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Gli ammortizzatori sociali

Nel documento Rapporto 2010 (4.4mb) (pagine 82-89)

2.3. Mercato del lavoro

2.3.4. Gli ammortizzatori sociali

Se la fine della crisi economica si deve misurare dall‟impiego degli ammortizzatori sociali, dobbiamo concludere che il 2010 è ancora un anno di crisi. La Cassa integrazione guadagni è stata impiegata in misura ancora più ampia rispetto al già massiccio quantitativo del 2009, in particolare per fare fronte a crisi strutturali o per coprire quelle realtà, come l‟artigianato, in passato escluse dalla Cig.

Prima di commentare i dati occorre tuttavia sottolineare che le ore autorizzate non sempre vengono utilizzate dalle aziende al cento per cento. Può capitare, e i casi non sono infrequenti, che giungano ordinativi imprevisti che inducono le aziende a richiamare il personale collocato in Cassa integrazione guadagni, con conseguente ridimensionamento del fenomeno. Secondo i dati Inps, riferiti all‟Italia, nei primi sette mesi del 2010 il “tiraggio” della Cig ordinaria (ore utilizzate su quelle autorizzate) è ammontato al 50,2 per cento e quasi dello stesso tenore è stato il rapporto relativo agli interventi straordinari e in deroga (47,3 per cento). E‟ da sottolineare che rispetto alla stessa situazione del 2009 il “tiraggio”

nazionale è apparso in diminuzione sia rispetto alla Cig ordinaria (60,6 per cento) che straordinaria (73,5 per cento).

Le ore autorizzate di matrice anticongiunturale dei primi dieci mesi del 2010 sono ammontate in Emilia-Romagna a 24.101.426, in diminuzione del 31,0 per cento rispetto all‟analogo periodo del 2009. Anche in Italia è stato registrato un andamento dello stesso segno, con quasi 300 milioni di ore autorizzate rispetto

ai 474.467.975 dei primi dieci mesi del 2009. Il riflusso degli interventi anticongiunturali, che in regione è in atto da maggio, se da un lato può dipendere da una congiuntura meno sfavorevole specie per le imprese più internazionalizzate, dall‟altro può essere il frutto della scadenza dei termini4 e del conseguente passaggio all‟utilizzo della Cassa integrazione guadagni straordinaria o in deroga, che nel 2010 è cresciuta enormemente, come vedremo diffusamente in seguito. Per quanto concerne la posizione professionale, è stata la componente operaia a pesare essenzialmente sul calo complessivo (-34,2 per cento), a fronte del decremento del 10,1 per cento degli impiegati.

Fig. 2.3.3 Ore di Cassa integrazione guadagni per dipendente dell‟industria. Periodo gennaio-ottobre 2010.

300,34

Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell‟economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat e Inps..

Tra i settori, il maggiore utilizzatore, vale a dire l‟industria metalmeccanica, ha registrato quasi 14 milioni di ore autorizate, vale a dire il 42,9 per cento in meno rispetto ai primi dieci mesi del 2009. Negli altri settori sono da sottolineare le flessioni delle industrie chimiche e dei minerali non metalliferi, mentre proseguono le difficoltà di quelle impegnate nella confezione di abbigliamento, che hanno accresciuto del 24,8 per cento le ore autorizzate, a fronte della sostanziale stabilità riscontrata nel sistema moda (+0,4 per cento). Un altro incremento degno di nota, pari al 74,9 per cento, ha riguardato l‟installazione impianti per l‟edilizia, che ha risentito delle difficoltà della collegata industria delle costruzioni. A tale proposito, tra problemi congiunturali e cause di forza maggiore dovute per lo più al maltempo, l‟industria edile, comprese le attività di escavazione e lavorazione di materiali lapidei, ha registrato 4.368.822 ore autorizzate, con una crescita del 35,7 per cento rispetto ai primi dieci mesi del 2009.

