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Riportiamo una memoria scritta da suor Antonia.

Nel documento Don Luigi Bosio a Belfiore d'Adige (pagine 116-120)

Ho conosciuto il Servo di Dio quando avevo sedici anni. Sono legata a Mons. Luigi Bosio da vin- colo spirituale di amicizia e stima.

Sono rimasta subito aff ascinata da questo prete che mi ha colpito per la sua gentilezza, la sua spi-

ritualità (non ho più dimenticato le sue genufl essioni e il suo stare in profonda adorazione davanti

al tabernacolo), per quella ricchezza carismatica con la quale comunicava la presenza di Dio, unita a una profonda gioia spirituale.

Ogni volta che lo incontravo, me ne andavo ricca di una esperienza soprannaturale.

Anche la mia vocazione religiosa è nata dall’incontro con Don Luigi. Entrata tra le Suore Fran-

cescane del Cuore Immacolato di Maria 252, Don Luigi Bosio mi ha subito ricordato che la mia

vita poteva essere orientata tra le Clarisse. Di conseguenza non sono stata serena fi nché non ho realizzato la vocazione claustrale. Il Servo di Dio è stato il promotore del passaggio dalla vita attiva alla vita contemplativa; anche da Clarissa ha continuato a seguirmi.

Posso parlare del Servo di Dio come parroco di Belfi ore.

Circolava voce a Cologna Veneta, mio paese natale, che a Belfi ore c’era un parroco santo. Mia

mamma nel 1955 ha voluto recarsi personalmente a Belfi ore per incontrare don Luigi Bosio. È stata

talmente aff ascinata da questo santo prete che ha contagiato anche noi suoi fi gli, al punto che, pure noi abbiamo voluto recarci ad incontrarlo a Belfi ore. Incontrandolo abbiamo potuto constata- re che quanto si diceva della sua santità corrispondeva al vero. Era un sacerdote diverso dagli altri.

Un sacerdote che si trasformava emanando spiritualità e santità.

Il Servo di Dio aveva una fede talmente forte che quanti si rivolgevano a lui per chiedere grazie non restavano delusi, perché ottenevano quanto richiesto, anche se si trattava di richieste umanamente impossibili, come… guarigioni o problemi familiari.

La caratteristica di Don Luigi fu l’umiltà.

Un pensiero di don Luigi sintetizza tutta la sua spiritualità: « Quando raggiungiamo il punto di

non aspettarci più nulla da noi e tutto da Dio, allora siamo nella vera pace ».

Era pieno di carità verso tutti, soprattutto verso i poveri, con coloro che si trovavano in diffi coltà e non potevano pagare le bollette del gas o dell’affi tto. Consegnava la busta con i soldi e racco-

mandava a loro di non parlarne con nessuno.

Più volte ho visto il Servo di Dio trasfi gurarsi in viso con un volto angelico, “tutto luminoso”, manifestando la sua forte unione con Dio. Questo avveniva nella massima semplicità. Tant’è che da parte sua non dava importanza al fenomeno, anche se avvertiva questo dono soprannaturale.

252 La congregazione delle Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria nasce nel 1868 in Egitto, al

Cairo, per opera della beata Caterina Troiani (1813-1887). Costanza Troiani nasce a Giuliano di Roma (Frosinone). Entrata nel Conservatorio delle Monache della Carità sotto la Regola di S. Chiara a Ferentino (Frosinone), dovrà attendere 25 anni prima di poter realizzare il suo sogno di impegnarsi nella conversione dei “popoli d’oltremare”. Nel

1859 ottiene il permesso di partire per l’Egitto per aprirvi un monastero, onde dedicarsi all’educazione e all’istruzione

delle fanciulle di qualsiasi colore, nazione e religione. In particolare si preoccupa delle fanciulle abbandonate, che diversamente sarebbero destinate agli harem turchi. La nuova istituzione prende inizialmente il nome di Terziarie

Altro fenomeno preternaturale del Servo di Dio riguarda la lettura del pensiero e del cuore. Questo lo posso aff ermare, perché è quanto ho potuto sperimentare accostandomi a lui nella confessione e nei vari colloqui 253.

