• Non ci sono risultati.

Considerazioni conclusive: la situazione attuale e gli sviluppi futuri

3.3 IL CENTRO STORICO: LO SVILUPPO E LA GOVERNANCE

3.3.4 Considerazioni conclusive: la situazione attuale e gli sviluppi futuri

L'analisi condotta ha permesso di fotografare Verona da un punto di vista inedito, quello di Sito UNESCO. Tale riconoscimento, i cui effetti si protraggono ancora oggi, ha inevitabilmente condizionato la Città, comportando - come si è potuto riscontrare- la sua necessaria presa in considerazione riguardo le dinamiche che interessano il Centro Storico, inteso sia quale fulcro dell’ente comunale e dell’amministrazione cittadina, sia come cuore della Città d’Arte e contesto d’applicazione delle discipline coinvolte nella conservazione e gestione della stessa. Ovviamente, la qualifica in oggetto ha implicato una forma di tutela ulteriore e "aggiuntiva" a quella comunque già prevista dalla normativa e garantita, sul campo, dalla Sovrintendenza, ente legittimamente coinvolto nella governance del Sito, unitamente alla Curia e al Comune, con alcuni dei cui rappresentanti si è avuto modo di avere un confronto. Grazie alla disponibilità e alle informazioni fornite dall'arch. Felice Giuseppe Romano ( della Sovrintendenza ), dagli architetti Paolo Boninsegna e Roberto Carollo ( del Settore Urbanistica e Pianificazione del Comune di Verona ), dal dott. Domenico Zugliani ( referente dell'Ufficio UNESCO del Comune di Verona ) e dagli esponenti dell'Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Verona, è stato possibile avere una panoramica della situazione attuale e comprendere con maggior chiarezza le relazioni che

sostenibili, e di posizionare la destinazione in ambiti competitivi adeguati rispetto alle caratteristiche del territorio, coinvolgendone gli attori pubblici e privati.

117AA.VV, “Verona sistema turistico locale? Un itinerario nel turismo del capoluogo scaligero tra realtà

consolidate e potenzialità inespresse” in MIUR, PRIN 2004 Il management dei sistemi turistici locali:

162

intercorrono tra i vari enti, le problematiche riscontrate, e le modalità e gli strumenti mediante i quali viene mantenuta ed assicurata la gestione di "The City of Verona", a distanza di sedici anni dall’iscrizione nella WHL e di undici dall’approvazione del Piano di gestione.

Partendo da quest’ultimo, appare evidente come la sua composizione sembri essere stata più il risultato di “un’accozzaglia” un po’ improvvisata, creata accorpando quanto era già stato fatto e quanto c’era da fare, che non un concreto mezzo di gestione avente una fondata e consolidata struttura di riferimento. Nonostante infatti fossero state indotte delle conferenze sul tema ( vedi supra 3.2.3.1 ) e l’UNESCO ne avesse imposto la redazione, non esistevano in realtà delle concrete linee operative su cui potersi basare, motivo per cui Verona ( come d’altra parte tutti i Siti ) ha fatto da sè, rifacendosi al documento più confacente allo scopo: il proprio Piano Strategico. Ad oggi, sembra sia in programma un’imminente revisione, resa necessaria oltre che dall’evidente arretratezza dello strumento rispetto ad una realtà viva, dinamica ed in continuo mutamento come quella cittadina, dal recente riconoscimento della dichiarazione di “eccezionale valore universale” e dall’impellente risoluzione di una situazione scomoda, iniziata circa nel 2012 e alla quale è ormai necessario porre fine. In quella data Legambiente, già particolarmente attiva nella cura e nella pulizia delle aree adiacenti le Mura magistrali, ha fatto pervenire direttamente all’UNESCO un esposto in cui denunciava alcuni interventi di natura edilizia nei pressi delle stesse, considerati lesivi dello status di “patrimonio dell’umanità” : ad essere esplicitamente citati erano l’Hotel Luxor e la zona del Passalacqua. Il primo è stato edificato ex novo da un privato a scapito di due baracche prive di valore significativo, mentre nella seconda, venivano contestati la realizzazione di un parcheggio e di una palazzina ad uso residenziale eretti in sostituzione ad alcuni edifici militari precedenti118. La controversia avviata probabilmente per la poca o nulla attenzione data dal Comune alla questione ( a cui inizialmente Legambiente si era rivolta ), innescò un iter processuale lungo e articolato, scandito dai tempi della burocrazia e dalla vigile e costante sorveglianza dell’Organizzazione Internazionale e dei suoi “organi collaterali ed operativi”, quali l’ICOMOS. Quest’ultimi infatti, oltre a richiedere una dettagliata documentazione sui due casi presentati, ribadivano il diritto di informazione, coinvolgimento e fruibilità dei

