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5. I TIPI DI FRASE SUBORDINATA

5.3. LA SUBORDINAZIONE CIRCOSTANZIALE

5.3.1. Le subordinate del gruppo causale

5.3.1.3. Consecutive

5.3.1.3.1. Consecutive con antecedente

Come si nota dai dati sopra riportati, il costrutto con antecedente è il più diffuso nei discorsi in esame. Agostini denomina tale costrutto forte in virtù dello stretto legame che si crea tra sovraordinata e subordinata: infatti, la presenza nella sovraordinata di un elemento prolettico, che rimane momentaneamente indeterminato, provoca una sorta di tensione emotiva che esige una risoluzione nella subordinata. Bisognerà inoltre ricordare, con Agostini, che il costrutto forte è stilisticamente più marcato rispetto a quello senza antecedente, perché presuppone da parte dello scrivente o del parlante

318Giusti, Giuliana. Consecutive. In: GGIC, vol. 2, P. 825. 319Agostini, Francesco. Proposizioni consecutive, P. 384.

un'adozione e una strutturazione più consapevoli.320 La frequenza ascendente di tale

modulo all'interno dell'opera rivela dunque nuovamente un graduale innalzamento della lingua parlata dalle anime, che si allontana dai tratti tipici dell'oralità quanto più aumenta la loro vicinanza a Dio.

A livello semantico, l'analisi dei costrutti consecutivi nei discorsi diretti delle anime della Commedia può risultare arricchita dal confronto con l'esame di tali costrutti effettuato da Patrick Boyde nel suo più noto studio dedicato alla lirica dantesca.321 Lo

studioso americano ha individuato una particolare frequenza di proposizioni consecutive nelle liriche della Vita Nuova, riscontrando in questo costrutto uno dei moduli privilegiati da Dante, e dagli stilnovisti in generale, per descrivere gli effetti che Amore provoca nell'omo gentile. La donna, che nella lirica cortese era termine del desiderio, nello Stilnovo è principio attivo, che, tramite la sua più che umana bellezza è dispensatrice ora di beatitudine, ora di sofferenza. Come sostegno alle affermazioni di Boyde, basti citare il celeberrimo sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare (Vn XXVI) in cui compaiono ben quattro costrutti consecutivi di questo genere:

Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l'ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d'umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core , che 'ntender no la può chi no la prova: e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d'amore, che va dicendo a l'anima: Sospira.

Significativamente, nei discorsi delle anime della Commedia, molto spesso il costrutto consecutivo forte322 è utilizzato per rappresentare gli effetti di passioni, che hanno le

stesse caratteristiche agentive dell'amore stilnovistico. Attraverso alcuni esempi si cercherà di evidenziare le peculiarità con cui tale costrutto consecutivo si realizza nel

320Agostini, Francesco. Proposizioni subordinate, P. 381.

321Boyde, Patrick. Retorica e stile nella lirica di Dante, P. 217-222.

322Boyde non limita le sue conclusioni sulle subordinate consecutive ai costrutti forti, ma tutti gli

esempi da lui riportati sono relativi al modulo con antecedente. Inoltre nel corpus in esame i costrutti consecutivi che esprimono gli effetti di una passione su chi la sperimenta sono quasi senza eccezione forti, forse anche in virtù della tensione emotiva che li caratterizza.

parlare degli abitanti dei tre regni. Li miei compagni fec' io sì aguti,

con questa orazion picciola, al cammino, che a pena poscia li avrei ritenuti; (If XXVI 121-123)

e veramente fui figliuol de l'orsa, cupido sì per avanzar li orsatti, che sù l'avere e qui me misi in borsa. (If XIX 70-72)

Amor, ch'a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m'abbandona. (If V 103-105)

Nei discorsi dei dannati, il costrutto consecutivo è frequentemente utilizzato per descrivere i desideri e le passioni che hanno fatalmente determinato le azioni dei parlanti durante la vita terrena e che sono causa della loro dannazione. È da notare che, se tutti questi amori sono accomunati dall'essere totalizzanti, fino ad escludere quello per Dio, non tutti sono presentati come ugualmente negativi. Il richiamo imperioso del cammino di conoscenza per Ulisse e i suoi compagni, così come l'ineludibile potere di Amore per Francesca, sono infatti assai più nobili della meschina brama di avanzar gli orsatti che ha indotto Niccolò Orsini alla simonia. I personaggi di Ulisse e Francesca, con le loro complesse e ambivalenti vicende, anticipano dunque una delle tematiche che saranno centrali per le anime del Purgatorio, cioè la necessità di trascendere un oggetto di desiderio intrinsecamente degno ma legato alla terra e soggetto allo scorrere del tempo.323 Non a caso, il primo personaggio parlante della

seconda cantica, Catone, affronta sin da subito questo tema, dimostrando a Dante e Virgilio l'inferiorità del potere di una passione terrena, rispetto alla potenza della virtù divina:

