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4.1 Il comparto orticolo 1 Le superfic
Date le caratteristiche orografiche e pedoclimatiche della Sardegna, l’orticoltura si è tradizionalmente sviluppata soltanto in alcune regioni, che esprimono una particolare vocazione in quanto mostrano ampie porzioni di pianura: la Piana del Campidano e quella della Nurra.
Nella Piana del Campidano, si rileva una situazione piuttosto variegata a seconda della zona. Nella parte “ bassa” si diffondono le ortive più tradizionali dell’isola – carciofo e pomodoro – mentre la parte “ alta” si caratterizza per la presenza di ortaggi, poco coltivati nel resto della Sardegna, quali il melone, il cocomero e le altre piante ortive da frutto (p.e., fragola). Nella Piana della Nurra, oltre al carciofo, si registrano soprattutto coltivazioni di patata, legumi freschi e piante da insalata.
Invero, se si guarda alla diffusione in termini di presenza delle colture nel territorio a prescindere dall’entità della superficie occupata, si riscontra che la maggior parte delle aziende agricole e zootecniche sarde ha al suo interno appezzamenti coltivati con ortaggi e/o con piante da frutto. Tuttavia, più che sovente si tratta di parcelle di piccolissima dimensione, al più sufficienti a provvedere ai fabbisogni familiari e, pertanto, la diffusione in termini di superficie è alquanto modesta.
Più nel dettaglio, riferendosi al 2007 la superficie regionale investita con colture orticole ammonta a circa 30 mila ettari (Tabella 4.1). Circa il 45% dell’intera superficie è coltivata a carciofo, coltura che occupa un ruolo di primo piano nelle dinamiche produttive ed economiche del settore agroalimentare in Sardegna. La coltivazione del carciofo si sviluppa, oltre che nella Nurra, soprattutto nel Basso Campidano, nell’Anglona e nel Logudoro, queste ultime due regioni collocate nella parte settentrionale dell’isola. La coltura manifesta, comunque, caratteristiche differenti a seconda delle zone in cui è coltivata, così come sostanzialmente differenziate risultano le tecniche di coltivazione (Pulina, 1996).
Tra le altre colture, i legumi freschi nel loro complesso assommano il 10% della SAU con ortive, stessa incidenza della patata, seconda coltura per ordine di importanza in termini di superficie investita ad ortaggi. Le piante da insalata occupano circa il 6% della superficie ortiva (circa due terzi dei quali appannaggio della lattuga), mentre di poco conto risulta la superficie destinata alla cipolla e alle altre radici e bulbi (poco più del 3% della SAU ortiva).
Tab. 4.1 - Superficie con colture ortive in pieno campo. Anni 2007 e 1999
Coltura Superficie 2007 Superficie 1999
ha % ha % Δ 07-99 (%) Legumi freschi 2.906 9,9% 3.057 9,4% -4,9% Fava fresca 1.740 6,0% 1.748 5,4% -0,5% Fagiuolo e fagiolino 389 1,3% 525 1,6% -25,9% Pisello fresco 777 2,7% 784 2,4% -0,9% Radici e bulbi 916 3,1% 1.163 3,6% -21,2% Carota 412 1,4% 697 2,1% -40,9% Cipolla 504 1,7% 466 1,4% 8,2% Altro 392 1,3% 408 1,2% -3,9% Fusti e fiori 16.407 56,1% 17.298 53,0% -5,2% Bietola 238 0,8% 235 0,7% 1,3% Broccoletto 176 0,6% 205 0,6% -14,1% Carciofo 12.952 44,3% 13.490 41,3% -4,0% Cavolo 883 3,0% 1.049 3,2% -15,8% Cavolfiore 611 2,1% 742 2,3% -17,7% Finocchio 888 3,0% 933 2,9% -4,8% Sedano 566 1,9% 564 1,7% 0,4% Altro 93 0,3% 80 0,2% 16,3% Insalata 1.649 5,6% 1.943 5,9% -15,1% Indivia 430 1,5% 517 1,6% -16,8% Lattuga 1.123 3,8% 1.319 4,0% Radicchio 96 0,3% 107 0,3% -10,3% Patata 3.010 10,3% 3.694 11,3% -18,5% Frutti 4.341 14,9% 5.502 16,8% -21,1% Cetriolo 154 0,5% 227 0,7% -32,2% Cocomero 551 1,9% 760 2,3% -27,5% Fragola 82 0,3% 72 0,2% 13,9% Melanzana 371 1,3% 455 1,4% -18,5% Peperone 292 1,0% 358 1,1% -18,4% Pomodoro 1.049 3,6% 1.377 4,2% -23,8% Pomodoro da industria 463 1,6% 730 2,2% -36,6% Melone 1.066 3,6% 1.142 3,5% -6,7% Zucchina 313 1,1% 381 1,2% -17,8% Totale ortaggi 29.229 100,0% 32.657 100,0% -10,5%
