e la posizione del Giappone
2.1 Il sistema di armonizzazione internazionale e il Giappone
Nel campo del diritto internazionale, con il termine armonizzazione si intende il processo attraverso cui la varietà delle leggi di Stati differenti vengono legate assieme così da riflettere uno stesso sistema di principi che le nazioni interessate si impegnano a rispettare.
Secondo il professor Nakagawa Junji, i processi di armonizzazione si manifestano attraverso tre tipologie di regolamentazioni:1
• Regolamentazioni atte alla liberalizzazione dei mercati; • Regolamentazioni per garantire condizioni competitive eque; • Regolamentazioni in grado di assicurare efficacia legale.
L'ultima categoria è quella in cui ricade la materia delle proprietà intellettuali e industriali.
Il Giappone è uno dei fondamentali protagonisti del processo di armonizzazione internazionale del sistema di P.I. E' presente in tutti i testi ad oggi in vigore e alle relative versioni revisionate. Ovviamente non si tratta solo di mera predisposizione alla collaborazione, ma di una necessità nazionale che è andata via via incrementandosi parallelamente allo sviluppo di industrie leader nel mondo come quella automobilistica, high-tech (in tutte le sue declinazioni), chimico- farmaceutica e dell'intrattenimento (soprattutto dagli anni ottanta). Tali settori sostengono da sempre la bilancia commerciale del Giappone, garantendo elevati livelli di esportazione,2 che riescono a sostenere la sua perenne competitività nei mercati internazionali. Naturalmente un prodotto innovativo esportato in un contesto estero ha bisogno di un apparato di regolamentazioni che ne mantengano l'esclusività e l'originalità anche in futuro. E' per questo che il Giappone si impegna attivamente nella ricerca di sempre più efficaci sistemi di standardizzazione di procedure e di armonizzazione legale nel campo delle P.I.
Più dettagliatamente, i motivi per cui ricercare di armonizzare il sistema attraverso la cooperazione con le altre nazioni sono di tre tipi: procedurale, come
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NAKAGAWA Junji, International Harmonization of Economic Regulation, Oxford, Oxford University Press, dicembre 2011, pp. 2 e seguenti.
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uno snellimento delle pratiche burocratiche; economico, per il fatto che garantiscono guadagni all'inventore/autore di un bene intellettuale oltre i confini nazionali, per il fatto che ricercano remunerazioni per violazioni dei diritti anche in altri Paesi, e infine per il fatto che in tal modo si stimola l'investimento di imprese estere nel territorio nazionale; culturale, nel senso che supportano la diffusione di idee e creazioni in tutto il mondo, andando ad incoraggiare il genio di altri cittadini - e ciò si potrebbe definire il vero valore economico del bene intellettuale stesso.
Nonostante i vantaggi ottenibili dal processo di armonizzazione siano apparentemente indubbi, l'uniformazione nasconde delle difficoltà considerevoli. Al di là del dibattito decisionale in sé, i cui contrasti tra Stati membri sono più o meno marcati a seconda dei contenuti affrontati, una delle problematicità costanti è il pericolo di infrangere il principio di territorialità di una nazione sovrana, ossia di incappare in errori come il tentare di valicare l'autorità di un governo che applica metodi e tempistiche d'azione differenti. E' anche per risolvere simili spiacevoli situazioni diplomatiche che negli anni sono sorte organizzazioni con il compito di mediare richieste e proposte delle parti coinvolte in convenzioni, accordi o trattati. Esempi sono il GATT poi divenuto WTO e ancora più importante per gli obiettivi di questa tesi, la già menzionata WIPO. Se le varie difficoltà vengono superate e se i negoziati procedono sino alla fine, il testo della convenzione, dell'accordo o del trattato - i "tasselli" del processo di armonizzazione - viene approvato; in genere si concede del tempo sufficiente alle nazioni firmatarie affinché possano adeguare le leggi e le procedure nazionali a quanto stabilito dal documento da loro firmato. Per assicurare che tali modifiche vengano effettivamente apportate, molti testi includono le istruzioni per un sistema di controllo che monitora l'applicazione delle norme e dei principi statuiti. In genere si tratta o di un sistema di resoconti da parte dei governi interessati, o della vera e propria istituzione di organi predisposti alla verifica. In caso di negligenze sono previste penalità, contromisure e procedure per la risoluzione di dispute.3
