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Il mercato del lavoro

Nel documento Rapporto 2010 (4.4mb) (pagine 28-33)

1.2. Scenario economico nazionale

1.2.5. Il mercato del lavoro

Forza lavoro, occupazione, disoccupazione

La ripresa internazionale non ha determinato una svolta in positivo per le condizioni del mercato del lavoro. Secondo l‟indagine Istat, tra gennaio e ottobre, rispetto all‟analogo periodo del 2009, l‟offerta di lavoro è rimasta sostanzialmente invariata (+11 mila unità), le forze di lavoro sono salite a quota 25 milioni 3 mila unità. Il tasso di attività della popolazione da 15 a 64 anni è sceso leggermente, passando da 62,5 a 62,3 per cento. È in particolare questa diminuzione dell‟offerta che testimonia la difficile condizione del mercato del lavoro. Gli occupati sono risultati in media 22 milioni 908 mila, 160 mila unità in meno, pari ad un decremento tendenziale dello 0,7 per cento. Il tasso di occupazione della popolazione tra 15 e 64 anni si è ridotto di 0,6 punti rispetto a un anno prima, risultando pari al 57,0 per cento. La difficile condizione del mercato del lavoro si è riflessa in un ulteriore limitato aumento delle persone in cerca di occupazione (+8,8 per cento, pari a 170 mila unità), che ha portato il totale a quota 2 milioni 95 mila. Il tasso disoccupazione è quindi salito dal 7,7 per cento all‟8,4 per cento.

Nel solo primo semestre, la riduzione tendenziale dell‟occupazione era stata dello 0,9 per cento, derivante da variazioni contrapposte nei macrosettori: in aumento nell‟agricoltura (+1,8 per cento), nelle costruzioni (+0,6 per cento) e nei servizi (+0,6 per cento), a fronte della forte diminuzione nell‟industria in senso stretto (-5,5 per cento). Il calo dell‟occupazione è stato sostanzialmente determinato dalla diminuzione delle posizioni lavorative dipendenti, scese di 424 mila unità (-1,2 per cento), certamente limitato grazie all‟impiego della cassa integrazione guadagni, mentre quelle indipendenti hanno registrato un marginale incremento (+0,2 per cento, pari a 20 mila unità).

Le previsioni prospettano per il 2010 una nuova flessione dell‟occupazione (intesa come impiego effettivo di lavoro nel processo produttivo, espresso in unità di lavoro standard) compresa tra -1,8 e -0,7 per cento. Il rallentamento della ripresa atteso per il 2011 non depone a favore del mercato del lavoro e l‟andamento dell‟occupazione dovrebbe determinare variazioni stimate tra -0,2 e +0,4 per cento. Il tasso di disoccupazione nel 2010 salirà a livelli compresi tra l‟8,4 e l‟8,7 per cento, per aumentare ancora nel 2011 a valori tra l‟8,3 e il 9,3 per cento. Le indicazioni elaborate dal Governo a settembre sono per una diminuzione dell‟occupazione dell‟1,5 per cento per l‟anno in corso e un suo aumento dello 0,7 per cento nel 2011, tanto da mantenere stabile il tasso di disoccupazione all‟8,7 per cento, sia nel 2010, sia nel 2011.

Nei primi nove mesi del 2010, in media, l‟occupazione nelle grandi imprese ha subito un calo dell‟1,8 per cento al lordo della Cig e dell‟1,0 per cento al netto della Cig, rispetto allo stesso periodo del 2009.

L‟anno in corso ha mostrato una minore divergenza delle variazioni dell‟occupazione nell‟industria e nel settore dei servizi. Nell‟industria l‟occupazione al lordo della Cig si è ridotta del 2,5 per cento, ma al netto della Cig la diminuzione è stata di solo lo 0,6 per cento. Nei servizi, la variazione è stata di -1,4 per cento al lordo della Cig. e di -1,3 per cento al netto della stessa.

Nonostante la condizione negativa del mercato del lavoro, nel periodo gennaio-ottobre 2010, le retribuzioni orarie contrattuali hanno messo a segno un aumento del 2,2 per cento rispetto al corrispondente periodo dell‟anno precedente.

Cassa integrazione guadagni

Le indicazioni giunte dalla cassa integrazione guadagni appaiono decisamente negative. Nella valutazione dei dati occorre ricordare che, come tutti gli indicatori del mercato del lavoro, la Cig riflette l‟andamento del ciclo economico con un certo ritardo e risente di tempi amministrativi. I dati dell‟occupazione non hanno ancora pienamente riflesso la pesantezza della crisi per effetto del massiccio ricorso alla cassa integrazione guadagni, che nei primi dieci mesi del 2010 è arrivata a superare il

Fig. 1.2.6. Ore autorizzate di cassa integrazione guadagni ordinaria, straordinaria non in deroga, in deroga (milioni).

