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Sviluppo, ostracismo e controllo sociale: strategie d

4.3 Ghanacoop: il versante ghanese

5.1.1 Sviluppo, ostracismo e controllo sociale: strategie d

di costruzione dell’autorità

Le “autorità tradizionali” costituiscono una parte fondamentale del tessu- to politico locale in Africa, ragione per cui non si può parlare di democrazia dal basso, dei movimenti di base senza parlare di chieftaincy (Owusu, 1996). Ma nel delineare il processo per cui i gruppi ghanesi dislocati in Italia stan- no divenendo soggetti politici, occorre provare ad investigare quali siano le

strategie di costruzione della propria autorità sulle comunità rappresenta- te nei territori d’immigrazione. Si farà qui riferimento al discorso e alle retoriche dello sviluppo, ma anche alle modalità con cui dentro il gruppo sociale emigrato, dentro le strutture associative e dentro Ghanacoop, siano agite dinamiche di consenso, di controllo sociale ed infine azioni di ostraci- smo. Sebbene l’autorità di cui godono i leader dei gruppi emigrati e di cui si proverà a tratteggiare le caratteristiche, sia costruita di rado intorno al- la genealogia o ai riti di costruzione (Gilbert, 1987) ma piuttosto intorno a principi di organizzazione sociale e culturale del consenso, a principi di re- distribuzione delle ricchezze e meccanismi di solidarietà comunitaria in cui il debito tra gruppo e singoli membri o tra leader e membri è riconosciuto come habitus di comportamento, si cercherà di capire etnograficamente come il consenso e l’autorità vengano mantenuti trasformando così la conduzione dei neo-corpi collettivi ricostruiti in potere politico. Proverò, nell’analisi dei gruppi sociali coinvolti nel co-sviluppo, ad utilizzare le definizioni che Pel- lecchia (2008a) ha elaborato nella sua tesi di dottorato rispetto al concetto di autorità3 e a quello che ha identificato come dispositivo dell’abbondanza4

che sarebbero rispettivamente il codice culturale per pensare le relazioni tra ineguali (siano esse generazionali, di genere, politiche come nel caso che qui si esamina) e la costruzione del potere politico che si configurerebbe come fondato su una logica dell’incremento dei patrimoni economici, genealogici, di conoscenze e aggiungerei relazionali da redistribuire all’interno del gruppo sociale partecipante.

Il collettivo ghanese di Modena coinvolto nel co-sviluppo è organizzato nell’associazione e nella cooperativa, che nonostante la natura fenomenolo- gica e tipologica differenziata, sono empiricamente, nella partecipazione dei membri, nelle logiche di conduzione e nelle rappresentazioni messe in atto, sovrapponibili. I leader, in particolare il leader storico che ha tenuto il suo

3“L’autorità, in conclusione, si viene a definire come un habitus, un insieme di dispo-

sizioni diffuse, storicizzate, che predispongono il soggetto ad agire nel reale e gli altri a recepire e decodificare i comportamenti del soggetto stesso” (Pellecchia U. Il potere del- l’abbondanza. Costruzione sociale dell’autorità in un contesto Akan (Ghana). Tesi di dottorato, Università degli Studi di Siena 2008 pg. 245).

4“Il dispositivo dell’abbondanza si configura come una logica dell’incremento: il potere

politico è percepito come una capacità che consente di aumentare i patrimoni economi- ci, genealogici, di conoscenze. Questa logica pur costituendosi come cumulativa non è semplice accumulazione: l’abbondanza è anche restituzione, distribuzione, partecipazione. Risponde cioè alla logica dell’accumulazione, da un lato, e a quella del debito dall’altro, dove quest’ ultima logica stabilisce la necessità della distribuzione (da parte del creditore) e quella della subordinazione (da parte del debitore)” (Pellecchia U. Il potere dell’abbon- danza. Costruzione sociale dell’autorità in un contesto Akan (Ghana). Tesi di dottorato, Università degli Studi di Siena 2008 pg. 243).

