• Non ci sono risultati.

Il Consorzio di Bonifica del Cixerr

SERVIZI CONNESS

3.4 Il Consorzio di Bonifica del Cixerr

Il Consorzio del Cixerri si estende nella regione sud-occidentale della Sardegna e si sviluppa su un territorio di 22.931 ettari compreso tra i massicci del Sulcis e dell’Iglesiente e che degrada fino a lambire il Campidano. La superficie del Consorzio insiste sul territorio di 9 comuni – di cui 7 afferenti alla nuova provincia Carbonia-Iglesias e 2 a quella di Cagliari - anche se nel complesso essa occupa solamente il 25% della superficie delle municipalità interessate.

Si tratta di un’area poco popolata, con un numero di abitanti che non raggiunge le 100 mila unità e che sono, di fatto, concentrati nei due centri principali, cioè Carbonia ed Iglesias.

La SAU complessiva entro i confini del Comprensorio ammonta a 11.360 ettari, di cui 6.960 attrezzati per l’irrigazione da fonti consortili (61%). Da ciò che risulta dai dati a nostra disposizione riferiti al 2007, la superficie irrigata è pari a 1.181 ettari (meno del 17% della superficie attrezzata).

3.4.1 L’agricoltura

In virtù delle risorse naturali di cui beneficia il territorio, l’attività principale della regione è sempre stata quella estrattiva. Il Comprensorio è, infatti, caratterizzato dalla diffusa presenza di miniere, un tempo assai produttive ed attualmente per la gran parte dismesse. Negli ultimi decenni, l’industria chimica ha sostituito il settore estrattivo quale attività motore dell’economia della regione, per quanto anch’essa negli ultimi anni versi in uno stato di crisi profonda .

Il ruolo esercitato dall’attività estrattiva e dall’industria chimica e le buone risultanze reddituali ad esse associate – pur in fasi storiche differenti - hanno fatto sì che per anni l’agricoltura occupasse una posizione di secondo piano in seno all’economia delle aree rurali. Nonostante la concorrenza per l’utilizzo dei terreni, alcune attività agricole e zootecniche hanno avuto modo di svilupparsi, sebbene solo occasionalmente accompagnate da livelli di remunerazione soddisfacenti.

Con la crisi del settore minerario, l’agricoltura ha svolto progressivamente un ruolo “ di rifugio” per la manodopera in uscita dagli altri settori, e fornendo sbocchi occupazionali e godendo di maggiore rilevanza entro l’economia locale (Banco di Sardegna, 2004b). Soprattutto nelle realtà più distanti dai centri urbani, attualmente l’agricoltura e l’allevamento rappresentano il cardine sul quale è imperniata l’economia del territorio afferente al Comprensorio. L’allevamento ovino nella fattispecie - così come nella maggior parte delle regioni dell’isola – costituisce l’attività di riferimento, mentre risultano poco diffusi gli altri comparti produttivi.

Negli ultimi anni, l’agricoltura della regione si è contraddistinta per il proliferare di attività connesse con quella principale di produzione di beni primari – soprattutto agriturismo – che stanno consentendo di aumentare le fonti di redditi in un settore che ad oggi, invero, versa in quest’area ancora in condizioni di ritardo nello sviluppo tecnologico ed economico.

3.4.2 Le superfici irrigate e le colture praticate

Con riferimento al 2007, la superficie irrigata si attesta su 1.181 ettari (Tabella 3.5). Considerando che nel 1998 era approssimativamente 1.700 ettari, la riduzione appare piuttosto marcata (circa il 29%).

In modo particolare, si osserva una notevole contrazione da parte delle superfici investite a foraggere, che nel loro complesso sono passate da 837 a 220 ettari, circa 4 volte meno rispetto al 1998.

Mentre si osserva in questo ambito un aumento delle superfici della medica in irriguo di circa un terzo nel periodo considerato, la superficie delle foraggere avvicendate passa da 34 a 22 ettari (-35,3%), mentre – dato ben più rilevante – gli erbai in irriguo che nel 1998 si estendevano su una superficie di 720 ettari, nel 2007 non raggiungono i 90 ettari.

Tale contrazione ha comportato una drastica riduzione dell’incidenza delle foraggere sul totale della SAU irrigua: nel 1998 oltre la metà della superficie irrigua del Comprensorio del Cixerri era investita a foraggere; attualmente la quota non raggiunge il 19%. Da primo gruppo di colture per estensione, le foraggere sono passate al terzo posto nell’arco di soli 9 anni.