La Cassa integrazione straordinaria riveste un carattere strutturale, in quanto la concessione viene subordinata a stati di crisi oppure a ristrutturazioni, riorganizzazioni e riconversioni. Nel periodo gennaio-ottobre 2010 è emersa una situazione pesantemente negativa, che ha probabilmente riflesso, come accennato precedentemente, il passaggio dalla crisi temporanea di mercato a quella strutturale. Le ore

4 La durata massima della CIG ordinaria è di 13 settimane, più eventuali proroghe, fino a 24 mesi. La circolare Inps numero 58 del 20 aprile 2009 ha introdotto un criterio di maggiore flessibilità della Cig ordinaria: il limite di durata delle 52 settimane deve essere calcolato sulle singole giornate di sospensione dal lavoro e non sulle settimane. Questo significa che una settimana viene considerata usufruita solo se la contrazione del lavoro ha interessato sei giorni, o cinque in caso di settimana corta.

autorizzate sono ammontate in Emilia-Romagna a 29.285.187, quasi quadruplicando il quantitativo dei primi dieci mesi del 2009. In Italia si è saliti a circa 406 milioni e 688 mila ore autorizzate, per un

Tavola 2.3.3 – Cassa integrazione guadagni. Ore autorizzate per tipo di gestione. Emilia-Romagna e Italia.

Emilia-Romagna Italia

Periodo Ordinaria Straordinaria Deroga Totale Ordinaria Straordinaria Deroga Totale

2005 6.427.930 2.985.371 454.007 9.867.308 142.449.534 89.776.557 13.326.838 245.552.929

2006 4.408.888 2.958.549 1.536.139 8.903.576 96.571.464 111.194.082 23.509.256 231.274.802 2007 2.777.439 2.084.184 1.397.236 6.258.859 70.646.701 88.181.307 24.884.204 183.712.212

2008 4.680.905 2.969.775 987.390 8.638.070 113.024.235 86.688.660 27.947.360 227.660.255

2009 43.159.869 12.453.532 9.306.330 64.919.731 576.418.996 215.897.088 121.718.553 914.034.637 gen-ott 2009 34.933.969 7.923.477 3.783.202 46.640.648 474.467.975 156.652.674 80.887.776 712.008.425 gen-ott 2010 24.101.426 29.285.187 45.772.191 99.158.804 299.550.331 406.688.066 320.241.258 1.026.479.655 Fonte: elaborazione del Centro studi e monitoraggio dell‟economia Unioncamere Emilia-Romagna su dati Inps.

incremento percentuale pari al 159,6 per cento. In Emilia-Romagna l‟incremento delle autorizzazioni ha toccato tutti i settori, con le sole eccezioni dell‟installazione impianti per l‟edilizia, le cui ore sono scese da 103.380 a 76.818, e dei trasporti e comunicazioni (-14,5 per cento). Le industrie metalmeccaniche hanno accusato un aumento del 329,5 per cento, che ne ha portato il relativo peso al 35,7 per cento del totale, rispetto alla quota del 32,5 per cento dei primi dieci mesi del 2009. Nel sistema moda è stata superata la soglia dei due milioni di ore autorizzate, circa quattro volte in più rispetto a un anno prima.

Secondo i dati raccolti dalla Regione Emilia-Romagna, tra gennaio e ottobre 2010, sono stati stipulati 610 accordi sindacali per accedere alla Cig straordinaria rispetto ai 406 dell‟analogo periodo del 2009. Le unità locali coinvolte sono risultate 728 contro le 474 di un anno prima. I lavoratori interessati hanno superato le 36.000 unità e anche in questo caso c‟è stato un netto aumento rispetto alla situazione dei primi dieci mesi del 2009 caratterizzata da 22.712 lavoratori. La principale motivazione degli accordi stipulati è stata rappresentata dalla crisi aziendale, con 508 casi rispetto ai 318 di gennaio-ottobre 2009. Il salto è notevole e, come accennato precedentemente, può essere dipeso da aziende che non sono più riuscite a risollevarsi dalla crisi, dopo avere esaurito i termini per continuare a usufruire della Cig ordinaria.

Le prospettive per il futuro appaiono piuttosto incerte se non dovessi avviarsi una ripresa capace di rimettere in gioco le aziende in crisi. Secondo i dati raccolti dalla Regione, tra novembre 2010 e ottobre 2012, più di 47.000 lavoratori vedranno scadere la Cig straordinaria secondo gli accordi sindacali stipulati. Di questi, 30.721 sono concentrati nell‟industria meccanica e 6.565 nella produzione di minerali non metalliferi.

