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della Comunità Mariana Oasi della Pace, al cui sorgere don Luigi Bosio diede un impulso decisivo Riportiamo quanto P Gianni Sgreva ebbe a scrivere un decennio fa.

Nel documento Don Luigi Bosio a Belfiore d'Adige (pagine 128-130)

Durante i miei anni di infanzia trascorsi a Caldiero, quindi non lontano dal territorio della parroc- chia di Belfi ore, circolava tra la gente la fama di santità del parroco don Luigi Bosio.

Un giorno dell’estate del 1963, appena conseguita la licenza media, prima di riprendere gli studi ginnasiali, sentii il forte desiderio di andare a trovare il parroco di Belfi ore. Inforcai la bicicletta, e giù verso Belfi ore. Un saluto obbligatorio alla Madonna della Strà.

Trovai don Luigi in chiesa, nella bellissima chiesa parrocchiale di Belfi ore, che tutta parla di mistero e di sacramento, voluta così da lui e che corrispondeva alla sua teologia liturgica. Mi avvicinai a lui, trepidante. Non volevo disturbare. Era la prima volta che avevo un incontro personale con lui. Mi accompagnò nella visita della chiesa. Me ne diede l’illustrazione. Raccolsi impressioni indimentica- bili che poi compresi meglio più avanti, durante e dopo i miei studi di teologia, soprattutto di teo- logia e liturgia patristica. Alla fi ne la mia domanda per la quale ebbi quell’incontro: « Il Signore mi vuole nella strada della vita religiosa e del sacerdozio? ». Mi fi ssò con occhi vivi e penetranti: « Tu sai

bene cosa il Signore vuole da te. Corri, va avanti! ». Non furono necessarie altre parole. Quando egli parlava, ti comunicava la certezza. Molti anni dopo, fatto sacerdote, gli telefonai dicendogli:

269 « De Guidi Serio n. 5/4/1931 (Zevio), o. 29/6/1962. Vicario parrocchiale Manerba (1962-1963). Insegnante

Seminario minore (1963-1965). Dottorato in Teologia Morale (1979). Docente Studio Teologico San Zeno (1969- 2004), ISSR San Pietro Martire (1969-2008) ». La Chiesa di Verona. Annuario della Diocesi. 2010, cit. p. 484.

270 « Gianni Sgreva, nato il 2 marzo 1949 a Caldiero (Verona) continua a sentirsi giuridicamente e aff ettivamente

legato alla congregazione della Passione… Giuridicamente dipendente dal proprio Superiore Generale, vive nella Comunità Mariana, della quale fi no al 16 luglio 2001 è stato, come egli aff erma, anche il responsabile generale “per supplenza” ». www.oasispacis.org.

« Io sarei quel sacerdote che, da seminarista, ecc. ecc. ». Egli mi arresta al telefono, rincalzandomi: « E

forse che non avevo ragione? ».

Ebbi in seguito la fortuna di aver don Luigi come padre dell’anima mia, dal 1983 fi no alla sua

morte. I nostri incontri erano pressoché mensili. Sì, dovrei dire tante cose, che resteranno indelebili

per tutta la vita. A me don Luigi è stato padre, maestro, …madre!

Ma non solo padre per me, ma padre altresì della Comunità Mariana - Oasi della pace, in quan- to gli undici anni della mia frequentazione coincisero con gli anni della gestazione della nuova fondazione 271.

Della Comunità Mariana - Oasi della Pace, Mons. Luigi Bosio è stato il padre nascosto, e che voleva rimanere nascosto.