ruolo di guida dell’associazione per oltre un decennio e poi ha contempora- neamente guidato entrambi gli organismi per poi decidere di guidare solo la cooperativa, dispone e mette in campo un habitus di autorità che gli viene riconosciuto dagli altri membri. Evidenze di questo habitus di autorità sono rintracciabili nei modi di relazionarsi con gli altri membri che dipendono da lui nell’accesso alle informazioni e relazioni significative nel contesto locale italiano, nelle negoziazioni portate avanti con il chief di Gomoa Simbrofo emigrato a Parma, nelle modalità di gestione della sua “successione” al ruolo al comando dell’associazione ma anche in cariche elettive e politiche nella cit- tà. Egli infatti è riuscito, attraverso le sue capacità personali e carismatiche, a riposizionare in cariche, un tempo sue, persone del suo entourage cui con- tinua a dare consigli e orientarne le scelte. L’incremento del potere politico di questo leader è poi cresciuto con la costruzione della cooperativa Ghana- coop. Mediante questa egli infatti ha accresciuto il patrimonio economico, relazionale e di conoscenza del gruppo ghanese di Modena. Attraverso il pro- getto, nuove e significative relazioni sono state avviate con importanti attori economici locali e nazionali che hanno richiesto, ad esempio, nuove figure professionali e lavorative, disegnando un possibile accesso a posizioni prima impensabili (un esempio specifico è dato dalla richiesta di AEMIL Banca per l’assunzione di un impiegato ghanese). Le risorse raccolte per gli interventi di sviluppo, ma anche per le iniziative volte all’inclusione del gruppo ghanese di Modena sono state risorse considerevoli in termini quantitativi ma anche qualitativi perché anche queste hanno favorito la costruzione di relazioni con attori sociali, economici e istituzionali in Italia che si sono potute attivare e rafforzare solo attraverso il co-sviluppo. Le retoriche, i discorsi di sviluppo, la portata e l’impatto degli interventi di sviluppo, sia nel contesto ghanese che in quello italiano, hanno favorito l’accrescimento dell’autorità del leader ma anche nutrito l’orgoglio del gruppo ghanese, impegno riconosciuto e avva- lorato con tributi di riconoscenza di autorità politiche italiane come ghanesi. Il collettivo ghanese afferente alle organizzazioni associativa e cooperativa riconosce l’autorità del leader, nonostante di recente il pettegolezzo e le dice- rie abbiano tentato di offuscarne l’immagine e la reputazione; eppure anche questo elemento, confermando le riflessioni di Chazan (1983) sulle modalità di espressione delle critiche dei leader e sul mantenimento dell’obbedienza come criterio di definizione dei ruoli sociali, rientra in un habitus di autori- tà politica abbastanza noto nella politica ghanese. Le due strutture sociali: l’associazione e la cooperativa costruiscono uno spazio sociale ben definito e quasi del tutto omologo, infatti spesso i conflitti avvenuti dentro una di queste organizzazioni sono stati trasferiti nell’altra, raramente cercando la composizione dello scontro, più spesso realizzando l’espulsione o l’isolamento dei singoli membri e/o soci.

S: “Eppure J. ha fatto tanto lavoro. . .

A: No no, abbiamo perso tanti soldi, noi facciamo in un mese quello che lui faceva in quattro o cinque mesi, non ha lavorato bene. . . in un anno non ha mai fatto un report , ha fatto uno studio di fattibilità ma senza alcun report, non documentava le spese, andava in giro come uno ricco. . . ma con i soldi della comunità.

S.: È stata l’assemblea dei soci a chiedergli di andare via? A.: Si

S.: Ha smesso anche di venire in Associazione?

Si per un anno non è mai venuto ma poi quando ha sentito che faceva- mo le elezioni è venuto e si è candidato ma poi è scomparso di nuovo. . . Le elezioni non le abbiamo ancora fatte perché avremmo bisogno di tre candidature ed invece ne abbiamo solo due, stiamo aspettando che qual- cun altro che voglia il benessere della comunità si impegni e si presenti” (A. T. intervista del 13 giugno 2007).

“. . . Lui è ben voluto da tutti, ha sempre fatto bene in associazione ma adesso dopo quel che ha combinato con Ghanacoop, bisogna capire cosa fare. Si è già dimesso dalla cooperativa, dopo che avevamo sco- perto il suo gioco. Usava le risorse relazionali della cooperativa per il suo business, ha danneggiato la comunità tutta, Ghanacoop è della comunità e lui l’ha danneggiata. Adesso vediamo, sono molto deluso ed amareggiato ma sto cercando di fare quello che posso ma i membri dell’associazione vogliono che se ne vada e poi è giusto voleva solo fare i suoi interessi a discapito di tutti gli altri, ci ha danneggiati economi- camente ma non solo. . . ..non ha avuto rispetto, se ne dovrebbe andare, dovrebbe essere mandato via dalla comunità. . . ma non so cosa accadrà” (A. T. comunicazione personale del 20 luglio 2009).

