• Non ci sono risultati.

Come detto, nel tentativo di costruire un percorso di riflessione personale all'interno del dibattito che ha per oggetto il rapporto tra cultura e business, la presente tesi articola il concetto di spazio attraverso la ricerca economica e la riflessione politica che, in modo particolare, si sono occupate di business e cultura.

La ricerca muove ai primi passi a partire dallo studio delle politiche di sviluppo economico che hanno un particolare focus spaziale, quali quelle a carattere regionale e locale, allo scopo di mettere sotto osservazione il concetto di spazio adottato dai modelli di sviluppo presi a riferimento all'interno di tali politiche, come il modello cluster. Diversi studiosi affermano che i decisori politici responsabili della programmazione dei piani di sviluppo regionale mettono in primo piano la necessità di costruire un 'vantaggio' competitivo a livello regionale tramite la costruzione di clusters di impresa, ma allo stesso tempo non sanno con quali modalità procedere. Il termine cluster è stato più volte affermato avere il fascino di un oggetto del desiderio difficile da definire. Così l'utilizzo del termine è diventato di moda presso i decisori politici, che allo stesso tempo non hanno saputo fornire strategie idonee all'implementazione dei clusters nei reali contesti di business. Taylor (2010) è l'autore

di una delle critiche più dure contro l'adozione del concetto di cluster nelle politiche regionali. Secondo Taylor (2010) l'utilizzo massivo del termine ha inizio con la rielaborazione del concetto ad opera di Porter (1998; 1990). Ad esso poi si sono aggiunti altri concetti direttamente collegati al concetto di cluster, come quello di 'industrial district', 'agglomeration', innovative milieu', regional innovation system', learning regions', e 'learning firms' (Taylor, 2010). Dunque il modello cluster viene ripreso ed elaborato attraverso diverse prospettive teoriche, e applicato ai diversi ambiti delle politiche pubbliche: dalla politica internazionale alla politica regionale, dalla politica industriale fino ai networks innovativi per lo sviluppo della piccola e media impresa (Benneworth, Henry, 2004; Taylor, 2010). Tuttavia il contesto politico di applicazione ha creato una distorsione del significato e dell'utilizzo de concetto di cluster. Infatti non solo i processi di clusterizzazione sono estrapolati dal loro specifico contesto spaziale e temporale, ma l'esito del processo diventa il fine da raggiungere; la realtà dei cluster industriali, e le numerose ricerche che li hanno interessati, dimostrano che il processo di agglomerazione spaziale è il risultato non meglio decifrabile dell'attività economica delle imprese interessate. In questo senso l'agglomerazione costituisce un processo emergente innescato dalle dinamiche del più ampio processo di business e sociale e non ne rappresenta il fine ultimo, bensì una singolare conseguenza. In politica il processo di agglomerazione rappresenta invece l'oggetto e il fine dei piani strategici territoriali con cui si vuole programmare la rinascita economica dei territori. In questo modo le limitazioni e le debolezze congenite del modello teorico vengono amplificate nel momento in cui il modello diventa una ricetta per la crescita e non un modello analitico per spiegare il successo di determinati fenomeni di business, col senno di poi (Tylor, 2010). Quello cluster dunque non è un modello valido per operare analisi economiche, piuttosto diventa un riferimento ideale di sviluppo localizzato. In questo senso il modello è diventato un messaggio, e il messaggio un 'mantra', e ora un riferimento scontato per i politici che si trovano a dibattere di crescita economica, innovazione e sviluppo regionale. Come visto in precedenza, il modello ha contagiato anche l'area delle politiche culturali.

Persino Porter (2000) visto come l'antesignano del concetto di cluster, esprime un giudizio simile affermando che il ruolo del governo nello sviluppo dei clusters non dovrebbe essere confuso con l'idea di politica industriale, dato che i

fondamenti intellettuali della teoria dei cluster e della politica industriale sono fondamentalmente differenti, come le implicazioni per la politiche di governo (Porter, 2000). L'uso del concetto di cluster come strumento politico per il conseguimento di obiettivi di crescita economica, viene infatti ampiamente criticato. Molti autori ritengono che una diretta conseguenza di questo misunderstanding concettuale e il conseguente disallineamento dell'azione politica dalla natura e dagli scopi del modello utilizzato, e dalla reale lettura dei fenomeni cluster nel mondo di business, ha reso i territori oggetto di tali politiche recipienti passivi di risorse destinate alla creazione di tali sistemi, network e cluster attraverso le politiche dell'OECD, dunque fallendo gli obiettivi prefissati.

Non solo ma l'indagine sul concetto di spazio risulta, così, funzionale allo sviluppo di un percorso di confronto tra politica e business con speciale riferimento al terreno della cultura e dell'industria culturale e creativa. Infatti scopo della presente tesi è anche quello di prendere in considerazione la ricerca che si occupa dei temi dell'Economia Culturale, focalizzando il discorso sui temi della politica e dello spazio, per individuare elementi di criticità e traiettorie di ricerca futura.

Il punto di maggior criticità consiste nel fatto che la gestione della cultura ad opera della politica, e lo sfruttamento commerciale dei settori della cultura ad opera dell'industria culturale e creativa pongono in essere due differenti logiche spaziali. Il nostro percorso di ricognizione sul tema dello spazio intende, dunque, operare un confronto aperto fra queste due logiche, raccontando, in modo particolare, quel percorso di ricerca che ha portato negli ultimi anni all'elaborazione, e all'adozione in campo accademico, di un concetto di spazio di tipo relazionale per operare un confronto critico con i diversi modelli di agglomerazione che caratterizzano la letteratura di business e che hanno ispirato le politiche regionali e culturali più recenti.

Ho giudicato tale logica relazionale uno strumento preferenziale, da un lato per comprendere la complessa realtà spaziale dei fenomeni economico-culturali, e dall'altro per introdurre un percorso di studio sullo spazio che risultasse alternativo ai modelli politici ed economici dominanti. La ricerca di questo percorso alternativo trova il suo approdo ideale nell'Industrial Marketing and Purchasing Group (IMP) che sviluppando un modello relazionale all'analisi del processo di business offre gli

strumenti di analisi, e il background teorico, utili allo studio dello spazio in senso relazionale e da un punto di vista business.

2. Lo spazio attraverso la