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Il comparto agrumicolo 1 Le superfic

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4.3 Il comparto agrumicolo 1 Le superfic

Per quanto diffusi in tutta l’isola, gli agrumi non rientrano nel novero delle colture più importanti dell’agricoltura regionale dal punto di vista economico. In termini di superficie, l’agrumicoltura occupa circa l’1% della SAU isolana, pur se si rinviene la presenza di alberi di agrumi in un numero consistente di imprese. Ciò perché, non poche aziende coltivano agrumi al fine di soddisfare i consumi familiari o per fini “ ornamentali” e “ decorativi” (Madau, 2008).

Invero, al pari di altre realtà nel Mediterraneo, la Sardegna appare in molte aree particolarmente vocata alla coltivazione degli agrumi – pur se le difficili condizioni pedo-climatiche rendono difficile la pratica in molte porzioni di territorio - ma alcuni fattori storici e determinate scelte politiche ed imprenditoriali hanno limitato lo sviluppo dell’agrumicoltura solamente a talune regioni (Idda e Madau, 2006). Si tratta del Sarrabus e delle Piane di Orosei e Tortolì – regioni collocate sul versante orientale dell’isola – del Basso Campidano e dell’Alto Campidano, nella regione attorno ad Oristano e Milis.

Attualmente la superficie investita ad agrumi corrisponde ad oltre 7 mila ettari (Tabella 4.7). Rispetto al 1999, la superficie complessiva si è leggermente ridotta, pur se tale riduzione è in linea con il processo di progressiva contrazione che da qualche decennio caratterizza l’agrumicoltura regionale. Da un lato, vi sono ragioni comuni al resto dell’Italia che spiegano il decremento delle superfici poste ad agrumi – vale a dire la perdita di competitività dell’agrumicoltura italiana e la crescente concorrenza nei mercati internazionali - dall’altro lato, si segnalano talune peculiarità specifiche della realtà sarda

(Madau, 2008). Tra queste, l’aggravarsi delle già difficili condizioni legate all’approvvigionamento idrico, specie nel Sud dell’isola, e la concorrenza esercitata da altre pratiche, pastorizia in primis, per l’utilizzo del territorio (Idda e Madau, 2006).

Comunque, il fatto che - nonostante l’accentuata siccità nella regione meridionale dell’isola - negli ultimi anni la superficie si sia ridotta in modo meno energico che in passato, può essere preso come indicatore che testimonia quanto sia radicata la presenza degli agrumi nelle poche aree vocate della Sardegna. In altri termini, laddove il comparto mostra una certa vitalità, pare che riesca a mantenere una certa tenuta, pur in presenza di condizioni climatiche e contingenti poco favorevoli.

Tab. 4.7 - Superficie con agrumi - Anni 2007 e 1999

Superficie 2007 Superficie 1999 ha % ha % Δ 07-99 (%) Arancio 5.054 71,0% 5.067 70,6% -0,3% Mandarino 671 9,4% 668 9,3% 0,4% Clementina 921 12,9% 955 13,3% -3,6% Limone 473 6,6% 490 6,8% -3,5% Totale agrumi 7.119 100,0% 7.180 100,0% -0,8%

Fonte: ns. elaborazioni su ISTAT (2007c)

Oltre il 70% della superficie agrumata è occupata dall’arancio, coltura che si sviluppa per oltre 5 mila ettari (Tabella 4.7). La coltura mostra una certa differenziazione sotto il profilo varietale, dove si registra una preminenza delle Naveline e delle Washington Navel24. Tra le bionde, da segnalare la

presenza delle Belladonna, delle Thompson e delle Vaniglia. Tra le pigmentate, invece, si rileva la diffusione delle Tarocco, mentre stanno acquisendo un’importanza sempre maggiore le Moro e le Sanguinello, quest’ultime adatte soprattutto per spremute.

Scarsamente diffuso il limone – coltura che in passato vantava, invece, una tradizione, soprattutto nel Nord Sardegna – i piccoli frutti (mandarino e clementine) assommano nel loro complesso circa 1.600 ettari, pari ad oltre il 22% dell’intera superficie investita ad agrumi. Sul versante dei mandarini, le varietà più diffuse si identificano con le Satsuma – varietà precoce e la più diffusa in assoluto - l’Avana e la Ciaculli. Per quanto attiene le clementine, le cultivar coltivate sono appena due: Clementine comune e Clementine di Nules.

