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2.2 La funzione sociale dei sistemi format

2.1.2 La teoria della riproduzione

Un sostanziale capovolgimento di ottica, rispetto al funzionalismo, si ha nel quadro teorico in cui si collocano le ricerche del Centre de sociologie

européenne,38 le quali cercano “di stabilire il contributo che il sistema di insegnamento porta alla riproduzione della struttura dei rapporti di forza e dei rapporti simbolici fra le classi, concorrendo alla riproduzione della struttura di distribuzione del capitale culturale fra queste classi”39.

Punto di partenza di tali indagini era stata l'analisi delle disuguaglianze di fronte alla scuola, che aveva mostrato come l'eredità culturale giochi un ruolo preminente nella riuscita scolastica e quindi nella possibilità di accesso all'insegnamento superiore. Si sostiene che il sistema educativo riesce a perpetuare il privilegio attraverso il meccanismo stesso della scuola, la quale di fatto sanziona le disuguaglianze culturali ereditate dalla famiglia, favorendo gli héritiers40 ed eliminando gli altri, attraverso un'opera di dissimulazione della funzione di selezione sociale che si attua tramite l'ideologia meritocratica. Successivamente Pierre Bourdieu e Jean C. Passeron nella loro opera più importante, La

37Aritmetica politica, cioè “l’arte del ragionare per mezzo di cifre sulle cose aventi attinenza col

Governo”. Indirizzo di studi nato da Graunt e Petty caratterizzato dall’utilizzo del metodo empirico induttivo, proprio delle scienze naturali, matematizzando i dati dell’esperienza.

38 Centre de sociologie européenne: http://cse.ehess.fr/. 39

P. Bourdieu, “Reproduction culturelle et reproduction sociale”, in Informations sur les sciences

sociale, n.2, 1971.

riproduzione41, giungono a fondare teoricamente un'analisi dell'azione pedagogica vista come violenza simbolica dissimulata. Secondo questi due autori funzione fondamentale della scuola è la riproduzione della struttura sociale esistente, funzione che viene adempiuta dal sistema scolastico in modo mistificato e nascosto e perciò maggiormente efficace. Sotto una facciata di neutralità e di apertura a tutti, la scuola utilizza il proprio ruolo di trasmissione del sapere in modo da realizzare una selezione sociale mascherata e resa accettabile anche agli svantaggiati che ne saranno le vittime. Due sono i concetti chiave utilizzati: “capitale culturale” e “ideologia del dono”. Quando un bambino arriva a scuola è dotato di un capitale culturale che deriva dall’ambiente familiare nel quale è vissuto: se tale capitale è scarso e comunque difforme dalle richieste scolastiche, si produrrà, per il bambino, l’insuccesso scolastico. Ma nella scuola prevale

l’ideologia del dono: si attribuisce l’insuccesso a mancanza di doti naturali. In questo modo la scuola trasforma un fatto sociale (le differenze di capitale culturale) in un fatto naturale (la mancanza di doti) rendendo il riprodursi delle diseguaglianze sociali più accettabile, cioè legittimandole.

Perciò questi due autori rivolgono una critica radicale sia all'impostazione tecnocratica, che vede la scuola al servizio dell'industria, sia alla pedagogia rivoluzionaria, che si illude di modificare gli effetti di selezione sociale della pratica scolastica. La speranza nell'efficacia della pedagogia alternativa salta completamente di fronte alla constatazione della funzione ideologica fondamentale dell'istituzione scolastica. Infatti i giovani posseggono un capitale culturale legato alla classe sociale di appartenenza che influenza i risultati scolastici stante l'omogeneità fra l'ethos (sistema di valori impliciti e profondamente interiorizzati) della cultura borghese e quello del sistema di insegnamento, data l'autonomia relativa che il sistema educativo presenta. Non vi è, occorre notare, un rapporto di causalità diretta fra capitale culturale e riuscita scolastica, ma una causalità di tipo strutturale per cui la carriera scolastica è ad un tempo il risultato delle disuguaglianze di partenza e della struttura medesima dell'istituzione scolastica nonché dei tipi di scelta oggettivamente determinati (favorendo, ad esempio,

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l'autoesclusione attraverso fasi successive di selezione e orientamento scolastico). Una parte importante della selezione scolastica, infatti, avviene tramite la scelta fra i diversi tipi di scuola e di materie e l'esame ha più che altro la funzione di illudere rispetto alla neutralità della selezione stessa. L'importanza data agli esami nel sistema scolastico come mezzo atto a valutare oggettivamente la conoscenza appresa, serve effettivamente, secondo questi autori, a celare, sotto una parvenza tecnica, la realtà della selezione sociale e della riproduzione dell'ordine esistente. “Il sistema scolastico con le ideologie e gli effetti che la sua autonomia relativa genera, sta... alla società borghese nella sua fase attuale come altre forme della legittimazione dell'ordine sociale e della trasmissione ereditaria dei privilegi sono state a formazioni sociali che differivano tanto per la forma specifica dei rapporti e degli antagonismi tra le classi quanto per la natura del privilegio trasmesso”42: troviamo qui, in nuce, la nozione, che sarà poi elaborata da Louis Althusser43, di

apparato ideologico di stato.