Fonte: Inps 0 25 50 75 100 125

gen-08 apr-08 lug-08 ott-08 gen-09 apr-09 lug-09 ott-09 gen-10 apr-10 lug-10 ott-10

Ordinaria Straordinaria In deroga

miliardo di ore autorizzate, con un incremento del 44,2 per cento rispetto al già abnorme totale riferito all‟analogo periodo del 2009 (fig. 1.2.6).

In particolare da gennaio ad ottobre 2010, le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni ordinaria, di matrice prevalentemente anticongiunturale, sono risultate quasi 299,6 milioni, in diminuzione del 36,9 per cento.

La diminuzione rilevata pare riflettere un minimo di ripresa dell‟attività, ma soprattutto il raggiungimento dei termini massimi applicabili alla Cig ordinaria. I dati sono comunque eccezionali, pur se inferiori ai valori dello scorso anno, e non trovano riscontro nel passato. Sono avvicinati solo dagli oltre 229 milioni di ore autorizzate nel 1983 e dagli oltre 240 milioni di ore autorizzate nel 1993, anche se, per un confronto corretto, occorre considerare che i cambiamenti della normativa intercorsi hanno notevolmente ampliato i soggetti per cui può essere richiesta l‟autorizzazione.

Le ore autorizzate per interventi straordinari, non in deroga, concesse per stati di crisi aziendale oppure per ristrutturazioni, sono risultate quasi 406,7 milioni, con un aumento del 159,6 per cento rispetto ai primi dieci mesi del 2009. Nonostante il fenomeno sia in aumento la sua ampiezza è risultata anch‟essa limitata dal raggiungimento dei termini massimi applicabili, come per le autorizzazioni ordinarie.

Il raggiungimento dei termini massimi applicabili previsti dalle norme per la Cig straordinaria si è riflesso, infatti, nel notevole aumento del ricorso alla cassa integrazione in deroga. Le ore autorizzate nei primi dieci mesi sono risultate oltre 320,2 milioni, in aumento del 295,9 rispetto ai quasi 80,9 milioni di ore dello stesso periodo dello scorso anno.

Anche per la cassa integrazione straordinaria e in deroga si tratta di valori assoluti quasi senza precedenti. Tenuto conto delle variazioni della normativa intercorse, il raffronto non è più possibile con gli oltre 250 milioni di ore autorizzate nel 1993 e nel 1994, ma deve essere fatto con i livelli toccati nel periodo dal 1981 al 1988, che andarono da minimi di oltre 310 milioni sino ad un picco di 548 milioni di ore nel 1984. Il perdurare della crisi potrebbe portarci ben oltre tali livelli nel corso del 2011. Qual‟ora non si facesse un più ampio ricorso alle autorizzazioni in deroga si avrebbero massicce espulsioni di forza lavoro e un notevole aumento del tasso di disoccupazione. Questi fenomeni non potranno comunque essere evitati se la ripresa non si consoliderà.

2.2.6. I settori

Industria

Il crollo dell‟attività industriale che si è verificato dalla seconda metà del 2008 non ha eguali nel passato. A causa della debolezza della ripresa dell‟attività in corso, il livello della produzione industriale rimarrà per lungo tempo inferiore a quello precedente la crisi. Anche nel caso vada lentamente consolidandosi una ripresa dell‟attività economica complessiva, si determinerà, probabilmente, un ridimensionamento dell‟importanza del settore industriale, non solo in termini relativi, ma in termini assoluti, con pesanti ripercussioni in termini di valore aggiunto, ma più ancora di riduzione della struttura industriale e dell‟occupazione. L‟esperienza delle recessioni del 1981 e del 1992, meno profonde

dell‟attuale, mostra quali possono essere gli effetti in termini di processi di ristrutturazione delle imprese, riallocazione dei processi produttivi e degli addetti tra settori e aree del paese e a livello globale. A ciò si aggiunga che le difficoltà del sistema creditizio, ad ora tutt‟altro che risolte, potrebbero avere pesanti ripercussioni negli anni a venire sulle imprese industriali. Ne potrebbero risentire particolarmente soprattutto le piccole e medie imprese che hanno fatto da sempre particolare affidamento al credito come fonte di capitale e che non hanno, e difficilmente potranno avere, accesso diretto al mercato del credito, come fonte alternativa di finanziamento.

Nei primi nove mesi del 2009, l‟indice grezzo del fatturato dell'industria ha registrato un incremento del 9,7 per cento, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, variazione che risulta del 9,3 per cento per l‟indice corretto per gli effetti di calendario. La ripresa è stata di minore ampiezza per il fatturato realizzato sul mercato nazionale (+7,4 per cento) e maggiore per quello derivante dai mercati esteri (+15,3 per cento). La ripresa si è confermata trainata dalle esportazioni e ha avvantaggiato soprattutto i settori industriali maggiormente orientati ai mercati internazionali.

