunzioni di immigrati.
Per ovviare alle difficoltà di reperimento del personale, si ricorre anche a maestranze straniere. Nel 2010 il 25,6 per cento delle imprese che hanno segnalato tali difficoltà ha previsto di ricorrere a manodopera immigrata, in misura maggiore rispetto alla quota del 22,0 segnalata per il 2009. Su tutti i
“Servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici” con una percentuale del 42,0 per cento.
In tema di immigrazione, le aziende dell‟Emilia-Romagna hanno previsto di assumere nel 2010, considerando la sola manodopera non stagionale, da un minimo di 7.790 a un massimo di 12.900 immigrati, equivalenti, questi ultimi, al 25,5 per cento del totale dei non stagionali, in aumento rispetto ai numeri del 2009 rappresentati da un minimo di 6.860 a un massimo di 11.040 assunzioni di immigrati, pari a circa il 22 per cento del totale delle assunzioni non stagionali previste. Gli strascichi della crisi economica non hanno in estrema sintesi raffreddato le assunzioni di stranieri.
Nell‟ambito dei vari settori dell‟industria e del terziario, l‟incidenza più elevata delle assunzioni di immigrati, prossima al 60 per cento, è stata nuovamente riscontrata nella “Sanità e servizi sanitari privati”, cosa questa abbastanza comprensibile vista la carenza di personale italiano, specie infermieristico.
Seguono, con una quota del 48,6 per cento, le industrie “Alimentari, delle bevande e del tabacco”, davanti a quelle della “Gomma e delle materie plastiche” (39,5 per cento). Oltre la soglia del 30 per cento troviamo inoltre le industrie “Metallurgiche e dei prodotti in metallo” (31,4 per cento).
Il personale immigrato non fa che colmare i vuoti lasciati da una forza lavoro nazionale sempre più scolarizzata e quindi meno propensa ad accettare talune mansioni, considerate poco consone al titolo di studio conseguito o troppo faticose. Un immigrato si adatta meglio, spinto com‟è dalla necessità di lavorare comunque, magari accontentandosi di retribuzioni più contenute rispetto agli italiani. I settori più
“impermeabili” all‟immigrazione, nel senso che non hanno preventivato alcuna assunzione, sono risultati l‟estrazione di minerali, le industrie produttrici di beni per la casa, tempo libero e altre manifatturiere, i
“Servizi dei media e della comunicazione” e quelli finanziari e assicurativi.
Per quanto concerne le assunzioni a carattere stagionale si ha una percentuale di immigrati ancora più elevata, pari al 34,1 per cento delle assunzioni massime previste. In ambito industriale primeggiano le Industrie della carta, cartotecnica e stampa (57,3 per cento), seguite da quelle del sistema moda (51,6 per cento) e della metallurgia e prodotti in metallo (50,0 per cento). Nei servizi è il commercio all‟ingrosso il più aperto alle assunzioni di immigrati, con una quota del 61,6 per cento.
2.3.3.8. I contratti atipici.
Tra i contratti che l‟Istat classifica come atipici analizzati dall‟indagine Excelsior c‟è lo strumento del part-time. Questa figura contrattuale ha trovato una prima disciplina nel 1984 (l.n.863 del 1984) e poi una più organica nel 2000 (d.lgs. 25-2-2000 n.61 modificato dapprima dal d.lgs. n.100 del 2001, poi dall'art.
46 del d. lgs. 276 del 2003).
Secondo le indagini sulle forze di lavoro, in Emilia-Romagna nel 2009 lo strumento del part-time ha visto il coinvolgimento di circa 261.000 persone, equivalenti al 13,3 per cento dell‟occupazione. Per le donne la percentuale sale al 24,8 per cento, per motivi abbastanza comprensibili in quanto il tempo parziale permette, almeno in teoria, di conciliare il lavoro con la conduzione della famiglia.
