• Non ci sono risultati.

La formazione del popolo cristiano nella catechesi e nelle associazion

Nel documento Don Luigi Bosio a Belfiore d'Adige (pagine 168-170)

Abbiamo recuperato e riproduciamo – così come ci è stato consegnato dallo stesso autore – l’in tervento del parroco di Belfi ore, Mons Luigi Magrinelli, costruito in gran parte sui testi apparsi in

5. La formazione del popolo cristiano nella catechesi e nelle associazion

Guardando alla predicazione di don Luigi Bosio nelle celebrazioni liturgiche si possono fare due osservazioni. La prima riguarda il linguaggio comunicativo, di sapore mistico, nutrito della sapien- za della Chiesa (specialmente di S. Agostino), un linguaggio che appare talmente elevato da indur- re in noi una domanda: il popolo cristiano, cosa riusciva a percepire? Riusciva questo linguaggio, questa comunicazione mistica, ad entrare veramente nella mente, nel cuore, nella vita della gente? La seconda osservazione riguarda l’apparente assenza nella predicazione della dimensione

morale: accanto alla grande scuola della parola di Dio, fi ltrata attraverso le varie espressioni della

Liturgia, non si trovano normalmente quelle indicazioni di carattere morale, quegli orientamenti pratici che dovrebbero guidare il popolo cristiano nelle sue scelte e comportamenti.

Credo che si possano dare a questo riguardo due spiegazioni. Circa il linguaggio, credo che ci fosse in Lui una profonda certezza: che il Signore Gesù, con l’azione del suo santo Spirito, è il vero Maestro interiore, e che una volta condotte le anime alla soglia del Mistero, il più era fatto e tutto il resto era affi dato all’azione misteriosa ed effi cace di Dio nelle anime.

Riguardo poi alla dimensione morale, appare evidente come questa fosse coltivata in modo costan- te e profondo al di fuori della Messa: nella catechesi e nell’azione formativa delle Associazioni. Ogni domenica pomeriggio, nelle sante funzioni, allora molto frequentate, veniva svolta da Don Luigi una catechesi puntuale sulle verità della fede, la grazia dei sacramenti, l’impegno della vita morale nella fedeltà ai comandamenti e nell’esercizio delle virtù.

Attraverso l’Azione Cattolica, la Confraternita dei Padri Cristiani e delle Madri Cristiane, le Figlie di Maria, viene svolta un’opera di formazione costante, concreta e incisiva.

Una particolare attenzione è da lui rivolta all’Azione Cattolica. Nel registro degli iscritti c’è all’ini- zio una scritta: Regale Sacerdotium, per esprimere chiaramente che quella era la scuola e la

palestra nella quale i cristiani più consapevoli si formavano per essere davvero il popolo sacer- dotale, profetico e regale, le pietre vive per la costruzione del tempio vivo del Signore, del suo

mistico Corpo che è la chiesa. A titolo esemplifi cativo possiamo rilevare una specie di fotografi a dell’Azione Cattolica nell’anno 1948: per i maschi, 67 iscritti all’Unione Uomini, 15 Giovani, 51 aspiranti; per le femmine, 105 iscritte all’Unione Donne, 84 Giovani, 51 aspiranti. Giovani e adulti hanno una riunione quindicinale; ragazzi e ragazze, ogni settimana. Sono quindi iscritti all’Azione cattolica ben 133 maschi e 240 femmine; in totale 373 persone, in maggioranza giovani e adulte. Nel 1949, il numero cresce fi no a 513 iscritti; nel 1950, 613. Con questa intensità di adesione e partecipazione si continuò per molti anni, realizzando una proposta formativa veramente intensa e capillare. Per fare un altro esempio, nell’ottobre del 1960, si colgono delle proposte molto vive e concrete di catechesi sul Fidanzamento, il Matrimonio presentato come il Grande Sacramento, la famiglia cristiana, la famiglia non cristiana, la verginità. È probabile che queste catechesi fossero una prima concreta risposta a quel ‘cambiamento’ di mentalità e di costume che si sarebbe ben presto manifestato con le conseguenze che ben conosciamo, cioè la dissoluzione della famiglia, e le piaghe del divorzio e dell’aborto.

Anche sul fronte della vita sociale, politica e del lavoro, temi caldi specialmente negli anni del dopoguerra con la pressione ideologica e organizzativa delle realtà ispirate al socialismo e al comu-

nismo, don Luigi volle che la comunità cristiana fosse presente attraverso l’associazione delle ACLI,

come appare dai giornalini parrocchiali. Attraverso tutto questo tessuto associativo si realizzò una

presenza formativa profonda e costante, per una custodia nella verità e la promozione del bene

sociale in una consapevolezza di fede e di vita cristiana sempre più valida.

