La città di Modena che, dopo Bologna, costituisce nella regione un polo d’attrazione dei flussi migratori di diversa provenienza geografico-culturale, vede negli anni ‘80 e ‘90 una crescita economica ed un calo della manodopera industriale locale, oltre che un’espansione urbanistica considerevole. Fattori che hanno generato una domanda di lavoro consistente, ed in continua cre- scita, sino al 2005. Lo sviluppo industriale dell’area non ha marginalizzato
9Nel periodo post-indipendenza, dal 1969 al 1982 (periodo definito Seconda repubblica)
il Ghana ha visto l’avvicendarsi di governi eletti e colpi di stato militari, Chazan analizza le conseguenze dell’avvicendamento di sette regimi. Chazan N., 1983. An Anatomy of Ghanaian Politics USA, Westwiew Special Studies on Africa.
J. Rawlings salì al potere con due colpi di stato nel 1979 e nel 1981. Rimase al potere dal 1981 al 2001 senza interruzioni. Nel 1996, quindi nella fase finale della sua carriera politica, venne eletto Presidente del Ghana in seguito ad elezioni democratiche.
l’agricoltura, che rimane un settore produttivo importante e complementa- re. L’industrializzazione, nel modenese, è articolata in tre sistemi locali di tipo distrettuale (ceramico, metalmeccanico e tessile), si tratta di un tessu- to economico composto da piccole e medie imprese distribuite sul territorio. Gli immigrati ghanesi, sono per lo più impiegati nel settore industriale me- talmeccanico, lavorano anche nel settore locale dell’agricoltura e nei servizi, in particolare le donne ghanesi sono impiegate nelle cooperative locali che erogano servizi di manutenzione e pulizia. Si comincia a registrare la presen- za, se pur ancora davvero modesta, di immigrati ghanesi nei lavori con alta professionalizzazione, le professioni sanitarie sono quelle in cui vi è stato un maggior riconoscimento dei titoli di studio.
Da metà degli anni Novanta, si assiste ad una diversa dislocazione sul territorio dei cittadini immigrati, infatti, se in una prima fase l’area metro- politana di Modena aveva attratto molti migranti, in seguito vi è stata uno spostamento nei centri minori, nelle aree della collina e della bassa pianura. Si ipotizza che questo mutamento nell’insediamento dei flussi migratori, diretto in una prima fase verso le aree economicamente più sviluppate e coincidenti con i distretti industriali (metalmeccanico, ceramico e tessile) per svilupparsi poi in altre zone limitrofe ed in piccoli comuni, sia dovuto probabilmente ai ricongiungimenti famigliari e alla necessità, di conseguenza, di reperire al- loggi a costi più contenuti (Marra, 2005). Gruppi consistenti di immigrati ghanesi vivono, infatti, nei piccoli comuni prossimi alla città.
Modena, nell’ottica di promuovere politiche volte ad ostacolare l’insorgere di malesseri sociali e conflitti oltre che produrre investimenti per favorire l’inserimento ed inclusione di diverse generazioni di immigrati, ha elaborato degli spazi d’interazione sociale per monitorare e gestire i bisogni espressi da una nuova fascia di popolazione, costruendo servizi specifici, attuando percorsi formativi, e promuovendo l’associazionismo locale.
Numerosi sono i rapporti di ricerca degli enti locali sulla percezione del- la qualità della vita, sulle forme di cittadinanza e di partecipazione politica delle diverse generazioni di migranti. Queste iniziative, volte a conoscere i processi sociali in atto e monitorare l’operato istituzionale10 sul territorio ol- tre che l’impatto degli interventi di inclusione sociale, non possono che essere
10Si fa riferimento al progetto di ricerca che ha affidato a Khaled Fouad Allam e Marco
Martiniello un’analisi critica degli interventi di progettazione e delle politiche di accoglienza attivate nelle città di Modena e Reggio Emilia dagli enti istituzionali in collaborazione con sindacati, organizzazioni della società civile per pensare forme di inclusione sociale dei cittadini stranieri immigrati. Il lavoro di ricerca è poi confluito nel volume Allam K. F. Martiniello M. Tosolini A., 2004. La città multiculturale. Identità, diversità, pluralità. Bologna, Emi
annotati perché rivelano, anche in questo caso, un’azione in controtendenza con altri contesti cittadini e regionali.
Modena, dunque, proprio per l’attenzione dimostrata rispetto al muta- mento sociale che l’immigrazione ha comportato, ha cercato di costruire re- lazioni efficaci con le componenti della popolazione straniera residente per avviare dei processi di acquisizione della cittadinanza, non solo formale e nelle tutele giuridiche, ma nelle azioni di partecipazione politica e sociale. Esempi concreti ed efficaci dell’attenzione e sollecitazione a forme politiche partecipative possono essere individuati nell’elezione, del 1994 a Nonantola, dei primi due stranieri eletti come consiglieri comunali aggiunti e nell’elezio- ne del 1996 a Modena della primprima Consulta11 Comunale degli stranieri (Pizzolati, 2005).