Nel 2010 circa un quarto delle assunzioni previste dalle imprese emiliano-romagnole sarà affettuato con contratto a tempo parziale, in aumento rispetto alla quota del 22,4 per cento registrata nel 2009. Nel quadriennio 2005-2008 si aveva una incidenza tra il 14-16 per cento. Il balzo che è avvenuto nel biennio
2009-2010 può essere imputato alla crisi economica e quindi alla minore attività che ne è derivata, cui si è fatto fronte con personale non a tempo pieno e quindi meno costoso. Nel 2009 in taluni casi alcuni dipendenti sono stati indotti a passare dal tempo pieno a quello parziale, pur di mantenere il posto di lavoro. Il maggiore peso del part-time sul totale delle assunzioni previste evidenziato dall‟indagine Excelsior ha riguardato sia il Paese che la ripartizione nord-orientale, a dimostrazione di una crisi praticamente “perfetta”, nel senso che non ha risparmiato alcun settore e area geografica. Tra i rami di attività, l‟utilizzo del part-time è apparso più diffuso nei servizi (32,8 per cento), rispetto alle attività industriali (9,3 per cento), rispecchiando l‟andamento del passato. Tra i vari comparti spicca la percentuale del 60,9 per cento dei “Servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici”, seguiti dai “Servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone” (45,9 per cento) e gli “Studi professionali” (41,9 per cento).
Per quanto concerne le collaborazioni a progetto, nel 2010 circa il 7 per cento delle imprese conta di utilizzarne per un totale di 13.510 lavoratori. Il fenomeno, almeno nelle intenzioni delle aziende, è apparso in ridimensionamento rispetto al 2009, quando si aveva una percentuale di imprese pari all‟8,2 per cento per complessivi 16.540 lavoratori. Anche questo ridimensionamento può essere ascritto alla generale incertezza sull‟evoluzione della congiuntura. Nel 2009 i contratti precari furono tra i primi a saltare, in quanto le imprese cercarono di salvaguardare soprattutto il “core” dell‟occupazione.
In ambito settoriale, sono i servizi che sfrutteranno maggiormente questi contratti atipici (7,4 per cento delle imprese), con punte del 29,9 per cento nell‟”Istruzione e servizi formativi privati” e del 22,2 per cento relativamente ai “Servizi dei media e della comunicazione”. Nell‟industria la quota più rilevante, pari al 17,4 per cento, è appartenuta alle “Industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere”.
Per restare nel tema del lavoro atipico, secondo i dati Inps, desunti dall‟Osservatorio sul lavoro parasubordinato, i contribuenti “collaboratori”2 nel 2009 sono risultati poco più di 130.000, rispetto ai 141.763 dell‟anno precedente e 156.557 del 2004. E‟ da sottolineare che sotto l‟aspetto contributivo e remunerativo l‟Emilia-Romagna ha registrato una situazione più “generosa” rispetto alla media italiana.
Nel 2009 il compenso mensile per contribuente è ammontato a 2.297 euro contro i 2.119 della media nazionale. I contribuenti “professionisti”3 costituiscono un aspetto minoritario del lavoro subordinato. A fine 2009 ne sono stati registrati quasi 23.000, ma in questo caso il fenomeno è apparso in espansione contrariamente a quanto avvenuto per il gruppo dei “collaboratori. A fine 2008 e fine 2004 se ne contavano rispettivamente 22.479 e 19.528.
2.3.3.9. Le assunzioni non stagionali per grado di esperienza.
La prevalenza di figure professionali spiccatamente manuali si coniuga coerentemente all‟elevata percentuale di assunzioni che non richiedono specifiche esperienze, pari al 46,1 per cento del totale. Nei servizi la percentuale sale al 50,9 per cento, mentre nell‟industria si attesta al 36,1 per cento. Se si considera che tra le professioni più richieste si trovano gli addetti nei servizi di pulizia, ristorazione e vendite che non richiedono, almeno teoricamente, particolari esperienze, si può ben comprendere la forbice esistente tra industria e servizi. Tra i vari comparti svetta nuovamente la percentuale del 75,8 per cento dei “Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone”, che comprendono i servizi di pulizia, davanti ai servizi finanziari e assicurativi (63,1 per cento) e di alloggio e ristorazione e servizi turustici
La prevalenza di figure professionali spiccatamente manuali si coniuga coerentemente all‟elevata percentuale di assunzioni che non richiedono specifiche esperienze, pari al 46,1 per cento del totale. Nei servizi la percentuale sale al 50,9 per cento, mentre nell‟industria si attesta al 36,1 per cento. Se si considera che tra le professioni più richieste si trovano gli addetti nei servizi di pulizia, ristorazione e vendite che non richiedono, almeno teoricamente, particolari esperienze, si può ben comprendere la forbice esistente tra industria e servizi. Tra i vari comparti svetta nuovamente la percentuale del 75,8 per cento dei “Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone”, che comprendono i servizi di pulizia, davanti ai servizi finanziari e assicurativi (63,1 per cento) e di alloggio e ristorazione e servizi turustici