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La contestuale applicazione dell’IFRS 9: analisi e conseguenze sull’economia

Capitolo 4 Le principali implicazioni operative e strategiche di Basilea IV

4.3 La contestuale applicazione dell’IFRS 9: analisi e conseguenze sull’economia

In questo contesto di continua evoluzione normativa, un ulteriore aspetto che merita attenzione riguarda il nuovo principio contabile internazionale IFRS 9, che sostituirà dal 1° Gennaio 2018 il vigente standard IAS 39, in materia di classificazione e valutazione degli strumenti finanziari. Tale passaggio avrà effetti su quasi tutte le poste dello Stato Patrimoniale dei bilanci degli intermediari e genererà un forte incremento della volatilità nel Conto Economico.

La revisione dello IAS 39 venne richiesta dal G20 a fronte degli inconvenienti manifestati dallo IAS 39 durante la recente crisi. Lo IAS 39 aveva, infatti, suscitato dubbi fin dalla sua iniziale implementazione; la crisi del 2007 ne ha fatto emergere le debolezze in maniera conclamata. Le perdite su crediti venivano infatti registrate in ritardo: il criterio della “perdita subita” (“incurred loss”) legava le svalutazioni all’insorgere di un fatto nuovo (“trigger event”) che dimostrasse l’indubbia esigibilità dei flussi di cassa originariamente concordati. Ciò limitava la costituzione di riserve utilizzabili in futuro. Sostanzialmente, lo IAS 39 generava l’effetto di posticipare la contabilizzazione delle perdite attese. Il vecchio principio contabile IAS 39 (introdotto nel 2005) si è quindi rilevato fragile di fronte alla grande crisi finanziaria. Il nuovo IFRS 9 ha promosso un salto di qualità, cercando di rendere più equilibrato e perspicace il trattamento delle esposizioni correnti.

L’IFRS 9 prevede un modello caratterizzato da una visione prospettica che può richiedere la rilevazione immediata delle perdite su crediti previste nel corso dell’intera vita di uno strumento finanziario.

Il 24 Luglio 2014 lo IASB ha emesso la versione definitiva dell’IFRS 9. «Le principali novità del nuovo principio, che sarà obbligatorio dal 1 Gennaio 2018 (con facoltà di applicazione anticipata), riguardano l’introduzione di un nuovo modello di classificazione e misurazione degli strumenti finanziari, l’individuazione di nuovi criteri di valutazione delle perdite attese e

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la previsione di nuove regole di rilevazione degli strumenti di copertura. In tale contesto le

perdite attese vanno contabilizzate subito, indipendentemente dalla presenza o meno di trigger event, e le stime devono essere continuamente adeguate anche in considerazione delle variazioni del rischio di credito della controparte, sulla base non solo di fatti e dati passati e presenti, ma anche di previsioni.

L’impairment model previsto dall’IFRS 9 prevede la classificazione dei crediti in tre livelli (o stage) a cui corrispondono distinte metodologie di calcolo delle perdite da rilevare, nonché differenti modalità di calcolo degli interessi. Il passaggio tra stage diversi è consentito in entrambe le direzioni (un credito può “ammalarsi”, ma anche “guarire”)»126

.

Analizzando le novità dell’IFRS 9, si constata che i tassi di perdita attesi sulle esposizioni creditizie (in bilancio e fuori bilancio) e le relative rettifiche di valore dovranno essere misurati su un orizzonte temporale di dodici mesi, ma nel caso di “significativo” incremento del rischio di credito del debitore la stima dovrà considerare l’intera vita residua del finanziamento. La valutazione dell’incremento del rischio dovrà essere effettuata confrontando il livello corrente con quello alla data di erogazione del credito. Ai crediti privi di questa informazione andrà applicata una perdita attesa calcolata sull’intera vita residua (salvo che non si tratti di crediti a “basso” rischio di credito). Nella stima dei tassi di perdita attesi occorrerà incorporare informazioni prospettiche, che includono fattori di tipo macroeconomico.

