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La comparazione tra realtà socio-giudiziarie: Emilia Romagna e New Jersey

Capitolo V: Nota metodologica

1. La comparazione tra realtà socio-giudiziarie: Emilia Romagna e New Jersey

L’analisi sistemica si è sviluppata tramite una comparazione tra Autorità Giudiziarie con specifiche competenze nel processo penale a carico di imputati minorenni in due realtà non immediatamente comparabili, ma che presentano

interessanti punti di contatto e, ancora, divergenze. I due casi studio sono stati selezionati nella consapevolezza di posizionarsi su framework differenti in termini di ordinamento giuridico60 e dunque le strutture e le procedure che ne derivano possono chiaramente essere costruite e segnate da dinamiche differenti; ciò riflettendosi in egual modo sugli esiti.

Tuttavia la comparazione proposta non è stata dettata da scelte casuali; ed anzi intende trovare legittimazione proprio in queste immediate e visibili divergenze. Innanzitutto, occorre precisare che il processo penale a carico di imputati minorenni nasce negli Stati Uniti presentandosi come prima esperienza in cui adolescenti e ragazzi autori di reato trovavano un collocamento entro strutture giudiziarie penali separate e distinte da quelle per gli adulti. Come noto, la prima Corte minorile nasce nel 1889 a Cook County nell’Illinois e da quella esperienza si produssero ramificazioni in tutti gli Stati che, pioneristicamente rispetto alle esperienze del mondo occidentale europeo, permisero il consolidamento di procedure e strutture che l’Italia conobbe solo dopo gli anni ’30, con la legge 1404/34 che istituiva e definiva il funzionamento del tribunale per minorenni (Del Carmen,Trulson 2006; Sims, Preston 2006; Palomba 2002; Di Nuovo, Grasso 2005). Molti istituti, tra cui spicca quello della messa alla prova, presenti nel processo penale italiano rappresentano dunque una importazione di misure nate e applicate nel sistema statunitense ed è apparso dunque rilevante individuarne punti di contatto e difformità, in particolare soffermandosi sull’utilizzo di strumenti di giustizia riparativa e sulle scelte che gli attori compiono in relazione a tali specifiche misure di intervento (Scivoletto 1999). La scelta del caso di studio ha permesso, in qualche misura, di isolare elementi esterni che potessero influenzare le modalità applicative e operative degli strumenti a disposizione delle autorità giudiziarie sostanziando un’analisi in grado di concentrarsi sulle prospettive degli attori coinvolti nei processi decisionali, andando ad individuare componenti tendenzialmente libere da fattori legati al sistema.

60 Come è già stato anticipato nel Capitolo 1 si tratta di due modelli distinti: il Common Law,

diffuso in tutti i Paesi anglosassoni, che si fonda sul precedente giurisprudenziale piuttosto che su una codifica dettagliat di leggi ed altri atti normativi, come invece accade nei sistemi nei quali vige un sistema di Civil Law, come in questo caso l’Italia. È dunque possibile immaginare come le strutture, la tutela delle garanzie durante il processo, la ratio che fonda le misure sanzionatorie possano assumere connotati differenti rispetto al contesto italiano poiché legittimate da fonti non riscontrabili nei soli codici scritti ma anche – e soprattutto – dalle decisioni del giudice (Guarnieri, Pederzoli 2002; Di Federico 2004; Damǎska 1991).

Si pensi, ad esempio, che in alcuni Stati dell’America del Nord la mediazione può prevedere varie forme di partecipazione (Community/Family Group Conferencing,

Community- Restorative Board, Community Sentencing/Peacemaking Circles61) o ancora, essa può essere impartita sotto forma di sanzione tout court; aspetti, questi, che non pienamente diffusi nel nostro Paese.

Seppur la consapevolezza delle differenze strutturali delle due realtà coinvolte, rispettivamente la Regione Emilia Romagna (con il Tribunale per i Minorenni, avente sede a Bologna) e lo Stato del New Jersey (con le Family Court delle Contee di

Middelsex e Monmouth), non sia mai venuta meno – ed anzi ha costituito una costante

unità di analisi – i casi studio sono stati selezionati in base a caratteristiche precise che hanno visto l’utilizzo degli attributi tipici del contesto italiano come termine di paragone per la individuazione del caso statunitense.

La scelta di circoscrivere l’analisi al Tribunale di Bologna è stata dettata da una duplice motivazione. Anzitutto un motivo autobiografico: nel percorso formativo post laurea, coerente con l’interesse di studio che ha portato alla produzione di una tesi di laurea magistrale concernente i minori devianti e sistema giustizia, in un’analisi comparata del modello italiano e statunitense si è presentata, nel febbraio 2012, la possibilità di svolgere un tirocinio formativo presso il Tribunale per un periodo di sette mesi. L’esperienza di stage è stata occasione per comprendere dall’interno le dinamiche di tale istituzione, per conoscere le principali funzioni e attività svolte dagli operatori del sistema penale; in quelle circostanze ed in seguito all’osservazione dell’attività del tribunale si è deciso di approfondire aspetti relativi ai processi decisionali compiute nei confronti dei giovani imputati e le ragioni che vi sono alla base.