23.6. Monache Cistercensi di S. Giacomo di Veglia

Suor Anna Grazia del Cuore di Gesù e di Maria

(al secolo Anna Loredan)

Abbiamo avuto una conversazione – che riportiamo – con l’altra suora Loredan, Anna Grazia,

sorella di suor Elisabetta Loredan, monaca a Carpenedo (Mestre). Suor Anna Grazia vive, inve-

ce, nel monastero cistercense di S. Giacomo di Veglia, frazione di Vittorio Veneto, provincia di

Treviso. Ella accenna alla sua famiglia vissuta a Caldiero, evoca l’incontro con don Luigi Bosio

confermando la sua infl uenza nella propria vita spirituale, ci fornisce alcune informazioni sulla sua

comunità spiegando come ne sia scandita la giornata.

Anna Grazia Loredan, nata a Caldiero il 22 giugno 1946, è entrata in monastero nel 1999, a 53 anni.

Nel 2000 la vestizione, nel 2001 la professione temporanea, nel 2004 quella perpetua o solenne. La mamma, Vera Becvarovska, era cecoslovacca, nata 60 km a nordest di Praga. È andata in Paradiso nel 2006. Il papà Giuseppe Loredan è nato ad Asolo in provincia di Treviso, da una famiglia nobile di origine veneziana. Erano cinque fratelli. Ha studiato a Padova dai Gesuiti. Mamma e papà si sono conosciuti nell’estate del ’37 a Viareggio, dove erano in vacanza, e si sono sposati nel ’38. Sono andati ad abitare a Verona. Poi mia mamma voleva stare in campagna. Il papà suo, che era architetto, le ha com- perato la villa di Caldiero, Cà Rizzi, dove siamo sempre vissuti. All’inizio ci andavamo solo d’estate, poi il papà ha lasciato l’appartamento di città per trasferirsi defi nitivamente a Caldiero. Il papà – ingegnere edile – aveva lo studio a Verona in via Oberdan. A Caldiero, in Cà Rizzi, villa veneta della prima metà del ’700, oggi abita mio fratello. Ho due sorelle, una, Maria Cristina, vedova di Antonio Rizzardi, mancato nell’83, abita a Bardolino; Giovanna, sposata con il veronese Sandro Bonetti, abita a Milano. Poi è nata suor Elisabetta, quindi io, e infi ne Andrea. La mia mamma, fi glia unica, ha avuto sei fi gli. Andavamo tutti insieme – la nostra la famiglia – in duomo dal Padre: mamma, papà, io, suor Elisabetta e mio fratello. Abbiamo conosciuto bene Raff aele Bonente, la moglie Fatíma Vecchiato, Giampaola Bonente, Taziana Vecchiato, che ha sposato un Bonente, Fausto, che ricordo bene. Sono anche stata a casa dei Bonente una volta con mio fratello. Ho conosciuto anche la sua mam- ma, Maria Pompeo Vecchiato.

Ho fatto l’università a Verona, ho studiato Lingue, tedesco e inglese. Mi sono laureata il 9 settembre 1972 con la professoressa Elda Tapparelli. Il primo esame di Storia l’ho fatto con Gino Barbieri. Speriamo che mi chieda gli Arabi, e mi ha chiesto giusto gli Arabi. Il Padre mi chiedeva Quanti esa-

mi abbiamo fatto? Che cosa abbiamo?, come se a fare gli esami ci fosse sempre anche lui. Prima di venire qui, ho insegnato 24 anni nella Scuola Media, gli ultimi a Castel d’Azzano.

Ma guardi come ho conosciuto il Padre! Io andavo da Mons. Ilario Salvetti con una mia amica 254.

A 21 anni ero stata a Lourdes con l’Unitalsi. Mi aveva iscritta mia sorella suora. E poi sono andata a

253 La memoria di suor Antonia mi è stata consegnata dalla priora delle Clarisse, Madre Micaela. 254 Mons. Ilario Salvetti, Cavaion, 1911 - Verona, 1987.

Loreto nello stesso anno, nel ’67. Lì ho conosciuto una che stava per entrare dalle Trappiste a Vitor- chiano (Viterbo) 255, suor Gabriella Venturi. Lei prima di entrare mi ha detto, Ti do l’indirizzo di

una mia carissima amica. Me l’ha fatta conoscere, Grazia Sorio. Tramite lei ho conosciuto Mons.

