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La formazione del popolo cristiano attraverso la Liturgia

Nel documento Don Luigi Bosio a Belfiore d'Adige (pagine 166-168)

Abbiamo recuperato e riproduciamo – così come ci è stato consegnato dallo stesso autore – l’in tervento del parroco di Belfi ore, Mons Luigi Magrinelli, costruito in gran parte sui testi apparsi in

4. La formazione del popolo cristiano attraverso la Liturgia

Con questo patrimonio interiore che è la consapevolezza dell’inesauribile ricchezza del mistero della Liturgia e del bene prezioso del suo sacerdozio, Don Bosio giunge a Belfi ore. Ha solo 31 anni, ed è sacerdote da 9 anni. In un’età così giovane, mostra già una fi sionomia spirituale solida e

matura, e la consapevolezza di un cammino da compiere con il suo popolo. Si impegna così

in un’azione pastorale e in una predicazione di grande spessore per trasmettere al popolo cristiano quelli che potremmo chiamare ‘i segreti’ della Liturgia, come lo svelare i segreti del Re divino per farne partecipi tutti i fi gli di Dio.

Due sono i canali privilegiati per guidare il popolo alla scoperta e al gusto profondo della Liturgia.

Il primo è la costruzione della nuova chiesa, con i suoi elementi architettonici, con i luoghi propri delle celebrazioni (Altare, Ciborio, Battistero, Confermatorio, Altare della Divina Maternità, Altare di san Giuseppe, Studium Pietatis). Man mano che questi elementi vengono pensati e realizzati Mons. Bosio off re al popolo cristiano una profonda catechesi, che ne illustra il signifi cato in ordine alla celebrazione liturgica e alla crescita della fede e della vita cristiana, alla crescita della Comunità cristiana come popolo di Dio. Alla predicazione si affi anca la comunicazione con lo

strumento della stampa: in successione Mons. Bosio si serve prima del piccolo mensile diocesano « Pace a questa casa », al quale si aggiunge una pagina di vita parrocchiale di Belfi ore; poi inizia col Bollettino parrocchiale da lui preparato per la parrocchia, dal giugno al dicembre 1950, Bollettino che dal Gennaio 1951 prende il titolo « Cittadella Cristiana », e dal 1963 « Jerusalem Nova ». Questo Bollettino dal giugno 1950 al gennaio 1952, porta anche la sigla P.R.P. che sta ad indicare il Piano

di Ricostruzione Parrocchiale, un progetto di rinascita della parrocchia che Don Bosio presenta così: « ricostruzione necessaria e urgente anche da noi… parlo di ricostruzione spirituale, si intende; sono sacerdote per questo. Va e ripara la mia Casa, diceva il Signore a Francesco. Ricostruzione

di cui fondamento e pietra angolare non altri è che il Signore nostro Gesù Cristo. Nel nostro

Piano di ricostruzione 1949 aggiungeremo due belle pietre all’edifi cio vivo parrocchiale… 1) in qua- resima avremo la settimana Liturgica, settimana che vorrei chiamare una levigatura d’anime, per renderle sensibilissime al tocco di Dio; 2) vediamo già profi larsi in visione il prezioso Ciborio, che quale mistica nuvola coprirà e proteggerà l’altissimo Secreto, custodito nel Tabernacolo ». Questa settimana liturgica appare la prima iniziativa di questo genere, che sarà successivamente sviluppata in diverse forme e circostanze.

In questi bollettini comincia ad apparire una nota, una rubrica sulla Liturgia del mese allo scopo di presentare e invitare a vivere con maggiore consapevolezza quanto la Liturgia propone. E questa ha come termine la Missione Parrocchiale del dicembre 1951.