Nella nuova metodologia imposta dall’IFRS 9, è dunque evidente che la capacità di ricostruire la storia della qualità creditizia delle esposizioni gioca un ruolo determinante e potrà influire significativamente sull’ammontare delle nuove rettifiche di valore in sede di transizione al nuovo standard contabile.

Il passaggio all’IFRS 9 richiederà agli intermediari uno sforzo di adattamento notevole. L’impatto dell’IFRS 9 sull’economia internazionale si preannuncia significativo, esso non rappresenta una semplice questione contabile o di compliance, ma cambierà decisamente la catena del valore del credito, dalle strategie ai processi, dall’IT agli impatti economici e patrimoniali, e coinvolgerà i processi di risk management, la contabilità, nonché il Consiglio d’Amministrazione, che dovrà verificare tra l’altro, che il nuovo modello si collochi in continuità con il Risk Appetite Framework.

Nel Dicembre del 2015 il Comitato di Basilea ha emanato linee guida127 per indirizzare e armonizzare l’adozione dei nuovi modelli contabili sulle perdite attese.

Le sue linee guida prudenziali definitive descrivono come gli approcci contabili delle ECL (Expected Credit Loss) devono interagire con le pratiche generali di gestione del rischio di

126 Resti A., «Impairment dei crediti nell’IFRS 9: sfide e soluzioni», Paper, CRIF, 2016.

127 Basel Committee on Banking Supervision, «Guidance on credit risk and accounting for expected credit

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credito di una banca. Le linee guida incoraggiano la loro applicazione in modo da incentivare le banche ad adottare pratiche robuste in termini di gestione del rischio di credito e di accantonamento. Le linee guida hanno l’obiettivo di completare, e non di sostituire, i criteri contabili pertinenti, e incoraggiano una solida applicazione da parte delle banche e un controllo prudenziale meticoloso. A Novembre 2016 l’EBA e l’ESMA hanno pubblicato in parallelo due nuovi documenti riguardanti l’applicazione del nuovo principio contabile IFRS 9 in tema di strumenti finanziari, prevista per il 1 Gennaio 2018. In particolare:

 l’EBA ha pubblicato un report128

relativo all’impatto dell’introduzione di IFRS 9. L’analisi, effettuata sui dati di bilancio del Dicembre 2015, mostra come l’effetto principale sia dovuto all’introduzione dei nuovi requisiti di impairment, con una diminuzione media attesa del Common Equity Tier 1 di 59 punti base;

 l’ESMA ha diffuso una dichiarazione129

in cui evidenzia alcune questioni da affrontare per assicurare una completa ed efficace implementazione dell’IFRS 9, attraverso cui gli emittenti siano progressivamente in grado di fornire più informazioni qualitative e quantitative specifiche sulla composizione del proprio bilancio.

«Il nuovo principio contabile internazionale IFRS 9 porterà a cambiamenti di grande rilievo per le banche, in particolare sul tema cruciale del rischio di credito e degli accantonamenti. Il nuovo scenario obbligherà a una crescente interazione tra strutture di gestione del rischio e strutture amministrative e implicherà la necessità di adottare un elevato numero di scelte manageriali e di stime, l'opportunità di un atteggiamento consapevole anche dal lato della domanda di credito e la conseguente attenzione verso l'informativa alla clientela. Un’importante sfida per il settore bancario anche in considerazione dei rischi, in termini di redditività futura e di volatilità»130. Tutte le novità contenute dall’IFRS 9, rischiano dunque di produrre un’ulteriore stretta creditizia, in un momento in cui si intravedono i primi segnali di ripresa, e configurano la necessità di fare nuove operazioni di aumento di capitale in una fase delicata, in cui il comparto bancario è davvero poco appetibile per gli investitori.

Le regole di Basilea ed i principi contabili internazionali perseguono due finalità del tutto differenti. Il quadro regolamentare di Basilea definisce una serie di regole volte a preservare la stabilità delle banche e del sistema finanziario, mentre i principi contabili internazionali

128 European Banking Authority, «On results from the EBA impact assessment of IFRS 9», Report, 10

November 2016.

