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5. I TIPI DI FRASE SUBORDINATA

5.2. LA SUBORDINAZIONE RELATIVA

5.2.1. Frasi relative con antecedente

5.2.1.2. Restrittive

5.2.1.2.4. Gli introduttori di relativa esplicita restrittiva

Gli introduttori di relativa restrittiva si distribuiscono nel corpus come segue:

Casi retti Casi obliqui

che 558 29

cui 2 25

(d)ove267 56

onde 34

il/lo quale 1 21

266Per questo gli unici antecedenti di relativa restrittiva sono pronomi di II e III persona, in

quanto la prima si identifica sempre con certezza con il parlante.

267Tra queste ho inserito anche un'occorrenza di du'(ve), una di ovunque con antecedente e 5

Come si può notare dai dati sopra esposti non vi è un cambiamento significativo rispetto agli introduttori di relativa appositiva: che infatti è l'introduttore nettamente prevalente e addirittura è più frequente di il/lo quale anche per i casi obliqui. Con quest'ultima funzione, si registrano, oltre ai nessi preposizione + che, anche alcuni casi di che polivalente, con e senza ripresa pronominale. A proposito di questa tipologia di che polivalente, Alisova osserva che l'introduzione delle relative mediante la congiunzione che + pronome (o ellissi del pronome), nettamente prevalente solo nei documenti di carattere privato, cede il posto a «preposizione + il quale (o cui)» in tutta la produzione prosastica dei secoli XIII-XV che abbia sia pur minima pretesa letteraria, nonché in Dante e nel Boccaccio.268 Si può dire che questa affermazione, sostenuta dai

dati relativi alle occorrenze delle due forme nel Convivio e nel Decameron, abbia anche una portata sistemica, cioè di dimostrare che nell'italiano antico, come nello standard contemporaneo, il che polivalente era già un tratto marcato diafasicamente e diamesicamente. Pertanto la sua occorrenza in un testo letterario potrebbe essere il risultato di una ben precisa scelta stilistica dell'autore.

Nel corpus in esame si riscontrano 11 occorrenze di che polivalente senza ripresa pronominale e 3 con ripresa.269 In 9 casi l'antecedente della relativa è un sostantivo

indicante una determinazione di tempo: Vedi quanta virtù l'ha fatto degno di reverenza; e cominciò da l'ora che Pallante morì per darli regno. Tu sai ch'el fece in Alba sua dimora per trecento anni e oltre, infino al fine che i tre a' tre pugnar per lui ancora. (Pd VI 34-39)270

Come nell'italiano contemporaneo,271 anche in quello antico il che polivalente in

espressioni temporali ha un minor grado di marcatezza, per la sua maggiore ambivalenza (pronome relativo/congiunzione).272

268Alisova, Tatjana. “Forme di subordinazione relativa nell'italiano antico (secoli XIII-XV)”, P.

234.

269Su un totale di 40 occorrenze di che polivalente senza e 5 con ripresa. La maggior parte di

questi costrutti si trova in discorso diretto Cfr. Brambilla Ageno, Franca. Pronome relativo. In: ED, Appendice, pp. 199-207.

270Oltre ai due casi presenti nel passo citato, le altre occorrenze del che polivalente nel corpus

sono così collocate (tra parentesi riporto l'antecedente nominale): If X 108 (punto); If XIX 79- 80 (tempo); If XXXIII 44 (ora); Pg XX 71 (tempo); Pg III 139 (tempo); Pd VI 52 (tempo); Pd XVI 34 (dì).

271Ad esempio una sintagma come La sera che ti ho incontrato risulta molto meno marcato di

una frase del tipo Questa è la ragazza che ti ho parlato.

Anche la seguente espressione modale non mi sembra particolarmente marcata, sempre in virtù dell'ambivalenza del che sopra riscontrata:

Regnum celorum vïolenza pate da caldo amore e da viva speranza, che vince la divina volontate:

non a guisa che l'omo a l'om sobranza, ma vince lei perché vuole esser vinta, e, vinta, vince con sua beninanza. (Pd XX 94-99)

Il modulo a guisa che, infatti, è speculare alla locuzione preposizionale, ben attestata in Dante, a guisa di, che introduce un complemento di modo; c'è dunque un'ambiguità per cui la sequenza a guisa che, interpretata come antecedente + pronome relativo, potrebbe essere rianalizzata e interpretata come un'unica locuzione congiuntiva che introduce una subordinata di maniera.