118L’Hotel è stato eretto a circa 100 m dalla cinta magistrale. La zona del Passalacqua invece è quella

comprendente il complesso dell’ex panificio austriaco e della caserma di Santa Marta: area parzialmente distrutta ( alcuni luoghi di ricovero dei militari ) e parzialmente ricostruita e riconsegnata alla comunità. Alla base di tali operazioni edilizie vi è un ampio progetto di riqualificazione ( ancora in corso ), che ha visto anche il coinvolgimento di privati tramite apposito concorso, a causa della mancanza di fondi.

163

cittadini, cui, unitamente ai turisti, doveva essere destinato il godimento del Sito: i “fari” furono ( e sono ) puntati soprattutto sul secondo cantiere, in quanto progetto di riqualificazione ampio e a lunga scadenza, dove è stata inoltre richiesta un’ennesima verifica, la valutazione di impatto sul patrimonio119.

L’importanza di tale episodio consiste nelle problematiche latenti che ha fatto emergere e nei significati reconditi che vi si possono cogliere: dalla scarsa considerazione spesso accordata dall’Amministrazione alla nomina UNESCO, “sfruttata” in modo errato o, ancor peggio, dimenticata ( forse volutamente, in virtù degli ostacoli che sovente crea ), alla mancanza di confronto, relazione e coordinamento fra i moltepli soggetti ed attori che all’interno del Sito si muovono ed operano; dalla complessità ed in alcuni casi contradditorietà del panorama normativo, alla totale inerzia di fronte alla volontà d’azione del privato.

Come già parzialmente evidenziato nel paragrafo precedente, il marchio di cui Verona è portatrice non è assolutamente valorizzato in modo opportuno, ed anzi spesso e volentieri volutamente sottovalutato per le inevitabili implicazioni che comporta in termini di obblighi ed oneri: ogni qualvolta risulti necessario intervenire nel Centro Storico bisogna infatti far i conti con questo “ostacolo”; anche se, in seguito ad alcune manovre degli ultimi governi, finalizzate a contrastare la crisi e scaturite da deroghe, sembra che per i privati ci siano maggiori escamotage, vie preferenziali legittimate che permettono di operare a scapito dell’Amministrazione, surclassandola, e lasciando poi quest’ultima nella condizione di dover sbrogliare la potenziale “matassa”. Esempio calzante è rappresentato dal Piano Casa, mediante il quale, attraverso il “nulla aosta” della Regione, è possibile intervenire all’interno dell’antico nucleo cittadino senza incorrere in grandi problemi, se non il vincolo paesaggistico esteso a tutta l’area, e l’eventuale vincolo monumentale, puntuale per alcuni beni120. Ad esso si è infatti appellato il costruttore dell’Hotel Luxor in

119

Si tratta di una valutazione su cui la stessa ICOMOS non ha fornito chiare indicazioni, se non tramite una conferenza ad hoc.

