• Non ci sono risultati.

Il ferro ligneo della “Didattica della filosofia”

L’importanza della didattica disciplinare, dal punto di vista filosofico

4. Il ferro ligneo della “Didattica della filosofia”

L’in-definibilità della filosofia (vista all’inizio) si ripercuote sulla sua didattica, sulle sue didattiche. Quando ad un filosofo (o più semplicemente ad un docente universitario di filosofia) si chiede se sia utile una “didat- tica” della filosofia, normalmente la risposta è negativa. E, se non lo è verbalmente, lo è nella concretezza della vita accademica. Pare una “sotto- materia”. Pare un cedimento epistemologico ad altre discipline. Pare uno svilimento dell’alto valore del pensiero.

La filosofia si manifesta a partire da sé. Se un insegnante la conosce e sa trasmetterla, questa è già didattica: perché perdere tempo con altri studi e pseudometodologie? Oppure: il filosofare ha in sé la sua didattica, cioè è didattico nel suo stesso esercizio interrogativo e dialogico; perché cercare di imbrigliare ciò che per sua natura è inafferrabile?

Se, d’altra parte, non si hanno pregiudizi nei confronti della Pedagogia e della Didattica generale, allora si dirà facilmente che saranno queste di- scipline a darci indicazioni sui metodi più consoni all’insegnamento; men- tre noi (docenti universitari di Filosofia) possiamo e dobbiamo dedicarci (solo) ai contenuti.

Sia in un caso che nell’altro risuona (evidente o tacita) la domanda: allora perché una Didattica disciplinare? Perché soprattutto in e per una disciplina che pare rifiutare per essenza ogni tipo di “disciplinarizzazione”.

Qui torniamo alla proposta di Rohbeck (2013, 2015): la “mediazione”/ “trasformazione” didattica, il che significa da un lato separare la filosofia e la sua didattica, dall’altro (proprio per questo) collegarle, mediarle.

Eliminare la Didattica della filosofia e abbandonare l’insegnante delle Scuole secondarie a se stesso comporta il rischio di ridurlo ad un “trasfor- matore”, inteso come quel cavo che trasmette gli “alti” contenuti del sapere (prodotti nel mondo universitario) a “bassa tensione”. Comporta il rischio di pensare l’insegnante come uno sminuzzatore del sapere, che semplifica per gli adolescenti quello che viceversa non sarebbero in grado di capire. Il che crea anche spesso delle frustrazioni nell’insegnante, che avrebbe voluto essere un grande professore universitario e invece deve essere un docente che si abbassa al livello piccoli studenti liceali.

Invece, ripensare la Didattica della filosofia in relazione alla Filosofia stessa significa creare tutto un nuovo ambito di ricerca e sperimentazione sia per gli studiosi (universitari) di Didattica, sia per docenti-sperimentatori dei Licei.

“La filosofia, infatti, non coincide con la sua didattica, ma piuttosto contiene un potenziale didattico che merita un’elaborazione separata da essa” (Rohbeck, 2015, p. 150). Per mostrare questa sua intuizione, Rohbeck prende alcune correnti (soprattutto del Novecento), e mostra come, par- tendo da queste “conoscenze” filosofiche, si possano sviluppare specifiche competenze.

Per esempio, lo studio della filosofia analitica (e del suo metodo) evi- dentemente svilupperà più dello studio di altre correnti la dimensione (la competenza) dell’analisi e le capacità analitiche (concettualizzazione, argo- mentazione, costruzione logica, ricerca di esempi, ecc.). D’altro canto, per esempio, lo studio dell’ermeneutica svilupperà maggiormente la compren- sione (e la capacità di condurre dialoghi, scrivere testi anche in prospettiva interculturale, lavorare sulle precomprensioni, mettere insieme intenzioni

dell’autore con le proprie, ecc.); il costruttivismo svilupperà maggiormente la riflessione; la fenomenologia l’osservazione; la dialettica la contrapposi- zione critica; il decostruzionismo la creatività (2013, p. 69).

Capiamo che, così, cade di colpo ogni contrapposizione non solo tra conoscenze e competenze, a anche tra approccio storico-filosofico e ap- proccio teoretico (o morale); se si debba insegnare la filosofia o a filosofa- re…; se siano più importanti i contenuti o i metodi.

E, d’altra parte, in Italia potremmo fare ben più di quanto indicato da Rohbeck, dato che non si insegna solo qualche corrente novecentesca, ma l’intero campo della storia della filosofia: su questo ci siamo soffermati nel nostro Ripensare le competenze filosofiche a scuola (Caputo, 2019a), a cui ci permettiamo di rimandare. Non ci soffermiamo in questa sede, anche perché ci interessa sottolineare altro. E, cioè, che nell’alveo della proposta di Rohbeck (che divide e connette trasformativamente la Filosofia e la sua didattica), si apre un territorio sconfinato non solo per la Scuola, ma a che per la Didattica della filosofia come ambito di ricerca universitario.

L’area antropo-psico-pedagogica e la didattica generale ci potranno dare le metodologie e le tecniche generali. Ma i metodi specifici della fi- losofia, con le loro competenze specifiche potranno sempre e solo essere tratti da conoscenze filosofiche specifiche. E nessuna disciplina potrà farlo al posto della filosofia; e nessun docente di altra disciplina al posto nostro.

La “riflessione” didattica ha delle potenzialità “riflessive” (appunto) che di fatto possono arricchire il pensiero filosofico (teoretico). Se da un lato l’appiattimento della didattica sulla Filosofia “riduce” le potenzialità didat- tiche, dall’altro l’esclusione della ricerca didattica dalla Filosofia “riduce” le potenzialità della riflessione filosofica: pensiamo anche solo a ciò che abbiamo visto fin qui, a tutte le questioni relative al rapporto filosofia/filo- sofare, insegnabilità del pensiero, ecc. (questioni che i “grandi” filosofi non hanno potuto fare a meno di porsi).

Nella misura in cui le differenze arricchiscono, lo studio di una seria Didattica della filosofia non può che arricchire la Filosofia; viceversa, un ancoraggio serio nella Filosofia e nella sua storia non può che arricchire la Didattica della filosofia.

E con questo sfumiamo sulla seconda questione-base (l’utilità della Di- dattica della filosofia per la Filosofia stessa). Possiamo, quindi fare un terzo passaggio e provare a difendere la Didattica della filosofia rispetto a quanti “esternamente” negano la sua utilità.

La questione è doppiamente interessante, sia perché ci costringe a spo- starci sul rapporto tra Didattica generale e Didattiche disciplinari, sia per- ché ci porta sul versante di una questione molto scottante e molto attuale, ovvero quello della Formazione dei futuri insegnanti di Filosofia.

5. La Didattica della filosofia e il percorso di formazione

Documenti correlati