Ilario Salvetti e andavo lì. Per un periodo lui fu assente. Io dovevo confessarmi. Conoscevo la Gian- na Bianconi. Andavo spesso a trovarla a Belfi ore. Lei mi ha indicato don Bosio, ma non mi aveva

detto chi era, cos’era! Io sono andata un sabato pomeriggio di settembre del ’68. Entro in chiesa. La chiesa è buia. Vedo una fi la di donne, che attendono di confessarsi. Ad un certo momento vedo che esce il Padre e un uomo gli si avvicina e gli bacia la mano. C’era un odore nella chiesa proprio di sacro, neanche profumo, proprio un odore di sacro. Sono rimasta colpita dal comportamento delle persone. Alla fi ne mi sono confessata. Naturalmente una cosa bellissima. Dopo sono ritornata ancora. Io pensavo, Torno, ma dopo c’è Mons. Salvetti. Invece, ho continuato ad andare da don Luigi.

La vocazione? Io avevo fatto già per conto mio la consacrazione nel ’67 o ’68. Avevo già una mezza

idea, poco prima di conoscere il Padre. Lui dopo mi ha portato avanti, diciamo. Perché io avevo qualche diffi coltà. Il mio papà mi aveva detto, Fai la comunione ogni giorno. Io ho cominciato a fare la comunione ogni giorno, poi ho cominciato ad andare a messa. Ho avuto questa amica carissi- ma che poi è andata dalle Benedettine di Rosano 256. Infatti Suor Gabriella Venturi è uscita dalla

Trappa dopo nove anni, perché non è riuscita a fare la professione solenne. È uscita, è stata fuori un anno e poi è entrata dalla Benedettine vicino a Firenze. Sono una settantina di monache. L’anno dopo è entrata questa mia amica, Grazia Sorio, che ha preso il nome di suor Donata. Poi sono entrate altre due di Verona, lì a Pontassieve. Hanno una regola molto rigida.

Per la clausura l’ha orientata il Padre? Il Padre dopo un pò mi ha chiesto che cosa desideravo. Io

gli ho detto, Io ho l’impressione di non saper far niente. Mi ha risposto, Te beata! Il mio sogno era la clausura, però ero convinta di dovermi fare missionaria o suora di vita attiva. Ho conosciuto il Padre

255 Sul sito di Vitorchiano si legge: « Siamo una comunità dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza

(meglio conosciuto come Ordine Trappista) e apparteniamo a quel movimento monastico che dal sesto secolo, seguendo la Regola di San Benedetto, evangelizzò e promosse lo sviluppo dell’intera Europa. L’Ordine Cistercense nacque nel 1098, a Citeaux (Francia), dove alcuni monaci di Molesme (abbazia benedettina) vollero costruire un nuovo monastero per impegnarsi a vivere con più autenticità e purezza la Regola di San Benedetto. S. Roberto, S.

Alberico, S. Stefano ne furono i fondatori e i primi abati. San Bernardo, entrato a Citeaux nel 1113 e divenuto in

seguito abate di Clairvaux (una delle primissime case-fi glie di Citeaux), diede un notevole impulso all’approfondi- mento della spiritualità monastica e alla crescita dell’Ordine che, sin dall’inizio, ebbe una ricca espansione missionaria attraverso i vari monasteri costruiti in tutto il continente europeo. Il carisma cistercense è arrivato fi no a noi attraver- so la riforma del XVII secolo iniziata dall’Abate de Rancé nell’Abbazia cistercense di La Trappe (Francia). Giovane e brillante abate di corte, immerso nella mondanità, si convertì e volle ritirarsi nell’abbazia che aveva in commenda (La

Trappe), provvedendo subito a restaurarvi la vita monastica. In tempi di decadenza difese con ardore alcuni aspetti

del patrimonio cistercense, soprattutto la sua identità contemplativa, ascetica e cenobitica, ritornando a sottolineare anche il valore del lavoro manuale e una alimentazione semplice e povera. Dall’incendio della Rivoluzione Francese (1789) – che causò la soppressione di tutti gli Ordini religiosi esistenti allora in Francia – scampò solo un picco- lissimo gruppo di monaci di La Trappe rifugiatisi in Svizzera… A questo primo nucleo di una ventina di persone si aggiunsero ben presto altri monaci, che riuscirono clandestinamente a lasciare la Francia, e dei giovani che chiesero di essere ammessi alla vita monastica. Anche monache cistercensi e di altri Ordini, espulse dai loro monasteri, chiesero di fondare per loro un monastero… Le peripezie di questi uomini e di queste donne forti nella fede e nella loro voca- zione non terminarono qui. Con il dilagare delle truppe napoleoniche in tutta Europa, dovettero fuggire fi no in

Russia… Fu una vera e propria odissea che durò un paio di anni perché anche dalla Russia dovettero fuggire fi nché,

con la caduta di Napoleone, non poterono rientrare in Francia e riacquistare a poco a poco gli antichi monasteri che erano stati loro confi scati. Da questo gruppo si sviluppò quello che ora costituisce il nostro Ordine formato da mona- steri maschili e femminili presenti in tutti i continenti. www.trappistevitorchiano.it.

