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e la posizione del Giappone

2.8 Conclusione: Una nuova via, dall'ACTA al TPP

Se questi ultimi venti anni, iniziando dalla firma del TRIPs, passando per il periodo TRIPs Plus e arrivando fino all'ACTA, sono riusciti a cambiare qualcosa all'interno del contesto di internazionalizzazione dell'esercizio dei diritti di P.I., di certo non è soltanto una tendenza al raggiungimento di standard più elevati o di un sistema di controlli accuratamente marcati. Quello che è evidente è il passaggio da un forum di trattative di natura globale, come quello sottostante patti assistiti

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Nella tesi qui presentata sono state trattate le opinioni di Fukui Kensaku (soprattutto per il Capitolo IV), Peter K. Yu, e Kimberlee G. Weatherall (autori di una considerevole letteratura riguardante TRIPs e ACTA, di cui ci si è avvalsi per la redazione del presente capitolo).

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Dal sito Internet Watch, settembre 2012, al link:

http://internet.watch.impress.co.jp/docs/special/fukui/20120914_559390.html

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Per un efficace confronto tra il primo testo completo trapelato nel gennaio 2010 e il documento ACTA ufficiale, si rimanda a Kimberlee G. WEATHERALL, Intellectual Property in ACTA and the TPP: Lessons Not

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da organizzazioni quali WIPO o WTO, ad uno più settoriale; una settorialità a volte di ordine geografico, a volte di tipo semplicemente riservato, manifestatasi con la stipulazione di accordi bilaterali o plurilaterali che offrono norme esigenti spesso accettabili solo da pochi. Non è raro che accordi di questo tipo vengano utilizzati per forzare le resistenze di alcuni papabili membri, soprattutto tra le nazioni in via di sviluppo. Una volta "fatta breccia", meccanismi come quello del trattamento nazionale, quello della nazione più favorita o il semplice fatto che le parti contraenti non possano adottare in accordi futuri livelli di protezione minori di quelli pattuiti in precedenza, fanno sì che il processo di armonizzazione dei diritti di P.I. si comporti come una sorta di "spirale che procede verso l'alto".70

Dal confronto tra il contenuto delle sezioni di P.I. dei suoi EPA e il testo dell'ACTA, si comprende che il Giappone sia giunto ad un punto di equilibrio, nel quale è riuscito a realizzare gli scopi elaborati nei suoi Programmi Strategici, soprattutto se si prendono in considerazione i partner commerciali dell'area geografica limitrofa. Secondo il professor Bryan Mercurio, il fatto stesso che il Giappone abbia firmato la ratifica dell'ACTA senza esitazione alcuna, può indicare che gli accordi bilaterali finora stipulati non sono da considerarsi un punto di partenza verso standard più ambiziosi, ma un soddisfacente traguardo raggiunto in una manciata di anni.71

Il Giappone ha lavorato intensamente per formulare una rete di accordi con le nazioni più vicine, e continua a farlo anche oggi: tra gli EPA ancora da concludere sono previsti quello con il Canada, con l'Unione Europea e quello trilaterale di importanza massima con Cina e Corea del Sud. Considerando però gli EPA già conclusi, il Giappone ha quasi sempre avuto a che fare con nazioni con un più basso livello di sviluppo economico e soprattutto con un apparato domestico di norme sulle P.I. meno avanzate o, in via eccezionale, di uguale livello. Nell'unico caso in cui il partner EPA mostrava regolamentazioni più rigide, cioè quello con la Svizzera, il Giappone è riuscito a negoziare in modo tale da non apportare

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Kimberlee G. WEATHERALL, ACTA as a New Kind of International IP Lawmaking, gennaio 2010, p. 9.

71 Bryan MERCURIO, Beyond the Text: The Significance of the Anti-Counterfeiting Trade Agreement, in

Journal of International Economic Law, aprile 2012, pp. 381.

Ovviamente un'altra ipotesi ammissibile e non necessariamente esclusiva di quella sopra menzionata, è che il Giappone nei panni di propositore dell'Accordo, non avrebbe mai potuto esimersi dal ratificarlo.

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modifiche ingenti al sistema nazionale. In altre parole dalla firma del TRIPs, il Giappone è riuscito a proporre e ad accettare consensi per norme di stampo indubbiamente TRIPs Plus, pur sempre rimanendo entro i confini previsti dalle proprie leggi. Ciò perfino nel caso degli standard previsti dall'esigente Accordo Commerciale Anticontraffazione.

Tuttavia sarebbe del tutto precipitoso pensare che il percorso internazionale del Giappone si sia concluso con la redazione del testo del'ACTA. La già citata "spirale" continua a procedere verso l'alto e presto o tardi il Giappone sarà costretto a modificare il proprio sistema nazionale di P.I.

Infatti il mondo moderno è un luogo in cui i confini degli Stati vanno sbiadendo passo dopo passo, sebbene esistano da un punto di vista governativo. Così come scenari economici apparentemente isolati influenzano un Paese dopo l'altro fino a toccare interi continenti, anche le regolamentazioni nazionali in materia di P.I. sono condizionate dagli standard differenti applicati in terre geograficamente e commercialmente vicine.

Il fatto che partner economici fondamentali come gli USA non abbiano raggiunto lo stesso equilibrio di cui il Giappone pare oggi godere, non significa affatto che la questione rimanga isolata entro le mura dell'Ufficio Esecutivo per il Commercio Statunitense. La necessità di soddisfare standard più elevati costringe gli USA a proseguire con l'adozione di forum di discussione non comuni costruiti ad hoc. Il principale di questi forum di dibattito è senz'altro il già citato Trans-Pacific Partnership, cui il Giappone, seppure nella fase iniziale non apparentemente interessato, non ha potuto esimersi dal prender parte.

Nel prossimo capitolo la tesi si distanzierà momentaneamente dalla questione delle P.I. per offrire una descrizione delle origini del Trans-Pacific Partnership, dei suoi contenuti, dello sviluppo del dibattito sull'adesione interno al Giappone e delle ripercussioni macroeconomiche che si è tentato di prevedere.

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Capitolo III