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Il processo di innovazione in Interazione nello spazio network

3. Lo spazio nell'Industrial Network Approach

3.10. Il processo di innovazione in Interazione nello spazio network

Dopo aver introdotto gli elementi spaziali alla base della teoria IMP, e il modello di analisi ARA, occorre riflettere sulle interessanti implicazioni dell'Industrial Network Approach che emergono in tema di innovazione, politica e territorio.

Come detto anche l'innovazione, al pari di ogni altro fenomeno di business, si sviluppa in interazione. L'affermazione è suffragata da autorevoli fonti di ispirazione che fanno riferimento agli studi nel campo della storia economica, storia delle tecnologia, storia della scienza, sociologia economica, business e antropologia. Tuttavia, come è stato sottolineato in precedenza, il dibattito politico stenta ancora a riconoscere che i processi di sviluppo tecnologico, innovazione e rinnovamento industriale si sviluppino all'interno dei processi di interazione tra imprese specifiche, e che queste interazioni non possono essere circoscritte ad alcuna barriera geografica, ne ad alcuna tecnologia, o sistema organizzativo (Håkansson, 1982; Håkansson e Waluszewski, 2007; Hoholm, 2009; Håkansson et al., 2009). Le più recenti programmazioni politiche promuovono, ad oggi, l'idea che la fonte dell'innovazione stia al di fuori dei processi di business, e che si trovi nelle nuove conoscenze prodotte all'interno di accademie, università e istituti di ricerca i quali devono essere sostenuti nel fondamentale processo di trasferimento di tali conoscenze alle imprese. Affermare che la fonte più importante e diretta di innovazione e rinnovamento siano la relazioni di business, non vuol dire

disconoscere il ruolo della conoscenza e della ricerca in questo processo - piuttosto significa riconoscere l'evidenza che la conoscenza accademico-scientifica è una risorsa indiretta e mediata da istituzioni esterne ai network di business (Pavitt, 2004); essa deve, dunque, essere interfacciata e assorbita da attori di business capaci di utilizzare tali conoscenze in interazione con altri attori allo scopo di sviluppare un setting di business innovativo. Una volta che i risultati della ricerca scientifica vengono utilizzati all'interno di nuove soluzioni commerciali, cioè quando la conoscenza viene ad essere integrata, ed utilizzata attivamente, all'interno di processi produttivi su larga scala per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, il contributo originario della ricerca che ha prodotto la conoscenza in uso, potrebbe aver subito un tale processo di trasformazione, a causa del passaggio attraverso i diversi setting di utilizzo, da risultare irriconoscibile rispetto ai risultati iniziali di laboratorio.

La nuova conoscenza prodotta in laboratorio non deve solamente provare di essere una rivoluzione in campo scientifico per potersi trasformare in innovazione; piuttosto la sua utilità in senso commerciale (elemento che ne attesta il valore innovativo in un setting di business) deve essere provata a partire dai benefici che essa può creare in interazione con gli investimenti tecnologici e organizzativi che formano il setting di business dei suoi utilizzatori (Håkansson e Waluszewski, 2007). La conoscenza è una risorsa che deve poter essere interagita dai suoi utilizzatori. e avere un valore specifico in interazione per potersi perfezionare in una effettiva innovazione. Più semplicemente essa diventa una risorsa di business nel momento in cui entra a far parte del processo di combinazione tra risorse di due attori in interazione. La ricerca IMP ha inoltre sviluppato delle forti obiezioni alla fiducia che i decisori politici ripongono nell'abilità dei mercati di trasformare i risultati della ricerca scientifica, esterna ai network di business, in soluzioni per lo sviluppo industriale e sociale dei territori. Dato un panorama di business strutturato secondo un network di relazioni interdipendenti tra attori, saranno solamente gli investimenti sul campo di tali attori, in termini di risorse materiali e immateriali, a determinare quali saranno le nuove conoscenze a poter essere assorbite dall'ambiente, indifferententemente dall'impatto economico e sociale che, si presume, queste risorse possano avere in sé. Così più che nella mani dei decisori politici, lo sviluppo tecnologico e industriale risiede nelle interazioni di lungo periodo tra quelle particolari imprese suppliers e

users che manifestano l'orientamento e la capacità di mobilitare, supportare e orientare tali attività innovative, anche quando i costi spesso appaiono superiori ai benefici ottenibili (Håkansson et al., 2009).

