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La predisposizione all’utilizzo di modelli standardizzati maggiormente risk-sensitive

Capitolo 3 Focus sulle novità di Basilea IV

3.1 La predisposizione all’utilizzo di modelli standardizzati maggiormente risk-sensitive

Come evidenziato nel Capitolo 2, il futuro regolamentare, caratterizzato probabilmente dal nuovo framework “Basilea IV”, sarà contraddistinto dal graduale abbandono dei modelli interni a favore dell’utilizzo dei modelli standardizzati, con la novità che questi ultimi saranno differenziati rispetto al passato a ragione della volontà dei regulators di renderli maggiormente risk-sensitive; infatti, l’obiettivo delle Autorità di Vigilanza è di rendere i modelli per la valutazione del rischio semplici, comparabili, ma soprattutto efficaci.

La crisi finanziaria ha evidenziato una serie di carenze nella struttura regolamentare del sistema finanziario e, in risposta a ciò, il Comitato di Basilea ha introdotto una serie di riforme destinate sostanzialmente ad aumentare la resilienza delle banche contro shock sistemici o imprevedibili, a rafforzare il quadro di adeguatezza del capitale bancario, a garantire la coerenza e l’applicazione delle norme di vigilanza.

Il Comitato ritiene che un regime in cui il capitale è ponderato in base al livello di rischio dovrebbe rimanere al centro del programma normativo per le banche, sostenuto anche da metriche sulla liquidità e sui limiti di finanziamento nonché da altre misure, come, ad esempio, un rapporto di leverage che funga da backstop.

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Detto questo, il perseguimento di una maggiore sensibilità ai rischi aumenta notevolmente la complessità del quadro di adeguatezza patrimoniale degli istituti di credito, e «la conseguenza potrebbe essere che un incremento considerevole del capitale allocato a fronte di questi rischi potrebbe poi determinare, complessivamente e presumibilmente, una minore liquidità degli strumenti finanziari per effetto della contrazione dell’attività di market making delle banche, la conseguente possibile migrazione di questi business presso operatori soggetti a minore regolamentazione (assicurazioni, fondi) con potenziali rischi sulla stabilità finanziaria sistemica, la riduzione del numero di attori sul mercato (minore competizione), e infine un’inappropriata allocazione delle risorse»89.

Date le possibili conseguenze individuate, una profonda revisione dei modelli interni non sembra del tutto consigliabile, anche se è da considerare che le Autorità di Vigilanza valuteranno attentamente tutti i possibili impatti che ne potranno discendere e adotteranno le decisioni più appropriate allo scopo di consentire alle banche di conseguire i loro obiettivi, di attuare una programmazione coerente evitando comportamenti distorsivi, e garantire una stabilità sistemica.

Dal 2015 si parla della “TRIM” (Targeted Review of Internal Models), ossia l’analisi mirata dei modelli interni che la BCE ha deciso di condurre; la TRIM è un progetto teso a valutare la conformità ai requisiti regolamentari dei modelli interni attualmente utilizzati dalle banche, nonché la loro attendibilità e comparabilità.

Tra gli obiettivi della TRIM, quello di ridurre le incoerenze e la variabilità ingiustificata delle attività ponderate per il rischio, calcolate utilizzando i modelli interni, è sicuramente un punto essenziale e imprescindibile. Infatti, l’attuale quadro di vigilanza riconosce alle banche un certo margine di discrezionalità nella modellizzazione dei rischi. La TRIM si propone di contribuire ad assicurare che i modelli interni siano utilizzati in maniera appropriata.

«In tal senso, gli obiettivi dell’analisi mirata coincidono con le due finalità principali della vigilanza bancaria della BCE:

› promuovere la solidità e la capacità di tenuta del sistema bancario mediante un’azione di vigilanza rigorosa e proattiva e,

› assicurare parità di condizioni mediante l’armonizzazione delle prassi di vigilanza nell’area euro.

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La BCE ha deciso di condurre questa analisi perché negli ultimi anni il ricorso ai modelli interni per la determinazione dei requisiti di capitale regolamentari è stato sempre più controverso, essenzialmente per due motivi:

 a partire dalla loro prima introduzione con Basilea II, i modelli interni hanno assunto progressivamente maggiore complessità; per le banche e per le Autorità di Vigilanza è divenuto sempre più difficile capirli e valutare la correttezza e la coerenza della mappatura dei rischi;

 vari studi basati sull’analisi comparata hanno evidenziato incoerenze ed elevata variabilità tra una banca e l’altra nel calcolo dei requisiti patrimoniali tramite i modelli interni.