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European Securities and Market Authority, «Issues for consideration in implementing IFRS 9: Financial Instruments», PUBLIC STATEMENT, 2016/ESMA/1563, 10 November 2016.

130 Dabbene F., Roberti Vittory M., «Gli impatti dell’Ifrs 9 sulle banche italiane e sul credito», Bancaria,

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stabiliscono criteri di rappresentazione dell’operatività aziendale, permettendo la misurazione della performance aziendale.

Nettamente distinto è, di conseguenza, anche l’oggetto delle due regolamentazioni: nel primo caso, la misura del patrimonio minimo richiesto per una sana e prudente gestione bancaria; nel secondo, la classificazione e valutazione orientate a una corretta e fedele rappresentazione della situazione patrimoniale e dei risultati economici aziendali.

Nonostante i differenti obiettivi perseguiti, dal punto di vista operativo e strategico, è evidente che le due discipline presentano importanti aree di sovrapposizione. Infatti, i valori contabili sono la base per la determinazione del capitale regolamentare, infatti molte delle grandezze oggetto di segnalazioni prudenziali si riferiscono a puri dati contabili. I coefficienti regolamentari dipendono, fortemente, dalle rappresentazioni contabili e sono anzi notevolmente influenzati dalle regole di classificazione e di valutazione in bilancio. Un’area particolarmente importante in cui è possibile scorgere zone di sovrapposizione riguarda, ovviamente, il rischio di credito. Entrambe le discipline si occupano, infatti, di tale profilo di rischio: il framework Basilea per definire il patrimonio necessario a fronteggiare le perdite improvvise derivanti da avverse manifestazioni di tale rischio; gli IAS/IFRS per stabilire la misura delle detrazioni da apportare alle attività creditizie (e corrispondentemente al patrimonio) in funzione delle perdite che si sono già verificate o che sono attese. Le due discipline sono tra loro collegate e si influenzano reciprocamente.

Se si considera la possibile contestuale applicazione dell’IFRS 9, la cui data è stabilita per il 1° Gennaio 2018, e delle regole previste da Basilea IV, la cui applicazione è ancora incerta, ma in molti fanno riferimento a “un prossimo futuro”, ipotizzando la possibile attuazione nel 2018 (improbabile, vista la mole di revisioni da eseguire), certamente lo scenario non è rassicurante. In particolare le banche europee sono preoccupate di dover mettere in campo nuove operazioni di rafforzamento di capitale per poter rispondere ai requisiti più stringenti dell’IFRS 9, oltre a quelli già previsti da Basilea IV.

Da una prima stima condotta dall’Associazione bancaria italiana, la possibile implementazione di Basilea IV, insieme all’attuazione del TLAC per le banche a rilevanza sistemica e all’entrata in vigore del principio contabile dell’IFRS 9, potrebbe comportare un innalzamento del CET1 di circa 1.300 miliardi per il sistema bancario europeo, l'83% in più dei valori attuali, entro il 2022, di cui 860 miliardi scaturiscono dalla sola implementazione del nuovo pacchetto di regole Basilea IV. L’eventuale contestuale applicazione di Basilea IV e dell’IFRS 9 rischia di generare un impatto violento ed oneroso soprattutto in Europa, dunque.

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Inoltre, questa combinata possibile attuazione delle modifiche fiscali e normative, molto probabilmente, rischia di far scoprire altre nascoste criticità del sistema bancario, oltre che di far emergere elevati costi di implementazione e di conformità alle regole.

Non resta che aspettare e auspicare che le previsioni circa i possibili impatti fiscali e normativi possano poi nella realtà essere più ridimensionati; le banche, d’altro canto, dovrebbero cercare di uniformarsi quanto prima alle regole previste per cercare di ridurre le annunciate spese di adeguamento e di conformità alle norme, al fine di garantire, quanto più possibile, la comparabilità tra i diversi istituti di credito, che rimane l’obiettivo imprescindibile e fondamentale della Vigilanza.

