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Popolazione tra 25-64 anni per livello di istruzione completata

3.6 Il concetto di sviluppo umano

Secondo l’economista indiano Amartya Sen, che ha sostenuto con forza la non separabilità tra progresso economico e progresso civile, “lo sviluppo può essere visto (…) come un progresso di espansione delle libertà reali godute dagli esseri umani. Questa concezione, che mette al centro le libertà umane, si contrappone ad altre visioni più ristrette dello sviluppo, come quelle che lo identificano con la crescita del prodotto nazionale lordo (PNL) o con l’aumento dei redditi individuali, o con l’industrializzazione, o con il progresso tecnologico, o con la modernizzazione della società”78.

Partendo da un esame critico dell'economia del benessere, che ha portato fra l'altro alla definizione di un indice di povertà largamente usato in letteratura (1977), negli ultimi due decenni Sen ha sviluppato un approccio radicalmente nuovo alla teoria dell'eguaglianza e delle libertà. In particolare, Sen ha proposto le due nuove nozioni di capacità e funzionamenti come misure più adeguate della libertà e della

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qualità della vita degli individui79. In estrema sintesi, Sen propone di studiare la povertà, la qualità della vita e l'eguaglianza non solo attraverso i tradizionali indicatori della disponibilità di beni materiali (ricchezza, reddito o spesa per consumi) ma soprattutto analizzando la possibilità di vivere esperienze o situazioni cui l'individuo attribuisce un valore positivo. Lo sviluppo per Sen quindi richiede che siano eliminate le principali fonti di illibertà come la miseria, la tirannia, l’analfabetismo, la mancanza di assistenza sanitaria e di tutela ambientale, la deprivazione sociale sistematica, l’intolleranza, la mancanza di democrazia. Le libertà, infatti, non sono solo i fini primari dello sviluppo ma sono anche fra i suoi mezzi principali: le libertà politiche (diritto di parola, libere elezioni) contribuiscono a promuovere la sicurezza economica; le occasioni sociali (sotto forma di strutture scolastiche e sanitarie) agevolano la partecipazione economica; l’infrastruttura economica (sotto forma di possibilità di avviare un’attività commerciale o produttiva) può contribuire a produrre sia prosperità personale, sia risorse pubbliche da destinare ad attività sociali. La rivoluzione di questo approccio sta nel considerare i tradizionali indicatori monetari del benessere (indici di povertà e diseguaglianza basati sul reddito o sulla spesa per consumi) come misure incomplete e parziali della qualità della vita di un individuo e nell’aver proposto nuove categorie, capaci di superare i limiti delle analisi economiche tradizionali.

Grazie anche agli studi di Sen si è venuto a delineare un nuovo concetto di sviluppo che si differenzia da quello di crescita: non coincide più con un aumento del reddito ma con un aumento della qualità della vita. Questa attenzione ai fattori extra-economici della crescita, che è stata sviluppata per molto tempo in parallelo o in contrasto con le teorie accademiche, finalmente alla fine degli anni Ottanta ha cominciato ad influire anche sull'impostazione delle politiche economiche attuate e raccomandate da organizzazioni ufficiali, come la World Bank (Banca Mondiale) e lo UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo).

79 Interessanti sviluppi di questa tesi sono discussi da Martha Nussbaum la quale sottolinea, come

Sen, il fatto che le varie libertà di scelta hanno presupposti materiali e propone di non accettare passivamente le differenze di capabilities dei cittadini, ma di mettere in atto interventi compensativi. M. Nussbaum, Giustizia sociale e dignità umana, il Mulino, Bologna, 2002, p. 66.

Il concetto di sviluppo umano viene elaborato, alla fine degli anni '80, dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, al fine di superare ed ampliare l'accezione tradizionale di sviluppo incentrata solo sulla crescita economica. L'Assemblea Generale delle Nazioni nel 1986 dichiara che “il diritto allo sviluppo è un diritto inalienabile dell’uomo in virtù del quale ogni essere umano e tutti i popoli hanno il diritto di partecipare e di contribuire ad uno sviluppo economico, sociale, culturale, politico nel quale tutti i diritti dell’uomo e tutte le libertà fondamentali possano essere pienamente realizzati, e di beneficiare di questo sviluppo”. (Risoluzione 41/128 del 4 dicembre 1986).

In termini concreti il concetto di sviluppo umano è stato ripreso in una serie di rapporti annuali dell’ UNPD (United Nations Development Programme), il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, avviati dall’economista pakistano Mahbub ul Haq80. L’Indice di Sviluppo Umano (ISU), che istituzionalizza un nuovo modo di misurare lo sviluppo, considera tre aspetti: quello economico, rappresentato dal prodotto pro capite; l’istruzione; le condizioni di vita, rappresentate da un insieme di indicatori demografici quali aspettativa di vita alla nascita e morte che vengono sintetizzati con una media aritmetica semplice.

Lo sviluppo umano coinvolge e riguarda quindi alcuni ambiti fondamentali dello sviluppo economico e sociale: la promozione dei diritti umani e l'appoggio alle istituzioni locali con particolare riguardo al diritto alla convivenza pacifica, la difesa dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile delle risorse territoriali, lo sviluppo dei servizi sanitari e sociali con attenzione prioritaria ai problemi più diffusi ed ai gruppi più vulnerabili, il miglioramento dell'educazione della popolazione, con particolare attenzione all'educazione di base, lo sviluppo economico locale, l'alfabetizzazione e l'educazione allo sviluppo, la partecipazione democratica, l'equità delle opportunità di sviluppo e d'inserimento nella vita sociale.

I principi fondamentali su cui si basa questo approccio sono:

• Uguaglianza. Lo sviluppo umano deve essere un processo di ampliamento delle opportunità per tutti, senza alcuna discriminazione.

80 Il Rapporto sullo sviluppo umano dell’UNDP è pubblicato con cadenza annuale dal 1990, in

• Sostenibilità. Il processo di sviluppo deve autorigenerarsi in modo tale da garantire le basi per il suo perdurare nel tempo e, quindi, permettere a tutte le generazioni di beneficiarne. Un tema attuale è quello della sostenibilità ambientale: il processo di sviluppo non deve compromettere il nostro ecosistema e deve quindi essere armonizzato con i mezzi che offre la natura e, al tempo stesso, esserne rispettoso.

• Partecipazione. Tutti gli individui devono essere coinvolti in profondità nei processi economici, sociali, culturali e politici che li riguardano. La partecipazione è una garanzia della sostenibilità del processo di sviluppo, perché solo attraverso la partecipazione gli individui possono essere artefici del loro futuro e moltiplicatori di sviluppo.

• Produttività. Tutti gli individui devono essere messi in condizione di partecipare ai processi economici in maniera attiva e, in particolare, essere messi nella condizione di accedere ad un impiego remunerato per poter soddisfare i bisogni fondamentali.

Le Nazioni Unite hanno dunque ufficializzato un nuovo approccio ai problemi dello sviluppo che finalmente abbandona la visione riduzionista economicista dell’aumento del reddito pro-capite e ratifica la necessità della misurazione di variabili quali istruzione, sanità, diritti civili e politici.

La geografia economica del pianeta ne è risultata stravolta: non esiste più alcun legame automatico tra reddito e benessere.

Capitolo quarto

IL CONTRIBUTO DELL’ISTRUZIONE AI PROCESSI DEMOCRATICI