Inoltre, il dibattito in seno a Basilea III, relativo all’utilizzo più o meno adeguato dei modelli interni e alla loro rispondenza alle intenzioni di chi li ha ideati, rende il progetto della BCE per la revisione dei modelli quanto mai opportuno»90.

Sebbene vi siano ancora delle incertezze, la BCE ritiene che, a condizione che i rischi siano modellizzati in maniera adeguata e i risultati prodotti siano coerenti, i modelli interni possano svolgere un ruolo utile nel determinare il patrimonio di vigilanza sulla base dell’esposizione al rischio dell’ente.

La TRIM è stata avviata alla fine del 2015 e dovrebbe concludersi nel 2019. La Federazione bancaria europea spiega che c’è la possibilità che Basilea IV introduca una novità per armonizzare i calcoli delle attività ponderate per il rischio per le banche che adottano i modelli interni. Si tratta del cosiddetto “output floor”, cioè una limitazione che scatta nel caso in cui i requisiti patrimoniali che scaturiscono dal modello interno comportino una riduzione troppo marcata rispetto a quelli standard. Pare ci sia anche l'ipotesi di cancellare la possibilità per le banche di utilizzare modelli interni per il rischio operativo per il timore che non siano in grado di individuare efficacemente il rischio.

Come già approfondito nel capitolo precedente, con Basilea IV si prevede “la fine dei modelli interni”, si è detto, infatti, come per la determinazione dei rischi vi sarà un passaggio graduale da modelli interni a modelli standardizzati maggiormente risk-sensitive; riassumendo:

 per il rischio di credito ci sarà la possibilità di rimuovere l’IRB (o di poterlo utilizzare, almeno momentaneamente, solo laddove sia consentito, per la determinazione del rischio di talune esposizioni) a favore di uno Standardised Approach;

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 per il rischio operativo, il Comitato di Basilea ha disposto un graduale passaggio dall’Advanced Measurement Approach (AMA) allo Standardised Measurement

Approach (SMA), che mira a superare i limiti dell’attuale sistema;

 per quanto concerne il rischio di mercato, grazie alla pubblicazione del documento consultivo Fundamental Review of the Trading Book, il Comitato di Basilea ha introdotto delle importanti novità con l’esplicito intento di riformare la normativa vigente in materia di valutazione dei rischi di mercato, il suddetto documento si articola in sezioni, tutte rilevanti per la determinazione di una vera e propria riforma dei rischi di mercato, le sezioni interessano: un confine più marcato tra trading book e banking book, per una più facile collocazione delle rispettive attività di riferimento; la revisione del modello interno (IMM) e la previsione di un modello standardizzato, ma maggiormente risk-sensitive, ossia il Sensitivity-Based Approach (SBA); per ultimo, ma non meno importante, viene disposto l’utilizzo di una nuova misura di rischio coerente, l’Expected Shortfall (ES), che andrà a sostituire il VaR, considerato come una misura di rischio “meno coerente e meno completa” rispetto all’ES a causa dei suoi più numerosi limiti;  per quanto riguarda il rischio di controparte, inizialmente il Comitato ha predisposto

una rivisitazione del modello interno (IMM), tuttavia, in seguito, lo stesso Comitato ha rilevato che da un lato l'IMM-CCR fosse più sensibile al rischio rispetto agli approcci standardizzati, ma d'altra parte vi era una notevole variabilità nell'esito dei modelli di rischio di controparte, che indicavano che l'opacità dell'IMM e il grado di discrezionalità fornito alle banche avrebbero potuto ostacolare la comparabilità dei requisiti patrimoniali, per cui il Comitato propone di mantenere l’IMM-CCR, ma assoggettandolo all’applicazione di un approccio standardizzato, che è lo Standardised

Approach for the Counterparty Credit Risk (SA-CCR).

«Il nuovo pacchetto prudenziale Basilea IV sarà, dunque, probabilmente improntato sulla limitazione all'uso di modelli interni per la stima delle variabili di rischio, privilegiando invece un approccio standardizzato risk-sensitive che può meglio cogliere la vasta gamma di rischi di esposizione e migliorare la comparabilità tra le banche»91.

91 Amorello L., «Beyond the Horizon of Banking Regulation: What to Expect From Basel IV», Harvard

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3.2 Il possibile aumento dei requisiti di capitale e la previsione di capital