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Capitolo 1 L’attuale framework di vigilanza prudenziale: Basilea III

1.2 I principali ambiti d’intervento di Basilea III

1.2.4 La liquidità

Uno dei principali fattori che ha reso così grave la crisi economica e finanziaria iniziata nel 2007 si è rivelata essere l’eccessiva leva finanziaria, accumulatasi nel corso degli anni precedenti, nei sistemi bancari di numerosi paesi. Ad essa si era accompagnata una graduale erosione del livello e della qualità della base patrimoniale e, per di più, numerose banche detenevano riserve di liquidità insufficienti. Il sistema bancario non era quindi in grado di assorbire le conseguenti perdite sistemiche sull’attività di negoziazione e su crediti, né di far fronte alla “re-intermediazione” di ampie esposizioni fuori bilancio accumulatesi nel sistema bancario. Il rispetto di rigorosi requisiti patrimoniali è una condizione necessaria per la stabilità del settore bancario, ma di per sé non sufficiente. Una solida base di liquidità, rafforzata da robuste prassi di vigilanza, è altrettanto importante.

«Durante la prima fase della crisi finanziaria numerose banche, nonostante gli adeguati livelli patrimoniali, sono andate incontro a gravi problemi per non aver gestito in maniera prudente la liquidità. La crisi ha messo in risalto ancora una volta l’importanza di questo aspetto per il corretto funzionamento dei mercati finanziari e del settore bancario. I mercati, negli anni precedenti alla crisi, si qualificavano per un elevato dinamismo e per l’immediata disponibilità di finanziamenti a basso costo. Il repentino mutamento delle condizioni di mercato ha mostrato la rapidità con cui la liquidità può evaporare ed evidenziato che le situazioni di illiquidità

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possono protrarsi a lungo. Nel sistema bancario sono emerse gravi tensioni, che hanno richiesto l’intervento delle banche centrali a sostegno sia del funzionamento dei mercati monetari sia, in taluni casi, delle singole istituzioni.

Le difficoltà incontrate da alcune banche sono imputabili al mancato rispetto dei principi basilari di gestione del rischio di liquidità. Alla luce di ciò, nel 2008 il Comitato ha pubblicato, a fondamento dello schema di regolamentazione per la gestione della liquidità, il documento

Principles for Sound Liquidity Risk Management and Supervision. Esso definisce linee guida

dettagliate per la gestione e la supervisione del rischio di provvista della liquidità (rischio di

funding) e dovrebbe contribuire a promuovere una migliore gestione del rischio in questo

importante ambito, ma solo a condizione di una piena attuazione da parte delle banche e delle autorità di vigilanza»33.

Il Comitato, naturalmente, ha l’incarico di assicurarsi che le banche aderiscano alle nuove regole; a completamento di queste norme, il Comitato ha ulteriormente previsto due requisiti quantitativi minimi per il rischio di liquidità, che conseguono due obiettivi distinti ma complementari: il Liquidity Coverage Ratio (LCR) e il Net Stable Funding Ratio (NSFR). Il Liquidity Coverage Ratio è un indicatore di breve termine che ha come obiettivo la resilienza degli istituti bancari di fronte a possibili scenari34 di stress della liquidità, definiti dall’Autorità di vigilanza, su un orizzonte temporale di trenta giorni. Questo indicatore deve assicurare che le banche dispongano di un livello adeguato di attività liquide di alta qualità35 non vincolate, atte a controbilanciare gli eventuali deflussi di cassa netti connessi con uno scenario di stress acuto di breve periodo. Il requisito prevede che il valore del rapporto non sia inferiore al 100%. In formule:

Attività liquide di elevata qualità ≥ 100% Deflussi netti di liquidità in un periodo di stress di 30 giorni

L’indicatore strutturale o Net Stable Funding Ratio ha come obiettivo, invece, la resilienza degli istituti bancari su un orizzonte temporale più lungo (un anno), esso consiste nel rapporto tra l’ammontare disponibile di provvista stabile e l’ammontare obbligatorio di provvista stabile. Il Net Stable Funding Ratio mira a far sì che nelle fasi di elevata liquidità sui mercati non venga fatto un eccessivo ricorso al finanziamento all’ingrosso a breve termine, e a promuovere una

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Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria: «Basilea 3 - Schema di regolamentazione internazionale per il rafforzamento delle banche e dei sistemi bancari», Bank for International Settlement, Dicembre 2010.

