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La mamma ha incartato il regalo sul tavolo 17) Il falegname ha avvolto la scrivania in salotto

stato dell’arte e primi problem

16) La mamma ha incartato il regalo sul tavolo 17) Il falegname ha avvolto la scrivania in salotto

Forzando un’interpretazione analoga a quella degli altri verbi: l’oggetto diretto, il regalo, si trova, al termine dell’evento denotato dal predicato, per effetto dello stesso evento cui il verbo si riferisce, nel luogo espresso dal SP, il tavolo.

Si tratta di un’interpretazione inaccettabile poiché, anche nel caso in cui l’oggetto, non trovandosi all’inizio dell’evento nel luogo specificato dal SP, venga trasferito, l’evento di traslazione precede temporalmente quello di “incartamento”: in nessun modo l’evento denotato da incartare può produrre un movimento traslazionale. La situazione si può rappresentare formalmente in questa maniera:

( [ [X ACT] CAUSE [ BECOME [ Y <SUL_TAVOLO>]]] ) & ( [ [X ACT] CAUSE [ BECOME [ Y <INCARTATO>]]])

Dunque, il luogo espresso dal SP non elabora la root semantica del verbo, ma modifica l’intera struttura eventiva specificando il luogo in cui l’evento denotato dal predicato si svolge :

sul_tavolo( [ (la_mamma) ACT ] CAUSE [ BECOME [ (il_regalo) <INCARTATO>]]] )

Dall’osservazione della posizione strutturale che il SP va ad occupare nella rappresentazione eventiva si può trarre una prima semplice generalizzazione, che dovrà essere ulteriormente rinforzata e dimostrata nel proseguimento: la root semantica di una struttura eventiva può essere elaborata soltanto da un’altra root più specifica appartenente alla medesima categoria ontologica.

Nel caso in oggetto, significa che la posizione strutturale associata all’operatore BECOME è marcata dalla categoria ontologica RESULT-STATE e, poiché il concetto codificato dal SP appartiene alla categoria PLACE, essa non può venire ulteriormente elaborata da il tavolo e ciò permette di derivare automaticamente l’interpretazione più naturale (si ha una sorta di incompatibilità di tipo tra la root semantica associata al verbo ed il concetto lessicalizzato dall’aggiunto preposizionale).

E’ possibile fare un’ulteriore osservazione a proposito di avvolgere e incartare; si considerino i seguenti enunciati:

18) La mamma ha incartato il regalo

19) La mamma ha avvolto il regalo con la carta 20) La mamma ha avvolto il regalo

Riflettiamo sul rapporto tra le condizioni di verità di questi enunciati.

Utilizziamo delle variabili proposizionali per formalizzare i rapporti di inferenza tra gli enunciati: 18) = A , 19) = B e 20) = C.

In ogni circostanza di valutazione in cui A è verificato, lo sono anche B e C; si può quindi dire che A implica B e C.

In ogni circostanza in cui B è verificato, lo sono anche A e C; si può quindi dire che B implica A e C ma, poiché abbiamo sostenuto che A  B e B  A, possiamo dimostrare che A e B hanno le medesime condizioni di verità (sono logicamente equivalenti) e che dunque A ↔ B.

Tradotto in termini linguistici, significa che 18) e 19) sono uno la parafrasi dell’altro. In una circostanza in cui C è verificato A e B non lo sono necessariamente; in altre parole, la mamma potrebbe aver avvolto il regalo con del materiale diverso dalla carta.

Queste relazioni di inferenza tra 18), 19) e 20) dipendono dal contenuto semantico dei verbi che in essi compaiono: il significato di incartare comprende quello di

avvolgere più la specificazione del materiale con cui viene avvolto l’oggetto.

Le relazioni di entailment tra gli enunciati non dipendono dal contenuto strutturale della rappresentazione eventiva del verbo, in quanto i due predicati condividono un

template eventivo identico, ma dall’informazione idiosincratica associata alla root

semantica lessicalizzata: si può affermare che, in una struttura tassonomica i cui rapporti tra elementi possono essere rappresentati localmente a causa della complessità globale del sistema, la root semantica associata a incartare,

INCARTATO, presenta un grado di specificità maggiore rispetto a quella lessicalizzata

da avvolgere, AVVOLTO; dunque, un oggetto che si trovi nello stato INCARTATO si trova necessariamente nello stato AVVOLTO ma non viceversa.