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Conclusioni

Il percorso normativo in tema di vigilanza bancaria ha subito una notevole evoluzione nel corso degli ultimi trent’anni. Con il presente lavoro si è cercato di analizzare come è avvenuto questo processo evolutivo e a cosa ha portato nei tempi più recenti.

La sfida della Vigilanza è di ricalibrare l’attuale framework Basilea III al fine di implementare una normativa che sia sempre più adeguata e coerente rispetto all’operatività internazionale delle banche e che consenta alle stesse una maggiore comparabilità, in un contesto in cui il sistema finanziario è ormai fortemente globalizzato.

Basilea III, come evidenziato nei diversi capitoli, ha rappresentato un passo decisivo verso la creazione di un impianto ben funzionante per tutti gli intermediari, tutto questo, però, è avvenuto ad un prezzo significativo: la conformità alle nuove disposizioni prudenziali ha richiesto alle banche di sostenere enormi costi per la ricapitalizzazione e per migliorare la gestione dei rischi. Nonostante ciò, solo dopo pochi anni l’emanazione di Basilea III, sono stati evidenziati alcuni limiti che hanno messo nuovamente in discussione l’impianto normativo ed aperto a nuove revisioni.

Il numero e la consistenza delle revisioni hanno comportato che non si potesse parlare di una semplice “ricalibrazione” di Basilea III, ma necessariamente di un eventuale nuovo framework regolamentare: “Basilea IV”.

Le proposte del nuovo quadro di vigilanza riprendono differenti aspetti, riguardanti ad esempio l’utilizzo di modelli per la determinazione del capitale di vigilanza, le novità sui diversi rischi finanziari, la disciplina sulle grandi esposizioni, sul rischio sovrano, la rilevanza degli stress test, la disciplina di mercato.

L’intendimento di Basilea IV è apportare le opportune modifiche derivanti dalla revisione dei precedenti framework, cercando di colmare le lacune evidenziate e ridurre le complessità emerse.

Tuttavia, è forte la preoccupazione che le proposte di revisione delle regole avanzate dal Comitato di Basilea potrebbero poi in realtà tradursi in una nuova stretta sui requisiti patrimoniali, penalizzando soprattutto le banche di piccola e media dimensione. In origine, le stesse Autorità di Vigilanza si erano impegnate per la semplificazione delle revisioni da apportare, ma la realtà non sembra confermare questo indirizzo.

Si sta, inoltre, ampliando sempre di più il divario tra Stati Uniti ed Europa in merito all’eventuale applicazione del nuovo quadro di vigilanza, a causa del differente utilizzo dei modelli per la determinazione del capitale da accantonare. Inoltre, la crescente contraddizione tra le regole microprudenziali, sempre più stringenti, e gli obiettivi macroprudenziali di stabilità

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e di crescita economica destabilizzano e disorientano dal raggiungimento di un obiettivo unico, e preannunciano, al contrario, uno sforzo di adattamento notevole che verrà richiesto alle banche, per cercare di realizzare al contempo le due prospettive.

L’impatto di Basilea IV sull’economia internazionale non può certamente essere trascurato, si preannuncia, infatti, assai significativo; esso non rappresenta una semplice questione di “affinamento di Basilea III”.

Non resta che aspettare che il framework Basilea IV diventi effettivo e successivamente valutarne le conseguenze, che già in larga parte si stimano, in termini di costi e di tempi necessari al processo di adeguamento da parte di tutti gli istituti interessati.

Il processo normativo in tema di vigilanza bancaria è e sarà sempre in continua evoluzione per consentire agli intermediari di adeguarsi al sempre più crescente contesto di globalizzazione. La motivazione di ciò sta nel perseguimento dell’obiettivo principale delle Autorità di Vigilanza: la crescita e, al contempo, la stabilità dell’intero sistema finanziario.

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