Capitolo 3 Focus sulle novità di Basilea IV
3.2 Il possibile aumento dei requisiti di capitale e la previsione di capital add-on nel Pillar
Il nuovo framework Basilea IV è possibile, come si è già detto, che richieda alle banche di:
soddisfare minimi rapporti di leva;
di utilizzare modelli più semplici o standardizzati, piuttosto che modelli interni per il calcolo dei requisiti patrimoniali;
di definire una più ampia descrizione delle riserve e di altre statistiche finanziarie; tutto ciò, sicuramente, potrebbe portare alla determinazione di un ammontare dei requisiti di capitale superiore rispetto al passato. Il Comitato di Basilea cercherà di completare le nuove norme (ribattezzate Basilea IV) sui requisiti di capitale delle banche entro la fine del 2017 (anche se la data potrebbe essere posticipata).
Il Parlamento Europeo ha sottolineato che la revisione del framework da parte del Comitato di Basilea dovrebbe rispettare la promessa di evitare un significativo aumento dei requisiti patrimoniali e garantire la parità di condizioni tra i diversi istituti di credito (d’altronde, il Comitato in primis si è impegnato a garantire che non avrebbe aumentato il fabbisogno complessivo di capitale in modo significativo).
Il fatto che Basilea IV lavori con una serie sempre crescente di strumenti macroprudenziali e comprenda una serie di iniziative diverse da quelle implementate con Basilea III fa sì, però, che presumibilmente si potranno configurare requisiti di capitale più elevati.
L’azione del Comitato di Basilea nel corso degli ultimi due anni, in particolar modo nei primi mesi del 2016, è stata chiaramente orientata al tema dell’inattendibilità osservata degli attivi ponderati per il rischio tra le istituzioni bancarie delle diverse giurisdizioni e, per conseguenza, della ridotta comparabilità degli stessi in relazione alle diverse tipologie di rischio (mercato, credito e controparte, operativo).
Nel disegnare il nuovo accordo sul capitale e ripensando all’insegnamento della crisi, i regolatori hanno, infatti, posto grande enfasi sul rafforzamento - quantitativo e qualitativo - delle risorse patrimoniali che le banche devono detenere a fronte dei rischi; appare chiaro il timore che questa azione di inasprimento possa essere compensata da un allentamento nelle pratiche di misurazione dei rischi. L’obiettivo è di evitare che il completamento della riforma si traduca in un innalzamento eccessivo dei requisiti di capitale in un contesto in cui la situazione economica, finanziaria e monetaria è ancora fragile.
Le banche e i mercati hanno bisogno di chiarezza riguardo al quadro regolamentare. Ed è quello che le Autorità stanno cercando di realizzare.
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Per quanto concerne la previsione di capitale aggiuntivo nel secondo pilastro, il 23 Novembre 2016 la Commissione Europea ha presentato un pacchetto completo di riforme bancarie volte a modificare sia i requisiti patrimoniali che i quadri di risoluzione.
«La Commissione propone di introdurre un rapporto minimo di leva vincolante, un rapporto obbligatorio di finanziamento netto vincolante, di attuare gli standard basilari adottati in seguito al Fundamental Review of Trading book, di prevedere requisiti patrimoniali più sensibili al rischio, in particolare nel settore del rischio di mercato, del rischio di controparte e per le esposizioni verso le controparti centrali (CCP) e, infine, di dare attuazione alle metodologie in grado di rispecchiare più accuratamente i rischi reali a cui sono esposte le banche»92.
La proposta introduce modifiche agli standard di Basilea per tener conto di diverse specificità dell'economia dell'Unione Europea, come l'importante ruolo delle banche internazionali, le obbligazioni coperte, il credito all'esportazione garantito, il risparmio regolato centralizzato e le unioni di credito nel finanziamento dell'economia reale.
La proposta chiarisce inoltre che i supplementi di capitale del secondo pilastro si riferiscono alla possibilità che le Autorità di Vigilanza competenti impongano alle istituzioni di mettere da parte ulteriore capitale, in aggiunta ai cosiddetti requisiti patrimoniali del primo pilastro. La previsione di capital add-on è una misura specifica che dovrebbe essere utilizzata per risolvere i rischi a cui è esposta un'istituzione.
Il testo legislativo attuale è stato interpretato in modo diverso negli Stati membri, portando a diverse pratiche nell'imposizione dei supplementi di capitale del secondo pilastro. Per migliorare la certezza del diritto e promuovere una parità di condizioni tra le istituzioni, la proposta chiarisce meglio le condizioni per l'applicazione dei supplementi di capitale del secondo pilastro derivanti dalla Direttiva 2013/36/UE (CRD IV).
Ciononostante, il capital add-on può minare l'efficacia e l'efficienza degli strumenti che sono stati introdotti dopo la crisi per affrontare i rischi macroprudenziali. Per questa ragione, la proposta prevede che i supplementi di capitale del secondo pilastro debbano essere limitati a una prospettiva puramente microprudenziale. Ciò eviterà sovrapposizioni nell'utilizzo di strumenti di capitali diversi e promuoverà un'applicazione più coerente delle regole, in quanto la natura dei supplementi di capitale del secondo pilastro non è assolutamente compatibile con gli obiettivi perseguiti da strumenti macroprudenziali che mirano a risolvere i rischi che un'istituzione assume all’interno del sistema finanziario.
Sulla base degli stress test condotti nel 2016 dall’EBA e dalla BCE, emergono delle importanti analisi che rappresentano «un punto di partenza fondamentale per cercare di comprendere il
92 Commissione Europea, «Riforma del settore bancario dell'UE: banche forti per sostenere la crescita e
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futuro degli istituti di credito, in particolare di quelli che hanno mostrato condizioni di fragilità patrimoniale nello scenario avverso. La Vigilanza invierà alle banche una lettera contenente due numeri: uno, più importante, è il requisito minimo di patrimonio, che ha valore vincolante, l’altro, più alto, è il cosiddetto “Pillar 2 guidance”, ovvero un riferimento a cui le banche devono tendere. La “guidance” di capitale rappresenta un cuscinetto di capitale di sicurezza, che va a sommarsi ai requisiti minimi patrimoniali, ai requisiti di secondo pilastro e ai buffer di capitale. Avere un cuscinetto di “guidance Pillar 2” abbondante è dunque una garanzia per gli investitori in caso di eventuale erosione del capitale»93.
L'utilizzo dei supplementi di capitale del secondo pilastro, pertanto, è finalizzato alla risoluzione dei rischi in una prospettiva microprudenziale, e non macroprudenziale, tuttavia la raccolta di capitale aggiuntivo da parte delle banche potrebbe rivelarsi onerosa, specie ove debba essere effettuata rapidamente o in condizioni di mercato avverse.