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Il comparto vitivinicolo 1 Le superfic

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4.4 Il comparto vitivinicolo 1 Le superfic

La Sardegna riveste un ruolo di secondo piano nel panorama vitivinicolo nazionale, se si prende in considerazione l’incidenza del comparto sotto il profilo delle superfici e dei volumi realizzati. Infatti, la superficie vitata non raggiunge il 5% di quella nazionale e la produzione di vino sfiora solamente il 2% di quanto prodotto complessivamente nelle cantine italiane (Idda et al., 2007).

Ciò nonostante, il comparto tradizionalmente assume un’importanza di tutto conto entro l’economia agroalimentare della Sardegna, sia perché i vini risultano particolarmente apprezzati nei mercati nazionali ed internazionali – con punte di vera eccellenza – sia perché la coltivazione della vite e la produzione di vino è pratica che da sempre caratterizza diverse regioni del territorio isolano dal punto di vista non solo economico, ma anche sociale, storico e culturale. La vitivinicoltura vanta, infatti, una consolidata tradizione, le cui radici si perdono nei secoli addietro e dagli areali di origine – siti nelle regioni circostanti Sassari e Cagliari – l’attività si è man mano diffusa in tutta l’isola (Pampaloni, 1947; Idda et al., 2007).

Attualmente, la superficie vitata regionale consta di poco più di 33 mila ettari, quasi interamente destinata alla produzione di uva da vino (Tabella 4.10). Rispetto al 1999, la superficie investita a vite è diminuita di circa un quarto. Se si guarda ai decenni precedenti, emerge che la superficie attuale corrisponde a meno della metà di quella rilevata negli anni ’70 ed ’80 (Idda et al., 2007). L’energica riduzione è la risultante di una serie di ragioni, di cui si fornirà brevemente un’illustrazione di seguito.

In primo luogo, si riconoscono precise motivazioni legate alla politica promossa in sede comunitaria. Sin dagli anni ’80, l’Unione Europea ha adottato misure per incentivare l’espianto dei vigneti al fine di contenere gli eccessi dell’offerta. In Sardegna, tale politica ha trovato particolare riscontro – soprattutto nella parte meridionale dell’isola - e parecchie imprese hanno dismesso il vigneto sostituendolo con altre colture o, in taluni casi, abbandonando l’attività.

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Tab. 4.10 - Superficie con vite. Anni 2007 e 1999

Coltura Superficie 2007 Superficie 1999

ha % ha % Δ 07-99 (%)

Uva da tavola 1.429 4,3% 1.418 3,2% 0,8%

Uva da vino 31.943 95,7% 42.783 96,8% -25,3%

Totale vite 33.372 100,0% 44.201 100,0% -24,5%

Fonte: ns. elaborazioni su ISTAT (2007c)

Invero, in linea generale sono state le aziende più inefficienti ad usufruire delle misure a favore dell’espianto, probabilmente perché il premio concesso dalla Comunità è stato ritenuto più remunerativo del prezzo eventualmente spuntato in caso si fosse dato luogo alla produzione. Ciò ha permesso una razionalizzazione del comparto sotto il profilo strutturale ed organizzativo, con un miglioramento sia dell’efficienza media che delle dimensioni delle aziende. Inoltre, nel corso degli ultimi decenni si è assistito ad una riconversione delle varietà25.

In secondo luogo, tale politica si è rivelata in taluni casi un’opportunità per le aziende, dal momento che le difficili condizioni climatiche – siccità in primis – ed il verificarsi periodico di alcune avversità meteorologiche di cui si è dato conto nei paragrafi precedenti, avevano reso l’attività troppo aleatoria e rischiosa.

In terzo luogo – così come si è detto per gli altri comparti in cui è frequente il ricorso all’irrigazione – le crescenti difficoltà riscontrate dagli imprenditori in fase di approvvigionamento idrico hanno indotto più di un’azienda a sostituire il vigneto con altre colture o a dismettere l’attività.

Sul piano della diffusione territoriale, la maggior concentrazione di aziende e di superfici vitate si rinviene nelle regioni del Basso Campidano, San Gavino e Serrenti. Sempre al Sud, altre aree di rilievo si identificano con la regione del Trexenta, dell’Iglesiente, della Marmilla e del Sarrabus. Il Nuragus, il Monica, il Carignano – pressoché presente in via esclusiva in questo territorio - ed il Cannonao sono i principali vitigni coltivati nel territorio occupato dall’ex provincia di Cagliari.

Nella provincia di Oristano, le regioni maggiormente vocate sono la Valle del Tirso – dove si produce il vino forse più tipico della Sardegna, cioè la Vernaccia – ed il territorio circostante il comune di Terralba. Altre cultivar presenti sono il Bovale Grande – diffuso quasi esclusivamente in questo territorio – il Nuragus ed il Monica.

Nel versante centro-orientale, si coltiva soprattutto il Cannonao – oltre il 60% della superficie vitata è investita con questa cultivar – ma sono presenti pure il Monica, il Pascale di Cagliari, il Nuragus e il Bovale Sardo. La coltivazione della vite si sviluppa soprattutto nelle zone a ridosso della costa.