Restano ben lontano i valori massimi dell‟indice toccati all‟inizio del 2008 (fig. 1.2.7). Nello stesso periodo, il fatturato del solo settore manifatturiero ha fatto segnare un aumento del 9,4 per cento, tenuto conto degli effetti del calendario.

In termini congiunturali, l‟indice destagio-nalizzato della produzione industriale ha fatto segnare variazioni mensili positive durante tutti i primi otto mesi del 2010, ma ha accusato un rallentamento a settembre, in concomitanza con il diffondersi di dubbi sulla solidità della ripresa a livello mondiale e del debito dei paesi periferici dell‟area dell‟euro. Nei primi nove mesi del 2010, l‟indice grezzo della produzione industriale è aumentato del 6,0 per cento rispetto allo stesso periodo dell‟anno scorso, variazione che si riduce al 5,7 per cento, tenuto conto degli effetti del calendario. Nello stesso periodo l‟indice della sola produzione manifatturiera ha registrato un incremento di analoga ampiezza (+6,0 per cento). I segni del passaggio della crisi sono ben evidenti, l‟indice della produzione industriale resta molto lontano dai valori massimi dell‟indice raggiunti nella primavera del 2008 (fig. 1.2.8).

Sulla base delle previsioni Isae, nel 4° trimestre 2010, l‟indice grezzo della produzione industriale dovrebbe registrare un nuovo incremento tendenziale del 4,6 per cento, tale da determinare nel complesso del 2010 un aumento della produzione industriale del 5,6 per cento (fig. 1.2.8). Prometeia ritiene che il miglioramento della congiuntura internazionale non possa proseguire con questo ritmo e che un rallentamento dell‟attività, in particolare nel nostro paese, non permetterà alla produzione industriale di risalire più di un ulteriore 2,3 per cento nel corso del 2011.

Fig. 1.2.7. Indice destagionalizzato del fatturato dell‟industria.

Periodo: settembre 2008 – settembre 2010

Fonte: Istat.

Fig. 1.2.8. Indice destagionalizzato della produzione industriale. Periodo: settembre 2008 - dicembre 2010

Fonte: Istat ed elaborazioni Isae su dati Istat.

Fig. 1.2.9. Indice destagionalizzato degli ordinativi

dell‟industria. Periodo: settembre 2008 - settembre 2010

Fonte: Istat.

A due anni dall‟avvio della crisi, si conferma la necessità di una riflessione sulla questione industriale, cioè sulle prospettive di esistenza nel nostro Paese di un ampio e competitivo settore industriale. Si tratta di un fattore chiave che sta alla base delle possibilità crescita dell‟attuale modello di sviluppo nazionale. Proprio la dimensione e la competitività del settore indu-striale sono sempre più in discussione. Ricordiamo ancora che delle numerose cause della questione industriale italiana, molte non dipendono da caratteri specifici del settore stesso, ma sono da attribuire ad aspetti afferenti ad altri settori che contribuiscono a definire il sistema paese e la sua mancanza di competitività complessiva.

L‟andamento degli ordini fornisce indicazioni positive sulla prosecuzione nel breve periodo della ripresa, essendo risultato migliore di quello del fatturato. Da gennaio a settembre 2010, l‟indice grezzo degli ordini è aumentato in termini tendenziali del 14,1 per cento. Come per il fatturato, anche per gli ordini la crescita è stata più limitata sul mercato nazionale, +9,4 per cento, e più +23,2 per cento su quelli esteri. Nonostante l‟avvio della ripresa, i livelli massimi dell‟indice toccati ad inizio 2008 restano lontani (fig. 1.2.9).

Il grado di utilizzo degli impianti industriali, secondo quanto risulta dall‟inchiesta trimestrale Isae, nella media del periodo da gennaio a settembre, si è ripreso, risalendo a quota 69,7 per cento. L‟impiego della capacità produttiva è andato progressivamente aumentando nel corso dell‟anno (fig. 1.2.10). Ancora si può rilevare però che in assenza di una più sostanziale ripresa, il permanere di un grado di utilizzo degli impianti ridotto determinerà effetti negativi non solo sulla programmazione degli investimenti, ma sulla consistenza della struttura industriale.

Secondo l'indagine Isae, il clima di fiducia delle imprese manifatturiere ed estrattive, dopo avere toccato un minimo a marzo 2009 è andato progressivamente e quasi ininterrottamente migliorando sino a novembre di quest‟anno. Nonostante ciò, il clima non è ancora dei migliori. L‟indice a novembre si colloca a quota 10,6 ben al di sotto dei livelli raggiunti nel 2006 (fig. 1.2.13).

Costruzioni

Fig. 1.2.10. Grado di utilizzo degli impianti e ore lavorate, indice destagionalizzato,

Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso le imprese manifatturiere ed estrattive.