Fonte: ns. elaborazioni su ISTAT (2007c)
Discreta pure la diffusione di cavolo e cavolfiore (assieme insistono su circa il 6% della superficie orticola regionale), del melone (circa il 4%) e del finocchio (oltre il 2%), una menzione a parte la merita il pomodoro, soprattutto quello da insalata. Esso è piuttosto diffuso in tutto il
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Campidano e nelle altre aree pianeggianti dell’isola (circa il 4%) e la produzione in pieno campo contribuisce non poco alla determinazione dell’intera produzione vendibile di questa coltura nell’isola.
Vi è da sottolineare, infatti, come buona parte della produzione di ortaggi in Sardegna, pomodoro incluso, è realizzata, come vedremo, in serra. Negli ultimi anni, anche grazie a precise misure di incentivazione della serricoltura, si è assistito ad un aumento degli impianti, a cui ha fatto da contraltare una diminuzione della superficie destinata alla coltivazione in pieno campo, diminuita di oltre il 10% nell’arco di soli 8 anni (Tabella 4.1). Per la verità, l’espansione della serricoltura – che comunque è stata apprezzabile soltanto in alcune aree dell’isola – ha certamente inciso sulla riduzione della superficie orticola, ma essa è da considerare solo uno dei fattori che hanno portato nel corso del tempo al ridimensionamento del comparto.
Così come avvenuto per altre colture irrigue – in primo luogo per gli agrumi – l’acuirsi delle difficoltà legate all’approvvigionamento dell’acqua da parte delle aziende, soprattutto di quelle operanti nella Sardegna meridionale, ha spinto molti agricoltori a ridimensionare la superficie investita ad orto, passando ad altre colture o dismettendo l’attività. Ciò nonostante - come si è potuto constatare nel capitolo 3 - la superficie orticola servita da fonti consortili sia aumentata pure nella parte meridionale dell’isola. Ma questo è semmai da intendersi come un indicatore del miglioramento della portata e dell’efficienza di un servizio, vale a dire quello dell’erogazione dell’acqua irrigua, piuttosto che della presenza di condizioni strutturali ed ambientali nel loro complesso favorevoli ad offrire prospettive di sviluppo per il comparto.
D’altro canto, nei terreni serviti dal Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale – il cui bacino di operatività si estende per quasi tutto il Basso Campidano – si è riscontrato un sostanziale dimezzamento della superficie irrigua a pomodoro, coltura il cui fabbisogno idrico è notevole, e ciò è senz’altro in linea con quello che è il ridimensionamento della coltura a livello locale e regionale (la superficie è circa un quarto in meno rispetto al 1999).
Nel corso del periodo di tempo considerato, tutte le colture ortive principali hanno subito un significativo ridimensionamento in termini di superficie. Da segnalare, in modo particolare il comparto degli ortaggi “ da frutto” la cui superficie si è ridotta di oltre un quinto nell’arco di soli 8 anni. Al contrario, una riduzione ben al di sotto della media (meno del 5%) l’ha fatta registrare la coltura di punta del comparto orticolo, vale a dire il carciofo, le cui dinamiche sono tradizionalmente poco correlate con quelle del resto del comparto.
