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Custodire e altri verbi stativi: Verbi di Stato esternamente prolungato?

stato dell’arte e primi problem

69) Gli abitanti del quartiere hanno demolito la casa abbandonata 70) Il vice sindaco ha demolito la casa abbandonata

5.2 Custodire e altri verbi stativi: Verbi di Stato esternamente prolungato?

E’ finalmente giunto il momento di dedicare spazio all’analisi, fino a questo momento rimandata, del verbo custodire.

Partiremo dalla considerazione degli esiti di ciascun test linguistico applicato nella sezione precedente a custodire.

Per quanto riguarda i test di risultatività: negativo al Denial of Result e positivo a

Object Deletion.

Riporto gli enunciati sopra utilizzati:

2) La giovane ha custodito l’anello nel cassetto ma questo non è da nessun altra

parte

22) *La banca custodisce da anni

Test per l’individuazione di componenti MANNER (tralasciando l’analisi aspettuale, che verrà effettuata in questo paragrafo): negativo al Selectional Restrictions e negativo a Denial of Action (tra tutti gli esiti incerti di questo test, il caso di custodire sembra essere quello in cui è più probabile che la stranezza dell’enunciato sia riconducibile a ragioni di tipo pragmatico-comunicativo: il contesto che giustifica 39) non è fortemente marcato come lo sono quelli degli altri enunciati del test; vedi sezione precedente).

Si consideri:

30) Il forziere custodisce il tesoro da decenni

39) ?Il proprietario del castello ha custodito il tesoro senza muovere un

muscolo…non essendo a conoscenza della sua esistenza lo ha lasciato sotterrato nel cortile interno

Tali esiti permettono di inferire che custodire non lessicalizza alcuna componente

MANNER di tipo AZIONE; questa affermazione non implica necessariamente che il

verbo non possa lessicalizzare un qualunque altro tipo di MANNER ma, per il momento non possiamo che affidarci all’intuizione.

Più interessanti sono gli esiti prodotti con i test di risultatività in quanto permettono non solo di analizzare la semantica di custodire ma anche di valutare, ed eventualmente rivedere, i meccanismi semantici che sono alla base dei sistemi diagnostici proposti.

Custodire è negativo al Denial of Result, in ogni sua forma: come interpretare

questo fatto?

Il Denial of Result permette di testare la presenza della nozione di mutamento di stato/luogo nella semantica di un predicato o, in altre parole, se nella sua rappresentazione eventiva sia presente l’operatore BECOME applicato ad uno stato/luogo: la positività al test è evidenza della presenza di un RESULT

STATE/PLACE nella rappresentazione lessicale del verbo.

La negatività al test è evidenza dell’assenza dell’operatore BECOME nella rappresentazione eventiva del verbo ma non evidenza dell’assenza di una STATE

root in maniera assoluta: un verbo può codificare uno stato senza necessariamente

qualificarlo come un RESULT-STATE.

La nozione di RESULT-STATE è una nozione semantica definibile composizionalmente: una root STATE che occupi la posizione strutturale “argomento di BECOME”, [ BECOME [ Y <STATE>]], viene automaticamente riqualificata come RESULT-STATE.

Uno stato risultante è tale in quanto stato di cose che non è verificato nell’istante temporale precedente all’evento da cui esso scaturisce.

Quindi, custodire, essendo negativo al Denial of Result, non può contenere una

RESULT-STATE root ma potrebbe lessicalizzare un semplice stato, escludendo la

componente trasformativa.

A questo punto, diviene fondamentale rispondere ad un’altra domanda: siamo sicuri che la positività a Object Deletion sia innescata dalla presenza di un RESULT-

Se così fosse, custodire rappresenterebbe una forte contraddizione: positivo ad un test ma negativo all’altro.

Per poter risolvere questa apparente contraddizione è necessario analizzare altri verbi che presentano i medesimi comportamenti rispetto ai test di risultatività e chiederci cosa questi predicati e custodire abbiano in comune.

Si consideri:

1a) ?La mamma ha conservato il latte in frigo ma questo non è cambiato 1b) *Il giovane ha conservato per mesi

2a) ?Gianni ha trattenuto l’amico a cena ma questo non è da nessun altra parte 2b) *Il maresciallo ha trattenuto in caserma per due ore

Conservare e trattenere sono negativi al Denial of Result e positivi a Object Deletion:

non possono includere l’operatore BECOME nella rappresentazione eventiva.