Adottando il punto di vista di Rappaport Hovav e Levin 2008, la root semantica di

incartare presenta un grado di complessità maggiore rispetto a quella di avvolgere;

si noti che la complessità maggiore consiste in una componente RESULT più specifica non in qualche informazione di tipo MANNER.

Tirando le somme sul risultato dell’applicazione del Denial of Result, abbiamo confermato che tutti i membri della classe, forse tranne custodire (a cui verrà dedicata un’analisi apposita), codificano un qualche tipo di RESULT, ma, allo stesso tempo, abbiamo dimostrato che l’ipotesi di partenza secondo cui tutti gli

IMBUSTARE VERBS lessicalizzano un luogo risultante deve essere ridimensionata in

quanto, almeno due verbi, incartare e avvolgere, lessicalizzano uno stato risultante. Le relazioni di entailment tra 18), 19) e 20) hanno permesso di stabilire un rapporto tassonomico tra la root semantica associata a incartare e quella associata a

avvolgere: INCARTATO ⊂ AVVOLTO.

Si può tracciare una prima classificazione semantica dei verbi analizzati:

IMBUSTARE VERBS RESULT VERBS9

CHANGE OF LOCATION VERBS: depositare, imbarcare, imbustare, parcheggiare, ricoverare

CHANGE OF STATE VERBS: avvolgere, incartare

9 Utilizzo la nomenclatura RESULT VERBS non per indicare una classe di verbi che contiene

esclusivamente una componente risultativa ma per riferirmi ad un insieme di predicati che contiene almeno una componente RESULT.

Passiamo al secondo test di risultatività, Object Deletion: se un verbo codifica una componente RESULT, l’argomento rispetto al quale il mutamento specificato dalla componente semantica viene predicato deve essere necessariamente espresso in sintassi.

Vediamo l’accettabilità degli IMBUSTARE VERBS con omissione dell’oggetto diretto:

21) *Il macellaio ha avvolto in pochi secondi 22) *La banca custodisce da anni

23) *La guardia ha depositato nell’armadietto prima di uscire 24) *L’equipaggio del traghetto ha imbarcato prima della partenza 25) *Il collezionista ha imbustato in un attimo

26) *Il negoziante ha incartato per il cliente 27) L’autista ha parcheggiato senza problemi 28) *Lo psichiatra ha ricoverato in manicomio

Di tutti gli enunciati introdotti, soltanto 27) sembra essere accettabile con omissione dell’oggetto.

Si può spiegare questo fenomeno ricorrendo nuovamente al concetto di tipicità dell’oggetto diretto: dato che gli oggetti più frequenti di parcheggiare appartengono alla categoria ontologica VEICOLI, in assenza di un complemento realizzato sintatticamente, un parlante recupererà come argomento coinvolto di

default un’entità appartenente alla classe dei veicoli.

La definizione del verbo data dal Sabatini-Coletti è la seguente:

«…Collocare un veicolo in un apposito spazio di sosta per un certo periodo…»

Alla luce di quanto detto, 27) può essere formalizzato nel modo seguente:

λe∃s∃x[ parcheggiare’(autista, s, x, e) & veicolo’(x) & result’ (x, s, parcheggio, e)]

Dove s rappresenta una scala bidimensionale costituita da due collocazioni spaziali possibili, “non essere nel parcheggio” VS “essere nel parcheggio”; parcheggio

formalizza il luogo risultante in cui x viene a trovarsi al termine dell’evento (“essere nel parcheggio”). “…result’(x, s, parcheggio, e)]” significa che l’oggetto x viene a trovarsi nel luogo “parcheggio”, che costituisce un punto sulla scala bidimensionale associata al verbo, per effetto dell’evento e. “…parcheggiare’(autista, s, x, e)…” si riferisce all’attività, non specificata lessicalmente (almeno allo stato attuale della nostra analisi) che produce il mutamento di luogo dell’argomento sottointeso. La restrizione categoriale imposta su x, veicolo’(x), formalizza l’effetto di tipicità prodotto dal verbo sulla posizione “oggetto diretto”.