Venne una sola volta a visitare la comunità, a Priabona, nell’ottobre del 1987, qualche giorno dopo che fu introdotta in comunità l’Adorazione Eucaristica permanente. Senza preavviso, di nascosto. Me ne accorsi perché quel pomeriggio entrai nel santuario della Madonna di Priabona, antistante la nostra casa. Scorsi un sacerdote, in ginocchio, mani giunte, con lo sguardo estatico, rivolto al Santissimo esposto. Mi avvicinai per salutarlo. Mi sorrise, ma non mi disse nulla. Rimasi con lui in adorazione. Poi, successivamente, un altro tentativo per invitarlo a venire in casa. Sulle prime non voleva. Poi cedette quando gli proposi di visitare la cappella interna dell’adorazione. Allora accettò. Ma nessuna parola. Mi seguì fi no alla cappella. Riprese l’adorazione proprio in quel luogo che, con il permesso del vescovo di Vicenza, Mons. Arnoldo Onisto, era diventato il luogo del primo cenacolo con Maria. Sostò alcuni minuti e io con lui. Poi, egli si alzò. Fu inutile chiedergli di trat- tenersi un pò con noi. « È suffi ciente così, è suffi ciente così! », insistette. E un grande sorriso e un abbraccio comune conclusero quella visita inattesa. Fisicamente non vi ritornerà più. Ma l’Opera

della Comunità Mariana - Oasi della Pace è stata anche frutto del suo comando illuminato.

« Racconta tutto al P. Provinciale, non appena lo vedrai », mi disse, facendomi rompere il pudore e la riservatezza di quasi due anni di silenzio. Era il 10 marzo 1986.

Mons. Bosio, o meglio il caro don Luigi, come io sempre lo chiamavo, o semplicemente il “Padre”,

con quella obbedienza ingiuntami dava l’avvio alla Comunità Mariana - Oasi della Pace. Egli

271 Riportiamo alcuni passaggi di un’intervista nella quale P. Gianni Sgreva spiega come l’iniziativa di dare vita a una nuova fondazione religiosa sia strettamente collegata all’esperienza vissuta a Medjugorje. « Da quando anch’io il 23

aprile 1984 mi sono mescolato alle folle che s’infi lano tra le pietre e gli arbusti delle colline di Medjugorje, ho sentito

che per un’iniziativa solo del Cielo la Madonna mi chiamava ad una grande libertà per Lei, per i suoi piani materni. Chiamandomi, la Madonna mi conosceva bene e, al dire della veggente Marija Pavlovic, la sera del 4 dicembre 1985 la Regina della Pace avrebbe pronunciato il mio nome, chiedendomi di prestare ascolto al suo appello, alla sua chia- mata. Come risposta a quell’invito… chiesi alla Madonna dei segni concreti da parte sua per signifi carmi che cosa mi stesse per chiedere… E così io, da meno di due anni, allora, scombussolato dalle cose di Medjugorje, vidi avvicinarsi a me i primi ragazzi e ragazze con una domanda precisa: aiutaci, proprio tu, a stare vicini alla Madonna… Veramente la prima volta che è giunto alle mie orecchie e al mio cuore questo appello ero con i primi due giovani ai piedi della croce del Krizevac, il venerdì 6 dicembre 1985, alle 3 del pomeriggio. Fu proprio qui, sul Krizevac, che a me passionista la Madonna diede il primo segno “natalizio” della Comunità Mariana Oasi della Pace. Fu qui, sul Krizevac, sul Calvario di Medjugorje, che la Comunità Mariana Oasi della Pace entrò nel circuito di Medjugorje. A me che sbalordito i primi tempi mi chiedevo perché proprio io dovessi essere coinvolto in una cosa nuova, nella quale ragazzi e ragazze di varie lingue e culture chiedevano di essere messi insieme per seguire la Madonna facendo dei suoi messaggi evangelici una

Regola di vita, veniva affi dato il compito di comprendere Medjugorje per farlo diventare una scuola di vita evangelica permanente, dando vita ad una nuova forma di vita consacrata nella Chiesa… La Madonna chiama a Medjugorje tutti… restaura i cuori… Perché allora non pensare che questa cura materna la Madonna la volesse estendere creando

tante fi liali di Medjugorje, Oasi della Pace, appunto, dove l’insegnamento e le meraviglie della Madonna si possono

estendere fi no a diventare vita quotidiana di coloro che sono stati toccati da Lei e da Lei rinnovati… Le Oasi della

Pace avrebbero dovuto rappresentare dei luoghi di vita mariana, incentrata sull’Eucarestia adorata giorno e notte e

sulla bellezza della liturgia contemplativa… Luoghi in cui il lavoro è vissuto come continuazione della preghiera ». www.reginamundi.info.

continuerà ad accompagnare l’Opera, guidando energicamente l’anima mia e indirettamente

seguendo in tal modo gli sviluppi qualitativi e quantitativi dell’Opera stessa, soff rendo e godendo con me fi no agli ultimi mesi di vita.