A far crescere di intensità e qualità questa proposta concorre la scelta di Don Luigi Bosio di puntare

decisamente anche sul canto gregoriano come espressione più nobile al servizio del mistero della

Liturgia. Lui stesso si fa maestro di canto, dando nuovo impulso alla Corale Santa Cecilia, formando un gruppo di voci femminili al servizio della Liturgia e guidando con pazienza e costanza anche il popolo perché si faccia sempre più parte attiva anche nel canto. Nell’arco di alcuni anni la parrocchia

acquisisce un patrimonio di canto gregoriano davvero invidiabile: si giunge a cantare diverse Messe gregoriane, i canti propri delle principali solennità, il Vespero con le antifone e gli inni propri, le antifone mariane, i canti eucaristici, gli inni allo Spirito Santo e alla Vergine Maria. La Corale santa Cecilia e il gruppo femminile di canto partecipano con soddisfazione a diverse rassegne di canto a livello diocesano e nazionale. La Novena di Natale, la celebrazione della Quaresima con le varie stazio- ni, la celebrazione della Pasqua e della Pentecoste sono momenti di grazia di Liturgie che trasfondono nel popolo cristiano una progressiva consapevolezza del Mistero da accogliere e vivere. Per cogliere la portata di questo impegno bastino i riferimenti ad una singola iniziativa pastorale, la Settimana litur- gica del Maggio ’58. In questa straordinaria iniziativa, sono proposte le seguenti catechesi: la domeni-

ca di Pentecoste, Omelia sullo Spirito Santo; il lunedì, La liturgia, azione della Comunità cristiana;

il martedì, La chiesa, casa di Dio e del popolo; il mercoledì, L’Altare, mensa del sacrifi cio; il giovedì, La partecipazione dei fedeli al sacerdozio di Cristo; il venerdì, Il Sacrifi cio; il sabato, il Sacrifi cio di Gesù; la domenica, festa della Santissima Trinità, La Messa, sacrifi cio della Comunità cristiana. Nella stessa settimana si cantano: la Missa Paschalis, la Cum Jubilo, la Cunctipotens, la de Angelis, la Missa Brevis. Un’osservazione precisa per far notare come molti di questi temi di predicazione svelino già alcune linee di comprensione della Liturgia che anticipano il rinnovamento conciliare.

In questo movimento liturgico è progressivamente coinvolto il popolo cristiano, anche perché i testi della liturgia in lingua latina vengono tradotti, spiegati e commentati per renderli almeno in parte accessibili a tutti. Certamente c’è chi più da vicino accoglie la proposta e la vive con piena parteci- pazione; altri si accostano progressivamente, attratti dal fascino e dalla bellezza della Liturgia; per tutti il banchetto è preparato, anche se alcuni ne colgono forse solo le briciole. Ma possiamo dire che questo grande impegno ha favorito una crescita profonda e consapevole del popolo cristiano. Ha così cercato di realizzare davvero questa certezza: « Bisogna comprendere che non la Liturgia

va abbassata, ma il popolo innalzato ad essa; che il culto è fatto per Dio… che la Liturgia sia più

alla portata del popolo è ideale doveroso, ma questo non deve essere ottenuto con i comodi tagli a spese della grandezza, solennità e dignità della Liturgia e della Chiesa ».

Anche prima del Concilio don Luigi muove dei passi per far crescere nel popolo questa compren- sione e accoglienza della Liturgia: vengono proposti nella Liturgia anche canti in italiano, ma sem- pre con grande attenzione a conservare la dignità della celebrazione liturgica, e la dimensione del mistero. E quando giunse la novità del Concilio, la accolse con convinzione e docile obbedienza, innestandola su un tessuto di vita liturgica intensa e profonda, ma consapevole che il rinnovamen-

to non si poteva compiere nella faciloneria o nell’improvvisazione. Una sua rifl essione incisiva

dice: « Cosa possiamo trovare di ‘nuovo’ noi che abbiamo già tutto? »

A completare lo sguardo su questa immensa formazione alla Liturgia serve anche cogliere la capa-

cità di sintesi e proposta che si esprimeva con formule intense, semplici e brevi, ma veramente

profonde ed effi caci. Perno di questa formazione costante era specialmente la Messa prima della domenica, che don Luigi chiamava la Messa Parrocchiale. In questa messa, sempre solenne con il canto gregoriano, don Luigi comunicava al popolo cristiano il senso profondo della Liturgia, della Domenica, del Mistero Eucaristico, della Chiesa come Popolo santo di Dio.