Spiegata l’eccezione di 27), il test Object Deletion accomuna tutti i verbi della classe, confermando la presenza di una componente risultativa nella rappresentazione lessicale, senza, tuttavia, precisare a quale tipo tale componente appartenga (luogo o stato risultante).

Esauriti i test di risultatività applicabili alla lingua italiana, possiamo affermare con un sufficiente grado di sicurezza che gli IMBUSTARE VERBS, eccetto custodire (a proposito del quale formuleremo un’analisi dettagliata in seguito), lessicalizzano una componente RESULT, che può concretizzarsi in un luogo risultante o in uno stato risultante.

Liberi dal pregiudizio della Manner/Result Complementarity, per il momento, non siamo in grado di affermare a priori che nessun verbo della classe non contenga anche una componente MANNER.

Di seguito applicherò i test per l’individuazione di componenti MANNER.

Il primo test, Selectional Restrictions, si basa sui vincoli semantici che un verbo impone sui suoi argomenti: un predicato che lessicalizza una componente MANNER (di tipo azione) non può avere come soggetto SN inanimati o cause naturali (se si escludono letture figurate), pena la compromissione dell’interpretabilità dell’enunciato.

Vediamo il comportamento di ciascun verbo della classe:

29) La nebbia avvolse le case in pochi minuti 30) Il forziere custodisce il tesoro da decenni

31) La mareggiata ha depositato molti detriti sulla spiaggia… 32) La nave imbarca acqua rapidamente

33) #Il terremoto ha imbustato tutte le lettere 34) #Il vento ha incartato la vettura

35) #Il tornado ha parcheggiato il furgone in cucina 36) #La cartella clinica ha ricoverato il paziente

Il test raggruppa da una parte avvolgere, custodire, depositare e imbarcare, dall’altra imbustare, incartare, parcheggiare e ricoverare.

Iniziando da 36), chiediamoci in che modo un parlante potrebbe “aggiustare” l’enunciato per ottenere un’interpretazione accettabile.

Probabilmente, ciascun parlante fornirebbe un’interpretazione metonimica, dicendo che in realtà il vero soggetto dell’enunciato è il medico che ha scritto e firmato la cartella clinica.

Questo perché il ricovero è una procedura complessa che richiede una serie di azioni che soltanto un essere umano è in grado di compiere; il trasferimento in ospedale è soltanto la fase terminale della procedura e molto spesso non vi è una manipolazione diretta tra chi ordina/”causa” il ricovero e chi trasferisce il paziente in ospedale.

Dunque, la palese inaccettabilità di 36) è dovuta al concetto associato alla root semantica RICOVERATO. Se si assumesse di rappresentare la struttura eventiva di

ricoverare come un mutamento di luogo il cui luogo risultante è formalizzato

semplicemente dalla root OSPEDALE e che quindi l’evento denotato dal verbo consistesse nel mero trasferimento fisico di un individuo nel luogo codificato dal concetto OSPEDALE, in linea di principio, non ci sarebbe ragione di escludere che una forza inanimata possa causare il trasferimento di luogo considerato.

Immaginiamo che Pierino stia passeggiando di fronte all’ospedale e che una delle finestre del piano terra dell’edificio sia aperta; il cielo improvvisamente si scurisce ed arriva un tornado: il malcapitato viene dapprima sollevato in aria dalla forza del vento e poi catapultato attraverso la finestra nell’ospedale.

La struttura eventiva della situazione può essere la seguente:

Di sicuro, l’enunciato 37) risulterebbe anomalo:

37) #Il tornado ha ricoverato Pierino

Il tornado si è preoccupato di stilare una diagnosi? è passato alla reception per firmare i documenti necessari per il ricovero?

La ragione per cui la root semantica associata a ricoverare non può essere

OSPEDALE ma RICOVERATO è che, oltre al mero trasferimento di luogo, il verbo

implica una serie di altri concetti appartenenti al campo semantico di ospedali, medici e diagnosi, e soprattutto l’intenzionalità di tutto il processo decisionale che produce il ricovero: il trasferimento dell’oggetto diretto in ospedale è soltanto una sottoparte del significato del verbo.

