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3. Lo spazio nell'Industrial Network Approach

3.11. Networks e Politica

I decisori politici hanno generalmente interpretato l'idea del network come un'entità che esprime qualità positive se considerata nel contesto dei dibattiti su innovazione e sviluppo. La metafora del network, e i più in generale l'idea di creare agglomerazioni sistemiche di business, hanno stimolato la fantasia dei politici e dei loro programmi focalizzati su innovazione e crescita a prescindere dal contesto

spaziale di riferimento, dalla prospettiva politica adottata, e dal settore industriale di intervento (Pavitt, 2004; Eklund, 2007).

Come visto nei paragrafi precedenti una caratteristica empirica osservata dai ricercatori dell'IMP è che i network evolvono nel tempo e nello spazio sia attraverso i confini istituzionali tradizionali posti dai governi politici (regioni, o nazioni), sia oltre l'orizzonte temporale cui deve attenersi l'azione politica di un governo in carica. Nonostante questo la caratteristica principale delle politiche orientate alla costruzione dei networks è che queste mirano a produrre particolari effetti all'interno di specifici confini regionali o nazionali, e spesso entro di archi temporali definiti. Così i tentativi dei decisori politici di costruire e utilizzare i networks per il benessere sociale e lo sviluppo economico dei territori si scontra inevitabilmente contro almeno tre questioni importanti.

La prima questione riguarda la definizione di 'network', o per meglio dire la natura che si accredita a tale identità. Sono molte le accezioni possibili al riguardo: per esempio con network si intende un insieme di imprese localizzate all'interno di una specifica regione, o paese; si può riconoscere come network anche un gruppo di imprese e organizzazioni che hanno stipulato contratti formali di collaborazione; oppure imprese collegate tra loro dall'utilizzo di una particolare tecnologia, o che operano all'interno di un settore industriale specifico (ad esempio con 'network creativi' si può intendere un gruppo di imprese collegate che operano nel campo delle creative industries, come dimostrano alcuni documenti di politica culturale - ma si possono intendere anche altre cose se per esempio si considera il campo dell'innovazione); per network ancora si possono intendere le relazioni informali tra un gruppo di individui che si sviluppano attorno ad un particolare business, ad una tecnologia, oppure in un luogo. La presente ricerca si è interessata a capire quale fosse la particolare idea di network espressa dall'Industrial Marketing e Purchasing Group. Per l'IMP un network consiste degli investimenti, tangibili e intangibili, che comprendono le relazioni di business tra più di due imprese. Come abbiamo visto in precedenze il modello ARA che la relazione di business è il luogo dove tali investimenti, tangibili e intangibili (in termini di attività e risorse di business) si configurano, si connettono e si combinano attraverso il processo di interazione tra due imprese. Senza il processo e la relazione, tali investimenti non potrebbero essere messi in atto, e dunque senza la relazione non esisterebbe il network.

Naturalmente la metafora del network nasce dal fatto che le relazioni tra imprese, vista la quantità e la connettività si strutturano come una rete (Håkansson e Snehota, 1995). Tuttavia l'ampio range di connotazioni che assume il network di business ha conseguenze importanti per le politiche che vogliono intervenire a modificare questa realtà. Se per esempio si pensa al network come ad un luogo caratterizzato da relazioni competitive che si sviluppano tra attori indipendenti, allora in tema di innovazione non sarà necessario andare a vedere gli effetti dell'assorbimento di una nuova innovazione presso le imprese (supplier e buyer) collegate all'impresa che ha acquisito la nuova tecnologia.

Una seconda questione di rilevante importanza riguarda l'idea di come come un network nasce e si sviluppa. Se per esempio per network si intende l'insieme delle relazioni sociali di un gruppo di individui che interagiscono all'interno di una precisa area geografica, e che rappresentano una qualità particolare, allora il processo di creazione di un network sarà abbastanza semplice e lineare. Al contrario se lo scopo del network è quello di creare quella sostanza relazionale di business (così come definita dall'IMP) che connette diverse imprese in un processo di business, allora il compito si rivela complesso. In questo senso il compito di creare e sviluppare un network così concepito può essere visto come un 'problema' di resistenza: un network si sviluppa attraverso il processo di costante mobilitazione e combinazione delle attività e delle risorse interne ed esterne alle imprese coinvolte (Håkansson et al., 2009). Dunque, i principi guida delle politiche che vogliono sostenere la creazione e lo sviluppo dei business network, richiedono di tenere in considerazione non solamente quale sia la natura effettiva dei network, ma anche il tipo di investimenti e di mobilitazioni che sono necessarie ad interagire con la realtà della struttura e dei processi di business che si sviluppano nei network.

