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Per concludere: lo strano caso della Didattica della fi losofia, rispetto alle altre didattiche disciplinar

L’importanza della didattica disciplinare, dal punto di vista filosofico

7. Per concludere: lo strano caso della Didattica della fi losofia, rispetto alle altre didattiche disciplinar

Per comprendere la “stranezza” della Didattica della filosofia dobbiamo tornare allo schema di D’Amore e Fandiño Pinilla (2007). Rileggiamolo, mettendo “Filosofia” al posto di “D”. Che cosa succede? Perché per la Filo- sofia (D) accade qualcosa che, per esempio, non accade con la Matematica (D)? Perché la filosofia si trova in alto (come disciplina in sé, come storia della filosofia, come epistemologia della filosofia), ma si trova anche in bas- so, insieme a Pedagogia, Antropologia, Psicologia, Sociologia.

Potremmo facilmente dire che questo accade perché queste “discipline” sono nate di fatto affrancandosi dalla Filosofia, ma sarebbe troppo sem- plicistico; ci costringerebbe a tornare a giustificare l’idea metafisica della Filosofia come radice di tutte le scienze. Potrebbe essere comodo dal punto di vista filosofico, ma di fatto rischierebbe di diventare una petitio pricipii.

Potremmo, ancora, facilmente, sottolineare l’apporto che la Filosofia dà (e può dare) alla formazione base di tipo antro-socio-psico-pedagogico; e quindi l’apporto che la Filosofia può dare per lo sviluppo di competenze trasversali, legate alla crescita umana, alla dimensione relazionale, all’am- bito della cittadinanza, ecc. Ma non è questo il luogo per parlarle.

Possiamo, infine, sottolineare – e questo ci sembra il luogo e il modo migliore per concludere – che, proprio per questa sua “stranezza”, la Didat- tica della filosofia potrebbe avere un ruolo privilegiato nel dialogo con la Didattica generale.

Se è vero quello che afferma D’Amore (2008) – cioè che “la doppia freccia al centro esprime… il fatto che la Didattica Generale deve ricevere dalle esperienze delle didattiche disciplinari linfa, forza, esempi, senso; che la Didattica Generale non può lavorare a vuoto, solo su schemi a-disci- plinari, ma deve trarre sensi e ragioni di analisi e studio proprio dal con- fronto continuo con le Didattiche Disciplinari” (pp. 5-6) – allora a maggior ragione tutto questo dovrebbe essere vero in relazione alla Didattica di

quella D (che in questo caso è la Disciplina-filosofia) che per vocazione è deputata all’interrogazione, alla zetesis, alla ricerca del senso.

La Didattica della filosofia è inevitabilmente anche riflessione sulla di- dattica in generale, sul senso dell’insegnamento, sul valore della cultura (e quindi non è solo una riflessione sulla filosofia). E, proprio per questo (per la sua meta-riflessività), la Didattica della filosofia si propone naturalmente come partner privilegiata di dialogo con la Didattica generale.

Tra l’altro, in Filosofia, sono già in atto diverse sperimentazioni disci- plinari (e connesse riflessioni teoriche) che di fatto – per riprendere quanto detto prima – possono dare pensare ai ricercatori generalisti.

Pensiamo a quanto viene proposto negli Orientamenti MIUR per l’ap-

prendimento della filosofia nella società della conoscenza (Direzione Ge-

nerale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione – Gruppo tecnico-scientifico di Filosofia, 2017), in relazione alla Filosofia come materia cardine per la creazione di percorsi di Didat- tica integrata (interdisciplinare), o in relazione allo sviluppo delle compe- tenze trasversali di cittadinanza, alla valorizzazione del pensiero critico, in particolare.

Pensiamo a quanto la Didattica della filosofia in Italia da decenni ha prodotto in relazione all’uso del dialogo in classe: competenza e prassi di- dattica squisitamente filosofica, quella del dialogo!, che nasce appunto da Socrate/Platone. Ma pensiamo anche a tutti gli studi che dagli anni Novan- ta si sono fatti in relazione all’uso del laboratorio filosofico in classe, con particolari applicazioni del cooperative learning (quante dinamiche ormai consolidate nella didattica della filosofia potrebbero essere proficuamente “esportate” in altre discipline!).

Pensiamo, ancora, ad alcune dinamiche ludiche, nate – anche queste! – nell’ambito della didattica filosofica (forum, debate, philosophia ludens,

certamen, ecc.), che gradualmente si stanno diffondendo anche al di fuori

del contesto filosofico, e che possono certo essere usate a Scuola da colle- ghi di altre materie.

Pensiamo, infine, a come tutta la riflessione sul rapporto tra conoscen- ze e competenze filosofiche – rispetto a cui ci permettiamo di rimandare a Caputo (2019a) – potrebbe essere “trapiantata” nelle altre discipline. Alcu- ne sperimentazioni a riguardo sono già in atto.

Concludendo, quindi, non possiamo che augurarci che il circolo vir- tuoso tra le didattiche diventi sempre più una realtà. Per l’Università e per la Scuola. Dato che – ne siamo tutti certi – al centro di questo cerchio ci sono gli studenti. Senza i quali nulla di quanto scriviamo e sperimentiamo avrebbe senso.

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