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Ultimo punto del Programma è l'elemento su cui tutto il sistema si sorregge: le personalità addette al funzionamento dello stesso e la loro preparazione professionale. Il testo del Programma affronta la delicata questione della quantità degli avvocati esperti nel campo delle P.I. che, secondo le statistiche globali e in considerazione dei dati relativi alle domande di brevettazione, in Giappone sono sempre stati in numero troppo esiguo. In genere qualunque avvocato ("弁護士"; Bengoshi) può assistere un cliente in cause inerenti alle P.I., ma una categoria speciale conosciuta come benrishi ("弁理士") è specializzata nella gestione di episodi di violazione o di plagio di diritti di P.I.89 Data l'estrema

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Ruth TAPLIN, Intellectual Property and the New Japanese Economy, Oxon, Routledge, 2009, p. 42.

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L'espressione Media Contents (Industry) è un termine generico utilizzato per indicare prodotti di genere cinematografico (incluse le opere d'animazione ), editoriale (inclusa la fumettistica), musicale e del settore dei videogiochi.

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Il testo della legge è consultabile al link: http://law.e-gov.go.jp/htmldata/H16/H16HO081.html

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tecnicità di alcuni casi, non è affatto raro che ci si possa imbattere in un benrishi non laureato in un'università di legge: molto spesso si tratta infatti di ingegneri con una preparazione giuridica. Nel 2004 il numero dei benrishi ammontava a 6’002 mentre oggi sono iscritti alla JPAA ben 10’173 avvocati:90 un incremento maggiore del 41% raggiunto in soli dieci anni. Tale aumento si deve a diversi fattori. Uno è sicuramente la riformulazione dell'esame per ottenere il titolo di benrishi, cui è stata aggiunta, come materia facoltativa, la branca di studi sulle P.I. In seguito vanno menzionate le politiche che hanno avvicinato gli studenti al mondo della legislazione delle P.I. Sono infatti stati potenziati i corsi ad esse dedicate nelle università di legge, nelle scuole professionali legali e nei corsi di master di Management of Technology ed è aumentato il numero dei seminari incentrati sulla gestione delle P.I. dentro e fuori i poli accademici.

Infine, alcuni seminari posso essere seguiti gratuitamente da qualsiasi persona interessata e ciò rientra nell'operazione divulgativa rivolta alla popolazione giapponese in merito al mondo del patrimonio intellettuale - altro interessante esempio è la riscoperta della giornata nazionale dell'invenzione, celebrata nel giorno del 18 aprile.

1.4 Conclusione: La prospettiva internazionale

Il secondo punto del Programma, la Protezione del Patrimonio Intellettuale, è il riflesso di una strategia più ampia adottata già da prima dei rivoluzionari governi Koizumi. Se infatti il Programma ha avuto una forte connotazione domestica, per quanto concerne le prospettive internazionali si è andato a sommare alla dedizione giapponese verso la costituzione di un sistema organico e globale di diritti di P.I., già attiva dal secondo dopoguerra e in particolare dagli anni settanta.

Come accennato nelle pagine precedenti, un buon sistema internazionale non può prescindere dal sostenere la cooperazione con i vari uffici brevetti dei partner commerciali più stretti. Il Giappone lo ha fatto in passato, rivolgendosi principalmente a USA e UE, e continua a farlo anche ora. L'alleanza operativa che il

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JPO ha intessuto con gli uffici brevetti esteri si è infatti estesa anche a Corea del Sud e Cina, e oggi la collaborazione tra i cinque uffici più produttivi del mondo è nota come IP5. Il loro lavoro congiunto, supervisionato dalla WIPO, è iniziato nel maggio del 2007, con il primo degli incontri di cadenza annuale tenutosi nelle isole Hawaii.91 Gli uffici proseguono una cooperazione che accoglie l'84% delle registrazioni di brevetti mondiali e che continua a dare ottimi risultati, come l'accordo firmato nel settembre del 2015.92

Sempre impegnato ad estendere la presenza giapponese oltre i confini nazionali, il Quartier Generale per le Proprietà Intellettuali ha dato vita nel maggio del 2010 alla Task Force per la Strategia di Standardizzazione Internazionale (国際標準化戦 略タスクフォース; Kokusaihyōjunka senryakutasukufōsu) il cui compito è quello di

sovraintendere qualsiasi tipo di attività internazionale che concerne i diritti di P.I. così da consolidare il "follow-up" del processo di standardizzazione.

Il Giappone resta uno dei primi Paesi al mondo in termini di presentazione di domande per patrimonio intellettuale e di cessioni di licenze - soprattutto nel campo dei brevetti, in cui è riuscito a mantenere il secondo posto su scala globale fino al 2010.93 Di conseguenza, la semplice cooperazione tra uffici stranieri non può essere sufficiente a garantire che i diritti dei titolari vengano rispettati anche negli altri Stati, poiché incentrata maggiormente su un piano procedurale piuttosto che legale. Inoltre, in assenza di codici unici che allineino le caratteristiche basilari di ognuno degli istituti di proprietà intellettuale, non sarebbe mai possibile superare le incongruenze concettuali tra le nazioni.

Per questi motivi e altri ancora, dalla seconda metà del 19° secolo il Giappone partecipa ad un processo di armonizzazione delle leggi e dei sistemi di P.I. con lo scopo di stabilire testi e nome comuni con gli altri Paesi partner e di facilitare le operazioni di diffusione e valorizzazione del patrimonio intellettuale nel mondo.

L'evoluzione storica di tale processo, le sue tappe principali e il ruolo mantenuto dal Giappone saranno illustrati nel prossimo capitolo.

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Dal sito del JPO, al link: http://www.jpo.go.jp/torikumi_e/kokusai_e/fifth_meeting.htm

92 Dal sito Lexology, settembre 2015, al link: http://www.lexology.com/library/detail.aspx?g=cc933bc5-

ef8e-4a5f-aa6d-e133bb84b0aa

93 Daniel CHOW & Edward LEE, International Intellectual Property: Problems, Cases and Materials, Eagan,

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Capitolo II