34 Lo scenario specificato è costruito sulla base delle circostanze sperimentate durante la crisi finanziaria

internazionale iniziata nel 2007 e prevede shock sia idiosincratici a livello di singole istituzioni, sia su scala sistemica. Esso prefigura tensioni significative, ma non eventi catastrofici.

35 Le attività di elevata qualità costituenti il buffer devono essere non vincolate, facilmente liquidabili sui

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migliore valutazione del rischio di liquidità con riferimento a tutte le poste in bilancio e fuori bilancio. In formule:

Ammontare disponibile di provvista stabile ≥ 100% Ammontare obbligatorio di provvista stabile

Il NSFR è stato definito per la prima volta dal Comitato di Basilea nel Dicembre 2010, con l’intenzione di sottoporlo a un periodo di osservazione per valutarne l’impatto e le eventuali criticità. Nel Gennaio 2014 è uscito un nuovo documento del Comitato, in consultazione fino all’11 Aprile 2014, in cui vengono proposte alcune modifiche riguardo specialmente alcuni punti di attenzione36.

Il Net Stable Funding Ratio entrerà in vigore nel Gennaio 2018, tale indicatore dovrà essere fornito dalle istituzioni bancarie alle rispettive autorità di vigilanza con frequenza trimestrale, fino a quando non entrerà in vigore sarà oggetto di valutazione da parte delle autorità circa la sua conveniente applicazione.

Il Liquidity Coverage Ratio è stato introdotto il 1° Gennaio 2015, ma il requisito minimo fissato inizialmente al 60%, sarà innalzato gradualmente ogni anno del 10% fino a raggiungere il 100% entro il 1° Gennaio 2019. Questo approccio graduale intende assicurare che l’introduzione dell’LCR non arrechi turbamenti di rilievo all’ordinato processo di rafforzamento dei sistemi bancari e al finanziamento corrente dell’economia reale. L’LCR deve essere segnalato alle autorità di vigilanza con cadenza almeno mensile, frequenza che può essere intensificata in particolari periodi di stress.

Nel Gennaio 2014 il Comitato di Basilea ha dato indicazioni37 sui criteri che gli organi di vigilanza dovrebbero utilizzare per monitorare l’LCR delle banche.

A Dicembre 2015, invece, l’EBA ha predisposto un report38 sulla valutazione d’impatto e la calibrazione del NSFR, ribadendo l’importanza di introdurre questo indicatore in ambito europeo; i principali risultati derivanti da questo report sono che non c’è un’evidenza tale per cui il NSFR possa determinare un impatto negativo sull’operatività bancaria.

36 I punti di attenzione su cui vertono le proposte del Comitato riguardano: l’impatto sul business

retail (attività al dettaglio) delle banche; la richiesta di provvista stabile a fronte di attività e passività a

breve termine; l’analisi delle fasce di scadenza inferiori a un anno per le attività e passività con scadenza.

37

Basel Committee on Banking Supervision, «Liquidity coverage ratio disclosure standards», Bank for International Settlement, January 2014.

38 EBA, «Report On Net Stable Funding Requirements under Article 510 of the CRR», (EBA-Op-2015-

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L’EBA si è espressa in merito all’obbligatorietà dell’applicazione del NSFR a tutte le banche, a prescindere dalla dimensione e, inoltre, il report valuta l’ipotesi di introdurre il NSFR, così come il LCR, in maniera graduale, consentendo così una maggiore flessibilità.

La Commissione Europea ha chiesto all’EBA, nell’Aprile 2016, di valutare la possibilità di sostituire il NSFR con un eventuale altro indicatore: il Core Funding Ratio (CFR). Pertanto, l’EBA, nel Settembre 2016, ha pubblicato un report in cui esplora le possibilità di introdurre il CFR come alternativa al NSFR, ma l’esito è stato negativo, in quanto per motivi strutturali il CFR non risulta rappresentativo della totalità della banche, in quanto sembrerebbe privilegiare le banche con un business model tipicamente tradizionale.

La crisi ha evidenziato l’importanza di una corretta gestione della liquidità da parte degli intermediari finanziari al fine di garantire loro la solidità e la stabilità finanziaria a livello di sistema. La gestione delle risorse liquide e l’implementazione delle tecniche di misurazione e monitoraggio del relativo rischio hanno assunto, rispetto al passato, un ruolo di crescente importanza: l’obiettivo è quello di evitare il pericolo che si possano verificare eventi catastrofici sui mercati.