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Se per molto tempo si è parlato unicamente di uguaglianza, oggi il problema della distribuzione delle opportunità formative viene declinato nei termini più comprensivi dell’equità. Un sistema formativo equo non è solo un sistema che distribuisce il bene istruzione in maniera equa, ma è anche un sistema che lo fa in modo da rendere più giusta la società. Siccome i sistemi educativi possono agire sulle disuguaglianze sociali in maniera differente rispetto alla loro giustizia interna, occuparsi di opportunità formative oggi significa preoccuparsi anche degli effetti sociali, economici e politici che i processi formativi producono. Ci sono infatti due vie all’equità: una che riesce a combinarla con l’efficacia e l’altra che passa attraverso una sorta di appiattimento verso il basso con pregiudizio dell’efficacia stessa. E che sia la qualità della formazione ad avere effetto sulle disuguaglianze sociali è dimostrato dal fatto che la crescita delle disuguaglianze di salario in molti Paesi sviluppati è dovuta alla circostanza che i sistemi educativi non sono riusciti a soddisfare i bisogni di occupazione ad alta qualificazione propri di un’economia postindustriale. E quando le conoscenze offerte dagli studi superiori sono lontane dai bisogni del mercato del lavoro, saranno proprio i meno abbienti ad allontanarsene.

Una concezione moderna e democratica di “uguaglianza delle opportunità formative”, quindi, non può più considerare il “bene istruzione” come un bene finale ma deve considerarlo come un mezzo per dare a tutti gli individui un’uguale

possibilità di partecipare ai processi economici, sociali, culturali e politici che li riguardano. Di conseguenza, siccome oggi una carriera lavorativa unica è diventata l’eccezione e le persone avranno sempre più spesso la necessità non solo di occupare ma anche di conservare i posti di lavoro in un contesto che cambia rapidamente, la formazione deve riuscire ad esprimersi nel far conseguire a tutti una capacità permanente di evoluzione in una prospettiva di life long learning. Prospettiva che richiama l’esigenza di offerte formative di tipo innovativo, in grado di sfruttare efficacemente le potenzialità delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione. In effetti, non solo stiamo assistendo al crescere della domanda di istruzione da parte di un pubblico adulto e spesso già

inserito nelle attività produttive, ma sempre più, nel futuro, gli studenti vorranno abbinare le tradizionali forme di educazione con nuove forme di apprendimento, principalmente basate sul web, entrando e uscendo dal mondo dell’educazione in relazione agli sviluppi delle carriere lavorative e della vita più in generale.

Per tutte queste ragioni, e anche per superare lo scetticismo e i pregiudizi che ancora permangono riguardo alla formazione online, con il presente lavoro si è voluto mettere in evidenza che le metodiche dell’e-learning non rappresentano necessariamente una formazione più povera di quella in presenza, in quanto meno calda e partecipativa, ma, al contrario, sono in grado di offrire, negli approcci di terza generazione, nuove forme di partecipazione talvolta più intense e coinvolgenti di quelle basate su rapporti non mediati. Dall’indagine condotta emerge nettamente, infatti, una notevole differenza negli esiti del percorso di studi delle due diverse tipologie didattiche (in presenza e a distanza) con un evidente miglioramento degli esiti del percorso universitario degli studenti del CdL SdE- FAD in termini di crediti acquisiti per anno accademico, di voto medio, di abbandoni. E tale miglioramento acquisisce un significato ancora maggiore se correlato al profilo degli studenti del corso SdE-FAD che sono lavoratori/insegnanti, in maggioranza con ruoli di responsabilità all’interno della scuola e quindi con tempo limitato da dedicare allo studio.

Anche se le profonde differenze nei due Corsi di Laurea rendono difficile isolare i singoli fattori in grado di spiegare le distanze evidenziate nelle carriere degli studenti, si è cercato di individuare, grazie anche ai dati rilevati con i due questionari strutturati, alcune delle ragioni che potrebbero spiegare perché la formazione in rete, nel nostro caso, sembra ottenere migliori risultati di quella in presenza: l’organizzazione modulare degli insegnamenti, che sicuramente ha permesso una capitalizzazione delle risorse sia nel momento dello studio che nel momento dell’esame finale; la presenza del tutor, che ha senz’altro favorito la motivazione nonché la possibilità di svolgere le pratiche burocratiche in minor tempo; le interazioni non solo con il tutor, ma anche con i docenti e con tutto il gruppo, che hanno favorito importanti momenti di apprendimento collaborativo; la

flessibilità dello spazio e del tempo, che ha permesso di conciliare lo studio con gli impegni personali e lavorativi.

Ma quello che probabilmente ha inciso maggiormente sui risultati del percorso di studi a distanza è la motivazione degli studenti del corso SdE-FAD, che sono tutti adulti e lavoratori. Come si sa, lavorare e apprendere sono attività reciprocamente correlate e saldamente intrecciate, l’esperienza lavorativa “irrompe” nell’apprendimento costituendo essa stessa una risorsa per lo sviluppo di nuove competenze. Se gli studenti del corso SdE-FAD sono disponibili ad impegnarsi contemporaneamente nel lavoro e nello studio, se hanno deciso di frequentare un corso di laurea non solo per migliorare il proprio curriculum ma anche la propria professionalità, vuol dire che si sono resi conto che le conoscenze di cui sono in possesso non bastano più e che i contesti lavorativi richiedono abilità e competenze diverse. L’adulto infatti “sceglie di voler imparare” e il conseguimento della laurea è spesso vissuto come un’occasione per riprendere un progetto interrotto, come una sorta di sfida con se stessi. Se il costrutto di motivazione implica, dal punto di vista soggettivo, la rappresentazione di una meta, lo studio diventa per gli studenti adulti e lavoratori uno spazio dedicato alla formazione della persona, alla realizzazione di un progetto di sviluppo personale e quindi va oltre il mero uso strumentale della laurea tesa a soddisfare le esigenze dettate dalla competizione economica. Augurandosi, pertanto, che questa prima esperienza possa aprire a nuove indagini, sarebbe molto interessante approfondire ulteriormente proprio le relazioni tra i risultati conseguiti in un corso e-learning da questa tipologia di studenti (adulti, lavoratori, donne) ed alcune variabili come: la quantità e qualità dell’esperienza lavorativa pregressa; il desiderio di emancipazione e di promozione sociale e professionale delle donne; la provenienza sociale; le strategie di apprendimento in rete.

Per concludere, l’indagine condotta, se pur limitata all’esperienza dell’Università di Roma Tre, ha cercato di mettere in evidenza, come del resto altre indagini nazionali e internazionali hanno già dimostrato, le straordinarie potenzialità che ha, in questo scenario, l’e-learning, non tanto in antagonismo o in alternativa alla

formazione in presenza, quanto piuttosto come un’ulteriore possibilità per lo sviluppo di un Paese.