In primo luogo, la carcioficoltura è, come già riportato, pratica tradizionale di determinate aree della Sardegna, dove rappresenta un’attività tra le più importanti dell’intero sistema agroalimentare ed elemento costitutivo dell’economia e della cultura locale. In secondo luogo, il carciofo sardo – per qualità organolettiche e morfologiche – costituisce un prodotto assai apprezzato nei mercati nazionali ed internazionali e si muove su circuiti commerciali in cui si riscontra una concorrenza più debole rispetto a quanto si osserva per la maggior parte delle ortive21. In terzo luogo, per caratteristiche
fisiologiche della pianta e per tecniche di coltivazione, il carciofo sardo necessita di irrigazione in misura minore ad altre colture tra quelle di rilievo nell’orticoltura sarda.
Pertanto, si tratta di una coltura che non mostra le stesse fluttuazioni in termini di superficie coltivata di altre colture ortive al variare delle disponibilità di approvvigionamento idrico o di altri fattori contingenti. Semmai, si assiste a cali di produzione in caso di repentine gelate o altre avversità
21 Ci si riferisce, in particolare, allo spinoso sardo, varietà che comunque presenta caratteristiche differenti a seconda delle zone di coltivazione.
che inficiano le buone rese produttive, ma non incidono più di tanto nelle scelte degli imprenditori di proseguire o meno l’attività22.
4.1.2 La produzione
In Tabella 4.2 sono riportate le produzioni delle principali colture orticole nel 2007. Come si può constatare, la produzione è diminuita nell’arco di 7-8 anni per tutte le colture che rivestono una rilevanza nell’orticoltura sarda.
Tab. 4.2a - Produzione delle colture ortive. Anni 2006/2007 e 1999/2000
Coltura 2006/07 (q) 1999/00 (q) Δ 07-99 (%)
Campo Serra Totale Campo Serra Totale Campo Serra Totale
Legumi freschi Fava fresca 126.435 - 126.435 137.223 - 137.223 -7,9 - -7,9 Fagiuolo e fagiolino 22.111 14.215 36.326 36.276 13.330 49.606 -39,0 6,6 -26,8 Pisello fresco 32.451 - 32.451 33.210 - 33.210 -2,3 - -2,3 Radici e bulbi Carota 78.830 - 78.830 128.677 - 128.677 -38,7 - -38,7 Cipolla 78.581 - 78.581 76.765 - 76.765 2,4 - 2,4 Fusti e fiori Bietola 35.452 2.767 38.219 35.465 - 35.465 - - 7,8 Broccoletto 17.360 - 17.360 18.490 - 18.490 -6,1 - -6,1 Carciofo 1.066.610 - 1.066.610 1.072.734 - 1.072.734 -0,6 - -0,6 Cavolo 126.969 - 126.969 139.254 - 139.254 -8,8 - -8,8 Cavolfiore 96.122 - 96.122 106.812 - 106.812 -10,0 - -10,0 Finocchio 133.507 - 133.507 139.668 - 139.668 -4,4 - -4,4 Sedano 87.336 16.027 103.363 87.108 - 87.108 0,3 - 18,7 Insalata Indivia 58.634 - 58.634 65.539 - 65.539 -10,5 - -10,5 Lattuga 169.690 60.140 229.830 193.879 54.325 248.204 -12,5 10,7 -7,4 Radicchio 9.672 4.833 14.505 10.278 - 10.278 -5,9 - 41,1
I valori riportati corrispondono alla media del biennio di riferimento Fonte: ns. elaborazioni su ISTAT (2007c)
22 Anche perché buona parte dei carcioficoltori operanti nelle zone più esposte alle gelate, si tutela con apposite assicurazioni sul prodotto.
