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5. I TIPI DI FRASE SUBORDINATA

5.1. LA SUBORDINAZIONE ARGOMENTALE

5.1.1. La frase soggettiva

La frase soggettiva è una subordinata argomentale che può fungere da soggetto, occupando il posto che in genere è di un nominale.184 Di seguito propongo una

rassegna delle strutture sintattiche in cui si realizzano le 150 occorrenze di questo tipo riscontrate nel corpus.

In 20 casi la soggettiva, sia nella forma infinitiva che in quella temporalizzata (all'indicativo o al congiuntivo), dipende da una struttura copulare con un predicato di tipo aggettivale. Si osservino i seguenti esempi:

Come l'altre verrem per nostre spoglie, ma non però ch'alcuna sen rivesta, ché non è giusto aver ciò ch'om si toglie. (If XIII 103-105)

Anzi è formale ad esto beato esse tenersi dentro a la divina voglia, per ch'una fansi nostre voglie stesse; (Pd III 79-81)

Come si può notare dai passi riportati, nella maggior parte dei casi la struttura predicativa della reggente esprime una valutazione morale (che oscilla tra i poli giusto/ingiusto, morale/immorale) o una qualificazione logico-ontologica del soggetto

182Acquaviva, Paolo. Completive e soggettive. In: GGIC, vol. 2, P. 633. 183Ibidem.

espresso dalla subordinata (vero/falso; necessario/contingente).

In 4 occorrenze, la soggettiva è retta da una struttura predicativa con un avverbio o un sintagma preposizionale; in 3 casi l'avverbio esprime ancora una volta un giudizio morale (è bene, è meglio):

dicendo: «Intanto che tu ti risense de la vista che haï in me consunta, ben è che ragionando la compense. (Pd XXVI 4-6)

mentre in uno la struttura predicativa preposizionale è un'espressione idiomatica indicante volontà:

vuol ch'io respiri a te che ti dilette di lei; ed emmi a grato che tu diche quello che la speranza ti 'mpromette». (Pd XXV 85-87)

Si noti che entrambe le strutture qui presentate ampliano la vastissima gamma di moduli sintattici richiestivi utilizzati nel corpus. Infatti, oltre alle iussive al congiuntivo e all'indicativo che, come si è visto,185 si realizzano con un'enorme spettro di sfumature

stilistiche, anche queste formule all'indicativo esprimono una richiesta d'azione in modi del tutto particolari: nel primo esempio, il soggetto richiedente si eclissa per porre in primo piano non la propria volontà, ma la giustezza (ben è) della richiesta formulata; nel secondo esempio la formula di cortesia utilizzata è specchio della varietà con cui la semantica del desiderio si realizza soprattutto nel Paradiso.

In 6 occorrenze la soggettiva dipende da una struttura predicativa con un sintagma nominale:

«Oh, questa è a udir sì cosa nuova», rispuose, «che gran segno è che Dio t'ami; (Pg XIII 145-146)

Opera naturale è ch'uom favella; (Pd XXVI 130)

Si riscontrano inoltre 7 casi in cui la soggettiva dipende da una struttura non predicativa, bensì specificativa, in cui la copula non instaura una relazione di predicazione, ma di identità:186

185Cfr. § 2.3.1.2.

186Questo tipo di frase, pertanto, non è da considerarsi propriamente soggettiva, ma piuttosto

esplicativa del sintagma nominale da cui dipende: l'identità, viene stabilita tra la proposizione e il contenuto semantico non del SN in sé, ma della nozione designata dal SN. (Acquaviva,

Attraversato è, nudo, ne la via, come tu vedi, ed è mestier ch'el senta qualunque passa, come pesa, pria. (If XXIII 118-120)

La tua dimanda tuo creder m'avvera esser ch'i' fossi avaro in l'altra vita, forse per quella cerchia dov' io era. (Pg XXII 31-33)

Una forma particolare con cui la soggettiva si realizza nel corpus è la forma scissa (7 occorrenze), che nella Commedia è utilizzata solo in discorso diretto. Si osservino i seguenti esempi:

Dinne com' è che fai di te parete al sol, pur come tu non fossi ancora di morte intrato dentro da la rete». (Pg XXVI 22-24)

sì lasciò trapassar la santa greggia Forese, e dietro meco sen veniva, dicendo: «Quando fia ch'io ti riveggia?». (Pg XXIV 73-75)

Ma 'l suo pecuglio di nova vivanda è fatto ghiotto, sì ch'esser non puote che per diversi salti non si spanda; (Pd XI 124-126)

La frase soggettiva scissa ricorre sempre in contesto negativo187 o interrogativo ed è

utilizzata, come si può desumere dagli esempi riportati, con lo scopo di porre in rilievo, mediante l'ordine marcato, il primo membro della struttura scissa.188 Nei primi due

passi, l'ordine marcato esprime un particolare atteggiamento del parlante: lo stupore di Guinizelli di fronte a un fenomeno del tutto inaspettato nell'ordinamento oltremondano (come può essere che Dante sia nel Purgatorio con il proprio corpo?) e l'affetto di Forese, che nel momento del saluto con l'amico ritrovato, volge la mente con ansia e con desiderio al quando, niente affatto scontato, potrà rincontrarlo. Nella terzina tratta dal discorso di san Tommaso, l'espressione esser non puote (non può essere che non, cioè è inevitabile che) serve a enfatizzare il nesso inscindibile tra l'avarizia e la

Paolo. Completive e soggettive, P. 663.)

