SERVIZI CONNESS
5.1 Le principali misure a favore dell’agricoltura irrigua in Sardegna
5.1.2 La programmazione regionale
La Sardegna si è contraddistinta negli ultimi anni per un certo fermento normativo in materia di gestione delle acque. Una serie di provvedimenti sono stati adottati in seguito ai mutamenti della cornice istituzionale brevemente illustrati nel paragrafo precedente. Altri invece hanno fatto seguito ad un quadro di riforme di più ampio respiro volte a ridurre la frammentarietà delle istituzioni locali
33 Il decentramento amministrativo sarà successivamente ampliato a partire dal D.lgs 112/98 che conferisce specifiche funzioni e compiti amministrativi alle Regioni e agli Enti locali anche con riferimento alle risorse idriche (p.e., la progettazione e la realizzazione di opere idrauliche, il rilascio di concessioni d’uso, le funzioni di controllo e vigilanza) e ridefinisce le competenze tra i vari livelli amministrativi e di governo.
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presenti nella Regione – non solo aventi funzioni in materia di acqua – ed a riassegnare le relative competenze.
Dal momento che i provvedimenti intrapresi sono piuttosto numerosi ed articolati, in questa sede l’attenzione sarà prevalentemente rivolta alle misure che hanno più dirette ripercussioni sull’agricoltura irrigua, pur tenendo bene in considerazione che la complessità dei problemi connessi con la gestione dell’acqua è tale da non poter discernere in modo analitico gli usi irrigui dagli altri usi.
Come espressamente indicato nel Documento unitario di programmazione 2007-2013 (Regione Sardegna, 2007b), negli ultimi anni, la Sardegna ha adottato taluni strumenti di programmazione e pianificazione finalizzati alla gestione razionale dell’acqua, di seguito riportati:
• il Piano d’Ambito (2002). Esso rappresenta, come detto, lo strumento di regolazione tecnica ed economica di cui si dota l’Autorità d’Ambito per organizzare a livello di ATO il Servizio idrico Integrato ai sensi di quanto previsto dalla Legge 36/1994. In Sardegna è stato individuato un unico ATO i cui confini si identificano con quelli amministrativi della Regione. L’obiettivo generale alla base del Piano d’Ambito è quello del raggiungimento dell’equilibrio tra fabbisogni idrici del settore civile e disponibilità.
• il Piano di Tutela delle Acque (2005). Esso è funzionale a censire lo stato di salute di tutti i corpi idrici superficiali e sotterranei, marini e d’acqua dolce stabilendo le regole per la gestione di questa risorsa.
• Il Piano Stralcio di Bacino Regionale per l’Utilizzo delle Risorse Idriche (2006). Esso definisce gli interventi infrastrutturali e gestionali necessari ad ottenere l’equilibrio del bilancio domanda/offerta a livello regionale, nel rispetto dei vincoli di sostenibilità economica ed ambientale imposti dalla normativa. Tale definizione dovrà avvenire su un arco temporale di medio-lungo periodo – corrispondente a circa un decennio – e con un adeguato livello di affidabilità anche negli anni idrologicamente più difficili.
• Il Nuovo Piano Regolatore Generale degli Acquedotti (2006). Esso stabilisce in modo puntuale i fabbisogni idrici per gli usi civili e gli schemi acquedottistici regionali.
Per quanto concerne l’uso irriguo dell’acqua, gli strumenti sui quali è opportuno focalizzare l’attenzione sono il Piano Stralcio di Bacino Regionale per l’Utilizzo delle Risorse Idriche (Regione Sardegna, 2006a) ed il Piano di Tutela delle Acque (Regione Sardegna, 2005a).
Il primo strumento – noto anche con l’acronimo PSURI – si pone come finalità la definizione degli interventi infrastrutturali e gestionali – in un arco di tempo di medio periodo – necessari ad ottenere l’equilibrio domanda/offerta di acqua, anche negli anni idrogeologicamente più difficili. Tale obiettivo dovrà essere conseguito nel rispetto dei vincoli di sostenibilità economica ed ambientale imposti dalle norme nazionali e comunitarie.
Si è già menzionato nel capitolo 2, come dalla verifica delle disponibilità idriche è emerso nel PSURI che l’isola versa in uno stato di deficit. Per colmare tale lacuna, il Piano individua alcuni obiettivi prioritari rappresentati da:
• ripristino della massima funzionalità del sistema;
• rimozione dei fattori limitanti nell’utilizzo delle risorse disponibili; • efficientamento dell’uso della risorsa potenziale disponibile nel sistema;
• reperimento di nuove risorse funzionali alla realizzazione di nuovi attrezzamenti irrigui nelle aree interne e svantaggiate della Sardegna;
• ripianamento del deficit nella Sardegna meridionale.