L’analisi del verbo ricoverare è un’importante occasione per ricordare che la root costituisce un concetto inserito in una struttura gerarchica e la sua posizione nel sistema determina i rapporti tassonomici che essa intrattiene con gli altri concetti adiacenti.

Dato che, per diversificare il verbo ricoverare dal semplice trasferimento fisico nel luogo OSPEDALE, abbiamo assunto che l’informazione idiosincratica associata al predicato sia codificata dalla root RICOVERATO, è lecito domandarsi a quale categoria ontologica la root appartenga: RESULT-STATE o PLACE?

Soltanto una cosa, per il momento, possiamo dire: il Denial of Result ha mostrato che, comunque sia, ricoverare produce un’inferenza di mutamento di luogo sull’oggetto diretto.

Assumeremo, pertanto, che la struttura eventiva del verbo sia analoga a quella dei membri della classe che esprimono un mutamento di luogo.

La positività di ricoverare al test sulle restrizioni di selezione è una prima evidenza della presenza di una componente MANNER nel verbo; non è facile stabilire di quale tipo di MANNER si tratti: non si tratta semplicemente di un’azione fisica ma di un insieme di procedure burocratiche che richiedono intenzionalità e un certo grado di controllo da parte del soggetto.

L’inaccettabilità di 33) potrebbe dipendere dalle caratteristiche fisiche del luogo risultante: sembra improbabile, data la forma del contenitore, che una causa non intenzionale possa trasferire un oggetto in una busta.

Un discorso analogo si potrebbe fare per parcheggiare, 35): essendo un parcheggio un luogo appositamente adibito, è necessario che chi esegue il mutamento di luogo sia consapevole della collocazione in cui l’oggetto viene a trovarsi.

Più problematico è il caso di incartare, 34): l’altro verbo di mutamento di stato della classe, avvolgere, sembra essere perfettamente accettabile con soggetto inanimato. Come abbiamo visto, ciò che differenzia questi verbi è il grado di specificità della ROOT semantica ad essi associata; incartare include nella propria semantica il significato di avvolgere, vale a dire che lessicalizza uno stato risultante più specifico: forse il grado di specificità di una RESULT-STATE ROOT può avere qualcosa a che fare con la positività/negatività di un verbo ad un test di MANNER?

Per il momento lascerò aperta la questione, rimandando ogni ulteriore considerazione alla sezione conclusiva della trattazione; solo un quesito, a questo punto, è importante tenere a mente: qualora la positività dei verbi al test

Selectional Restrictions fosse attendibile, come dobbiamo interpretare tale esito?

Essi lessicalizzano un’azione specifica che viene compiuta per produrre lo stato solitamente assunto come loro significato o, piuttosto, forniscono qualche “indizio” sull’azione causante senza determinare le sue caratteristiche specifiche?

Prima di trarre conclusioni dobbiamo tenere a mente quanto è stato detto nella sezione dedicata ai test di MANNER: per ammissione degli stessi Beavers e Koontz- Garboden (Beavers e Koontz-Garboden, 2012), la positività ai test formulati permette di inferire la presenza di un MANNER di tipo AZIONE, che è pur sempre un

MANNER, nella rappresentazione lessicale del verbo; la negatività ai test permette

di escludere la presenza di un MANNER di tipo AZIONE ma non di un qualsiasi altro tipo di MANNER, ammesso che esista.

Arricchiremo, su base intuitiva, le conclusioni dell’analisi, sostenendo che non solo i verbi avvolgere, custodire, depositare e imbarcare, non lessicalizzano un MANNER di tipo AZIONE ma nessun tipo di MANNER in generale; si presenta, in questi frangenti, uno dei paradossi più complessi ed allo stesso tempo affascinanti della classificazione del lessico verbale secondo l’opposizione proposta: è intuitivamente

chiaro ad ogni parlante che ci siano verbi che codificano azioni che non necessariamente comportano un qualche mutamento di stato e verbi che codificano eventi in cui un nuovo stato di cose viene prodotto in diverse maniere possibili (quasi sicuramente ci sono anche verbi che registrano entrambi i tipi di significato); allo stesso tempo, dopo alcuni decenni di ricerca, non disponiamo di sistemi diagnostici sufficientemente rigorosi per stabilire una classificazione definitiva del lessico verbale di una lingua.