Più in generale, pare che anche in questo territorio si sia andato incontro ad un processo di razionalizzazione nella gestione dell’acqua irrigua, evidenziato in altre realtà dell’isola. Si riscontra, infatti, una minore propensione alla distribuzione dell’acqua nelle colture, quali quelle foraggere, che meno necessitano – almeno in termini relativi – dell’irrigazione e, viceversa, una tendenza a concentrare l’irrigazione nelle coltivazioni irrigue, che possiamo definire “ tradizionali”.

La testimonianza più eloquente è fornita dalle piante da frutto, la cui superficie in irriguo nel 1998 ammontava a 220 ettari e ad oggi si sviluppano su un’estensione di circa il doppio maggiore di quella osservata nell’anno di inizio del periodo di riferimento. L’incidenza sulla SAU irrigua del Comprensorio è superiore al 27%, il che fa dell’arboricoltura da frutto il primo comparto della regione per superficie coltivata.

Tab. 3.5 – Superficie irrigata per singole colture nel CB del Cixerri. Anni 2007 e 1998

Coltura Superficie 2007 Superficie 1998

ha % ha % Δ 07-98 (%) Cereali 248 21,0% 329 19,8% -24,6% - Mais 164 13,9% 242 14,6% -32,2% - Sorgo 84 7,1% 87 5,2% -3,4% Piante foraggere 220 18,6% 837 50,4% -73,7% - Erbai 88 7,5% 720 43,3% -87,8% - Foraggere avvicendate 22 1,9% 34 2,0% -35,3% - Medica 110 9,3% 83 5,0% 32,5% Piante ortive 106 9,0% 51 3,1% 107,8% - Ortaggi in genere 85 7,2% 45 2,7% 88,9% - Carciofo 21 1,8% - - - - Pomodoro - - 6 0,4% - Piante da frutto 322 27,3% 220 13,2% 46,4% Olivo 168 14,2% - - - Vite 90 7,6% 150 9,0% -40,0% Piante floricole 2 0,2% 23 1,4% - Colture protette 11 0,9% 17 1,0% -35,3% Altre 14 1,2% 34 2,0% -58,8% TOTALE 1.181 100,0% 1.661 100,0% -28,9% Fonte: ns. elaborazioni su dati INEA (SIGRIA) e Sanna e Madau (2002)

48

Parimenti, si registra un aumento considerevole – oltre il doppio – delle superfici investite ad ortive. Gli oltre 100 ettari ricoperti con ortive in irriguo corrispondono al 9% dell’intera SAU irrigata della regione. In particolare, per quanto si tratti di superfici di piccola entità, si osserva che il carciofo inizia ad essere coltivato in irriguo (21 ettari).

Al contrario, la superficie in irriguo coltivata a cereali è diminuita di circa un quarto nell’arco di 9 anni, passando da circa 330 a meno di 250 ettari, per gran parte ascrivibile alla contrazione delle superfici a mais. Ciò nonostante, i cereali occupano la seconda posizione (21%) tra le colture irrigue del Comprensorio in termini di superficie investita.

La quarta posizione è appannaggio dell’olivo, coltura che nel 1998 non rientrava nel novero di quelle irrigue, almeno con riferimento al Consorzio del Cixerri. Nel 2007, invece, si rinvengono circa 170 ettari – pari ad oltre il 14% della SAU irrigua complessiva – e ciò fornisce un’ulteriore indicazione del processo di razionalizzazione dell’agricoltura irrigua avvenuto negli ultimi anni.

Infine, la vite – invero non molto diffusa in questi territori – è coltivata in irriguo per 90 ettari (circa l’8% della superficie totale). Nel 1998, gli ettari ammontavano a 150, ma si tratta di un territorio che in cui si è proceduto diffusamente ad spiantare i vigneti a causa, soprattutto, delle condizioni siccitose che negli ultimi anni stanno limitando la proficuità degli investimenti in viticoltura.

3.4.3 I sistemi di irrigazione

Anche in questo caso non si dispone di statistiche dettagliate. Le uniche informazioni si riferiscono all’agricoltura nel suo complesso e riportano che nel 58,7% della superficie irrigua (693 ettari) l’acqua è distribuita attraverso sistemi di microirrigazione, mentre nella restante porzione, si pratica l’irrigazione per l’aspersione.