Fig. 1.2.11. Indice trimestrale destagionalizzato della produzione nelle costruzioni. Periodo: II trimestre 2005 - II trimestre 2009

Fonte: Istat.

Fig. 1.2.12. Indice del valore delle vendite del commercio fisso al dettaglio (2005=100). Periodo: settembre 2008 - settembre 2010

Variazioni percentuali tendenziali Indice

100,0 101,0 102,0 103,0 104,0 105,0

ago-08 nov-08 feb-09 mag-09 ago-09 nov-09 feb-10 mag-10 ago-10

Fonte: Istat.

Come atteso, si conferma ancora negativo il quadro nel settore delle costruzioni. A partire dal secondo trimestre 2008, la produzione ha registrato variazioni congiunturali di segno negativo ogni trimestre sino al primo dell‟anno in corso. Quindi ha invertito la tendenza e nei due trimestri successivi ha fatto registrare incrementi del 3,0 e del 3,2 per cento, rispettivamente. Ciò nonostante, nel confronto tra i primi tre trimestri del 2010 e il corrispondente periodo del 2009, l‟indice corretto per gli effetti di calendario e l‟indice grezzo hanno registrato diminuzioni, quasi costante tendenza ascendente nel resto dell‟anno, fino a giungere a novembre a livelli superiori ai massimi dello scorso anno (fig. 1.2.14).

Ciò nonostante da gennaio ad ottobre, in media, l‟indice è sceso rispetto allo scorso anno.

Considerando le serie componenti l‟indice, sono migliorati i giudizi sui piani di costruzione, mentre sono rimasti sostanzialmente stabili i giudizi riflessi nell‟indice delle tendenze della manodopera, nonostante oscillazioni congiunturali più ampie rispetto allo scorso anno. Si tratta dell‟indice che valore delle vendite complessive del commercio, a prezzi correnti, ha registrato un lieve incremento tendenziale, più 0,1 per cento (fig. 1.2.12). Si tratta di un risultato abbastanza deludente, tenuto conto che la rilevazione avviene ai prezzi correnti e che da gennaio a settembre di quest‟anno i prezzi al consumo (Nic), comprensivi dei tabacchi, sono aumentati dell‟1,4 per cento. L‟analisi delle vendite per forma distributiva conferma il quadro congiunturale negativo del commercio a fronte della debolezza dei consumi. Infatti il risultato complessivo deriva da un aumento dello 0,7 per non alimentari sono aumentate dello 0,3 per cento.

Il clima di fiducia delle imprese del commercio (Isae) si è mantenuto sui livelli massimi dell‟anno, nei primi mesi del 2010, ed ha successivamente Fig. 1.2.13. Clima di fiducia delle imprese manifatturiere ed

estrattive, indice destagionalizzato, base 2005=100

Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso le imprese manifatturiere ed estrattive.

Fig. 1.2.14. Clima di fiducia delle imprese delle costruzioni, base 2005=100

Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso le imprese delle costruzioni.

Fig. 1.2.15. Clima di fiducia delle imprese delle commercio, indice destagionalizzato, base 2005=100

Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso le imprese del commercio al minuto tradizionale e della grande distribuzione.

Fig. 1.2.16. Clima di fiducia delle imprese dei servizi, indice destagionalizzato

Fonte: Isae, Inchiesta mensile presso le imprese dei servizi.

avviato una tendenza cedente che lo ha condotto sui minimi ad agosto. Da allora ha iniziato una nuova ripresa (fig. 1.2.15). Nei primi undici mesi del 2010 la media dell‟indice è comunque migliorata rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Esaminando le serie che entrano nella definizione del clima di fiducia, nella media del periodo, sono migliorati i giudizi relativi all‟andamento corrente degli affari, le aspettative espresse nei giudizi sulle attese del volume futuro delle vendite, mentre solo le valutazioni relative ad un eccesso delle giacenze sono in aumento.

Il clima di fiducia dei servizi di mercato ha mostrato segni di debolezza nel corso della tarda primavera, facendo toccare all‟indice un minimo a maggio, il clima è poi migliorato e l‟indice è giunto a novembre sui livelli con cui aveva iniziato l‟anno. Si è quindi consolidata la ripresa, che aveva caratterizzato i sei mesi centrali del 2009, con un netto miglioramento medio rispetto allo scorso anno (fig.

1.2.16). Nello stesso periodo, il clima di fiducia migliora soprattutto nel settore dei servizi alle imprese e quindi in quello dei servizi turistici, mentre per i settori dei servizi di informazione e comunicazione e dei servizi di trasporto e magazzinaggio, si è assistito ad un consolidamento della ripresa sui livelli della fine dello scorso anno.

Nel documento Rapporto 2010 (4.4mb) (pagine 28-33)