Se si osserva 1a) e 2a) si nota che, nonostante l’interpretabilità semantica degli enunciati, è percepibile una qualche stranezza nell’uso della congiunzione avversativa; una congiunzione semplice come e sarebbe stata più adatta: questo perché le coordinate che completano gli enunciati sembrano ripetere quanto è deducibile dal significato dei verbi principali.

I seguenti enunciati risulterebbero più naturali:

3) La mamma ha conservato il latte in frigo e questo non è cambiato 4) Gianni ha trattenuto l’amico a cena e questo non è da nessun altra parte

L’impressione che si ricava da 3) e 4) è che il contenuto della seconda coordinata di ogni frase sia implicato dal significato dei verbi principali:

5) La mamma ha conservato il latte in frigo  il latte non è cambiato

Se si conserva qualcosa si evita che esso cambi, se si trattiene qualcuno si impedisce che questo si trasferisca in un altro luogo: il punto è che in entrambi i casi c’è una condizione che viene mantenuta inalterata.

Vediamo i significati per i verbi in oggetto che riporta il Sabatini-Coletti:

Conservare = « Mantenere qlco., dare continuità a qlco….; preservare qlco. da

alterazioni…»

Trattenere = 1. « Far rimanere qlcu. in un luogo, invitandolo a fermarsi…»; 2. « Costringere qlcu. a fermarsi in un luogo…».

Quindi, conservare significa far si che qualcosa non subisca alterazioni per effetto di cause che possono essere esterne o interne rispetto all’oggetto stesso, le caratteristiche specifiche dello stato mantenuto dipendono dall’oggetto del verbo;

trattenere significa far si che qualcuno o qualcosa continui ad essere in un

determinato luogo, il luogo specifico è fornito dall’aggiunto preposizionale.

In entrambi i casi c’è un qualche tipo di stato che viene mantenuto rispetto ad un oggetto e tale oggetto deve essere necessariamente espresso in sintassi.

La situazione è analoga a quella di custodire: si può ipotizzare che conservare,

custodire e trattenere lessicalizzino rispettivamente uno STATE ed un PLACE senza

qualificare questo stato/luogo come stato/luogo risultante.

Il motivo per cui parlo di questi due tipi di root, STATE e PLACE, come se fossero due varietà appartenenti alla medesima categoria è che esse presentano la stessa distribuzione nelle rappresentazioni eventive: il loro comportamento rispetto agli operatori logici dei template eventivi è il medesimo, entrambe possono occupare la posizione “argomento di BECOME”.

Un possibile rappresentazione eventiva dei tre verbi è la seguente:

conservare  [X CAUSE [ STAY [ Y <INTEGRO>]]] custodire  [X CAUSE [ STAY [ Y <AL_SICURO>]]] trattenere  [X CAUSE [ STAY [ Y <PLACE>]]]

Tralasciando, per il momento, le caratteristiche specifiche della root stativa, ciò che interessa in questa sede è il valore dell’analisi di questi verbi nella revisione del funzionamento dei test di risultatività: poiché essi codificano uno stato senza qualificarlo come RESULT-STATE sono negativi al Denial of Result, la positività ad

Object Deletion in assenza di una componente trasformativa potrebbe dipendere

dalla STATE root.

Poiché uno stato, che esprime una proprietà, si predica di un oggetto, è necessario che l’entità di cui si predica tale stato venga espressa in sintassi.

E’ necessario rivedere le conclusioni deducibili dalla positività al test: un verbo positivo a Object Deletion lessicalizza uno stato, che esprime una proprietà, e l’oggetto rispetto al quale tale stato viene predicato deve necessariamente essere realizzato in sintassi.

Riassumiamo le inferenze deducibili dall’applicazione dei test di risultatività fino a questo momento considerati:

[+ Denial of Result]  il verbo lessicalizza una RESULT-STATE root

[- Denial of Result]  il verbo non lessicalizza una RESULT-STATE root; non implica che esso non possa lessicalizzare una STATE root.

[+ Object Deletion]  il verbo lessicalizza una STATE root [- Object Deletion]  il verbo non lessicalizza una STATE root

Dato che una RESULT-STATE root è un tipo di STATE root è possibile istituire una gerarchia implicazionale tra gli esiti dell’applicazione dei test: ogni verbo che è positivo al Denial of Result è positivo anche a Object Deletion ma non viceversa. Analizzando custodire, conservare e trattenere abbiamo introdotto nel discorso una classe verbale fino a questo momento non considerata, classe che definirò come quella dei “Verbi di stato esternamente prolungato”.