CAPITOLO 4

L

E DINAMICHE PRODUTTIVE DELLE PRINCIPALI COLTURE IN IRRIGUO

In questo capitolo, l’attenzione è rivolta a tracciare un quadro sugli aspetti strutturali, produttivi ed economici dei più importanti comparti agricoli regionali nei quali risulta consistente il ricorso all’irrigazione. Sulla base di quanto riportato nei capitoli precedenti, la scelta è ricaduta su cinque comparti: quello orticolo, il frutticolo, l’agrumicolo, il vitivinicolo e il foraggero. Si tratta, infatti, delle attività – tra quelle più caratterizzanti l’agricoltura regionale – che maggiormente contribuiscono a determinare la superficie irrigua nell’isola (complessivamente circa il 70% della superficie irrigua è di pertinenza di tali colture, vedasi Tabella 2.8).

Invero, come si può constatare dalla Tabella 2.9, nel novero dei comparti analizzati non abbiamo fatto rientrare alcune attività che a tutto diritto possono essere classificate come irrigue. È il caso, nella fattispecie, della barbabietola da zucchero, coltura che in questa sede non risulta meritevole di ulteriori approfondimenti, in quanto pressoché scomparsa negli ultimi anni nei campi della Sardegna, a causa soprattutto delle mutate e più sfavorevoli politiche di sostegno offerte dalla Politica Agricola Comunitaria (PAC)20.

Viceversa, si è voluto prendere in esame il comparto delle foraggere, nonostante la superficie irrigata sia una porzione di poco superiore al 10% del totale. In realtà, tale porzione corrisponde, come visto, ad un terzo dell’intera superficie sarda in cui si pratica l’irrigazione e, quindi, il comparto occupa un ruolo di primo piano nel consumo di acqua, per quanto non si possa definire “ irriguo”.

La scelta di trattare la foraggicoltura è stata dettata, inoltre, da motivazioni legate alle prospettive di sviluppo della zootecnia regionale. Infatti, la possibilità di migliorare la diffusione e l’efficienza dell’irrigazione nelle aziende zootecniche potrebbe aprire a più remunerative soluzioni tecniche in merito alla produzione. Tra queste, si citi la possibilità di produrre insilati – preparati a base di colture irrigue quali il mais e la medica – attualmente quasi sempre somministrati agli animali in via succedanea e reperiti sui mercati extraregionali.

Tornando all’illustrazione dei contenuti del presente capitolo, è opportuno precisare che la descrizione si svilupperà tenendo conto dell’intera situazione relativa al comparto produttivo di riferimento, vale a dire senza poter distinguere in modo netto – soprattutto per i comparti in cui l’uso dell’irrigazione non è diffusissimo - le produzioni provenienti da pratiche irrigue da quelle in asciutto.

Questo perché, innanzitutto, la mancanza di dati precisi circa le produzioni in irriguo non consente – se mai fosse possibile - di enucleare il peso economico del comparto irriguo entro quello di riferimento.

Inoltre, si ritiene di maggiore utilità fornire una descrizione dell’intero comparto, in quanto spesso la scelta di ricorrere all’irrigazione è funzione di fattori strutturali (p.e., presenza di pozzi e accessibilità a corsi e bacini), organizzativi (p.e., allaccio alla rete consortile) e contingenti (p.e., politica agricola), che condizionano le scelte degli imprenditori anche nel breve periodo. Al mutare di determinate condizioni, quindi, può cambiare l’incidenza dell’irrigazione nelle pratiche colturali e la situazione attuale è solo una fotografia di uno stato contingente. Pertanto, la scelta da noi adottata di

20 Vedasi a riguardo Zezza (2006) per maggiori informazioni circa la riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato dello zucchero (OCM Zucchero). Si ricordi in questa sede che, tra le misure che hanno favorito l’abbandono della coltura in Sardegna, la Riforma ha previsto la riduzione del prezzo istituzionale, la riduzione del prezzo minimo al conferimento e una compensazione ai bieticoltori che abbandono l’attività a causa della chiusura dello stabilimento presso cui conferivano.

50

riferire l’analisi ai comparti di riferimento nel loro complesso riflette l’esigenza di tracciare il campo in cui l’agricoltura irrigua maggiormente opera o presenta potenzialità per espandersi.

È comunque ovvio che, se si pensa agli agrumi od ad alcune colture ortive, la presenza o meno dell’irrigazione è un fattore necessario affinché quel tipo di attività possa svilupparsi e che quindi, con buna approssimazione, per questi comparti si può parlare a pieno diritto di colture “ irrigue”.

4.1 Il comparto orticolo