«Marzïa piacque tanto a li occhi miei mentre ch'i' fu' di là», diss' elli allora, «che quante grazie volse da me, fei. Or che di là dal mal fiume dimora, più muover non mi può, per quella legge che fatta fu quando me n'usci' fora. (Pg I 85-90)

323Barolini, Teodolinda. Il miglior fabbro: Dante e i poeti della Commedia. Torino, Bollati

Questo passo sembra una risposta alle parole di Francesca da Polenta: mentre gli effetti di Amore sulla donna sono talmente potenti da attraversare dimensioni temporali inconciliabili, quella della storia e quella dell'eternità (che, come vedi, ancor non m'abbandona), l'amore di Catone per la moglie Marzia ha perso tutto il suo potere agentivo nel momento in cui l'anima dell'Uticense è entrata in grazia di Dio.

Nei discorsi dei penitenti, dunque, il costrutto consecutivo descrive gli effetti di due tipi di passione: se entrambi i membri sono al passato, e dunque collocati nella storia terrena dell'anima parlante, la consecutiva esprime gli esiti dei desideri e delle passioni, più o meno negative, che hanno condotto l'anima al peccato del quale deve purgarsi:

Fu il sangue mio d'invidia sì rïarso, che se veduto avesse uom farsi lieto, visto m'avresti di livore sparso. (Pg XIV 82-84)

Se invece entrambi i membri del costrutto si collocano nell'eterno presente oltremondano, la consecutiva esprime gli effetti della virtù divina, che per i penitenti è l'unico amore, che del disio di sé veder (li) accora:

Orribil furon li peccati miei;

ma la bontà infinita ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei. (Pg III 121-123)

Nelle parole dei beati, come si può immaginare, non c'è spazio per altre passioni che non siano l'amore per Dio, che non solo è unico termine del loro desiderio (nulla volontà è di più ausa), ma è virtù attiva, che ordina e imprime vita e movimento al cosmo. Generalmente entrambi i membri del costrutto consecutivo sono collocati nel presente intemporale dell'aldilà:

Quindi addolcisce la viva giustizia in noi l'affetto sì, che non si puote torcer già mai ad alcuna nequizia. (Pd VI 121-123)

Lo rege per cui questo regno pausa in tanto amore e in tanto diletto, che nulla volontà è di più ausa, le menti tutte nel suo lieto aspetto creando, a suo piacer di grazia dota diversamente; e qui basti l'effetto. (Pd XXXII 61-66)

Quando entrambi i membri sono collocati nel passato, il costrutto consecutivo descrive gli effetti che l'amore per Dio ha provocato nel vissuto di uomini santi che già in vita lo abbracciarono incondizionatamente:

Così ricominciommi il terzo sermo; e poi, continüando, disse: «Quivi al servigio di Dio mi fe' sì fermo, che pur con cibi di liquor d'ulivi lievemente passava caldi e geli, contento ne' pensier contemplativi. (Pd XXI 112-117)

In conclusione, si può affermare che gli usi del costrutto consecutivo qui esemplificati siano una nuova dimostrazione di come Dante nella Commedia faccia confluire, riadattandoli e, talvolta, stravolgendoli, una amplissima varietà di linguaggi più o meno codificati. Gli stilemi della Vita nuova, dopo la negazione del Convivio (Le dolci rime d'amor ch'i' solia), sono qui riabilitati e dotati di nuova originalità e di nuovi significati.

A livello formale, l'avverbio che più frequentemente marca l'antecedente del costrutto forte è sì, riferito a verbi, ad aggettivi o, meno frequentemente, ad avverbi. Sì sembra preferito soprattutto per ragioni metriche: sia perché è un monosillabo, sia perché ha la particolarità di poter non solo precedere, ma anche seguire, il sintagma che modifica:

Ed ei rispuose: «Fu frate Gomita, quel di Gallura, vasel d'ogne froda, ch'ebbe i nemici di suo donno in mano, e fé sì lor, che ciascun se ne loda. (If XXII 81-84)

Come introduttori di antecedente, nel corpus si riscontrano anche, in ordine discendente di frequenza, tanto, in funzione sia di avverbio che di aggettivo, tale, con funzione di pronome e di aggettivo, e gli intensivi cotale e cotanto.