Il problema denunciato più volte dalla ricerca empirica IMP, è che gli stati diversamente dal ruolo positivo ricoperto in passato sono diventati oggi cattivi 'buyer' specialmente di servizi e tecnologie, e non svolgono più quella funzione di sostentamento all'innovazione che svolgevano in passato in modo più attivo e diretto. Oggi, come si è visto, il sostegno politico passa attraverso il finanziamento della ricerca, e sopratutto attraverso il tentativo di sistematizzare i processi di trasferimento della conoscenza tra accademia e mondo di business, tramite la creazione di cluster, distretti e network, con lo scopo di connettere sul territorio una miriade di attori che possano comunicare e interagire.

Tuttavia attraverso la specializzazione e l'outsourcing anche i mercati di business hanno dimostrato che qualsiasi tentativo di creare rinnovamento e innovazione passa attraverso l'attivazione di parti del network di business nello spazio e nel tempo. Il beneficio di una potenziale innovazione, quindi, dipende da come questa può essere utilizzata in un processo di interazione in cui le imprese si rendono utilizzatrici e fornitrici degli elementi che compongono il processo innovativo (Ford et al., 2003; Håkansson et al., 2009). Non solo ma il pattern innovativo individuato dall'IMP, prevede che il percorso dell'innovazione sia ancora più intricato e complesso di quanto detto finora. All'interno del network è necessario che vengano a formarsi, e che si interfaccino, almeno tre differenti setting di business, che corrispondono a tre differenti logiche economiche: 'use', 'supply', e 'development'. Questi tre elementi devono essere in grado di creare profondi processi di adattamento reciproco, interfacciando e impegnando risorse e attività nel processo di interazione.

In questo contesto innovativo lo spazio è stato scarsamente studiato come risorsa decisiva ai fini del processo, dato che la complessità del modello IMP impone di focalizzare l'attenzione sulle difficoltà organizzative, tecnologiche e cognitive di adattamento reciproco che in un processo di innovazione comportano una complessità maggiore. I processi della conoscenza sono decisivi a tal fine, ma non possono essere sopravvalutati rispetto al dato materiale organizzativo e tecnologico. Ecco perché, come dimostrano diverse ricerche, la prossimità spaziale in questo

campo non rappresenta un vantaggio differenziale cruciale per i processi di innovazione tra imprese co-localizzate, anche se vengono riconosciuti i suoi effetti positivi a livello locale.

Allo stesso tempo le politiche nazionali e regionali, puntano allo sviluppo dei sistemi locali di innovazione nella convinzione che l'adozione e la creazione di determinate strutture di business possa favorire l'interazione diretta degli attori e dunque, la produzione di conoscenza e l'innovazione con risvolti positivi a livello locale. Ma tali politiche possono soddisfare le caratteristiche di un panorama di business interdipendente, dove le giurisdizioni territoriali non rappresentano un confine reale ai processi di business, e neanche agli investimenti che tali processi portano con sé? Come si è visto le forze regolatrici del network tendono ad assecondare lo sviluppo di una struttura di business attraverso la connessione di attività, e la combinazione di risorse al di là dei confini delle imprese stesse, e dei confini spaziali di qualsiasi ordine. E' facile intuire come la logica del business, dunque non sia quella territoriale, né quella di soddisfare esigenze di natura sociale legittimate da un apolitica che investe nei territori in crisi allo scopo di risollevarne le sorti (tantomeno questo discorso può interessare la sfera culturale); piuttosto, la possibilità che i territori hanno di svilupparsi è legata alla quantità e alla qualità degli investimenti già presenti sul campo, e alla capacità degli attori di interagire all'interno di un network (tra network locali, nazionali e trans-nazionali) e tra i network. Il territorio di business è sempre il frutto di interazioni che hanno collegamenti spaziali più ampi ed extra territoriali, ma è dalla capacità di interazione tra i diversi livelli del network che avviene il processo di costruzione del territorio.