La rappresentazione eventiva della classe può essere la seguente:

[X CAUSE… , la prima parte, che formalizza la componente causativa dell’evento, esprime la contrapposizione esercitata, volontariamente o involontariamente, da X nei confronti di una tendenza esterna o interna rispetto ad Y ad invertire lo stato lessicalizzato dal verbo.

…[ STAY [ Y <STATE>]]] può essere parafrasato nei termini dell’operatore aspettuale più noto, BECOME: se BECOME definisce una transizione, a partire da un dato istante temporale, da uno stato di cose ¬Φ ad uno Φ, STAY definisce, dato un istante temporale di riferimento t, il mantenimento di uno stato di cose Φ negli istanti successivi a t, il cui numero può essere quantificato ricorrendo alla modificazione avverbiale; in altre parole, STAY esprime il fatto che lo stato inverso rispetto a Φ non viene ad instaurarsi.

Alla luce di quanto detto, si può istituire la seguente equazione formale:

[ STAY [ Y <Φ>]] = [ NOT BECOME [ Y <¬Φ>]]

A differenza della rappresentazione eventiva proposta da Rappaport Hovav e Levin (Rappaport Hovav e Levin, 1995; 1998 ; 2008 ; Beavers e Koontz-Garboden, 2012) per i verbi di mutamento di stato esternamente causato non ho posto come primo argomento dell’operatore CAUSE un sottoevento costruito con l’operatore di agentività ACT, questo perché ritengo che né la nozione di intenzionalità né quella di agentività facciano parte della semantica dei verbi di stato esternamente prolungato.

Questo fatto è dimostrabile analizzando gli esiti dei test di MANNER fino a questo momento proposti (Beavers e Koontz-Garboden, 2012) rispetto ai verbi in questione.

Vediamo come risulta un enunciato contenente uno dei verbi di stato esternamente prolungato costruito con soggetto inanimato, che non può essere agentivo e/o intenzionale (Selectional Restrictions):

7) Il ghiaccio ha conservato i reperti per molti millenni 8) Il forziere ha custodito il tesoro per decenni

3), 4) e 5) sono perfettamente interpretabili.

Assunto che rientri nel concetto di CAUSA anche un rapporto di causazione analogo a quello dei contesti di negligenza (Talmy, 1976; 1988; 2000; Beavers e Koontz- Garboden, 2012), il Denial of Action testa la presenza o meno nella rappresentazione lessicale di un predicato della nozione di causazione diretta tramite azione:

10) La mamma ha conservato il latte senza muovere un dito, semplicemente lo ha

dimenticato/ lasciato in frigorifero.

11) Il proprietario del castello ha custodito l’antico vaso per decenni senza muovere

un dito, lo ha lasciato in cantina/ non essendo a conoscenza della sua esistenza lo ha lasciato in cantina.

12) Il maresciallo ha trattenuto il sospetto in questura senza muovere un dito, non

ha aperto la cella/si è dimenticato di aprire la cella.

Anche in questo caso, ogni enunciato è perfettamente accettabile.

Si noti che in 10), 11) e 12), a seconda di quale verbo si sceglie tra lasciare e

dimenticare, l’evento viene interpretato come non agentivo ma intenzionale o non

agentivo e non intenzionale.

Confrontiamo adesso, per espandere la base di dati cui faccio riferimento per proporre l’esistenza della classe dei verbi di stato esternamente prolungato, la semantica di conservare, custodire e trattenere con quella di una altro verbo che sembra far parte della classe dei verbi di stato esternamente prolungato, difendere. Iniziamo con applicare i diversi test linguistici.

Test di risultatività:

13) I soldati hanno difeso la città ma questa non è cambiata 14) *I soldati hanno difeso per tutto il pomeriggio

I risultati sono analoghi a quelli di conservare, custodire e trattenere: la negatività al

Denial of Result e la positività a Object Deletion ci mettono in condizione di

Dunque, almeno una parte della rappresentazione eventiva dovrebbe essere la seguente:

…[ STAY [ Y <STATEC>]]

La notazione <STATEC> permette di esprimere la variazione dello stato particolare

associato al verbo in base alle caratteristiche dell’oggetto diretto ed al contesto in generale: è possibile difendere qualcosa, o qualcuno per evitare che esso venga ad essere posseduto da altri, che venga distrutto, venga messo sotto arresto, venga modificato in qualche modo, ecc.