Su « Cittadella Cristiana » del dicembre 1957 vengono riportate 52 defi nizioni della S. Messa, da lui presentate alla Comunità dei fedeli durante la celebrazione della Messa parrocchiale, defi nizioni elaborate a partire dai testi liturgici. Don Bosio incoraggiò in questa occasione i fedeli a trascrivere su un proprio diario spirituale queste defi nizioni, considerando questo diario « uno dei volumi più preziosi, se non il più prezioso, della loro bibliotechina familiare ». In questa occasione si dichiara « felice di veder coronato un sogno… felice e sicuro d’aver interpretato i desideri della Madre Chiesa, che tiene la Messa nel centro della Liturgia e di tutti i misteri cristiani ».

Su « Cittadella Cristiana » del marzo 1959 sotto il titolo « Attingete alle fonti! », presenta 28 defi nizioni della Liturgia, 15 defi nizioni del Sacramento Eucaristico, 9 defi nizioni della Dignità sacerdotale.

Sono autentiche perle, che svelano una ricchezza incomparabile, il gusto profondo del mistero compreso, accolto e vissuto.

Altrettanto signifi cative sono le 52 defi nizioni con le quali, nell’anno liturgico 1966-67, ha dettato ai fedeli un cammino spirituale di scoperta del Mirabile Sacramentum Ecclesiae. In queste 52 defi ni- zioni appare la volontà di trasmettere al popolo cristiano una sempre più profonda consapevolezza del suo essere Chiesa del Signore.

Questa cura di condurre il popolo cristiano al cuore del Mistero, induce don Luigi ad alcuni interventi che tendono ad orientare anche le espressioni della devozione verso il loro centro, riordinando e talvolta ridimensionando alcune realtà tradizionali. Don Bosio ne coglieva proba- bilmente una certa ‘povertà’ spirituale, e l’inclinazione a privilegiare l’aspetto esteriore e festaiolo a scapito dell’autenticità spirituale della celebrazione. E proprio verso questi aspetti della ‘festa

esteriore’, della ‘sagra’, manifestò più volte pareri molto critici e interventi che gli costarono anche

qualche incomprensione e soff erenza. Ma la sua personalità, così ricca e stabilita sul piano interiore più profondo, sapeva andare avanti e pagare anche questo prezzo, convinto com’era che il centro di

tutto, il Mistero di Cristo e della Chiesa, non dovesse mai entrare nell’ombra, ma risplendere agli occhi di tutti. Questo vale anche nel suo atteggiamento verso la realtà del santuario della Madonna della Stra, tanto caro al popolo di Belfi ore. Don Bosio volle correggere e ridimensionare

alcune espressioni che sapevano di esteriorità e talvolta di una forma di campanilismo che esprime- va la voglia di distinguersi piuttosto che la vera devozione. A riprova delle sue intenzioni, mosse da autentica pietà mariana, sta la cura costante per la struttura architettonica del santuario, e il rilancio della Pia Unione della Madonna della Stra, realizzato in forma uffi ciale con il decreto del vescovo Mons. Giovanni Urbani il 5 febbraio 1957, promosso costantemente con tanta premura pastorale. Dai bollettini parrocchiali appare con quanta solennità e gioia sia stata celebrata la “Visita della Madonna Pellegrina” nel 1950 e poi l’Anno Mariano nel 1954, durante il quale sviluppò una lunga e preziosa catechesi mariana. Appaiono molto frequenti gli inviti alla vera devozione alla Madre del Signore, sempre ricchi di sostanza di fede e di teologia mariana autentica.

Così non trascurò di proporre in parrocchia quello strumento di annuncio e rivitalizzazione della vita cristiana che sono storicamente le Missioni al popolo, celebrate periodicamente con tanta cura e amore. Così presenta la sua ultima Missione alla parrocchia, nel 1966: « La sacra Missione è tempo di grazia nel raccoglimento e nella meditazione delle verità eterne; tempo di pianto sopra la deso- lazione del peccato; di luce, nella grandezza della tua vocazione; di gaudio, nella bellezza della tua fede; di santità, attinta alla fonte del sangue vivo. È tempo… di guadagnare tempo per l’eternità! »

Nel documento Don Luigi Bosio a Belfiore d'Adige (pagine 166-168)

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