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Per quanto riguarda opposizioni e resistenze, si può affermare che il cammino del Giappone non sia stato sempre caratterizzato dalla linea della disponibilità al dialogo. La ben nota dicotomia secondo cui i Paesi più sviluppati desiderino una maggiore protezione del patrimonio intellettuale mentre quelli in via di sviluppo tendano a frenare la severità delle norme discusse così da poter prendere a modello le opere di ingegno di altre nazioni senza ripercussioni legali, è plausibile anche studiando il singolo caso giapponese. Come mostrato nel capitolo precedente, la spinta economica giapponese si può dire iniziata al termine del secondo conflitto mondiale. Fino a quel momento il Giappone, seppur terra di prodotti d'avanguardia soprattutto in ambito ingegneristico, non avrebbe mai potuto competere con potenze come la Germania, il Regno Unito o gli USA. Al contrario infatti, quella era un'epoca in cui tendeva ad ispirarsi alle creazioni straniere e ad elaborare nuovi prototipi partendo da idee base occidentali. Le circostanze della firma giapponese delle Convenzioni di Parigi e di Berna, analizzate nei prossimi paragrafi, ne forniscono un esempio esplicativo.
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Accordi stipulati dal Giappone
Prima firma depositata
Adesione del Giappone Convenzione di Parigi 20 Marzo 1883 15 Luglio 1899 Convenzione di Berna 9 Settembre 1886 15 Luglio 1899 Accordo di Madrid 14 Aprile 1891 8 Luglio 1953 (Protocollo di Madrid) (27 Giugno 1989) (14 Marzo 2000)
Accordo de L'Aia 6 Settembre 1925 13 Febbraio 2015 Patent Coop. Treaty 24 Gennaio 1978 1 Ottobre 1978 Trattato di Budapest 19 Agosto 1980 19 Agosto 1980
TRIPs 15 Aprile 1994 15 Aprile 1994
Trademark Law Treaty 1 Agosto 1996 1 Aprile 1997 WIPO Copyright Treaty 6 Marzo 2002 6 Marzo 2002
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Il rapporto di "media distanza" che il Giappone ha mantenuto con le ipotesi di standardizzazione dei sistemi di P.I. è proseguito quindi fino all'inizio della sua ascesa economica. La tabella riportata, aiuta a comprendere i due diversi approcci che il Giappone ha maturato durante un processo di armonizzazione che tocca tre secoli e che è ancora oggi in via di sviluppo.
Osservando il resoconto cronologico dei testi firmati dal Giappone, contenuto del capitolo qui introdotto, è evidente come fino a prima del Patent Cooperation Treaty il Giappone abbia aderito alle iniziative internazionali con più o meno ritardo, simbolo di una reticenza di fondo nei riguardi del sistema in fase di costruzione. Nei primi casi, il Giappone addirittura sembrava essere richiamato dalle altre potenze, che lo invitavano a sancire i patti così da comprendere tra i membri un partner sempre più importante dal punto di vista commerciale. Dal 1978 poi il suo approccio sembra essere cambiato, passando ad essere un Paese reattivo, profondamente dedito alla protezione del suo prolifico patrimonio intellettuale e industriale, realizzato in meno di un trentennio. Ogni patto è stato firmato senza alcun riserbo nell'anno della sua formulazione o in quello appena successivo; nel caso del TRIPs, il Giappone è stato anche produttivo organizzatore e conducente dei negoziati.
Infine, il colmo di questo cambiamento, punto finale del capitolo, è probabilmente stata la proposta di un accordo, la cui prima formulazione presentava un carattere rigoroso e adeguato al nuovo secolo: l'ACTA.
E' dunque il momento di studiare e di approfondire gli estremi del processo di armonizzazione e l'evolversi dell'atteggiamento che il Giappone ha progressivamente esibito.