Per quanto concerne gli interventi in deroga, che vengono estesi a quelle imprese che non possono usufruire degli interventi ordinari e straordinari, i primi dieci mesi del 2010 si sono chiusi con un forte incremento. Parte di questo andamento è da attribuire all‟accordo, in atto da gennaio 2009, firmato dalla Regione Emilia-Romagna e dai rappresentanti delle associazioni dell‟artigianato e dai sindacati, che ha esteso la Cassa integrazione ordinaria e straordinaria in deroga anche ai dipendenti delle imprese artigiane, che prima potevano ricorrere alla sola mobilità. Si è trattato nella sostanza, per usare le parole dell‟allora assessore alle attività produttive Duccio Campagnoli, di una sorta di “grande contratto di solidarietà per imprese e lavoratori, con una gestione degli orari utile a salvaguardare produttività delle imprese e occupazione”.

Tra gennaio e ottobre 2010 le ore autorizzate in deroga in Emilia-Romagna sono ammontate a circa 45 milioni e 772 mila ore autorizzate, circa dodici volte in più rispetto al quantitativo dell‟analogo periodo del 2009. Per il solo artigianato sono stati sfiorati i 28 milioni di ore contro 2.289.303 dell‟anno precedente.

Secondo i dati raccolti dalla Regione Emilia-Romagna, a tutto il 31 ottobre scorso gli ammortizzatori in deroga avevano coinvolto in Emilia-Romagna poco più di 53.000 lavoratori, in gran parte concentrati nella meccanica, nei trasporti e comunicazioni e nel commercio, per un complesso di oltre 59 milioni di ore. Se si considera che a tutto il 31 ottobre 2009 i lavoratori interessati erano 14.403, con un carico di circa 6 milioni 759 mila ore, emerge un salto di notevoli proporzioni.

Anche in Italia il fenomeno delle deroghe ha assunto proporzioni decisamente elevate. Dai circa 80 milioni e 888 mila ore autorizzate dei primi dieci mesi del 2009 si è passati ai 320 milioni e 241 mila del 2010, vale a dire circa quattro volte in più.

Se rapportiamo le ore autorizzate complessivamente di Cig5 agli occupati alle dipendenze dell‟industria6 possiamo notare che l‟Emilia-Romagna ha perso alcune posizioni rispetto alla situazione dei primi dieci mesi del 2009, quando evidenziava il settimo migliore indice nazionale, con 82,71 ore pro capite. Nei primi dieci mesi del 2010 il rapporto sale a 161,95 ore, a fronte della media nazionale di 175,64, facendo scendere la regione alla quindicesima posizione. Tra il 2009 e il 2010 c‟è stato un aumento delle ore pro capite del 95,8 per cento, il più alto tra le regioni italiane. La situazione più critica ha riguardato nuovamente il Piemonte, con un valore pro capite di 300,34 ore (erano 260,65 nei primi dieci mesi del 2009), davanti a Puglia (236,45), Basilicata (223,47) e Lombardia (207,94). La regione meno colpita dal fenomeno è stata la Calabria, con 74,96 ore, seguita da Sicilia (83,00) e Liguria (89,26).

Tavola 2.3.4 – Iscrizioni nelle liste di mobilità per genere e normativa. Emilia-Romagna.

Maschi Femmine Totale

Legge Legge Legge Legge Legge Legge

Anni 223/91 236/93 Totale 223/91 236/93 Totale 223/91 236/93 Totale

2004 2.784 2.820 5.604 1.789 4.091 5.880 4.573 6.911 11.484

2005 3.401 3.567 6.968 2.368 4.573 6.941 5.769 8.140 13.909

2006 3.721 3.651 7.372 1.962 4.305 6.267 5.683 7.956 13.639

2007 2.859 3.806 6.665 1.916 4.273 6.189 4.775 8.079 12.854

2008 2.787 5.801 8.588 2.084 5.154 7.238 4.871 10.955 15.826

2009 4.110 12.185 16.295 2.509 8.235 10.744 6.619 20.420 27.039

gen-ott 2009 3.465 10.444 13.909 2.220 7.102 9.322 5.685 17.546 23.231

gen-ott 2010 5.151 9.586 14.737 2.593 7.075 9.668 7.744 16.661 24.405

Fonte: Regione Emilia-Romagna.