In due casi, il conflitto maturato dentro la cooperativa, rappresentata co- me corpo sociale comunitario, è stato spostato all’interno l’associazione, da cui poi si è chiesto di andare via. I comportamenti criticati sono quelli relati- vi all’accaparramento di risorse e l’uso a fini privati delle relazioni sviluppate dalla comunità. I personaggi a cui sono stati imputati comportamenti lesivi del benessere della comunità o incapaci di pensare il benessere comune rico- privano ruoli di rilievo, erano leader o aspiranti tali, ma proprio l’incapacità di incarnare l’habitus di autorità ridistribuendo risorse e l’interesse personale, li ha, di fatto, ostracizzati dalle organizzazioni ghanesi di Modena.

Ma il principio di abbondanza sopra citato ed in particolare il meccanismo relazionale debitore/creditore che strutturerebbe il rapporto d’ineguaglianza con il potere politico, nei gruppi migranti studiati si articola, solo apparente- mente, in modo dissimile rispetto al contesto d’origine. Infatti il meccanismo

donazione, rotazione dell’aiuto e del supporto economico, che caratterizza le strutture associative nella migrazione lo si ritrova anche nel caso di quella Modenese, nonostante questa, come già chiarito in precedenza (cfr. cap. II), stia derogando sempre più ai compiti di mutuo aiuto.

Tempo fa mi ha chiamato il Comune, era morto un Ghanese e la fami- glia voleva fare rientrare la salma in Ghana ma il Comune non poteva pagare il 100% delle spese e allora ha chiesto all’associazione se in- tendeva contribuire ma io ho detto che non era associato. Di solito se succede qualcosa e sei un Ga tutti i Ga ti danno qualcosa così se sei Ashanti ma non basta appartenere ad uno di questi gruppi, ci si informa per sapere se sei una persona che ha contribuito e fatto per gli altri quando questi hanno avuto bisogno. Se sei uno che non partecipa agli eventi degli altri le cerimonie del rito del nome, o ad un funerale, o per il battesimo e tu non partecipi con la donazione allora quando tocca a te nessuno viene o fa donazioni (A. T., intervista del 5 giugno 2007).

Il circuito delle donazioni risponde ad una logica di solidarietà e mutuo aiuto ed include i rapporti orizzontali tra i membri ma, come si può notare dalle parole utilizzate, è funzionale a ri-creare oltre le appartenenze etno- nazionali un circuito di trasmissione di sostanze economiche che, rispondendo ad una logica di obbligazione morale, ridisegna la comunità espatriata. Ma il principio di abbondanza segna anche le relazioni asimmetriche tra leader e membri delle organizzazioni: questi infatti, proprio in nome della carica e dell’autorità conferita dovrà sempre esser pronto a prendersi cura dei mem- bri dell’associazione, a occuparsi di loro in caso di difficoltà economica, nella perdita del lavoro, nelle malattie. Il leader può ovviamente mobilitare risor- se economiche altrui influenzando e cercando di orientare gli altri membri, o utilizzare il suo patrimonio di relazioni amicali o professionali, ma egli è tenuto a prendersi cura dei problemi e dei conflitti che spesso dirime tra i membri dell’associazione e della cooperativa. Funzionale a queste operazioni di composizione dei conflitti ma anche di supporto dei membri nelle difficoltà nella vita di emigrazione, è l’operato della moglie del leader. Le mogli dei leader dell’associazione fanno tutte parte delle Christian Mothers, un grup- po religioso di orientamento cattolico che svolge all’interno della comunità un ruolo di supporto, ascolto dei problemi ma anche di controllo sociale dei comportamenti delle nuove generazioni. Se dunque nella stratificazione dei gruppi sociali ghanesi si ridisegna il corpo comunitario ghanese dislocato in Italia, e questo ricodifica habitus di autorità e potere politico culturalmente presenti nel contesto Akan ghanese, questi gruppi associativi e/o coinvolti nel co-sviluppo negoziano anche la loro autorità ed il loro potere politico nel

contesto ghanese. Questo tipo di negoziazione, almeno nel caso italiano, si realizza grazie a delle strategie di costruzione del proprio potere di media- zione, in quanto broker di sviluppo, e la redistribuzione di risorse in cui lo sviluppo, con i suoi attori ed i suoi discorsi, diviene modalità essenziale.

Il linguaggio e le pratiche dello sviluppo hanno permesso a Ghanacoop e l’associazione di Modena di costruire uno spazio di potere nel contesto ghanese, riformulare l’autorità dentro il gruppo ghanese emigrato in Italia ed emergere come soggetto politico nella relazione con le istituzioni italiane.