La seconda motivazione è di ordine operativo-concettuale. Avendo avuto occasione di sviluppare strumenti e chiavi d’interpretazione relative alle politiche di intervento adottate entro la struttura del tribunale e delle realtà presenti sul territorio che, necessariamente, intessono relazioni di collaborazione e scambio con l’Autorità Giudiziaria, è stato possibile muoversi entro un contesto noto che ha permesso così di focalizzare l’attenzione e le energie al cuore della questione espresse nella domanda

61 Si tratta di forme di mediazione che vedono coinvolti, oltre ovviamente all’autore di reato e la

sua vittima, anche alcuni membri delle loro famiglie e una parte della comunità di appartenenza. In questi casi, dunque, nella gestione del caso e nella sua risoluzione si prevede il contributo di soggetti non direttamente implicati nel fatto reato ma che ne hanno subito le conseguenze – direttamente e indirettamente – vedendo modificate e compromesse relazioni, attività, abitudini e percezioni.

di ricerca. I dati forniti da fonti statistiche62 sono stati incrociati con le informazioni acquisite in fase di “osservazione diretta”, rendendo più agevole la formulazione delle domande da porre agli intervistati selezionati ma soprattutto l’individuazione di fattori determinanti gli esiti delle politiche attuate dal TM, nelle sue prassi.

Parallelamente, la scelta di individuare alcune contee del New Jersey come oggetto di comparazione trova principale motivazione in due caratteristiche rilevanti: la forte spinta delle politiche di deistituzionalizzazione 63 ha comportato una riforma importante degli interventi destinati a minorenni autori di reato, promuovendo un impiego piuttosto significativo di misure alternative di sanzione, tra cui la probation o l’affidamento a strutture socio-assistenziali presenti sul territorio, attraverso l’attivazione di interventi di diversion. Nello specifico si può fare riferimento alla nota

Juvenile Detention Alternative Initiative (conosciuta con il nome di JDAI) promossa a

livello nazionale dalla Annie E. Casey Foundation; l’iniziativa si sostanzia in una serie di programmi alternativi aventi l’obiettivo di far decrescere il numero della popolazione carceraria minorile e ampliare ulteriormente il bacino d’utenza delle strutture socio-assistenziali presenti sul territorio. Il progetto sta incontrando il favore di molti operatori del sistema e modalità di applicazione estremamente virtuose, tanto da fruttare al New Jersey la qualifica di “Stato modello” nell’implementazione di questa iniziativa governativa.

62 Le principali fonti statistiche utilizzate sono state quelle emesse dal Dipartimento di Giustizia

Minorile del Ministero di Giustizia. In particolare sono state selezionate le Analisi statistiche dei flussi di utenza dei Servizi della Giustizia Minorile degli anni 2012, 2013 e 2014 (disponibili al sito web http://www.giustiziaminorile.it/statistica/analisi_statistiche/flussi_di_utenza/Flussi_di_Utenza_2012.pd f;http://www.giustiziaminorile.it/statistica/analisi_statistiche/flussi_di_utenza/Flussi_di_Utenza_2013.p df; http://www.giustiziaminorile.it/statistica/analisi_statistiche/flussi_di_utenza/Flussi_2014.pdf.) che sintetizzano, prima in forma aggregata – a livello nazionale – e poi scorporati per ogni realtà presente sul territorio nazionale, la portata dei flussi di minorenni presi in carico nei servizi di giustizia minorile dettagliando le caratteristiche principali dell’utenza e le strutture di competenza. Contestualmente sono state oggetto di interesse anche le analisi svolte con riguardo all’utilizzo della misura della MAP per i medesimi anni, (disponibile al medesimo sito internet http://www.giustiziaminorile.it/statistica/analisi_statistiche/sospensione_processo/Messa_Alla_Prova_ 2012.pdf;http://www.giustiziaminorile.it/statistica/analisi_statistiche/sospensione_processo/Messa_All a_Prova_2013.pdf;http://www.giustiziaminorile.it/statistica/analisi_statistiche/sospensione_processo/M essa_Alla_Prova_2014.pdf). I dati non sono stati incrociati in un’analisi bivariata ma sono stati utili, affiancati anche dai dati raccolti dell’analisi dei fascicoli svolta entro il TM, a sondare l’estensione del fenomeno e a produrre una più ampia consapevolezza della portata del medesimo.

63 Tutti i report sono disponibili al sito della Annie E. Casey Foundation: http://www.aecf.org.

Inoltre, sul tutto il territorio statale sono presenti numerosi strutture dislocate nelle varie contee che offrono programmi di diversion e di coinvolgimento in attività socialmente utili molto utilizzato dall’Autorità Giudiziaria. È possibile avere informazioni sui programmi di intervento specifici e sulle realtà territoriali ai siti web: http://www.state.nj.us/lps/jjc/facilities.html e http://www.nj.gov/oag/jjc/localized_programs.html

Ne deriva dunque un sistema penale fortemente ancorato ad un contesto sociale e territoriale che ha promosso una sinergia importante tra strutture del sistema giustizia ed enti del territorio, modellando un sistema integrato che molto si avvicina a quello comunque presente nel nostro Paese e che rende lo stato del New Jersey più idoneo ad una comparazione, rispetto ad altre realtà statunitensi nelle quali le misure e modalità di intervento sbilanciate verso un approccio maggiormente severo e punitivo.