187Oltre a quello qui esemplificato, con il verbo potere, si riscontra anche in contesto ipotetico

negativo (se non fosse che...).

188Benincà, Paola; Frison, Lorenza; Salvi, Giampaolo. L'ordine degli elementi della frase e le

degradazione spirituale dell'ordine domenicano.

Le rimanenti 106 occorrenze della frase soggettiva dipendono da un verbo impersonale. La maggior parte dei predicati reggenti rientrano in due grandi categorie: i più numerosi sono i verbi che indicano obbligo, opportunità, convenienza; seguono i predicati indicanti piacere o dispiacere.189

Per quanto riguarda la prima tipologia, il predicato reggente più frequente190 è il verbo

convenire, di cui si riscontrano 45 occorrenze191 (10 nell'Inferno, 13 nel Purgatorio 22

nel Paradiso). Il verbo convenire, come si è già avuto modo di osservare,192 sembra

avere due significati principali, che trovano una corrispondenza con le strutture aggettivali sopra esaminate: un significato si potrebbe parafrasare con è necessario che accada che e postula la necessità ontologica di avvenimenti futuri iscritti nel disegno provvidenziale, oppure di fenomeni ultraterreni, ancora una volta necessari per volontà divina. Un secondo significato è parafrasabile con è giusto che accada che e ha dunque una connotazione morale. È da notare che spesso i due significati si sovrappongono, poiché giusto e necessario nel disegno divino vanno di pari passo. Si osservino i seguenti passi che esemplificano rispettivamente il primo significato, il secondo e la compresenza dei due:

Poi appresso convien che questa caggia infra tre soli, e che l'altra sormonti con la forza di tal che testé piaggia. (If VI 67-69)

Però, secondo il color d'i capelli, di cotal grazia l'altissimo lume

degnamente convien che s'incappelli. (Pd XXXII 70-72)

Noi repetiam Pigmalïon allotta, cui traditore e ladro e paricida fece la voglia sua de l'oro ghiotta; e la miseria de l'avaro Mida, che seguì a la sua dimanda gorda, per la qual sempre convien che si rida. (Pg XX 103-108)

Come si può vedere anche dagli esempi, quasi sempre la soggettiva retta da

189Brambilla Ageno, Franca. Congiuntivo, P. 238-240.

190Unico altro predicato che può essere inscritto in questa categoria è bisognare di cui si

contano due occorrenze.

19143 del verbo convenire e 2 del suo contrario disconvenire. 192Cfr. supra, § 2.3.1.2.

convenire assume la forma temporalizzata al congiuntivo che conserva qui una traccia del suo valore finale, che è un'estensione di quello originario di volizione.193

Alla seconda categoria di predicati reggenti appartengono i verbi piacere, dispiacere, increscere, dilettare, gravare, dolere. Come si è potuto constatare a nel paragrafo dedicato alle iussive dirette, essi occorrono spesso in formule di cortesia poste in incipit dei discorsi.194 Altrove la costruzione verbo impersonale + soggettiva è una perifrasi

che sostituisce il semplice modale volere + infinito: com' io vidi un che dicea: «S'a voi piace

montare in sù, qui si convien dar volta; (Pg XXIV 139-140)

Altri predicati reggenti abbastanza diffusi sono verbi di accadimento come avvenire; i verbi sembrare e parere e il verbo giovare.

Non sono rari i casi in cui la soggettiva è prolettica, del tutto o in parte, rispetto alla sovraordinata; si producono così degli effetti stilistici e pragmatici particolari, come si può osservare nei seguenti esempi:

Ed elli a me: «Saper d'alcuno è buono; de li altri fia laudabile tacerci,

ché 'l tempo saria corto a tanto suono. (If XV 103-105)

sì che, come noi sem di soglia in soglia per questo regno, a tutto il regno piace com' a lo re che 'n suo voler ne 'nvoglia. (Pd III 82-84)

Nella terzina tratta dal discorso di Brunetto Latini, tramite la prolessi della soggettiva, si crea un'elegante struttura chiastica (soggettiva all'infinito + aggettivo + verbo essere // aggettivo + verbo essere + soggettiva all'infinito) con la quale si apre la porzione conclusiva dell'intervento dell'antico maestro: abbandonati i toni drammatici dell'agnizione (Qual maraviglia!) e della profezia, Brunetto parla ora con i modi composti e raffinati del grande intellettuale.

Nel passo tratto dalle parole di Piccarda Donati la prolessi, da un lato, è volta a conferire rilievo, tramite l'ordine marcato, al contenuto della soggettiva, cioè l'ordinamento del regno paradisiaco, dall'altro è funzionale creare una particolare rete di ripetizioni: ogni verso della terzina, infatti, contiene un poliptoto (di soglia in soglia; per questo regno, a tutto il regno; 'n suo voler ne 'nvoglia). Lo scopo di questa

193Brambilla Ageno, Franca. Congiuntivo, P. 238. 194Cfr. supra, § 2.3.1.2.

disposizione mi sembra quello di sottolineare la totale coincidenza tra il volere dei beati e quello divino.

In conclusione, si è potuto constatare che la frase soggettiva, nelle sue varie realizzazioni, è essenzialmente legata alla semantica del desiderio, del necessario, del giusto moralmente e mi sembra di poter dire che sia per questo che essa ha una frequenza ascendente all'interno delle tre cantiche, in concomitanza con l'innalzarsi dei sentimenti, delle capacità cognitive, della magnanimità dei personaggi parlanti quanto più questi si avvicinano a Dio.