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L'organizzazione dell'industria culturale

4. Spazio e Creative Industries

4.3. L'organizzazione dell'industria culturale

Una spiccata caratteristica dell'industria culturale è rappresentata dalla sua particolare forma organizzativa. Mentre la tecnologia gioca indubbiamente un ruolo primario, data la natura digitale di molti prodotti della cultura, è chiaro che nel panorama variegato dell'industria culturale molte siano le dinamiche evolutive che interessano i processi di produzione e consumo della cultura. Cambiano non solamente le forme organizzative e istituzionali della cultura, ma si assiste anche alla convergenze di determinati processi produttivi verso la sfera creativa per quelle imprese che sono alla ricerca di una costante innovazione dei loro prodotti. Il potenziamento dei processi creativi, e dunque innovativi, ha creato un brusco accorciamento dei cicli di vita dei prodotti, e specialmente dei prodotti culturali, portando un rapido avvicendamento delle innovazione sui mercati, un più alto rischio di fallimento dei prodotti, e la necessità di combinare valori simbolici ed economici ai fini della competizione. Presi tutti insieme questi elementi creano il particolare contesto dell'industria culturale e creativa, contesto che costituisce oggetto problematico agli occhi di una politica che cerca di penetrare le maglie del mercato, e che sperimenta numerose inefficienze al riguardo. Per questo motivo vale la pena prendere in considerazione più da vicino i caratteri organizzativi dell'industria creativa.

Innanzitutto l'ecologia organizzativa dell'industria creativa è molto complessa vista l'eterogeneità delle tipologie produttive e dei prodotti al suo interno. L'industria creativa tende ad avere una forma che viene definita 'missing middle' (Pratt, 2013) ossia a grandi multinazionali si alternano piccole e piccolissime imprese, tra cui imprese no-profit e imprese sociali che possono operare in modo significativo nel

campo, ma non a scopo di lucro. All'altro estremo di questo continuum organizzativo, come detto, ci sono le imprese multinazionali che tuttavia lavorano principalmente sulla base di collaborazioni esterne che si avvalgono dal lavoro di freelancers professionali. Questa particolare modalità di occupazione è caratteristica del settore culturale (Gill e Pratt, 2008), dove la maggior parte degli operatori non è dipendente dalle imprese che ne sfruttano i servizi: questo avviene per la maggior parte delle produzione di carattere artistico, come per l'industria musica, quella teatrale e delle arti visive. Conseguentemente le industrie creative dipendono da network dinamici di intermediari allo scopo di collegare la grande impresa con le attività culturali economiche capillari presenti nei territori. La natura dell'intermediazione è dominata dai 'knowledge brokerage' ossia da attori intermediari che collegano buyers e sellers specializzati nello sviluppo e nell'utilizzo delle conoscenze e delle competenze nei settori creativi; in questo caso la variabile discriminatoria non è il prezzo ma la qualità della risorsa che tende ad essere socialmente e spazialmente incorporata (O'Connor et al., 2000). Secondo un ottica IMP si potrebbe affermare che la risorsa è altamente contestualizzata nello spazio sociale di produzione, per questo la risorsa culturale è una risorsa interattiva, ma per capirne la valenza economica occorrerebbe analizzare i processi di intermediazione che trasformano e adattano la risorsa alle interfacce e ai setting di business, cambiandone natura e logica.

Secondariamente, una caratteristica saliente dell'industria creativa è che questa tende ad essere temporalmente organizzata sulla base di progetti. I team di lavoro sono organizzati in modo molto flessibile e misto e prevedono spesso la collaborazione tra organizzazioni e freelancers (Pratt, 2008). Questo dato porta ad una apparente fragilità della struttura organizzativa che caratterizza l'industria culturale e all'osservazione di un costante ricambio degli attori presenti, il cui ciclo vitale, specialmente nel caso delle micro-imprese, è mediamente breve. Tuttavia questo elemento può essere letto in senso positivo poiché disegna un ecosistema creativo di attività soggette a rapido ricambio e rinnovamento, che conferisce agilità all'organizzazione generale dei processi produttivi, e una flessibilità strutturale che accresce l'adattabilità ai processi di cambiamento contestuali e ambientali. Tutto questo rimanda ad una struttura network estremamente dinamica sia dal punto di vista temporale che spaziale.

All'interno di questo network è facile intuire come si possa sviluppare una gamma di relazioni sia formali che informali tra attori di diversa natura. All'interno del network creativo operano infatti organizzazioni di business al fianco di organizzazioni pubbliche, e no-profit, gruppi sociali e altre istituzioni come, allo stesso tempo, singoli individui, artisti e freelancers professionisti che possono rappresentare imprese a carattere personale. Persino i processi di produzione e consumo vivono un confine incerto all'interno dei percorsi creativi di produzione dei prodotti culturali, poiché le risorse simboliche della cultura, prima di essere incorporate nei prodotti e nei manufatti dell'arte si riproducono e si modificano all'interno dei processi di interazione sociale nella rete di attori. Questo processo crea una fitta rete di interdipendenze a livello delle risorse della cultura che possono viaggiare sotto forma di immagine o di suono superando ogni barriera spazio temporale. In questo senso la cultura dimostra di viaggiare indifferentemente tra globale e locale combinando tra loro le risorse dei due mondi. In questo senso le operazioni spaziali dell'industria culturale fanno emergere il paradosso del dualismo locale/globale. Infatti ai processi tradizionali e identitari delle attività culturali locali si affiancano i processi del melting pot culturale globale. Tra i due livelli il confine di separazione è inesistente visto il continuum culturale che esiste tra i due estremi e che, oggi, è in grado di connettere risorse molto diverse per natura e distanti spazialmente tra loro.

L'amalgama di tutte le caratteristiche complica lo sviluppo di politiche culturali efficaci. Come detto l'azione di intervento deve tenere conto dei processi interattivi a livello network. Tuttavia questi elementi di criticità non sono mai stati affrontati da una prospettiva di industrial Network, per quanto l'impiego di tali strumenti analitici possa fornire un nuovo corpo di conoscenze nel settore.

4.4.

Forma e contesto del rapporto tra cultura e