Le interviste svolte entro questo lavoro di ricerca coinvolgono differenti tipologie di soggetti, selezionati sulla base delle finalità peculiari all’ambito specifico indagato. Nelle traccia delle domande somministrate sono state individuate 5 aree tematiche comuni, utilizzate per l’analisi del contenuto, che possono essere individuate in:
1. Background – formazione – attività, inteso come percorso di studio, di formazione specifica nell’ambito del processo penale minorile e relative scelte professionali;
2. Misure previste – valutazione degli interventi, in cui si tentano di identificare le principali misure impiegate dagli intervistati e la valutazione, sulla base della loro esperienza, dell’efficacia o meno delle medesime;
3. Giustizia riparativa, ove si sondano le percezioni degli intervistati in merito a questo particolare ambito di giustizia, i punti di forza e le criticità. Si indagano, quindi, le motivazioni alla base di tali scelte;
4. Esiti e feedback delle misure, dove si richiede ai soggetti una auto-valutazione degli interventi di giustizia riparativa, con particolare attenzione alla mediazione vittima-autore di reato;
5. Scenari futuri, in cui si stimola l’intervistato ad una riflessione rispetto ai possibili scenari nei prossimi anni, con riguardo altresì all’implementazione della normativa internazionale in materia66.
66 Si vedano, ad esempio la Direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25
ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI; l’entrata in vigore della Legge 67/2014 che
introduce l’utilizzo della probation per adulti; e il Decreto Legislativo 212/2015 di attuazione della
direttiva 2012/29/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2012, che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e che sostituisce la decisione quadro 2001/220/GAI.
La voce degli intervistati
Area tematica 1: Background – formazione – attività
Rispetto al percorso formativo e alle esperienze professionali emerge chiaramente, in relazione al contesto italiano, una precisa e specifica preparazione rispetto ai temi che concernono il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Come si è avuto modo di discutere in precedenza, la struttura del processo a carico di imputati minorenni richiede una specializzazione e specifica preparazione per gli operatori del sistema di giustizia, che debbono formarsi su precise competenze relative particolarmente all’ambito penale.
In questo humus fertile dove si sono sviluppate le competenze dei soggetti, non di rado è stata rilevata la presenza di un fattore di spinta – che gli intervistati sono riusciti chiaramente ad identificare con l’aver incontrato una persona o aver vissuto una intensa esperienza di formazione – che ha permesso loro di entrare in contatto con il processo penale minorile e che li ha visti desiderosi di apportare le loro competenze entro tale ambito. Dunque, le esperienze lavorative accumulate sono state, per la maggior parte, indirizzate ad acquisire conoscenze e competenze in questo specifico settore a sostegno, poi, di una tipologia di apprendimento esperienziale, necessario – a detta di tutti gli intervistati – per lavorare in questo campo. La decisione degli attori appare essere consapevole e finalizzata al raggiungimento di una specifica posizione professionale che va ad integrarsi, con sintonia, con gli scopi e gli obiettivi propri del procedimento penale a carico di imputati minorenni.
«Il mio intreccio con il mondo del processo penale minorile in realtà è stato, come tante cose di vita casuale, nel senso che il mio caro amico sostituto procuratore c/o il Tribunale dei Minori, un giorno mi chiamò per dirmi: “perché non t'iscrivi come difensore d' ufficio nell'elenco predisposto c/o il Tribunale vista la tua specializzazione, la tua sensibilità per i temi del diritto penale minorile?” Sensibilità che lui riconosceva molto nel fatto che io ho avuto una esperienza di docenza in questo ambito […] ho dovuto studiare molto attentamente e parallelamente tutti gli istituti riguardanti in particolare il processo penale minorile e naturalmente spiegarli ai miei studenti…» (avvocato- int. 5)
«ho cominciato subito ad occuparmi di procedimenti amministrativi e penale (dibattimenti) perché poi erano le cose che io avevo visto a scuola, aumentate di intensità […] mi trovavo molto a mio agio anche se non sapevo assolutamente niente di procedura penale e di processo minorile e poi me li sono imparati qua però comunque sono stati campi molto naturali dove entrare […] con ciò si combinato con il fatto che due amici in due momenti diversi che avevano fatto loro il g.o. in due tribunali diversi uno qui e l'altro a ***** mi hanno detto “ma perché tu che ti occupi di queste cos,e ma perché non provi a diventare g.o.”?» (giudice onorario – int. 9 )
«Adesso per la mia esperienza personale e formazione professionale e anche generazionale, diciamo noi giudici minorili della mia generazione, ci siamo formati sul campo cioè per esperienza diretta e nel confronto con i magistrati più anziani, più esperti, e quindi […] ognuno si occupava del settore minorile proprio perché gli interessava e gli piaceva…» (giudice – int. 2)
Il tema legato alla sensibilità e alle risorse personali appare in modo ricorrente nelle parole degli intervistati; ciò che si evince maggiormente dalle loro riflessioni si lega alla necessità di saper essere attenti e ricettivi rispetto a tematiche relative al confronto e all’educazione degli adolescenti, e alla necessità di saper accompagnare queste doti con una adeguata formazione e preparazione. Le competenze che ciascun attore deve poter possedere, entro le dinamiche del processo, trascendono da quelle strettamente previste per il ruolo – avvocato, magistrato, assistente sociale etc. – creando così delle figure poliedriche, fluide, flessibili.
Essenziale, secondo molti, imparare a non mischiare mai i piani ma tenendo ciascuno un occhio di riguardo per l’obiettivo rieducativo nel suo insieme: a tal fine viene espressa dall’intera compagine intervistata, trasversalmente senza distinzione di età o genere, l’importanza di creare e mantenere un elevato grado di collaborazione con gli altri attori del sistema. Parte integrante dell’attività di ciascuno è di sapere intessere rapporti virtuosi che rendano significativi ed efficaci gli interventi previsti. In questo scenario si sottolinea l’importanza di favorire contesti di mutuo ascolto come possibilità di comunicare e di confrontarsi su obiettivi condivisi, apprendendo modalità di lavoro che contemplano un costante scambio di informazioni, una formazione continua che trae benefici e miglioramenti dalla possibilità di lavorare