Il secondo strumento è stato predisposto a seguito delle disposizioni contenute nel D.Lgs 152/99 e prevede i seguenti obiettivi finalizzati a garantire la qualità e la disponibilità delle acque nell’isola: • raggiungimento o mantenimento degli obiettivi di qualità fissati dal D.Lgs.152/99 e suoi collegati
per i diversi corpi idrici ed il raggiungimento dei livelli di quantità e di qualità delle risorse idriche compatibili con le differenti destinazioni d’uso;
• recupero e salvaguardia delle risorse naturali e dell’ambiente per lo sviluppo delle attività produttive ed in particolare di quelle turistiche (da perseguire con strumenti adeguati soprattutto negli ambienti costieri);
• raggiungimento dell’equilibrio tra fabbisogni idrici e disponibilità, per garantire un uso sostenibile della risorsa, anche con accrescimento delle disponibilità idriche attraverso la promozione di misure tese alla conservazione, al risparmio, al riutilizzo ed al riciclo delle risorse idriche;
• lotta alla desertificazione.
Dalla lettura di questi ed altri documenti programmatici emerge chiaramente come la Regione Sardegna si ponga tra gli obiettivi prioritari quello di migliorare l’efficienza della distribuzione dell’acqua per meglio equilibrare l’allineamento tra domanda ed offerta, cercando di migliorare nel contempo la qualità della risorsa.
Per quanto attiene all’agricoltura, sulla base delle indicazioni fornite dal legislatore regionale, l’implementazione di tecniche volte a risparmiare il più possibile l’acqua e di criteri di tariffazione più razionali dovrebbe consentire di riequilibrare, almeno in parte, il gap tra domanda ed offerta dell’acqua. Sia il Documento Strategico Regionale (Regione Sardegna, 2006b) che il Piano Regionale di Sviluppo
2007-2009 (Regione Sardegna, 2007a) ed il Documento Unitario di Programmazione (Regione
Sardegna, 2007b) individuano, infatti, alcuni indirizzi programmatici in favore della migliore gestione dell’acqua sia a livello generale che, nella fattispecie, per usi irrigui che fanno leva al raggiungimento di questi due obiettivi.
Sul primo versante – l’adozione di tecniche che risparmino acqua - la programmazione regionale fa esplicito riferimento alla necessità di utilizzare sistemi colturali più efficienti, impiegare colture e varietà meno esigenti, irrigare nei cicli stagionali più favorevoli, sfruttare i suoli più fertili, cercare di contenere le perdite di acqua nelle reti di adduzione e distribuzione, ammodernare gli impianti, e recuperare risorse non convenzionali. Inoltre, tra le misure capaci di minimizzare gli sprechi di acqua si indica la possibilità di impiegare maggiormente le acque reflue nei campi.
Tali misure dovranno essere favorite nel rispetto di determinati vincoli di natura economica (p.e., sicurezza negli approvvigionamenti, soprattutto nelle aree interne), ambientale (p.e., salvaguardia del patrimonio paesaggistico) e sociale (p.e., tutela del patrimonio culturale e degli agglomerati insediativi), oltre che in un ottica macrosistemica improntata a una più efficiente e razionale politica dell’acqua nel suo complesso ed alla gestione integrata della risorsa.
Sul secondo versante – i criteri di tariffazione - si riconosce la necessità inderogabile di adottare tariffe che siano in grado di indurre una riduzione dei consumi. Anche in considerazione delle disposizioni contenute nella Direttiva Comunitaria 2000/60 CE, la strada da percorrere individuata
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dall’Amministrazione regionale è quella di applicare tariffe differenziate a seconda del tipo di utenza, in grado di assicurare il recupero dei costi idrici, compresi quelli per la tutela ambientale ed il mantenimento di un buono stato quali-quantitativo della risorsa.
Il rischio di innalzamento dei prezzi oltre livelli accettabili dovrà essere minimizzato attraverso una politica di governo dell’acqua che privilegi il contenimento dell’offerta, laddove si riconoscono eccessi di quest’ultima rispetto alla domanda ottimale. Secondo il legislatore, inoltre, la struttura tariffaria dovrà consentire a far emergere i costi opportunità dei diversi usi e a rendere disponibili risorse finanziarie atte a realizzare investimenti strutturali ed infrastrutturali a beneficio di una migliore gestione della risorsa da parte della collettività.
Sulla base dei proponimenti illustrati nei documenti programmatici regionali, queste ed altre misure dovranno essere adottate dando pieno compimento agli strumenti di programmazione e pianificazione che concernono le risorse idriche e che sono stati di sopra elencati. Andranno, infine, rafforzate le funzioni di monitoraggio e controllo degli interventi al fine di assicurare l’efficacia e l’efficienza in fase di governo dell’acqua.