Come detto, ci affideremo all’intuizione e utilizzaremo i test soprattutto per dimostrare l’esistenza della classe MANNER+RESULT VERBS (Beavers e Koontz- Garboden, 2012).

Facendo il resoconto dell’applicazione del primo test agli IMBUSTARE VERBS:

avvolgere, custodire, depositare e imbarcare possono essere costruiti con soggetto

inanimato e dunque non lessicalizzano alcuna componente MANNER; imbustare,

incartare, parcheggiare e ricoverare, non potendo essere costruiti con soggetto

inanimato, devono registrare una qualche componente MANNER.

Senza approfondire il tipo complesso di MANNER lessicalizzato da ricoverare, né quelli più indefiniti imposti dagli stati/luoghi risultanti lessicalizzati da imbustare,

incartare e parcheggiare, possiamo affermare di aver trovato un insieme di verbi

che lessicalizza sia una componente RESULT sia un MANNER.

Passiamo al secondo test e confrontiamo i risultati con quelli del primo.

Denial of Action è un metodo diagnostico basato sulla inferenze che un verbo, ed in

particolare la componente semantica da esso lessicalizzata, produce su uno dei suoi argomenti in ogni contesto di uso: si tratta, quindi, di osservare gli entailment che un verbo produce sui suoi argomenti (un test parallelo, nell’ambito dell’individuazione della componente RESULT è il Denial of Result).

Se un verbo lessicalizza un MANNER, date le caratteristiche intrinseche della nozione MANNER, negare linguisticamente che il soggetto abbia eseguito un qualche movimento (cioè, che sia un agente) genera contraddizione; viceversa, nel caso di verbi che non lessicalizzano alcuna componente MANNER, dovrebbe essere possibile immaginare un contesto in cui il soggetto, pur causando (in senso non convenzionale) il mutamento di luogo/stato lessicalizzato dal verbo, non agisce attivamente per produrre tale mutamento.

Gli enunciati sono i seguenti:

38) ??Gianni ha avvolto con le foglie la panchina del giardino senza muovere un

muscolo…non si è degnato di rastrellare e togliere foglie e detriti dal prato

39) ?Il proprietario del castello ha custodito il tesoro senza muovere un

muscolo…non essendo a conoscenza della sua esistenza lo ha lasciato sotterrato nel cortile interno

40) ??La guardia giurata ha depositato le chiavi della cassaforte nella cassetta di

sicurezza senza muovere un muscolo…non si è accorta che mentre la controllava le sono scivolate di tasca

41) ?Hai imbarcato acqua senza muovere un muscolo…non ti sei nemmeno

preoccupato ti tappare la falla nello scafo!

42) #Hai imbustato i francobolli senza muovere un muscolo…hai lasciato che le

vibrazioni li facessero scivolare nella busta di plastica

43) #Hai incartato il regalo senza muovere un muscolo…

44) #Hai parcheggiato il furgone nell’aiuola del vicino senza muovere un muscolo…ti

sei dimenticato di mettere il freno a mano!

45) #Lo psichiatra ha ricoverato Joker senza muovere un muscolo…

Premetto che ritengo il Denial of Action un test estremamente complesso e nemmeno sufficientemente rigoroso da poter essere sfruttato per stabilire delle distinzioni chiare: i contesti immaginabili per giustificare gli enunciati analizzati sono i più improbabili (anche se non impossibili).

Oltretutto, si deve distinguere l’inaccettabilità dovuta alla presenza di una componente MANNER nel verbo dalla stranezza di tali enunciati, anche nel momento in cui sia possibile immaginare un contesto accettabile, dovuta alla violazione di principi pragmatici e comunicativi.

Un solo esempio: immaginiamo che Gianni stia trascurando il suo giardino da diverso tempo; le foglie e i detriti caduti dagli alberi sono stati trasportati dal vento verso una panchina in pietra al centro del giardino che è, letteralmente, avvolta da foglie e sterpi.

Un individuo che osservi la situazione e voglia rimproverare Gianni sarà portato a formulare un enunciato del genere, piuttosto che 38):