Non va dimenticata l’attenzione di don Luigi verso un positivo utilizzo ai fi ni pastorali di alcune

opportunità, come Gite e Pellegrinaggi, costantemente promossi con grande cura organizzativa e

con spirito veramente formativo; la musica, il teatro, le recite, da lui costantemente utilizzate per una formazione religiosa e culturale. Anche l’iniziativa del Grest, che ha qui a Belfi ore una grande tradizione, ha mosso i primi passi grazie alla sua attenzione e disponibilità. In tutte queste iniziati-

ve era voluto da lui uno stile di armonia, serenità e sobrietà: tutto era indirizzato fortemente ad una

crescita armoniosa della persona, tutto era incentrato su Cristo e sulla vita nuova con Lui.

Singolare è a questo riguardo la vicenda del ‘Gaudete’, il Ricreatorio Parrocchiale. È una vicenda

che svela appieno l’animo di don Luigi, e quali fossero le priorità che gli stavano a cuore. All’inau- gurazione dell’opera, su « Cittadella Cristiana » del gennaio 1956, scrive così: « Questo Patronato

‘Gaudete’… è nato sulla debolezza delle nostre forze, sulla fragilità dei nostri progetti, sul merito dell’obbedienza, sull’unica aspirazione del bene delle Anime, sotto la vigilanza materna di Maria e l’effi cace protezione dello Sposo suo castissimo, sulla fi ducia nella Divina Provvidenza… Si tratta un pò di quella ‘domus spiritualis’ (casa dello spirito) cui accenna l’apostolo S. Pietro, le cui pietre sono cavate dalla montagna della preghiera e della carità… È uno strumento, destinato a farci godere nel Signore, alla vera gioia dei cuori ». Appare da queste parole una sua qualche resistenza,

superata dall’obbedienza, e quasi un timore: che l’effi cacia dell’azione formativa per la vita cri- stiana potesse fare troppo conto sulle strutture e su mezzi esteriori. Proprio questo stato d’animo è

evidente in una specie di ‘Credo’ in 12 articoli, pubblicato in quella stessa circostanza. Ne riporto qualche frase che fa veramente pensare: « 1) Sì, credo, o Signore, che senza di te nulla possiamo fare. 2) Che tutto è vano, se non è fatto per Te. 3) Che è tempo irrimediabilmente perduto, quello che non è speso per Te. 4) Che le opere del mondo, anche imponenti, possono essere facili; ma le tue Opere, frutto di preghiera e innaffi ate dal sangue, sono molto più semplici. 5) Credo nella carità che edifi ca, nello spirito che vivifi ca. La materia opprime; la lettera uccide. 6) Che la costruzione di un Patronato, anche vasto e bello, è un gioco da fanciulli, in confronto di altre opere, che si possono compiere soltanto nel silenzio. 7) Tant’è vero, che i peggiori avversari della mia fede, possono anch’essi costruire, e per la rovina delle Anime, degli edifi ci più ampi e lussuosi d’un Patronato parrocchiale. 8) Credo che la vera Comunità cristiana, famiglia tua, è quella ch’io ritroverò, avida d’amore, ebbra di felicità, presso i Tuoi Altari e i Tuoi Tabernacoli. 9) Che il vero gaudio è frutto di mortifi cazione e matura al calore della presenza del tuo Spirito in noi. 10) Che la nuova Pentecoste supererà i prodigi della Pentecoste del Cenacolo. 11) Che è necessario e urgente ritornare al Tuo vangelo e alla Tua Croce. 12) Che tu ci hai creati per te, ed inquieto è il nostro cuore fi nché non riposi in te ». Queste parole, rifl ettono il suo animo, sempre rivolto al Signore, rivolto all’essenziale: il primato assoluto di Cristo e della sua Grazia, portano don Luigi a relativizzare, a mettere in secondo piano tutto il resto. E hanno anche un sapore in qualche modo ‘profetico’ quando mettono in luce « un’angosciosa trepidazione, e domani un’immensa tristez- za, se dovessi vedervi premurosi in questo salone e lasciaste la chiesa deserta… se veniste qui a gridare e schiamazzare, mentre le labbra rimangono mute nella lode della preghiera e del canto sacro ». Qualche anno dopo, di fronte ad alcuni segnali di incipiente ‘decadenza’ del costume e dei comportamenti, disse e scrisse che avrebbe preferito vedere il Gaudete ridotto in rovina piuttosto che diventasse un luogo di dissipazione e di cedimento ai compromessi. Appare fortemente evidente che per lui

le strutture erano solo al servizio del bene delle anime, e che sarebbe stato un inutile impegno

se in ogni attività e iniziativa non si perseguiva prima di tutto e in tutto questo bene delle anime. A confermare questa visione del ministero sacerdotale tutta fondata sul primato dell’azione della grazia sta anche la dedicazione di don Luigi al ministero della Confessione e della direzione

spirituale, che ha off erto con piena disponibilità ai fedeli di Belfi ore e a tante anime che, anche da

luoghi diversi, lo hanno cercato e scelto come guida spirituale. In questi dialoghi dello spirito sono venuti crescendo cammini di vita cristiana convinta e profonda e cammini di spiritualità intensa, portati a compimento nella fi oritura straordinaria di tante vocazioni.

Nel documento Don Luigi Bosio a Belfiore d'Adige (pagine 168-170)

Outline

Documenti correlati