256 Abbazia di Santa Maria di Rosano, Borgo del monastero 13, Località Rosano, Pontassieve (Firenze). www.

all’inizio dell’università, ma ero convinta che mi sarei fatta suora missionaria, magari dalle Combo- niane. A 15 anni ero andata lì a vedere la Casa Madre con una mia sorella e mi era molto piaciuto. Invece poi dai 15 ai 21 anni la mia vita è cambiata completamente. Pensavo ad altre cose. Uscita da quel periodo diffi cile, non pensavo più alle missioni, ma a una vita tipo quella delle Canossiane.

Mia sorella era stata indirizzata alle Canossiane dal Padre. Non so se gliel’ha detto. No? Sì, sì, era

stata indirizzata alle Canossiane. Ma lei dopo ha assistito all’entrata in clausura di suor Rosalia dal- le Serve di Maria di Carpenedo (Mestre). Le è piaciuto tantissimo. L’ha detto al Padre e ha pensato a

Carpenedo. Io ero andata con lei dalle Canossiane. Mi aveva molto colpito quella Casa Madre. Le

ho frequentate un pò, ma erano troppo attive per me. Poi ho saputo che la mia amica suor Donata

Grazia Sorio era andata a Rosano. Sono andata a trovarla. Mi è piaciuto tanto. Dopo di allora ho

cominciato a cercare di qua e di là. Il Padre mi diceva, Preghiamo! Lui non è che mi desse un indi- rizzo. Ho girato di qua e di là a cercare. Alla fi ne nell’estate ’93 ho telefonato alle Clarisse di Città

della Pieve. Però lì la Liturgia non era molto… Allora ho lasciato stare e dopo mia sorella suora mi

ha fatto conoscere una persona che conosceva questo monastero. Ha dei doni particolari questa persona. È in provincia di Treviso a Pederobba. Non è suora. È una signorina che ha dei messaggi dalla Madonna257. Sono andata a trovarla a casa sua, su indicazione di mia sorella. Dopo che le ho

esposto i miei desideri, lei ha telefonato subito qui a Veglia e poi a Bassano dalle Clarisse. Io però le ho anche detto, Guarda che io non posso entrare, perché ho la mamma e quindi non posso. Però ho questo desiderio. Allora lei ha telefonato qui alla Madre, che si chiama Madre Maria Rosaria, la quale ha detto, Beh, che venga a farsi vedere. Dopo due mesi sono venuta qui a Veglia per due giorni e mezzo, dicendo alla mamma che andavo a fare un ritiro. Non sapevo bene. Ho detto al Signore, Decidi tu per me. Ma mi è piaciuto molto, l’abito bianco e nero, l’atmosfera molto semplice. Siamo in 29 adesso. Siamo il monastero più numeroso d’Italia, femminile, della Federazione. A quell’epoca, nel 1993, erano 11 i monasteri. Adesso sono diventati 8, perché due hanno chiuso, un altro è diventato benedettino perché erano rimaste in quattro, dovevano essere sostenute e sono state aiutate dalle benedettine di S. Giulio 258 e allora hanno fatto il passaggio da cistercensi a bene-

dettine. Si trovano molto bene. È stata una fortuna. Si sono proprio amalgamate bene tra le anziane cistercensi e le nuove benedettine. Questo è a Fossano in provincia di Cuneo.

Quando sono venuta qua nel ’93 mi è piaciuta moltissimo la Liturgia cantata, tutta in gregoriano, gli inni e le antifone in latino, il resto in italiano. Abbiamo l’Uffi cio integrale, proprio quello com- pleto. 150 salmi in una settimana. 12 salmi a Mattutino, le Lodi 5 salmi, Vespri 4 salmi.