4.3.2 La produzione

Come si può vedere dalla Tabella 4.8, la produzione di agrumi nel 2006/2007 ammonta a circa 750 mila quintali, di cui circa i tre quarti concernono le arance. Misurata sotto il profilo quantitativo, la produzione agrumicola è sostanzialmente immutata rispetto a 7 anni prima. La produzione di arance è lievemente aumentata (+1,5%), quella delle clementine è, invece, diminuita seppur in modo trascurabile (meno dell’1%), mentre quella dei mandarini si colloca sul medesimo livello delle stagioni 1999/2000.

24 Ambedue le varietà abbinano alle apprezzate caratteristiche organolettiche la precocità di maturazione – seconda decade di Novembre e prima decade di Dicembre - qualità che consente loro di piazzarsi sui mercati con un certo margine di anticipo su altre varietà.

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Tab. 4.8 - Produzione degli agrumi. Anni 2006/2007 e 1999/2000

Coltura 2006/07 (q) 1999/00 (q) Δ 07-99 (%)

Arancio 549.228 541.247 1,5%

Mandarino 68.440 68.415 0,0%

Clementina 85.516 86.104 -0,7%

Limone 45.659 47.262 -3,4%

I valori riportati corrispondono alla media del biennio di riferimento Fonte: ns. elaborazioni su ISTAT (2007c)

Complessivamente, la Produzione Vendibile dell’agrumicoltura regionale è attualmente pari a circa 21 milioni di euro (Graf. 4.3). Trascurando l’effetto esercitato dai prezzi, la produzione ha riportato un brusco incremento nell’anno tra il 1997 ed il 1998, per poi attestarsi su valori pressoché costanti dal 1998 al 2006, registrando solo oscillazioni di natura fisiologica.

Al contrario, l’andamento della PLV misurata a prezzi correnti appare più dinamico. A partire dal 2000 fino al 2003, infatti, la PLV registra un sensibile incremento (+5,5% il tasso annuo di crescita della PLV nel triennio considerato). Così come riscontrato per la frutta e gli ortaggi, le sfavorevoli condizioni climatiche e congiunturali dei mercati hanno determinato una riduzione dell’offerta di agrumi in Italia, accompagnata da un più che apprezzabile aumento dei prezzi.

Graf. 4.3 - Produzione vendibile di agrumi. Anni 1997-2006

Fonte: ns. elaborazioni su dati INEA

In Sardegna, la produzione si è mantenuta su livelli piuttosto modesti – la Regione contribuisce solamente per poco più del 2% alla PV agrumicola nazionale – senza evidenziare, come detto, ripercussioni sensibili sul fronte dell’offerta.

Viceversa, in virtù della tendenza all’aumento dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli e agrumicoli sul mercato italiano, anche nell’isola gli agrumi hanno fatto registrare un considerevole incremento dei prezzi, pari a circa al 6% su base annua.

Nel triennio successivo, in linea con quanto accaduto sull’intero mercato italiano, i prezzi hanno

registrato una notevole flessione, decrescendo al tasso del 3,5% annuo. Tale riduzione dei prezzi

ha portato il valore della PLV agrumicola su valori appena più alti di quelli rilevati circa 10 anni prima. Relativamente al peso di ciascuna specie sulla PLV, le arance - con 14 milioni di euro realizzati - incidono per i due terzi sul valore complessivo degli agrumi prodotto in Sardegna (Tabella 4.9). Il resto della PLV è ripartito in modo quasi equo tra mandarini, clementine e limoni.

Tab. 4.9 - Produzione Vendibile per colture agrumicole. Anno 2006

Coltura PLV (.000 euro) % Arancio 14.016 66,8% Mandarino 2.425 11,6% Clementina 2.247 10,7% Limone 2.287 10,9% TOTALE 20.975 100,0%

Fonte: ns. elaborazioni su dati INEA (2007)

4.4 Il comparto vitivinicolo