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Tab. 4.2b - Produzione delle colture ortive. Anni 2006/2007 e 1999/2000
Coltura 2006/07 (q) 1999/00 (q) Δ 07-99 (%)
Campo Serra Totale Campo Serra Totale Campo Serra Totale
Patata 507.461 - 507.461 499.346 - 499.346 1,6 - 1,6 Frutti Cetriolo 20.906 21.256 42.162 31.620 21.433 53.053 -33,9 -0,8 -20,5 Cocomero 114.198 111.004 225.202 145.510 - 145.510 -21,5 - 54,8 Fragola 10.718 1.304 12.022 9.764 1.317 11.081 9,8 -1,0 8,5 Melanzana 50.379 37.136 87.515 67.162 34.582 101.744 -25,0 7,4 -14,0 Peperone 37.844 33.851 71.695 45.552 15.080 60.632 -16,9 124,5 18,2 Pomodoro 341.568 554.135 895.703 545.515 536.731 1.082.246 -37,4 3,2 -17,2 Pomodoro da industria 209.691 - 209.691 330.050 - 330.050 -36,5 - -36,5 Melone 178.183 33.851 212.034 209.562 36.867 246.429 -15,0 -8,2 -14,0 Zucchina 46.102 21.972 68.074 55.368 21.531 76.899 -16,7 2,0 -11,5
I valori riportati corrispondono alla media del biennio di riferimento Fonte: ns. elaborazioni su ISTAT (2007c)
Il calo della produzione di ortaggi ha seguito le dinamiche del mercato nazionale - dove negli ultimi anni si è registrata una diminuzione dell’offerta di ortofrutta - ma presenta pure specifiche peculiarità, sulle quali si è avuto modo di discuterne in precedenza (siccità, difficoltà di approvvigionamento dell’acqua, difficoltà di accesso ai mercati, perdita di competitività, ecc.).
In questo quadro comunque negativo, emerge il generale aumento delle produzioni in serra. Soprattutto nei comparti della lattuga e degli ortaggi “ da frutto” si è assistito ad un incremento notevole di alcune colture in serra. In taluni casi, per esempio quello del peperone – la cui produzione è più che raddoppiata – o nel caso del cocomero – la cui produzione è passata da zero ad oltre 110 mila quintali – l’espansione della coltivazione in serra ha contribuito a determinare un aumento complessivo di non poco conto della relativa produzione regionale. In altri casi, invece – quali quello della lattuga e della melanzana - l’incremento, pur cospicuo, non è risultato sufficiente a colmare la perdita di produzione registratasi in pieno campo.
Sotto il profilo economico, la produzione vendibile nel 2006 si attesta su oltre 350 milioni di euro (Grafico 4.1). Il valore è inferiore a quanto registrato nell’anno precedente e, soprattutto, alla PLV del 2003, prossima ai 390 mila euro. In realtà, nell’anno 2003 la PLV si è collocata su un livello mai raggiunto in precedenza, al culmine di una spinta inflazionistica che ha visto crescere con notevole rapidità i prezzi dei prodotti ortofrutticoli in tutta Italia (Ismea, 2004).
In Sardegna - come mostra il Grafico 4.1 – nell’ultimo decennio, dapprima si è assistito ad un aumento, seppur modesto, della produzione in termini fisici – misurata come valore della PLV a prezzi costanti – e successivamente a partire dall’anno 2000, la produzione è diminuita per poi stabilizzarsi a partire dal 2002 su valori comunque sensibilmente più bassi rispetto a quelli registrati ad inizio decennio.
Viceversa, la contrazione della produzione è stata controbilanciata dal deciso aumento dei prezzi degli ortaggi, cresciuti dal 2000 al 2003 ad un tasso di circa il 17% all’anno. Tale incremento dei prezzi
ha consentito di compensare più che sufficientemente la perdita di produzione, determinando un cospicuo aumento della PLV, misurata in valori correnti.