Per quanto concerne la mobilità disciplinata dalle Leggi 223/91 e 236/93, secondo i dati elaborati dalla Regione nei primi dieci mesi del 2010 sono state registrate 24.405 iscrizioni, con un incremento del 5,1 per cento rispetto all‟analogo periodo del 2009. Dal lato del genere, è stata la componente maschile ad accusare l‟aumento percentuale più consistente (+6,0 per cento), a fronte della crescita del 3,7 per cento registrata per le donne. Sotto l‟aspetto dell‟età, è da sottolineare la flessione del 20,9 per cento della classe più giovane, fino a 24 anni. Sono state pertanto le classi più anziane ad aumentare, in particolare quella degli ultraquarantanovenni, soprattutto maschi, (+14,8 per cento), che è tra le meno “collocabili” sul mercato del lavoro. Per quanto concerne il peso, lo strumento della mobilità ha riguardato soprattutto le fasce di età intermedie, tra i 30 e i 49 anni, (61,2 per cento del totale), rispecchiando nella sostanza la situazione dell‟anno precedente. Un altro aspetto negativo è emerso in termini di licenziati, per esubero di personale, iscritti nelle liste di mobilità. Secondo i dati raccolti dalla Regione, nei primi nove mesi del 2010 il fenomeno ha riguardato 45.363 persone contro le 37.462 dell‟analogo periodo del 2009 (+21,1 per cento).

Le domande di disoccupazione hanno iniziato a rifluire, dopo il massiccio impiego registrato nel 2009.

Secondo le elaborazioni della Regione su dati Inps, nei primi dieci mesi del 2010 ne sono state registrate complessivamente, tra ordinaria e con requisiti ridotti, 126.183, con un decremento del 17,7 per cento rispetto all‟analogo periodo del 2009. Al di là del calo, resta tuttavia un quantitativo che è apparso ancora al di sopra della situazione del 2008 (+25,4 per cento). Per la sola disoccupazione ordinaria, che riguarda per lo più i lavoratori che hanno subito un licenziamento, le domande sono diminuite tra il 2009 e il 2010 da 94.738 a 75.084, per una flessione percentuale pari al 20,7 per cento. Per quella a requisiti ridotti7 il calo percentuale è stato del 12,8 per cento.

5 Si è deciso di rapportare la Cig nel suo complesso, e non più per tipo d‟intervento come in passato, in quanto le ore autorizzate in deroga hanno riguardato sia interventi anticongiunturali che strutturali.

6 I dati sono ricavati dall‟indagine delle forze di lavoro dell‟Istat. Si tratta della media delle rilevazioni del primo e secondo trimestre del biennio 2009-2010.

7 E‟ una prestazione per il lavoratore, che avendo svolto lavori brevi e discontinui (ad esempio, le supplenze del personale precario della scuola privata), non riesce a raggiungere il requisito di contribuzione minimo richiesto per ottenere l‟indennità di disoccupazione con i requisiti normali (52 contributi settimanali).

Il ruolo delle donne nell’occupazione dipendente emiliano-romagnola

Analizzando i dati messi a disposizione da SMAIL, lo strumento informativo sul mercato del lavoro del Sistema camerale dell‟Emilia-Romagna, è possibile condurre alcune riflessioni sull‟occupazione femminile dipendente nel settore privato in regione.

A fine 2009 (ultimo anno intero disponibile), le donne rappresentano oltre il 42% degli occupati dipendenti del settore privato in Emilia-Romagna (467.800 persone su un totale di 1.102.200).

Dal punto di vista settoriale, in alcune attività, quali l‟istruzione, la sanità-assistenza, il turismo-ristorazione, i servizi di supporto alle imprese e gli “altri servizi” le donne rappresentano una quota largamente maggioritaria dell‟occupazione dipendente (oltre il 60%).

Esse rappresentano la maggioranza anche nelle attività professionali, nel commercio e nel credito-assicurazioni. Si riscontrano invece quote più contenute negli altri settori, fino al minimo del 14% nelle costruzioni, che con le public utilities, i trasporti e l‟industria si configurano come i settori in cui prevale largamente la componente maschile.