Si è già commentato273 il particolare parallelismo in cui si inserisce il che polivalente

nel seguente passo dal discorso di Francesca da Polenta: Di quel che udire e che parlar vi piace,

noi udiremo e parleremo a voi, (If V 94-95)

In questa, come nelle altre occorrenze di che polivalente fin qui commentate, l'utilizzo di questo tratto sintattico del parlato non sembra affatto volto a dare una connotazione popolare al parlare dei personaggi. Sembra piuttosto che Dante sfrutti tutte le possibilità offerte dall'ampio spettro della lingua viva per fini di volta in volta diversi: nei primi passi esaminati, la scelta del che polivalente mi pare avere come scopo soprattutto la brevitas; nell'ultimo esempio citato, invece, questo elemento della sintassi popolare viene sorprendentemente sfruttato per creare un'elegantissima struttura sintattica e concettuale.

Di seguito riporto i passi in cui il che polivalente compare con ripresa pronominale: Lo sommo Ben, che solo esso a sé piace

(Pg XXVIII 91)274

Questi onde a me ritorna il tuo riguardo, è 'l lume d'uno spirto che 'n pensieri gravi a morir li parve venir tardo:

dalle origini al secolo XVIII. Roma, Bonacci, 1990, P. 206.

273Cfr. § 3.1.1.

274Questo è l'unico esempio di che polivalente in relativa appositiva, che ho preferito, per

(Pd X 134-135)

e dove Sile e Cagnan s'accompagna, tal signoreggia e va con la testa alta, che già per lui carpir si fa la ragna . (Pd IX 51)275

Nei primi due passi, la ripresa pronominale si inserisce in una catena anaforica di termini che hanno tutti lo stesso referente: nel verso purgatoriale sono eccezionalmente concentrate quattro espressioni coreferenziali (sommo Ben; che; esso, calcato sull'ipse latino; sé); nella terzina paradisiaca le espressioni coreferenziali sono addirittura sei (Questi; onde; lume; spirto; che; li). In questi casi la ripresa pronominale sembra dunque avere il valore stilistico di porre in rilievo il soggetto della predicazione. Nel terzo passo, invece, il modulo 'che polivalente + clitico di ripresa' sembra determinato dall'ambiguità del che, che oscilla tra valore relativo e quello di congiunzione consecutiva per l'influenza di tal, che tuttavia qui mi sembra avere il valore di indefinito e non di dimostrativo.

Oltre al che polivalente, un altro fenomeno marcato che si può riscontrare nelle relative restrittive del corpus in esame si ha quando la relativa non segue immediatamente il suo antecedente. Tale ordine marcato è meno frequente rispetto al tipo appositivo, ma è tanto più significativo in virtù dello strettissimo legame sintattico e semantico che, già nelle strutture in formazione dell'italiano antico,276 intercorre tra la

relativa restrittiva e la sovraordinata. Nei discorsi dei personaggi della Commedia questo fenomeno, che prende il nome di estraposizione,277 è particolarmente frequente

quando l'antecedente ha una natura ostensiva o è un pronome personale. In questi casi l'estraposizione della relativa produce l'effetto di sottolineare la natura deittica dell'antecedente:

Allor chiusero un poco il gran disdegno e disser: «Vien tu solo, e quei sen vada che sì ardito intrò per questo regno. (If VIII 88-90)

«Latin siam noi, che tu vedi sì guasti qui ambedue», rispuose l'un piangendo;

275Non concordo qui con Sara Gigli, che ha etichettato la subordinata introdotta da che come

una consecutiva con antecedente: infatti tal mi sembra senza dubbio un pronome indefinito e non un antecedente dimostrativo; inoltre non c'è un legame di causa-effetto tra sovraordinata e reggente.

276Cfr. Alisova, Tatjana. “Forme di subordinazione relativa nell'italiano antico (secoli XIII-XV)”, P.

235-237.

«ma tu chi se' che di noi dimandasti?». (If XXXI 91-93)

Quando l'antecedente non ha un riferimento esoforico contestuale, la frapposizione del verbo tra l'antecedente e la relativa ha, analogamente a quanto si è riscontrato per le appositive, l'effetto di conferire maggiore rilievo all'antecedente:

Ma perché tutte le tue voglie piene ten porti che son nate in questa spera, proceder ancor oltre mi convene. (Pd IX 109-111)