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componenti Manner e Result

Fino a questo punto abbiamo dato per scontato, assumendo la teoria semantica di Levin e Rappaport Hovav (Levin e Rappaport Hovav, 1991; 1995; 1998; 2005; 2008), che fosse possibile delineare con sufficiente chiarezza le componenti MANNER e/o

RESULT nel significato di un verbo e ciò, almeno in parte è dovuto alla scelta di

rappresentare formalmente la semantica di un predicato attraverso un metalinguaggio algebrico che spesso fa dimenticare la natura stessa dei fenomeni che vogliamo rappresentare.

Proveremo, quindi, in un certo senso, a tornare alle origini della semantica verbale: un verbo lessicalizza un concetto appartenente alla categoria ontologica degli EVENTI e tale concetto è una costruzione mentale ottenuta attraverso un processo di astrazione su una classe di eventi, precisamente, l’insieme degli eventi che possono essere descritti attraverso il verbo che lessicalizza il concetto.

L’idea che sia possibile distinguere nel significato di un verbo una parte strutturale, che determina il tipo eventivo del predicato e che garantisce la sua appartenenza ad una classe più ampia di verbi (Pinker, 1989; Levin e Rappaport Hovav, 1998), ed una componente idiosincratica che, rappresentando le caratteristiche particolari di ciascun evento, consente di discernere tra verbi che condividono la medesima informazione strutturale, è perfettamente compatibile con una teoria del significato differente rispetto a quella di Rappaport Hovav e Levin: come brevemente notato nelle sezioni iniziali, questa distinzione non rappresenta altro che due livelli di astrazione su un medesimo oggetto, il concetto lessicalizzato da un verbo.

Poiché mi sfugge cosa intendano precisamente con ROOT Rappaport Hovav e Levin (il concetto lessicalizzato dal verbo? Una parte di esso? Lo stato risultante

lessicalizzato da un RESULT VERB?) assumerò semplicemente che la ROOT associata ad un verbo costituisca il concetto da esso lessicalizzato e che il template eventivo sia parte integrante di essa e, anzi, che una ROOT semantica esemplifichi un

template eventivo in quanto istanza particolare di esso.

Eviterò di ricorrere a nozioni come Canonical Realization Rules e meccanismi di integrazione ROOT-TEMPLATE per due motivi fondamentali:

a) il carattere dinamico delle operazioni formali potrebbe, a torto, far pensare che tali operazioni siano sia in atto anche a livello di rappresentazione mentale; b) il sistema formale delle Canonical Realization Rules è logicamente lineare soltanto nel caso di verbi denominali e deaggettivali, per i quali l’associazione tra il nome o l’aggettivo di partenza ed il verbo derivato è evidente.

La teoria semantica che assumerò in questa ultima parte del lavoro può, senza alcun problema, rendere conto della rilevanza grammaticale della componente strutturale di un verbo mostrando che le generalizzazioni linguistiche, che riguardano soprattutto l’interfaccia semantica-sintassi, si agganciano su un livello di astrazione concettuale che corrisponde alla struttura eventiva di Rappaport Hovav e Levin; un esempio potrà chiarire la questione.

Si considerino i verbi asciugare e rompere: gli eventi da cui sono ricavati i concetti lessicalizzati da questi verbi appartengono a domini esperienziali totalmente distinti e a nessun parlante nativo, che non abbia qualche conoscenza tecnica, verrebbe in mente una qualche similarità tra i loro significati; eppure, se si osservano gran parte delle lingue del mondo, si nota che le strutture sintattiche e i fenomeni linguistici in cui asciugare e rompere sono coinvolti sono quasi identici e ciò accade in virtù del fatto che entrambi lessicalizzano eventi in cui un oggetto subisce un mutamento di stato che consiste nella variazione di una delle sue proprietà (nel primo caso l’entità diviene ASCIUTTA mentre nel secondo viene alterata la sua integrità materiale). Ciò che accomuna i concetti lessicalizzati dai due verbi è la struttura logica dell’evento descritto ed è su tale struttura logica che si innescano le generalizzazioni linguistiche.

Anche con una teoria semantica molto semplificata, come quella che intendo adottare in questa sede, la difficoltà principale consiste nel riuscire ad isolare le due componenti semantiche, MANNER e RESULT: assunto che un verbo lessicalizza un

concetto di tipo EVENTO, siamo effettivamente in grado di discernere nella rappresentazione di tale evento la parte azionale, che si presume costituisca la componente MANNER, da quella trasformativa?

L’applicazione dei test linguistici ha consentito di osservare come ogni singolo verbo presenti un comportamento diverso rispetto ai metodi elaborati per l’individuazione delle componenti MANNER e RESULT: difficilmente un predicato è positivo ad un’intera classe di test (anche se i giudizi di accettabilità non sono sempre chiari ed evidenti).