Passiamo ai test di MANNER:

15) Le mura hanno difeso la città per secoli

16) Le guardie hanno difeso la città senza muovere un dito, lasciando/dimenticandosi il ponte alzato hanno impedito l’ingresso agli invasori

Come conservare, custodire e trattenere, anche difendere è negativo ai test di

MANNER e quindi non lessicalizza una componente MANNER di tipo AZIONE;

intuitivamente, possiamo dire che il verbo non codifica MANNER di alcun tipo. La rappresentazione eventiva completa del verbo è analoga a quella degli altri della classe:

[X CAUSE [ STAY [ Y <STATEC>]]]

Prima di concludere la sezione è opportuna una breve analisi aspettuale dei verbi considerati, dato che abbiamo rimandato fino a questo momento la giustificazione della classificazione di custodire come [- TELICO], [+ DURATIVO].

Iniziamo con osservare le interpretazioni della modificazione avverbiale in X tempo:

17) *La nonna ha conservato la torta in due settimane 18) *Il bambino ha custodito il giocattolo in venti minuti 19) *L’avvocato ha difeso l’imputato in trenta minuti

20) *La polizia ha trattenuto il vandalo in quattro ore

La modificazione avverbiale in X tempo quantifica la distanza temporale tra due istanti, il primo dei quali è contestualmente determinato e coincide con l’inizio di un processo o attività che può essere lessicalizzato dal verbo o dipendere dal contesto, il secondo consiste nella conclusione del processo/attività menzionato e può dipendere dal verbo o dalla composizione di questo con l’argomento interno; il secondo istante temporale viene detto “punto telico” dell’evento e funge da riferimento per l’individuazione del primo istante e quindi per la definizione dell’intervallo temporale quantificato dalla modificazione avverbiale (Dowty, 1979; Krifka, 1998; Rothstein, 2004; 2008).

L’impossibilità ad individuare un punto telico per un evento rende la modificazione

in X tempo non interpretabile: è il caso di 13)-16), in cui nessuno dei verbi

lessicalizza un telos12 che, approssimativamente, può essere esemplificato da un

qualche mutamento di stato di un oggetto coinvolto nell’evento (la situazione non è sempre così semplice: si considerino i verbi leggere e colpire, che, pur riferendosi ad eventi temporalmente discreti, non codificano alcun mutamento di stato).

Questa caratteristica rende conservare, custodire, difendere e trattenere [-TELICO]. Vediamo la modificazione per X tempo:

21) Il museo ha conservato l’antico libro per dieci anni 22) Il proprietario di casa ha custodito il vaso per sei mesi 23) I cavalieri hanno difeso il castello per tre giorni 24) La polizia ha trattenuto il vandalo per quattro ore

Abbiamo detto che l’operatore STAY, dato un istante temporale di riferimento t, definisce il mantenimento di uno stato di cose Φ negli istanti successivi a t; per X

tempo quantifica il numero di istanti successivi a t: specifica per quanto tempo lo

12

Le ragioni per cui un punto telico non può essere ricavato negli enunciati 13)-16) vanno ricercate nella struttura aspettuale dei verbi in essi contenuti: solitamente, quando, pur trattandosi di verbi atelici, un telos viene prodotto su base composizionale, il verbo principale è un predicato di attività (Vendler, 1957; Verkuyl, 1993; Dowty, 1979; Rothstein, 2004)

stato lessicalizzato dal verbo viene mantenuto rispetto all’oggetto diretto a causa del soggetto (mantenimento che può essere attuato, come abbiamo visto, tanto per azione, volontaria o involontaria, quanto per negligenza).

Dunque, la modificazione avverbiale definisce la durata temporale dello stato lessicalizzato dal verbo rispetto all’oggetto diretto, qualificando un verbo di stato esternamente prolungato come un predicato [+ DURATIVO]: un evento denotato da uno dei verbi di questa classe si protrae per più di un istante temporale, nonostante la sua struttura interna sia totalmente omogenea, vale a dire nonostante sia costituito da sottoeventi tra loro perfettamente identici (ciò genera l’implicazione che se Il museo ha conservato il libro per X tempo è vero, allora il libro era materialmente integro durante ogni istante che costituisce X; Dowty, 1979; Rothstein, 2004).

La concisa analisi di conservare, custodire, difendere e trattenere, solitamente esclusi dalle trattazioni di semantica verbale in quanto non facilmente riconducibili alle classi aspettuali ed eventive fino a questo momento ipotizzate, ha permesso non solo di rivedere le assunzioni su cui si basano i test di risultatività ma anche di provare la capacità degli strumenti formali e teorici introdotti nell’individuare nuove distinzioni semantiche; ritengo che questa sia una metodologia che vale la pena applicare in maniera sistematica: la complessità del lessico verbale di una lingua va ben oltre la semplice opposizione tra MANNER e RESULT VERBS.