Infine, nel Nord dell’isola, la viticoltura si sviluppa soprattutto nella parte orientale - nel territorio occupato dalla Gallura – nella Nurra e nell’Anglona. Il Vermentino è il vitigno più caratteristico del Nord Sardegna – dal Vermentino di Gallura si ottiene l’unico vino D.O.C.G. prodotto nell’isola – seguito in ordine di importanza dal Pascale di Cagliari, dal Cannonao, dal Moscato e da due varietà tipiche di quest’area, vale a dire il Cagnulari e il Manzoni.

25 Il dato più significativo riguarda il deciso aumento dagli anni ’80 in poi è della superficie a Vermentino, mentre sono drasticamente diminuite le superfici investite a Cannonao e Nuragus (Idda et al., 2007).

4.4.2 La produzione

Dalla Tabella 4.11 si evince che – conseguentemente alla riduzione delle aziende e della superficie – pure la produzione ha subito un calo negli ultimi anni. L’uva da vino è diminuita di oltre il 3% rispetto al biennio 1999/2000, mentre in termini di mosto, la contrazione è risultata ancora più energica (oltre il 9%).

Invero, il fatto che la produzione si sia ridotta meno di quanto sia avvenuto per le superfici indica che la resa per ettaro colturale è sensibilmente aumentata nel corso degli ultimi anni. A testimonianza di quanto affermato prima, cioè, si sta assistendo ad un processo di miglioramento dell’efficienza nelle aziende viticole regionali, in parte indotto dall’abbandono dell’attività da parte delle imprese più deboli sotto l’aspetto strutturale, commerciale e reddituale.

Tab. 4.11 - Produzione della vite - Anni 2006/2007 e 1999/2000

Coltura 2006/07 (q) 1999/00 (q) Δ 07-99 (%)

Uva da tavola 104.878 115.630 -9,3%

Uva da vino 1.322.549 1.369.265 -3,4%

Vino/mosto (hl) 860.773 946.601 -9,1%

I valori riportati corrispondono alla media del biennio di riferimento Fonte: ns. elaborazioni su ISTAT (2007c)

La Produzione Vendibile della vitivinicoltura sarda supera di poco i 54 milioni di euro (Grafico 4.4). In questo valore rientra, comunque, esclusivamente la produzione di vino effettuata da aziende con cantine annesse – e quindi, in quanto attività connessa, rientrante nella PLV - e non quella complessiva di vino, vale a dire comprensiva del vino realizzato dalle industrie di trasformazione di proprietà differente da quella dei corpi aziendali26.

Nell’ultimo decennio la fluttuazione della PLV si è rivelata piuttosto dinamica. A partire dal 1998, la PLV è passata da 74 milioni a 55 milioni di euro ( -28%) in soli due anni, a causa di una drastica riduzione della produzione (-34%), cui a fatto seguito un modesto aumento dei prezzi (cresciuti ad un ritmo del 4,2% annuo), tale da non colmare le perdite registrate sotto il profilo quantitativo.

Dal 2000 al 2004, invece, la produzione - pur in modo oscillante – ha registrato una crescita tendenziale, aumentando al ritmo di circa il 7% annuo misurata in termini fisici, cui è corrisposto un incremento dei prezzi piuttosto contenuto pari a poco più dello 0,5% su base annua (l’aumento della PLV a prezzi correnti è risultata pari a circa l’8%).

26 In caso contrario, si procederebbe ad un doppio conteggio. Questa voce è ovviamente comprensiva del valore dell’uva conferita ad altre cantine, al di fuori di quelle annesse alle aziende agricole.

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Graf. 4.4 - Produzione vendibile dei prodotti vitivinicoli. Anni 1997-2006

Fonte: ns. elaborazioni su dati INEA

Nell’ultimo biennio di osservazione, infine, la produzione ha ripreso a diminuire, calando complessivamente di circa il 10% a prezzi costanti, ma si è assistito pure ad un sensibile decremento dei prezzi, ridottisi di oltre il 18% in soli due anni. Tale duplice contrazione ha riportato il valore della PLV su livelli prossimi quelli registrati nel 2000.

Tab. 4.12 - Produzione Vendibile per prodotti vitivinicoli. Anno 2006

Coltura PLV

(.000 euro) %

Uva conferita e venduta 11.728 21,7% Uva da vino per consumo diretto 534 1,0% Vino 37.516 69,5% Vinacce 105 0,2% Uva da tavola 4.098 7,6%

TOTALE 53.980 100,0%

Fonte: ns. elaborazioni su dati INEA (2007)

Per quanto attiene alla composizione della PLV, circa il 70% è appannaggio della produzione di vino, mentre circa il 22% concerne il valore dell’uva conferita all’industria di trasformazione. La produzione di uva da tavola ammonta a poco più di 4 milioni di euro, corrispondente a circa l’8% della PLV vitivinicola del comparto sardo.