Fui a visitarlo l’ultima volta al geriatrico di Borgo Trento, a Verona, il 28 dicembre 1993. Quel giorno non fu possibile entrare nella sua stanza. Allora gli feci pervenire una letterina attraverso l’infermiere, che gliela lesse. In quella letterina, l’ultima, chiedevo al Padre di benedirmi e di accet- tare anche la mia benedizione per lui e di continuare a benedire dal cielo tutta l’Opera. Inoltre mi permettevo di dirgli che egli non avrebbe potuto lasciarmi nei giorni in cui sarei dovuto partire per il Brasile per la prima fondazione in terra latinoamericana. Gli chiedevo pertanto di atten-

dermi al ritorno dal Brasile. Quando l’infermiere uscì dalla stanza, mi portò il grande sorriso del

Padre, la sua benedizione e l’unica parola che ancora potette pronunciare lentamente e sommessa- mente: « Grazie… grazie… ».

Andai in Brasile, tornai il 21 gennaio. Il 23 gennaio fu l’ultima telefonata per sapere come fossero le condizioni di salute. L’infermiere mi disse che il padre non parlava più e che andava preparandosi all’incontro con il Signore. E la notizia venne infatti qualche giorno dopo, il 27 gennaio. Potei

vederlo, benedirlo, baciargli la fronte, nella bara, rivestito dei paramenti sacerdotali. E poi, il

mattino del lunedì 31 gennaio, in una cattedrale gremita la liturgia presieduta dal vescovo di Vero- na, Mons. Attilio Nicora. Non un funerale, ma l’entrata in cielo di un santo, attorniato da tutti i suoi fi gli e fi glie spirituali. Come disse, aprendo la celebrazione, Mons. Nicora: « La vostra presenza così numerosa dice più di ogni altra parola l’intensità della stima e dell’aff etto che ha circondato questa fi gura… Da parecchie testimonianze che mi sono giunte anche proprio in queste ore dopo il suo trapasso terreno, ho potuto cogliere quanto grande fosse davvero il fl usso di aff etto che lo circondava, segno indubbio di una capacità di testimonianza di fede e di incidenza nella guida spirituale ».

Da parte mia quante cose dovrei raccontare, quanti ricordi, quante le parole misurate e centellinate! Era infatti di poche parole, ma ogni parola era fuoco, tamquam sagitta, come una freccia che colpiva sicura.

Ricordo sempre quanto egli mi fece vivere quel sabato, vigilia della domenica delle Palme del 1985. Andavo per il mio incontro mensile. Lo trovai nel chiostro della sua casa, il cortile S. Elena. Mi prese energicamente per mano. Mi ordinò di chiudere gli occhi. Mi stupii di quel gesto insolito. Poi, subito, a occhi chiusi, mi fece camminare con passo lesto e deciso lungo un segmento del quadrilatero del chiostro. Giunti in fondo, mi fece voltare di scatto. Io, sempre ad occhi chiusi e

mano nella mano. Ritornati alla posizione di partenza, mi interrogò: « Sei forse caduto? ». « No »,

risposi. E aggiunse: « Così si fa con le Opere di Dio: occhi chiusi e mano nella mano di chi ti

conduce. Così fu Abramo ». Quella lezione non la dimenticherò più 272.

23.9. Padre Giuseppe Maistro, francescano

Tra le persone che affi darono la guida della propria anima a don Luigi Bosio c’è anche il francesca-

Nel documento Don Luigi Bosio a Belfiore d'Adige (pagine 128-130)

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