120Qualora il privato volesse intervenire su un bene sottoposto a vincolo monumentale deve ottenere il vaglio

da parte della Sovrintendenza; se invece volesse intervenire su un bene o un’area su cui vige il vincolo paesaggistico deve rivolgersi, per questioni che riguardano le componenti estetiche alla Commisione paesaggistica interna al Comune, alla Commissione per l’edilizia quando si tratta di fattori interni di costruzione ( inizialmente, già con il Testo Unico, era stato previsto che una sola commissione si occupasse di entrambi gli ambiti, è stato con il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che le competenze sono state separate ). Successivamente, dopo aver ottenuto la convalida, la procedura passa alla Sovrintendenza, che ha la possibilità di rigettarla nei sessanta giorni seguenti. Tale procedura è stata prevista per accellerare il processo della macchina burocratica inizialmente di esclusiva competenza della Sovrintendenza: si è stabilito infatti che le tali operazioni dovessero essere approvate dalla Regione, che ha poi derogato al Comune.

164

particolare ( non più soggetto ad alcun vincolo121 ), per l’edificazione degli ultimi due piani, che vanno a deturpare visivamente il contesto circostante, parte della buffer zone e quindi il Sito. Nei fatti, il teorico ed aulico intento conservativo e di salvaguardia si scontra perciò con una realtà complessa e controversa, in cui l’interesse del singolo sembra prevalere su quello dell’intera collettività e del bene comune.

Tuttavia, d’altra parte, neppure il soggetto pubblico sembra essere così preoccupato e avere a cuore la questione, come rileva il rapporto periodico redatto dalla stessa Amministrazione nel 2014122: dimostrando un’ammirevole onestà, dalla lettura del documento emerge un’autoanalisi oggettiva, ovvero che quanto fin’ora messo in atto e previsto per garantire la tutela, la gestione e la valorizzazione del Sito, si assesta sulla sufficienza o sulla parzialità e possa ( e debba ) quindi prevedere un concreto e reale margine di miglioramento. Alla stato attuale, si riscontrano le basi e i presupposti per un maggiore coinvolgimento delle istituzioni e della popolazione nelle dinamiche e nei processi decisionali, per incrementare in maniera sostenibile il turismo, la conoscenza e lo sviluppo economico del Sito, per dar vita pragmaticamente ad una governance integrata e condivisa; per ottimizzare la programmazione e la pianificazione secondo un’ottica manageriale e affinarne il sistema di tutela e promozione.

Affinchè però questo si verifichi è necessario un cambio di rotta, che la qualifica di cui la città è portatrice orgogliosa, venga interpretata come opportunità vera e non, a seconda delle circostanze, esclusivo motivo di vanto o fattore d’impedimento; che l’Ufficio mono- personale del Comune, preposto alla direzione del Sito si trasformi in una sorta di equipe e sia implementato con risorse umane competenti nei settori d’interesse, ovvero turistico e urbanistico; che sia recuperata quella visione d’insieme che ha ispirato la redazione del primo Piano di Gestione e venga portata avanti con costanza e in funzione del vantaggio di tutti, non secondo linee autonome ed indipendenti; che sia preservata e mantenuta la qualità del Sito attraveso politiche attente a garantirne la vivibilità e il godimento ma al contempo, la conservazione e la salvaguardia123.

121Tutta la buffer zone era originariamente soggetta a vincolo paesaggistico, poi tolto - non si sa bene il

motivo - dalla Sovrintendenza.

122Consultabile in http://whc.unesco.org/archive/periodicreporting/EUR/cycle02/section2/groupb/797.pdf. 123Secondo le informazioni fornite dall’arch. Carollo, una possibile soluzione all’applicazione del Piano Casa

nell’area del Centro Storico, sarebbe ravvisabile nella richiesta scritta da parte del Sindaco, in quanto rappresentante dell’ente gestore del Sito, agli altri amministratori dei Siti della Regione. In questo modo si potrebbe dar vita ad una “coalizione” e far fronte comune per disciplinare l’utilizzo del provvedimento, garantendo contemporaneamente la tutela dei patrimoni veneti dell’umanità.

165

CONCLUSIONI

1. Risultati raggiunti e conformità rispetto agli obiettivi