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3.3 IL CENTRO STORICO: LO SVILUPPO E LA GOVERNANCE

3.3.1 L’assetto urbanistico-territoriale

3.3.1.1 Il Piano Strategico: Verona 2003-2020

Il 14 Marzo 2003 l’allora Sindaco di Verona Paolo Zanotto ha presentato agli esponenti delle associazioni del mondo economico, culturale e sociale della comunità veronese il Piano Strategico della Città. Un progetto la cui importanza è riconducibile non solo al metodo innovativo e agli avvenieristici obiettivi che vi stavano a fondamento, ma anche alla sua funzione logica e coerente di raccordo con gli altri strumenti di governo e pianificazione redatti dall’Amministrazione. Motivo che ne giustifica la trattazione in questa sede.

Invero, per le sue caratteristiche e l’approccio globale utilizzato, esso si è imprescindibilmente posto in correlazione con quanto previsto dai vari Piani urbanistico- ambientali locali, provinciali e regionali82, e dal Piano di Gestione UNESCO, con cui condivide il medesimo ambito spaziale di riferimento e l’analoga impostazione metodologica generale83. Tale progetto, considerato a livello nazionale ed internazionale esempio di best practise nella pianificazione strategica, ha quindi rappresentato un mezzo operativo dell’Ente comunale per l’esercizio della propria governance territoriale, ma al contempo, un espediente per adeguare quest’ultima alla situazione politico-economica dell’epoca e alle indicazioni fornite dall’Unione Europea sulle modalità di pianificazione e governo cittadino urbano e metropolitano, implicanti il progressivo ricorso a soluzioni

bottom-up, rispetto a quelle top-down. Con l’avvento della globalizzazione e la diffusione

delle nuove tecnologie, il fallimento dello schema fordista84, il rafforzamento di un sistema

82In particolare il PAT.

83Per mancanza delle specifiche personalità richieste all’interno del Comune, l’Amministrazione ha affidato

all’IRSO ( Istituto di ricerca intervento sui sitemi organizzativi, per cui si rimanda http://www.irso.it/ ) l’incarico di definire la metodologia di lavoro del Piano e la gestione dei tavoli di lavoro. La fase di implementazione invece ha visto la collaborazione di quest’ultima con la società Butera e Partners s.r.l. In COSES, Piani strategici da implementare. Cinque casi, 2005, p. 50. La metodologia prevista include: la stesura di un piano con la partecipazione dei cittadini; la predisposizione di un “Urban Center”, una mostra permente inerente il piano all’interno del palazzo della Gran Guardia; la creazione di un sito web e un blog dedicato al Piano; l’organizzazione di meeting regolari con le associazioni, in particolare con quelle coinvolte nell’implementazione del Piano, così che possano essere discussi i temi principali. In S. STUMPO, op.cit.

84Con fordismo si intende una particolare forma di organizzazione del lavoro industriale, analogamente al

taylorismo. La teoria elaborata da Henry Ford ed applicata pioniristicamente all’interno della sua casa automobilistica, si basava sull’abbattimento dei costi attraverso il ricorso alla produzione in serie destinata

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produttivo basato sulle PMI e sulla concorrenza-cooperazione tra di esse ( distretti e cluster industriali ), i tradizionali modelli di government imposti dall’alto hanno infatti cominciato a mostrare segni di cedimento e sono emerse proprio a livello locale le prime forme di

governance multilivello, basate sul concetto di partnership tra i diversi soggetti, pubblici e

privati85. In seguito ai profondi mutamenti che le città stavano attraversando e vivendo, era fondamentale predisporre un metodo sistemico ed inclusivo in grado di dar vita una visione allargata e “futuristica” delle stesse, la cui direzione non coincideva più con i loro confini amministrativi ma presupponeva una struttura a rete, comprendente i comuni adiacenti e le altre provincie vicine toccate dal loro sviluppo. Con questo spirito, a partire dalla fine degli anni ’90 si è iniziato a guardare al mondo aziendale, individuando nello strategic planning una possibile soluzione alla nuova forma di programmazione territoriale richiesta86, che Verona ha adottato in seconda battuta ( dopo le prime sperimentazioni pionieristiche nelle città-pilota di Torino, Roma, Firenze, La Spezia e Piacenza ), contribuendo tuttavia significativamente alla maturazione e al perfezionamento di tale metodo non solo mediante la fondazione, in accordo con altre realtà italiane, della Rete delle città strategiche ( ReCS )87, ma soprattutto attraverso l’esperienza diretta di applicazione nel proprio territorio. Lo strumento in esame è perciò scaturito dalla volontà di soddisfare le esigenze appena esposte. E’ nato da un processo di democrazia deliberativa attraverso il quale l’intera comunità ( nelle sue forze economiche, culturali e sociali ) era chiamata a costruire in maniera condivisa il “ disegno strategico” presente e futuro della propria città e della sua circoscrizione88, considerata nella dimensione metropolitana e non puntuale89. Dal punto di vista temporale, pur rientrando nella linea programmatica del quinquennio 2002-2007 della Giunta al governo denominata “Una strategia della partecipazione”, gli obiettivi del Piano Strategico erano stati pensati in un’ottica di lungo periodo ( 2003-2020 ), così da potersi

al soddisfacimento di bisogni di massa. Per un approfondimento si rimanda a B. SETTIS, Fordismi. Storia

politica della produzione di massa, Milano, Il Mulino, 2016 e G. BONAZZI, Storia del pensiero

organizzativo, Milano, Franco Angeli, 2016 [ 1 ed. 1989 ].

85

In http://www.sodalitas.socialsolution.it/casi_aziendali_dettaglio.php?id_cat=330&id_p=468.

86AA.VV, Strategie per il territorio. Nuova cultura della programmazione o retorica del piano?, CENSIS e

RUR, Milano, Franco Angeli, 2007, p. 21.

87

La Rete delle Città Strategiche ( ReCS) è un’associazione costituita nel 2004 con l’intento di individuare nella pianificazione strategica il metodo e lo strumento di governace privilegiato. Verona è stata tra i soci fondatori con Firenze, La Spezia, Torino, Trento e Venezia, e nel 2005 aveva assunto il ruolo di presidenza. Per un approfondimento si cfr. http://recs.it/it/home.

88Comune di Verona, Verona. La comunicazione al servizio dei cittadini e dello sviluppo, Milano, Franco

Angeli, 2004, p. 3.

89« Il Piano strategico rappresenta dunque uno degli strumenti di attuazione più efficaci dei principi che

stanno alla base della Responsabilità Sociale: la trasparenza e la partecipazione dei soggetti di un territorio

per la costruzione di un futuro sostenibile ». In

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tradurre in strategie concrete e soggetti ad un processo di monitoraggio e revisione costante, simbionticamente alla continua evoluzione della Città. Quest’ultimi si possono sintetizzare: nella ricerca di una maggiore coesione dei cittadini, degli utenti e degli interessi attraverso un processo creativo, in cui ciascun soggetto coinvolto, portatore di uno specifico modo di definire problemi, priorità e domande, contribuisca a creare una visione della comunità locale, cioè a ridefinirne l’identità; nell’individuare delle “visioni al futuro”, delle immagini condivise degli attori della città sulle possibilità di sviluppo del territorio, dell’economia, della società locale, che siano capaci di generare processi di apprendimento e di accrescere la consapevolezza dell’identità locale; nella scelta, sulla base di quelle idee condivise, di processi e percorsi che possano andare nella direzione desiderata verso la meta valida per tutti e “fissata” dal Piano; nell’arrivare a coordinare liberi attori sociali economici e culturali della città intorno ad una visione generale condivisa, e definire le priorità strategiche su cui orientare le scelte di sviluppo, sia a breve che a medio-lungo termine, di tutta la città e di ciascun attore90.

A livello operativo invece, l’intero progetto ha comportato un costo di circa 600,000 euro da parte dell’Amministrazione comunale, si è sviluppato nell’arco di un anno ( dal marzo 2003 al maggio 2004) e si è articolato in una serie di steps consecutivi, schematizzati nella Fig. 4 sottostante:

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Fig. 4: Il percorso di definizione del Piano Strategico.

Fonte: L. MAZZARA, Il piano strategico nell'ente locale. Progettazione, sviluppo e strumenti di

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Dopo l’iniziale presentazione ufficiale alle autorità e alle istituzioni vi è stata la fase di ascolto “diretto” della cittadinanza e dei diversi stakeholders, da cui sono scaturiti l’analisi SWOT e la redazione del c.d. “Documento di Visione Verona: futuro prossimo”, che individuava le aree di policy su cui intervenire, ovvero Cultura Ambiente e Territorio Economia Welfare, e gli altri ambiti di interesse da approfondire trasversalmente: il Network di Città ( poi abbandonato ) e il Laboratorio per le Politiche Giovanili. Successivamente vennero predisposti quattro tavoli di lavoro aventi il compito di definire, ciascuno per il proprio settore di competenza, la meta da raggiungere, gli assi strategici da sviluppare, le azioni da seguire e le linee progettuali da realizzare, compresi i c.d. progetti bandiera, ovvero i piani concreti e puntuali da mettere in atto nella fase di avvio del Piano Strategico stesso. Il lavoro delle commissioni venne presentato alla Conferenza ad hoc tenutasi il 23 e il 24 gennaio 2004 per mezzo del “Documento-programma: Verona 2020” e il fascicolo “Progetti Bandiera”, cui fu interamente dedicata la tappa finale di programmazione ed implementazione dello stesso.

Oggi il Piano in vigore non coincide più con quello appena descritto, in seguito alle modifiche apportatavi dall’Amministrazione Tosi.