Noi ci alziamo alle 5 del mattino. Alle 5.25 comincia Mattutino, che dura dai tre quarti d’ora a un’ora. Poi tre quarti d’ora di meditazione. Possiamo farla dove desideriamo, in coro, in cappella, in cella, oppure fuori. Poi le Lodi cantate. Quindi andiamo in Capitolo. Si parla dei santi e martiri del nostro Ordine e di altri. La Madre tiene un breve sermoncino. Poi la colazione alle 8.20. Però prima di andare a Mattutino possiamo bere qualche cosa, un caff è o un caff elatte. Alle 9 c’è Terza cantata. Lavoro dalle 9.10 alle 11.30. Alle 11.30 Sesta cantata. Un quarto d’ora di preghiere in coro per conto proprio. Alle 12 pranzo. Possiamo andare a riposare e sveglia alle 14.20. Lavoro dalle 14.30 alle 16.30. Alle 16.30 Nona per dieci minuti. Segue il rosario in comune e la Lectio divina di

257 La veggente Paola Albertini dal 4 giugno 1986 ha apparizioni della Madonna. www. maria regina degli angeli

custodi. it. Paola Albertini, ex insegnante di musica nelle scuole medie di Pederobba, è originaria di Padova, dove è nata nel 1941. www.americaoggi.info.

258 Il monastero di benedettine nell’isola di S. Giulio sul lago d’Orta, nel comune di Orta San Giulio, in pro-

vincia di Novara, ci è stato menzionato anche da Madre Maria Ilaria Ivaldi, badessa del monastero benedettino di Ferrara. La Ivaldi è stata mandata dal lago d’Orta a Ferrara per rimpinguare quella comunità.

mezz’ora. La messa alle 18, altrimenti abbiamo troppa preghiera alla mattina. Gli altri monasteri cistercensi hanno invece la messa alla mattina. La messa è cantata con otto parti cantate, ogni gior- no, tranne il sabato mattina perché al sabato la messa è alla mattina alle 7.40. Messa alle 18, quindi, dal lunedì al venerdì. A seguire i Vespri fi no alle 19. Alle 19.10 cena. Finita la cena, i piatti da fare per quelle che hanno i turni. Ricreazione dalle 20.10 alle 20.40. Alle 20.40 Compieta. Alle 21.10 ci

ritiriamo 259. È molto bella la Liturgia, molto bella la meditazione, abbiamo dei bellissimi libri dei

nostri padri cistercensi. I fondatori sono San Roberto, Sant’Alberico, Santo Stefano.

La nostra superiora è una donna straordinaria. Prima veniva tanta gente da lei, adesso la Madre ha una certa età e quindi è necessario prenderle gli appuntamenti per non stancarla. Si chiama Madre

Rosaria Saccòl, originaria di questa zona 260. La Madre è una persona illuminata. Io una volta le

avevo chiesto una cosa. Le ho detto, Madre, Lei preghi e dopo mi sa dire. Lei mi ha dato subito la risposta. Ha avuto subito l’illuminazione.

Poi abbiamo due suore infermiere, professionali. Vengono dalla vita attiva, tutte e due. Una è suor

Michela, quella che le ha parlato per telefono. È molto in gamba suor Michela, veramente, anche

per consigli. L’altra suora, invece, è stata missionaria in Africa. Poi ha sentito la vocazione per la clausura e ha potuto venire qui. La suora che dipinge icone, invece, è argentina. Abbiamo una suo- ra tedesca di Amburgo, che dipinge, suona, ha talento di artista. Una suora è jugoslava. Abbiamo due brasiliane. Sono venute dal Brasile, conoscendo il fratello della Madre Maestra, perché lui era laggiù. Una aveva la vocazione per la clausura ed è venuta qui. L’amica l’ha seguita senza conoscere il monastero. È stato cinque anni fa. Hanno fatto la professione solenne quest’anno. Sono molto in gamba, molto innamorate del Signore, molto disponibili per la comunità. Una è laureata in econo- mia e commercio, l’altra stava studiando matematica. Ha interrotto gli studi per farsi suora. Aveva detto, No, Signore, lasciami la matematica. A lei neanche parlarne di clausura, prima di venire. E invece dopo ha capito che questa era la sua strada ed è venuta anche lei.

Suor Anna Grazia Loredan ci ha messo a disposizione anche una breve memoria dattiloscritta,

Nel documento Don Luigi Bosio a Belfiore d'Adige (pagine 116-120)

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