L'ultima interrogativo critico da tenere in considerazione riguarda la questione degli effetti che ci si aspetta networks possano produrre. L'ambizione delle politiche di sviluppo, in generale, si alimenta della convinzione che i networks siano fenomeni positivi a senso unico. Tuttavia è nella natura dei networks produrre effetti positivi, come effetti negativi. Essi possono stimolare un miglioramento dell'efficenza produttiva e la nascita di nuovi percorsi innovativi verso particolari direzioni. Ma le condizioni del network non possono favorire tutte le compagnie che sono inserite e che vi operano. Effettivamente i network favoriscono quelle imprese che

semplicemente sono più abili di altre a mobilitare le risorse nella giusta direzione e a sfruttare la particolare configurazione di risorse e attività con cui entrano in interazione. In questo senso il network non prevede una distribuzione democratica ed egualitaria delle risorse e non mette tutte le imprese nella condizione di prosperare. La politica contemporanea è molto affascinata dall'idea di costruire strutture network di imprese all'interno di precisi settori industriali, o spazi geografici localizzati. Questa convinzione nasce in parte dalla dottrina dell'economia istituzionalista (Wilk, 1996) secondo cui il mercato andrebbe stimolato attraverso la riduzione dei costi di transazione relativi ai processi di acquisizione di conoscenze e informazioni tra attori. In questo contesto la metafora del network si sposa con l'idea che le organizzazioni di natura sociale, politica, economica e istituzionale come le università e i centri di ricerca debbano essere stimolati a stabilire nuove connessioni e collegamenti tra loro allo scopo favorire il processo di scambio di informazioni; questo processo risulterebbe senz'altro utile nello stimolare positivamente l'azione dei mercati in tema di innovazione e sviluppo.

I network nei quali la politica ripone maggiore fiducia sono quelli che portano a far dialogare insieme il mondo della scienza e il mondo del business, affinché nascano invenzioni, idee e nuove tecnologie capaci di trasformare le vecchie risorse di business in risorse competitive e innovative. Come abbiamo visto in precedenza numerosi programmi dell'OECD e della Comunità Europea, e di altri organi direttivi e governativi in tutto il mondo, sostengono la necessità di promozione i rapporti tra scienza e business, ovvero tra la ricerca accademica e sistemi di innovazione nei network di business. Quindi la creazione di network finalizzati ad operare con successo questo tipo di interazioni tra produttori di conoscenza e attori economici, nei più svariati campi della scienza, della tecnologie e dell'industria, rappresenta una proprietà per le politiche di sviluppo a livello mondiale.

Tuttavia il pensiero economico che alimenta queste prospettive di sviluppo guarda al processo di interazione nei networks come ad un fenomeno che costituisce un'eccezione alle regole del mercato il cui funzionamento generale torna ad essere dipinto nel modo più tradizionale; questa considerazione risulta cruciale per il discorso spaziale intrapreso. I networks, infatti, rappresenterebbero delle mere isole relazionali all'interno di un oceano atomistico di attori indipendenti in competizione tra loro, piuttosto che la struttura base con cui è organizzato il mondo

del business. Castells (1996), esprime la stessa convinzione "inside the networks, new possibilities are relentlessly created. Outside the networks, survival is increasingly difficult".

Da queste affermazioni si intuisce il valore che la ricerca economica ha dato a forme particolari di networks come i distretti industriali, clusters, i sistemi di innovazione. Naturalmente tutte queste sono felici isole interattive la cui prossimità e il cui regime di collaborazione (come afferma Porter, 1996), sovvertono le regole di funzionamento dei mercati conferendo particolari vantaggi alle imprese che operano all'interno del network. In questo contesto sembra naturale che la politica intervenga nella costruzione, e nello sviluppo dei network se è vero che questi possono garantire con successo lo sviluppo e l'innovazione di specifiche aree. Al riguardo l'azione politica standard sembra limitarsi al potenziamento dei meccanismi di produzione e trasferimento della conoscenza allo scopo di ridurre i costi sostenuti dalle imprese, visto che spesso tali risorse vengono prodotte al di fuori del mercato, da istituzioni e centri di ricerca.

Al contrario l'approccio IMP impone che l'azione politica sia in grado di confrontarsi con i processi di interazione dei differenti attori e che con le differenti logiche che caratterizzano ogni contesto di business attraverso i confini territoriali e geografici che invece sono presi riferimenti spaziali. Il processo network va supportato attraverso lo spazio, sapendo che il potere di intervento è limitato sia alle caratteristiche delle configurazioni di attività e risorse date sia al fatto che la direzione dei processi interattivi non può essere controllata, disegnata o regolata dall'azione unilaterale del processo politico, ma sarà il frutto di un'azione collettiva.