Non a caso, infatti, nelle ricerche promosse dagli enti locali per interrogare i cittadini stranieri rispetto alla città emerge, nelle parole degli intervistati, una buona relazione con le istituzioni, ad eccezione di quelle preposte al rila- scio dei permessi di soggiorno. Relazioni difficoltose determinate anche dalla legge Bossi-Fini12 e dai tempi e le condizioni del rilascio dei documenti. Nel-
le ricerche si sottolinea come la città di Modena venga descritta come luogo “tranquillo”, “pulito”, “vivibile” ma anche come luogo in cui le discriminazioni indirette sul lavoro definiscano l’estraneità dei migranti al contesto non rico- noscendo loro competenze, titoli di studio e opportunità di crescita professio- nale. Rondinone e Martinelli (2006) individuano poi delle difficoltà specifiche nella relazione tra cittadini italiani ed immigrati provenienti dall’Africa sub- sahariana. Questi ultimi, infatti, raccontano nelle loro esperienze quanto il colore della pelle li renda e li costringa dentro una identità estranea, li defi- nisca sempre e comunque come stranieri. Per quanto ci si possa interrogare sui processi di designazione che favoriscono e plasmano l’autodesignazione
11La Consulta è un organo collegiale eletto dagli stranieri residenti sul territorio ed
ha competenza d’intervento sulle istituzioni per un parere non vincolante su indirizzi, scelte politiche e provvedimenti specifici. Esistono anche consulte regionali, il loro ruolo consultivo purtroppo si limita esclusivamente alle materie ed agli interessi inerenti il tema della migrazione.
12Legge 189/2002 (Bossi-Fini). A scopo puramente descrittivo si propone una sintesi
delle norme previste: maggior controllo delle frontiere; rafforzamento dei poteri di polizia; aiuti agli Stati che collaborano nel contrasto dell’immigrazione clandestina e del traffico di esseri umani, riduzione delle quote per gli Stati che non collaborano; espulsione immediata dei clandestini; estensione a 60 giorni del periodo di trattenimento nei Cpt; aumento di pena per i trafficanti di clandestini; rilevazione delle impronte digitali agli stranieri; ingresso regolare solo a seguito di chiamata nominativa o numerica e collegato strettamente a: contratto di soggiorno, idonea sistemazione dell’alloggio e impegno al pagamento delle spese per il rientro da parte del datore di lavoro; riduzione da un anno a sei mesi del permesso di “attesa occupazione”; rilascio della carta di soggiorno dopo sei anni (e non più cinque) di regolare permanenza.
dei gruppi, la categorizzazione identitaria che i cittadini di origine africana si attribuiscono quando interpellati, così come riferito nelle indagini promosse dagli enti istituzionali locali, è extracomunitario. Le difficoltà, sopra men- zionate, tra cittadini italiani e cittadini provenienti dall’Africa sub-sahariana che sembrano marcare la linea d’esclusione tra autoctoni e non, sono state ritrovate e confermate anche nelle parole degli interlocutori di questa ricer- ca. Le rappresentazioni di sé come stranieri ed extracomunitari, duplica e riproduce le classificazioni amministrative e il discorso pubblico italiano di- segnando linee di differenziazione, nel caso dei Ghanesi ultimi arrivati, e nel caso di alcune componenti sociali come le donne che parlano di rado la lingua italiana. Queste demarcazioni stanno diventando sempre più evidenti sino a negare o evitare spazi di interazione sociale. Nelle parole degli interlocutori ghanesi, immigrati di prima generazione, il colore della pelle, determinante discriminatoria e identificativa della propria estraneità al contesto modene- se, e la consistenza numerica sempre più imponente, contribuiscono infatti a disegnare uno spazio sociale d’interazione limitato ed autoreferenziale che parla in lingua twi ed agisce codici culturali rivolti esclusivamente al grup- po ghanese di riferimento. Le narrazioni raccolte su questo tema rivelano la preoccupazione, che trova riscontro nel punto di vista degli enti locali, da parte di chi, immigrato da oltre vent’anni, guarda alle modalità con cui le più recenti generazioni d’immigrazione e i singoli gruppi si muovono sul territo- rio locale. Eppure anche la loro identità è declinata non come appartenenza al luogo cittadino, in questo caso Modena, ma come appartenenza inclusiva al paese Italia. I processi identitari complessi che muovono i cittadini im- migrati, ed i Ghanesi nel caso particolare in analisi, tengono traccia delle opportunità offerte localmente nella partecipazione ed interazione sociale ma trovano poi forme di ricomposizione che continuano ad inscriversi nelle decli- nazioni identitarie nazionali, composte o, come nel caso qui studiato, talvolta diasporiche.
Nei paragrafi successivi l’analisi critica delle forme di partecipazione socia- le e politica degli immigrati, o anche della mobilitazione sociale per costruire azioni politiche nei contesti d’origine e di approdo troverà spazio. Tuttavia questa presentazione sintetica della città di Modena e delle sue istituzioni locali ha permesso di descrivere, almeno parzialmente, il territorio italiano e l’importanza, in questo caso, dei contesti locali. L’articolazione delle diverse istituzioni preposte alla costruzione di politiche migratorie e di inclusione so- ciale consente, inoltre, di leggere alcune peculiarità del contesto economico e culturale modenese che hanno permesso la nascita del progetto di co-sviluppo Ghanacoop e l’avvio di una collaborazione tra associazioni, soggetti econo- mici e enti istituzionali disegnando, per il gruppo ghanese, un campo sociale e politico di azione a livello locale ma anche nazionale e transnazionale.