Tab. 1. Emilia Romagna: quote % dipendenti donne su totale, per settore - dic.2009

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

Costruzioni Public Utilities Trasporti Industria Agricoltura Attiv.artist.e ricreat.

ICT Credito-assic.

Commercio Attiv. profession.

Altri serv. imprese Turismo-ristorazione Altri servizi Istruzione Sanità e assistenza

Fonte: Banca dati SMAIL Emilia-Romagna

E‟ interessante poi rilevare che, sotto l‟aspetto della dimensione d‟impresa, le donne risultano maggiormente rappresentate nelle imprese con 1 o 2 addetti, dove superano il 50% del totale dei dipendenti. La quota femminile tende successivamente a ridursi al crescere della dimensione, ma risale in modo significativo oltre i 500 addetti, pur non raggiungendo in questo caso il 50% del totale.

A livello territoriale, sempre con riferimento a dicembre 2009, le differenze sono ovviamente meno rilevanti, ma si riscontra una quota di personale femminile più elevata della media in provincia di Ferrara (44,6% del totale contro il 42,4% della media regionale) e nelle tre aree romagnole: Forlì-Cesena (43,9%), Ravenna e Rimini (43,4% in entrambi i casi). Tra le province emiliane, quelle con la minore quota di donne sono Piacenza (38,5%) e Reggio Emilia (40,6%).

Tab. 2. Emilia Romagna: quote % dipendenti donne su totale, per dimensione d‟impresa - dic.2009

0 10 20 30 40 50 60

1000 add.e + 500-999 add.

250-499 add.

100-249 add.

50-99 addetti 20-49 addetti 10-19 addetti 6-9 addetti 3-5 addetti 2 addetti 1 addetto

Fonte: Banca dati SMAIL Emilia-Romagna

Tab. 3. Emilia Romagna: distribuzione % dipendenti donne per classi di età - dic.2009

Fino a 24 anni 7%

25-34 anni 28%

35-54 anni 58%

55 anni e + 7%

Fonte: Banca dati SMAIL Emilia-Romagna

La distribuzione dell‟occupazione dipendente femminile per classi di età vede una netta prevalenza della classe tra 35 e 54 anni (58%), seguita da quella tra 25 e 34 anni (28%). Questo riflette, da una parte, la maggior

scolarizzazione della componente femminile della forza lavoro regionale che, con maggior frequenza di quella maschile, protrae il proprio percorso di studi oltre le scuole superiori ma non solo. Un altro fenomeno conviene ed è, almeno in parte, causa del fenomeno appena descritto. Le ragazze faticano ancora di più dei ragazzi ad entrare nel mercato del lavoro, il che si sostanzia in una maggior disoccupazione giovanile.

Un ultimo accenno riguarda la nazionalità delle dipendenti. Il 13,5% delle stesse (cioè 63mila su 467.800) sono di nazionalità non italiana, di cui la maggior parte proviene da paesi dell‟Unione Europea (20.400 unità, 4,4% del totale) e da altri paesi europei (17.600, 3,8%).

Tra le cittadine di origine comunitaria, prevalgono le romene (10mila), le polacche (3mila), le tedesche (2mila) e le francesi (1.300). Tra le cittadini degli altri paesi europei prevalgono le albanesi (5.600), le moldave e le ucraine (3.100 entrambe) e le svizzere (2.200). Altri paesi non europei con una presenza rilevante di dipendenti immigrate sono il Marocco (4.700) e la Cina (3.600).

L‟incidenza delle immigrate sul totale delle dipendenti in regione mette in luce quanto il fenomeno dell‟immigrazione stia cambiando il panorama economico e sociale dell‟Emilia-Romagna.

Tab. 4. Emilia Romagna: dipendenti donne per nazione di provenienza - dic.2009

0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000

ROMANIA ALBANIA MAROCCO CINA MOLDOVA UCRAINA POLONIA SVIZZERA GERMANIA NIGERIA RUSSIA GHANA FRANCIA BRASILE FILIPPINE ARGENTINA

Fonte: Banca dati SMAIL Emilia-Romagna

2.4. Agricoltura

Nel documento Rapporto 2010 (4.4mb) (pagine 82-89)