• Non ci sono risultati.

La Didattica della filosofia e il percorso di formazione dei futuri insegnant

L’importanza della didattica disciplinare, dal punto di vista filosofico

5. La Didattica della filosofia e il percorso di formazione dei futuri insegnant

Inutile ricordare che, purtroppo, in Italia, negli ultimi decenni, ogni Governo mette nuovamente mano ad una Riforma della scuola e della for- mazione insegnanti. Ogni volta sognando una rivoluzione definitiva. E ogni volta costringendo tutti (docenti di Scuola e Università, e studenti di Scuola e Università) a seguire l’ennesima modifica, l’ennesimo rammendo.

Scrivere prendendo posizione sugli ultimi decreti significa essere certi che si sta facendo un articolo inattuale. Perché, quando uscirà, ci sarà sicu- ramente un decreto diverso.

Proviamo, però, a far sintesi almeno del recente passato, in relazione alla Didattica della filosofia. Dopo la caduta del PASS e del TFA, con il DL del 13 aprile 2017, n. 59 (Riordino, adeguamento e semplificazione del

sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuo-

la secondaria) e si è deciso che, per accedere al Concorso e al conseguente

percorso FIT (“Percorso triennale di formazione iniziale, tirocinio e inse- rimento nella funzione docente”) era necessario avere 24 crediti (CFU) di carattere antropo-psico-pedagogico e di Metodologie e tecniche didattiche. Si trattava di un decreto ancora generico, in cui le Didattiche disciplinari parevano assenti. Solo nel Decreto 615 del 10 agosto 2017, con chiarezza le didattiche disciplinari sono state indicate come “Metodologie e tecnologie didattiche specifiche” e hanno trovato un loro posto nel percorso di forma- zione per i futuri insegnanti.

I professori di filosofia qui hanno fatto la loro parte. La Consulta Italia- na di Filosofia, la Società Filosofica Italiana e le varie Società scientifiche di Filosofia sono intervenute con forza nella discussione pubblica, tra l’a- prile e l’agosto del 2017, in difesa della Filosofia, della Didattica della filo- sofia, ma quindi indirettamente anche delle Didattiche disciplinari.

Ricordiamo innanzitutto la Lettera alla Ministra Fedeli (apparsa anche sul “Corriere della Sera”, 3 maggio 2017) a firma di tutti i presidenti delle Società italiane di filosofia, in cui si segnalava la “situazione di grave disa- gio che si è venuta a determinare, con i recenti cambiamenti che riguarda- no le nuove modalità di accesso alla professione docente, per i laureati in Filosofia” e si facevano considerazioni e proposte per rendere il “sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola seconda- ria funzionale alla valorizzazione sociale e culturale della professione”.

Da qui poi una serie di articoli. Innanzitutto ricordiamo quello di Ma- rio De Caro (filosofo, Università Roma Tre, vicepresidente della Consulta Nazionale di Filosofia) e di Pietro Di Martino (matematico, Università di Pisa, delegato alla formazione degli insegnanti dell’Università di Pisa), che è uscito con il titolo Insegnare a insegnare su “Il sole 24 ore” del 7

maggio 2017 che – tra l’altro – rivendicava uno spazio più importante per le didattiche disciplinari: “anche gli studi pedagogici generali riconosco- no infatti che per insegnare bene occorrono solide competenze didattiche relative ai diversi campi: insegnare la matematica per esempio, è molto diverso dall’insegnare le lingue, il diritto o la storia…; è indispensabile … riconoscere la centralità della riflessione interna alla didattica disciplinare” (p. 23).

Poi Adriano Fabris (Rinnovare la filosofia dà forza alla Scuola, in “Avvenire”, 7 maggio 2017, che sottolineava come oggi “la formazione di carattere pedagogico (il saper come insegnare) pare avere il sopravvento sulla formazione disciplinare (il saper che cosa insegnare)” (p. 3). Quindi, Massimo Adinolfi (Filosofia: un bisogno, non solo un sapere. Ma il de-

creto legge in discussione non prevede un numero minimo di crediti nella

didattica della disciplina, in “Il Mattino”, 8 maggio 2017), con toni ancora

più polemici: “di fatto le Grandi filosofie latitano, e quindi le riforme che ne investono la caratura universitaria non debbono scontrarsi coi ‘funzio- nari dell’umanità’, ma solo con quelli più prosaicamente addetti al calcolo del numero dei crediti universitari necessari per accedere alla relativa clas- se di concorso. (…) Si insegna a insegnare la qualunque, con l’idea che in questo modo si insegna a insegnare pure la filosofia. È un’idea assai discu- tibile: ma chi la discute?”.

Infine, Costantino Esposito (Ma insegnare filosofia non va preso con

filosofia. Il merito conta quanto e più del metodo, in “La Gazzetta del

Mezzogiorno”, 11 maggio 2017), che concludeva il suo articolo ricordando che “la discussione sui criteri e sull’applicazione di una norma di legge ci costringe a chiarire a noi stessi e nella cultura pubblica qual è la concezio- ne di filosofia e di educazione che vogliamo proporre”.

E questo è appunto forse l’aspetto più interessante. I filosofi sono stati costretti a discutere di didattica; i docenti universitari di filosofia sono stati spinti a riflettere sull’insegnamento della filosofia, in difesa del valore dei contenuti filosofici e della didattica disciplinare. C’è oggi una maggiore consapevolezza tacita (anche quando non si vuole combattere in prima fila): la consapevolezza che, se si mortifica la didattica della filosofia, la prima a perderne è la filosofia. Ma, se si mortifica la filosofia, a perderne non è solo la filosofia. La posizione “critica” che da sempre il pensiero fi- losofico ha avuto nei confronti del presente, ovviamente non può non farsi più critico quando una certa visione del mondo esageratamente tecnicistica prende il sopravvento.

La conclusione legislativa del 2017 già la conosciamo. Tra gli esami che si possono scegliere per raggiungere i 24 crediti necessari per l’accesso ai Concorsi per l’insegnamento della Filosofia nelle Scuole secondarie su- periori (il cosiddetto PF24) è rientrata anche la Didattica della filosofia (o,

più precisamente: Metodologie e tecnologie didattiche della filosofia), così come sono rientrate anche le altre didattiche disciplinari. Immaginiamo, speriamo, supponiamo, che rientri anche nel FIT (se ci sarà).

Ma ci pare importante – al di là delle contingenze – sfruttare la situa- zione che si è creata per lavorare su un altro nodo interessante relativo alla didattica disciplinare della filosofia, ovvero il suo rapporto con la Didattica generale.

6. Il rapporto tra Didattica generale e Didattiche discipli-

Documenti correlati