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Capitolo V: Nota metodologica

4. Selezione degli intervistat

Tipicamente collegato all’idea di metodologia quantitativa appare riduttivo, se non addirittura fuorviante, riferirsi al concetto di campionamento quando si parla di interviste semi-strutturate. Con il termine campionamento si intende una caratteristica qualificante della selezione dell’oggetto di studio che ha un obiettivo di rappresentatività, ossia di poter riprodurre in piccolo le caratteristiche della popolazione che si intende rappresentare (Corbetta 2014). Nel caso della presente ricerca, l’attenzione non si focalizza sulla generalizzabilità del risultato ottenuto quanto piuttosto sulla testimonianza degli intervistati e sulla possibilità di accedere alla prospettiva del soggetto coinvolto, in virtù del ruolo ricoperto e dalle esperienze che lo hanno visto coinvolto. Più che di campionamento si può parlare dunque di intervistati selezionati su un piano sistematico di rilevazione che ha permesso la individuazione di soggetti sulla base di loro caratteristiche specifiche ed attinenti al focus della ricerca (Ibidem). Si è, dunque, proceduto alla costruzione di un gruppo di riferimento empirico di natura logico-rappresentativa, ovvero i candidati sono stati selezionati senza alcuna ambizione di individuare un campione rappresentativo dell’intero universo, quanto piuttosto di un gruppo differenziato al proprio interno e significativo per la conoscenza della tematica in esame (Cipolla 1998).

Sebbene l’obiettivo non sia quello di giungere ad un campionamento rilevante in senso statistico vero e proprio, è importante che il numero di casi selezionati possa produrre informazioni generalizzabili e non legate alla sporadicità o alla casualità dei colloqui. Per tale ragione si ritenuto necessario scegliere un numero congruo d’intervistati in modo che ci fosse una rappresentanza quanto più prossima alla realtà delle posizioni presenti entro l’ambito studiato. Come spesso accade in questi casi – in cui si analizza un sistema e le interazioni degli attori al suo interno – si è ricorso alla tecnica del “campionamento a valanga” (Lombi 2015) con il quale è stato possibile identificare un gruppo di soggetti che, a loro volta, hanno suggerito nominativi corrispondenti a specifiche categorie individuate dall’intervistatore.

Si tratta di un campionamento di solito usato per le popolazioni clandestine (Corbetta 2014: 406) ma che qui è stato adottato facendo ricorso alla individuazione del primo, noto, gruppo di attori del procedimento penale da intervistare i quali a loro volta hanno suggerito altri nomi di possibili soggetti da far partecipare per la raccolta delle informazioni. I candidati sono stati selezionati in conformità a caratteristiche specifiche legate alla posizione ricoperta entro il processo penale minorile. Si sono scelti individui coinvolti nei ruoli decisionali a vari livelli del procedimento che avessero un’esperienza di tre anni almeno in tale settore e che fossero ancora in servizio al momento dell’intervista, presso le strutture individuate per lo studio di caso. Non sono state compiute discriminazioni riguardo al sesso, età, razza di appartenenza – fattore determinante non già nel nostro Paese quanto nel contesto statunitense, ove il fattore razziale rappresenta una questione ancora molto dibattuta in campo scientifico e accademico (DeJong, Jackson 1998; Hawkins, Kempf Leonard 2005; Peterson, Krivo, Hagan 2006; Miller 2008) – o altre specificità legate a caratteristiche socio-demografiche personali del soggetto. In fase di analisi dei dati raccolti, la scelta risulta rilevante dal punto di vista empirico poiché non ostacola né inibisce lo sviluppo dei divergenti punti di vista riportati, pur dentro il medesimo contesto lavorativo ed ambientale.

Le interviste realizzate sono state complessivamente 30, così suddivise: operatori di Polizia (5); Pubblici Ministeri (5); Avvocati (5); Magistrati (8); Operatori dei Servizi Sociali (7).

I ruoli rappresentati sono magistratura inquirente, magistratura giudicante, componente onoraria, avvocatura e operatori dei servizi sociali dell’Ufficio Servizio Sociale Minorile per quanto riguarda il caso studio italiano; mentre sono stati intervistati prosecutors, juvenile judges, defense attorney, probation officer e police

Intervista Paese Ruolo

1 Italia Giudice - donna

2 Italia Giudice -uomo

3 Italia Giudice - uomo

4 Italia Pubblico Ministero - uomo

5 Italia Avvocato - uomo

6 Italia Avvocato - uomo

7 Italia Giudice onorario -uomo

8 Italia Giudice onorario - uomo

9 Italia Giudice onorario - donna

10 Italia FF.OO. - uomo

11 Italia Operatori del Servizio - donna

12 Italia Operatori del Servizio - donna

13 Stati Uniti Judge - uomo

14 Stati Uniti Judge - donna

15 Stati Uniti Police Officer - uomo

16 Stati Uniti Police Officer - uomo

17 Stati Uniti Police Officer - donna

18 Stati Uniti Police Officer - donna

19 Stati Uniti Public Defender - donna

20 Stati Uniti Public Defender - donna

21 Stati Uniti Public Defender - uomo

22 Stati Uniti Prosecutor - donna

23 Stati Uniti Prosecutor - donna

24 Stati Uniti Prosecutor - uomo

25 Stati Uniti Prosecutor - uomo

26 Stati Uniti Probation officer- donna

27 Stati Uniti Probation officer - donna

28 Stati Uniti Probation officer - uomo

29 Stati Uniti Probation officer - uomo

30 Stati Uniti Probation officer - uomo

I nominativi individuati sulla base di conoscenza, contatti e passa-parola sono stati invitati a partecipare inizialmente tramite contatto mail e poi telefonicamente; in alcune circostanze, in particolare nel contesto italiano, è stato necessario produrre una richiesta formale all’Autorità competente garantendo per iscritto che le informazioni ricavate in sede di intervista sarebbero state trattate come dati sensibili e dunque analizzate in forma anonima, riservata e strettamente confidenziale, nell’ottica di un’analisi aggregata dei dati emersi. La collaborazione dei soggetti selezionati è stata piuttosto elevata seppur non totale; principalmente le cause di mancata adesione all’invito possono essere ritrovate nell’impossibilità di garantire una disponibilità di tempo ampia (il tempo medio di un’intervista si attesta intorno al 60-75 minuti), compromettendo, di fatto, il naturale svolgimento dell’incontro.

Infine, il coinvolgimento di soggetti esperti dell’argomento trattato ha facilitato la creazione di un terreno comune e di un codice linguistico condiviso che assicura una più profonda comprensione non già delle domande in sé quanto piuttosto del contesto entro cui ci si è mossi evitando così di dover definire, volta per volta, un sistema di significati e di dimensioni cognitive che ha necessariamente facilitato la conduzione del colloquio (Corbetta 2014). La condivisione di un linguaggio e di una terminologia chiara e comprensibile ha consentito di muoversi in un percorso segnato da un clima di rispettosa empatia e reciprocità, senza ovviamente che si verificassero alterazioni o squilibri nell’interazione.

Capitolo VI: