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I fondi strutturali e le politiche culturali

1. Oggetto del lavoro

1.2 LA DIMENSIONE REGIONALE

1.2.2 Diritto comunitario: l'Unione Europea e il patrimonio culturale

1.2.2.1 I fondi strutturali e le politiche culturali

In seguito all’analisi fin qui condotta, si può affermare che « il patrimonio culturale costituisce senza dubbio un elemento di coesione tra i cittadini europei e attraverso la valorizzazione di esso è possibile segnare una tappa significativa del processo di integrazione europea »118. In quanto effettiva risorsa per la crescita e lo sviluppo, l’Unione ha iniziato a coglierne e valorizzarne le concrete implicazioni economiche, sociali ed occupazionali, decretando di investire in tale settore parte dei propri fondi119, come confermano i seguenti dati: « nel 2007-2013, 3.2 bilioni di euro sono stati investiti nel patrimonio dal Fondo europeo di sviluppo regionale; ulteriori 1.2 bilioni di euro destinati al patrimonio rurale dal Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale, e circa un apprezzabile 100 milioni di euro sulla ricerca inerente il patrimonio sono stati finanziati dal settimo Programma quadro »120. Dal punto di vista normativo, però, i primi riferimenti relativi all’intervento finanziario comunitario in materia culturale sono recenti, e coincidono con l’ex art. 128 del Trattato di Roma in via teorica, e con l’art. 151 del TUE nella pratica.

Prima dell’adozione del programma Cultura 2000, con cui si è pragmaticamente formalizzata la politica di sostegno e programmazione pluriennale delle attività culturali, la Commissione europea aveva indetto a partire dal 1992, in seguito alla comunicazione “Nuove prospettive per l’azione della Comunità in campo culturale”, una serie di progetti specifici che, andando ad integrare l’azione dei singoli governi nazionali, « secondo parte

117M. GIAMPIERETTI, “La salvaguardia del patrimonio culturale italiano tra identità e diversità”, in

L.ZAGATO e M.VECCO ( a cura di ), Le culture dell’Europa, l’Europa della cultura, Milano, FrancoAngeli, 2012, p. 153.

118L. SCIALLA, “I beni culturali nell’azione comunitaria” in D. AMIRANTE e V. DE FALCO ( a cura di ),

op. cit., p. 132.

119L’Unione Europea ha istituito a partire dal 1972 dei fondi strutturali e di investimento; « ovvero strumenti

finanziari gestiti dalla Commissione europea per il raggiungimento della coesione economica e sociale di tutte le regioni dell’ Unione e la riduzione del divario tra quelle più avanzate e quelle in ritardo di sviluppo ». Tra questi rientrano il Fondo europeo di sviluppo regionale; il Fondo sociale europeo; il Fondo di coesione; il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale; il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca. In http://www.eurosportelloveneto.it/public/doc/libro/capitolo3.pdf e https://www.to.camcom.it/book/export/html/495.

120Per una panoramica completa delle politiche culturali dell’UE: http://ec.europa.eu/culture/policy/culture-

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della dottrina [...] devono intendersi come veri e propri atti di indirizzo politico, rappresentanti l’organizzazione politica dell’azione comunitaria in una determinata materia »121. L’antesignano è stato “Caleidoscopio”, adottato con decisione n. 719/96/CE122 e inerente l’arte contemporanea, cui si sono aggiunte altre iniziative quali l’Orchestra dei giovani e l’Orchestra barocca della Comunità europea, la Città europea della cultura e il Mese culturale europeo; seguito da “Raffaello”, volto alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale ( decisione n. 2228/97/CE123 ) e da “Arianna” per la produzione letteraria ( decisione n. 2085/97/CE124 ). Tuttavia, nonostante l’importanza di tali iniziative, la svolta è stata portata dalla sottoscrizione dell’Agenda 2000, documento, che attribuisce per la prima volta alla cultura un ruolo privilegiato, e a cui è seguita l’approvazione del primo Programma quadro della Comunità europea valido dal 2000 al 2004. Istituito con decisione unanime n. 508/2000/CE125 del Parlamento europeo e del Consiglio, il programma si prefigge di promuovere e valorizzare la dimensione culturale sia all’interno sia all’esterno dell’Unione e favorire la cooperazione tra gli Stati membri e tra i vari organismi pubblici e privati operanti nel settore, sostenendo economicamente la realizzazione di eventi culturali ed iniziative specifiche ed integrate126. Ma con il programma successivo, Cultura 2007-2013, la Commissione ha cercato di risolvere gli errori del precedente, incrementando l’avvicinamento fra cittadini e cultura attraverso la creazione di « a more cosmopolitan society » e contribuendo al «“bottom-up development” dell’dentità europea »127

.

A partire dal 2006 si è poi assitito ad una progressiva mobilitazione funzionale a migliorare il coordinamento europeo, mediante l'istituzione dell'European Heritage Heads Forum che raggruppa i vertici delle amministrazioni nazionali competenti nella conservazione del patrimonio culturale, il Reflection group Patrimonio culturale e l’UE creato nel 2010, il Joint Programming Initiative Cultural Heritage and the Global Change, avviato nello stesso anno e coordinato del MiBACT, ed infine l'European Heritage Alliance 3.3, che riunisce dal 2011 le piattaforme e le organizzazioni non governative che hanno in comune la sensibilizzazione delle istituzioni europee sulle politiche per il patrimonio. Inoltre nel

121L. SCIALLA, op. cit.,p. 133.

122Si cfr. http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A31996D0719. 123Si cfr. http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex%3A32006D1855. 124Si cfr. http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=CELEX%3A31997D2085. 125

Consultabile in http://www.edscuola.it/archivio/norme/europa/l_063000310.pdf.

126F. M. LAZZARO, I finanziamenti comunitari alle attività culturali, « Aedon », 3/2002.

127L. ZAGATO, “La problematica costruzione di un’identità culturale europea. Un quadro più favorevole

dopo Lisbona?”, op.cit., pp. 260-261. Si cfr. http://eur-lex.europa.eu/legal- content/IT/TXT/?uri=URISERV%3Al29016.

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2013, la sensibilità del Parlamento europeo ha contribuito a reintegrare il patrimonio culturale, inizialmente escluso, nel quadro programmatico pluriennale 2014-2020: da Europa Creativa128 al programma di Ricerca Horizon 2020, Erasmus+, e al programma per la competitività delle piccole e medie imprese COSME129. Fino ad arrivare ad oggi, passando per il 2014, che stando alla dottrina, passerà alla storia come « anno di svolta per le politiche sul patrimonio culturale in Europa »130: il 21 maggio il Consiglio dei Ministri della Cultura ha adottato le Conclusioni del consiglio sul Patrimonio culturale come risorsa strategica per un’Europa sostenibile131

, cui è seguita, a luglio 2014, la comunicazione della Commissione Europea “Verso un approccio integrato per il patrimonio culturale per l’Europa”132

avente « l’obiettivo di supportare gli Stati membri e i portatori d’interesse perchè traggano il massimo vantaggio dal sostegno fornito al patrimonio culturale dagli strumenti dell’UE »133. Questione importante che quest’ultima solleva è quella relativa

all’indotto, spesso sottovalutato, che tale risorsa potrebbe generare, e quindi al potenziale che ne potrebbe scaturire, anche e soprattutto nell’ambito del turismo culturale e nella riqualificazione di zone urbane e rurali, se fosse adeguatamente promossa e gestita. Tema riproposto nella Conferenza di Torino sull’“Heritage Commons. Gestire il patrimonio culturale nel terzo millennio”134

, e precedentemente nelle Conclusioni del Consiglio UE del 25 novembre 2012 sulla Governance partecipata al patrimonio culturale135; approvate, unitamente al nuovo Working Plan for Culture avente ad oggetto l’attuazione degli obiettivi dell’Agenda europea della cultura per il periodo 2015-2019, nell’ambito della Presidenza italiana UE ( che concordemente a quella greca e lituana, ha posto la cultura tra le proprie priorità ). In linea di continuità con la tendenza generale degli altri programmi dell'Unione, compresi il progetto integrato “Patrimonio culturale e cambiamenti globali” e di ricerca “Horizon 2020” e i Fondi strutturali e d’investimento europei, l’intenzione è quindi quella di attuare un approccio partecipato e radicato a livello locale.

128Programma completo su http://cultura.cedesk.beniculturali.it/europa-creativa.aspx. 129E. SCIACCHITANO, Dall' Europa, uno sguardo nuovo al patrimonio culturale, cit.

130Eadem, “L’evoluzione delle politiche sul patrimonio culturale in Europa dopo Faro” in L. ZAGATO e

M.VECCO op.cit., p. 45.

131Si cfr. http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52014XG0614(8).

132Il testo integrale in http://ec.europa.eu/transparency/regdoc/rep/1/2014/IT/1-2014-477-IT-F1-1.Pdf. 133E. SCIACCHITANO,“L’evoluzione delle politiche sul patrimonio culturale in Europa dopo Faro” in L.

ZAGATO e M. VECCO op. cit., p. 55.

134Documentazione inerente l'incontro è disponibile su

http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1411369321904_Conferenza_Patrimonio _culturale_come_bene_comune,_Torino,_23-24.09.2014.pdf.

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L’ultimo tassello è stato la Conferenza di Namur, tenutasi il 22-24 aprile 2015, “Cultural

heritge in the 21th Century for living better together. Towards a common strategy for Europe”, conclusasi con la consapevolezza di dover definire una strategia d’approccio al

patrimonio.