Bourdieu ha successivamente approfondito la problematica della riproduzione culturale e sociale, ponendo particolare attenzione ai rapporti fra le frazioni della

classe dominante: visto che quelle più favorite dal punto di vista del capitale economico e del potere non lo sono necessariamente anche da quello del capitale culturale, non può accadere che la relativa autonomia, propria del sistema educativo, nel riprodurre la struttura del capitale culturale, provochi delle modificazioni almeno all'interno della classe dominante, stante ovviamente la già dimostrata tendenza da parte della scuola a sanzionare la riuscita scolastica in relazione al capitale culturale ricevuto dalla famiglia? Ebbene, se si lasciano da parte le libere professioni le quali detengono ancora una elevata quota di capitale economico oltre che culturale, si può dimostrare, secondo questo autore, attraverso i dati di una serie di indagini che la struttura del capitale economico è simmetrica e inversa rispetto alla struttura della distribuzione del capitale culturale.

42 P. Bourdieu, J.C. Passeron, La riproduzione, op. cit.

43 Louis Althusser (Birmandreis, 16 ottobre 1918 – La Verrière, 22 ottobre 1990). Filosofo francese

considerato uno dei protagonisti dello strutturalismo degli anni sessanta, assieme a Claude Lévi- Strauss, Jacques Lacan, Michel Foucault.

Se questa è la situazione, attraverso il sistema scolastico si ha una riproduzione delle frazioni della classe dominante secondo la quota preesistente di capitale culturale, e ciò tanto più poiché proprio chi rimane in tale classe, grazie prevalentemente al capitale culturale, deve investire maggiormente nell'educazione dei propri figli. Così le frazioni più dotate di capitale culturale investono soprattutto nell'educazione dei figli e nelle pratiche culturali; quelle più ricche di capitale economico subordinano tali investimenti a quelli direttamente economici; i professionisti, oltre ad impegnarsi per l'educazione dei figli, tendono a mantenere un tenore di vita elevato che permette loro di frequentare l'ambiente borghese che facilita gli appoggi utili alla professione come ad una eventuale carriera politica. La particolarità del rapporto esistente fra la struttura del capitale culturale e di quello economico non costituisce affatto una giustificazione all'ideologia del merito, poiché il primo è difficilmente disgiunto dal secondo e comunque chi possiede il capitale economico può sempre fare a meno dei risultati scolastici, che hanno molto meno valore fuori dallo stesso mercato della scuola.

Nonostante la positiva demitizzazione dell’ottimismo tecno-funzionalista, la teoria della riproduzione si presta a svariate critiche, innanzitutto per l'impronta inutilmente pessimistica, non a caso si è parlato di una sociologia sterile. Inoltre Bourdieu e Passeron non prendono in considerazione gli elementi conflittuali presenti nella scuola che viene vista chiusa in un circolo vizioso di mera riproduzione semplice. Vi è in questa posizione un implicito funzionalismo che vede la scuola solo come strumento di equilibrio e di legittimazione dell'ordine sociale esistente. Certo l'atteggiamento è opposto a quello degli strutturalfunzionalisti, ma rimane presente una netta sopravvalutazione del ruolo della scuola, in un’ottica pesantemente determinista. Un’altra critica riguarda la mancata storicizzazione della teoria della riproduzione: lo stesso Passeron ha ammesso che la scuola non ha sempre svolto un ruolo determinante nella riproduzione delle diseguaglianze sociali e oggi l’inflazione del valore dei titoli di studio sembra metterne in discussione l’efficacia44. Come altri hanno dimostrato,

44J.C. Passeron, “L’inflation des diplômes. Remarques sur l’usage de quelques concepts

la scuola non svolge soltanto un ruolo riproduttivo, ma può “produrre” cambiamenti importanti. Premesso che le capacità naturali, ignote al momento della nascita, si sviluppano e raggiungono il compimento grazie ad ogni genere di condizioni sociali e atteggiamenti culturali, un problema della scuola sta sicuramente nel fatto che attualmente i processi di insegnamento-apprendimento fanno riferimento alla presenza di capacità, attitudini e motivazioni, paradossalmente, come presupposto al successo dell’intervento formativo e non come risultato a cui tendere. Se invece tali differenze venissero considerate non come facenti parte della natura del soggetto che apprende, ma determinate soprattutto dall’ambiente (familiare, scolastico, sociale) e dunque dalle condizioni di apprendimento, esse non sono un dato di natura irreversibile ma, come variabili di comportamento, risultano passibili di cambiamento. Come è stato dimostrato dagli esiti più accreditati della ricerca psicologica, mutando le condizioni della didattica possono mutare i livelli di apprendimento degli allievi, sia la genetica che la psicometria hanno oramai dimostrato che non esistono ostacoli invalicabili al fatto che la stragrande maggioranza dei ragazzi possa giungere a livelli culturali e professionali medio-alti. La scuola non può accontentarsi quindi della “selezione dei talenti”, come spesso è stato ed è, ma deve riuscire a “sviluppare i talenti”, cioè condurre ad un alto livello di apprendimenti la maggior parte degli studenti, poiché il “pool di talento”, in termini di possibilità di sviluppo dell’intelligenza di cui un paese può disporre, non è determinato una volta per tutte dal patrimonio genetico, ma, come numerose indagini internazionali hanno dimostrato, vi è un notevole margine di miglioramento intellettuale attraverso l’istruzione formale45.

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Capitolo terzo

FORMAZIONE, CRESCITA E SVILUPPO ECONOMICO