A questo punto si possono percorrere due strade: 1) ammettere semplicemente che le variabili che controllano il funzionamento dei singoli test sono difficilmente controllabili e, quindi, sottrarre valore teorico ai metodi diagnostici fino a questo punto elaborati; 2) provare a concepire in maniera diversa le nozioni di MANNER e

RESULT, evitando di pensarle come due componenti semantiche distinte ed isolabili

nella rappresentazione lessicale di un verbo.

La prima strada ci riporta al punto di partenza, costringendoci a formulare nuovi test linguistici i quali, a loro volta, potranno andare incontro ai medesimi problemi di quelli precedentemente scartati; la seconda via può offrire un punto di vista innovativo sulla questione MANNER/RESULT.

Scegliendo la seconda opzione, cercheremo di definire i prototipi di MANNER e

RESULT, classificando il concetto espresso da un verbo come più spostato verso

l’una o verso l’altra categoria; in questo modo, la non omogeneità di un verbo rispetto ad un insieme di test potrà essere utilizzata come strumento per misurare la sua tipicità rispetto ad una delle categorie proposte.

L’ipotesi ricalca quella di Dowty (Dowty, 1991) riguardo i ruoli tematici: poiché non è possibile giungere ad una lista di ruoli tematici completamente esaustiva, vengono proposte due liste di proprietà semantiche che nel complesso definiscono due Proto-ruoli, proto-agente e proto-paziente.

Dowty caratterizza la sua impresa in questo modo:

«The hypothesis put forth here about thematic roles is suggested by reflection that we may have had

a hard time pinning down the traditional role types because role types are simply not discrete categories at all, but rather are cluster concepts, like the prototypes of Rosch and her followers

(Rosch & Mervis, 1975). And when we accept that arguments may have ‘different degrees of

membership’ in a role type, we can see that we really need only two role types to describe argument

selection efficiently.» (Dowty, 1991: 571-572)

Questa strategia consente di risolvere i casi in cui l’argomento di un verbo possiede un certo numero di proprietà semantiche tipiche di uno dei ruoli tradizionali (Agente, Paziente, Tema, Goal, ecc. ; vedi Gruber, 1965; Jackendoff, 1972; 1976; 1983; 1987) ma anche alcune che definiscono un altro ruolo, consentendo di collocare tale argomento ad una certa distanza dai due prototipi, sulla base del numero di proprietà che l’argomento categorizzato condivide con ciascuno dei due proto-ruoli.

L’obiettivo del sistema di categorizzazione proposto da Dowty è quello di spiegare la proiezione di certi argomenti nella posizione di soggetto o in quella di oggetto; per decidere quale relazione grammaticale viene assegnata agli argomenti di una frase è sufficiente contare quante proprietà ognuno di essi condivide con ciascuno dei due prototipi (Dowty, 1991: 576; Levin e Rappaport Hovav, 2005).

Sotto riporto le liste di proprietà per ciascun prototipo (Dowty, 1991: 572):

(27) Contributing properties for the Agent Proto-Role: a. volitional involvement in the event or state b. sentience (and/or perception)

c. causing an event or change of state in another participant d. movement (relative to the position of another participant) (e. exists independently of the event named by the verb) (28) Contributing properties for the Patient Proto-Role:

a. undergoes change of state b. incremental theme

c. causally affected by another participant

d. stationary relative to movement of another participant (e. does not exist independently of the event, or not at all)

Non analizzerò, in questa sede, le proprietà semantiche introdotte, poiché ciò che interessa è la logica dell’operazione eseguita da Dowty piuttosto che il contenuto: così come l’argomento di un verbo può essere categorizzato come più vicino al prototipo del proto-agente o del proto-paziente in base alle proprietà semantiche che esso possiede, così un verbo, in base alle componenti semantiche che lessicalizza può essere più prossimo al prototipo della categoria MANNER o a quello della categoria RESULT.

Nel caso in oggetto, l’operazione più naturale per definire i prototipi delle categorie consiste nello scegliere, come tratti caratteristici, quelle proprietà semantiche che possono essere dimostrate per un verbo facendo ricorso ai test linguistici fino a questo momento utilizzati.

Il vantaggio dei test, come già detto, è dato dall’autonomia dell’insieme formato da quelli volti all’individuazione della componente RESULT rispetto a quelli per la componente MANNER (e viceversa): Beavers e Koontz-Garboden (Beavers e Koontz- Garboden, 2012) non considerano come evidenza positiva per una certa componente semantica la negatività di un verbo ad un test utilizzato per dimostrare la presenza della componente opposta; un simile modo di pensare presuppone la complementarietà tra i due aspetti di significato, ma è proprio tale complementarietà che si cerca di dimostrare, o smentire, attraverso i test.

Un avvertimento: ciò che segue costituisce un primo abbozzo di una ipotesi che dovrà essere ampliata e provata in relazione alla sua capacità di spiegare i dati linguistici di cui disponiamo; molto lavoro deve essere fatto per stabilire se la lista delle proprietà definitorie sia esaustiva o sul rapporto tra ciascuna di esse (se la presenza di una sia indipendente dalla presenza dell’altra).