Come già riferito, alla base della riduzione delle produzioni e dell’energico aumento dei prezzi si colloca la crisi dei mercati ortofrutticoli che nel triennio 2000-2003 ha interessato l’Italia e parte dell’Europa. Una serie di eventi climatici negativi hanno condizionato l’offerta di ortofrutta nei banchi di vendita italiani, inducendo un forte aumento dei prezzi in tutto il Paese e, soprattutto, nel Sud Italia e nelle isole, laddove – come nel caso della Sardegna - si riscontrano lacune sotto il profilo strutturale ed organizzativo23.
Graf. 4.1 - Produzione vendibile degli ortaggi - 1997-2006
Fonte: ns. elaborazioni su dati INEA
Al pari di alcune regioni meridionali, infatti, la Sardegna mostra debolezze strutturali nella filiera ortofrutticola, che appare piuttosto frammentata e scarsamente efficiente in fase di penetrazione dei mercati. Nei momenti di crisi, come quello occorso nel triennio 2000-2003, tali debolezze non hanno storicamente permesso di arginare le difficoltà congiunturali, con conseguente indebolimento dell’offerta – almeno sotto l’aspetto dei volumi commercializzati - e perdita di competitività dei prodotti regionali nei confronti di quelli provenienti da altre regioni o dai mercati esteri (Ismea, 2004). Nell’ultimo triennio osservato, tuttavia, i prezzi hanno subito un decremento di circa il 3% su base annua, il che ha determinato – a fronte di una sostanziale stabilità nelle quantità prodotte - una flessione della PLV.
Per quanto concerne il contributo delle singole colture sulla PLV, all’attualità la sola produzione di pomodoro – compresa quella destinata all’industria di trasformazione – e di carciofo incidono per oltre il 55% (Tabella 4.3).
23 Tra questi eventi, Schiano lo Morello (2007) ricorda la siccità prima nel Sud (1999-2002) e poi nel Nord Italia (2002-2004), le piogge eccezionali al Sud (2003 ed anche 2004), le gelate dell’aprile 2003 e l’estate torrida del 2003.
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Tab. 4.3 - Produzione Vendibile per principali colture ortive. Anno 2006
Coltura PLV (.000 euro) % Legumi freschi 11.701 3,3% Fava fresca 3.599 1,0% Fagiuolo e fagiolino 5.827 1,7% Pisello fresco 2.275 0,6% Radici e bulbi 8.929 2,5% Carota 3.554 1,0% Cipolla 4.256 1,2% Altre radici o bulbi 1.118 0,3%
Fusti e fiori 122.374 34,9% Bietola 1.292 0,4% Carciofo 92.954 26,5% Cavolo 6.754 1,9% Cavolfiore 4.103 1,2% Finocchio 7.417 2,1% Sedano 6.601 1,9% Altri fusti o fiori 3.255 0,9%
Insalata 18.797 5,4% Indivia 3.249 0,9% Lattuga 14.561 4,2% Radicchio 988 0,3% Patata 20.535 5,9% Frutti 133.187 38,0% Cetriolo 3.848 1,1% Cocomero 3.401 1,0% Fragola 2.468 0,7% Melanzana 6.212 1,8% Peperone 3.321 0,9% Pomodoro 100.820 28,8% Melone 7.520 2,1% Zucchina 5.597 1,6% Orti familiari 31.282 8,9% Altre ortive 3.756 1,1% TOTALE 350.562 100,0%
Fonte: ns. elaborazioni su dati INEA (2007)
Più precisamente, gli oltre 100 milioni di euro di pomodoro prodotto nel 2006 contribuiscono per circa il 29% alla determinazione della PLV orticola, mentre il peso del carciofo – il cui valore della produzione si attesta su ben 93 milioni di euro - ammonta a circa il 27% . Circa il 6% della PLV è
fornito dalla produzione di patate ed oltre il 5% da quella delle insalate prese nel loro complesso. Da segnalare che, sulla base delle stime effettuate dall’ISTAT, la PLV degli orti familiari incide per circa il 9% su quella complessiva, a testimonianza dell’importanza che tale voce riveste entro l’orticoltura regionale.
4.2 Il comparto frutticolo