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L’impatto sull’economia globale: un confronto tra banche europee e banche americane

Capitolo 4 Le principali implicazioni operative e strategiche di Basilea IV

4.2 L’impatto sull’economia globale: un confronto tra banche europee e banche americane

Nell’Agosto 2016, una federazione composta dalle maggiori banche del mondo, europee, americane, canadesi e giapponesi, sostenute dalle rispettive associazioni di categoria, in rappresentanza di circa 17 mila banche a livello internazionale, ha richiesto formalmente ai regulators internazionali e alle Banche Centrali di evitare una nuova stretta regolamentare che imporrebbe requisiti patrimoniali ancora più soffocanti e che il Comitato di Basilea ha previsto di inserire nel pacchetto Basilea IV.

L’evento ha avuto una valenza notevole, in quanto, mai in precedenza, si è registrata una posizione così ampia e diffusa a livello internazionale da parte dell’industria bancaria, che di fatto si pone in modo unitario contro l’eventualità di una futura implementazione di Basilea IV. L’intento della federazione di banche è di limitare l’operato del Comitato di Basilea, sotto accusa, dunque, per il fatto che il suo lavoro sembra ormai essere andato ben oltre il mandato ricevuto dal G20 dopo la crisi finanziaria del 2007.

«Il mandato del G20 era stato chiaro: armonizzare le norme che portano a calcolare il capitale delle banche ponderato per il rischio. Il Comitato di Basilea però sembra essere andato oltre il

123 Banking&Insurance by SiaPartners, «Basel 4: Upcoming regulatory changes for financial institutions

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suo mandato, e si appresta a varare nuove regole (ad esempio su come contabilizzare i fidi accordati rispetto a quelli utilizzati, o ancora il trattamento del Project financing) che, secondo i calcoli della Federazione bancaria europea porteranno ad una necessità di patrimonio aggiuntiva nell'ordine di 850-900 miliardi di euro. Non basta, a questo conto vanno ad aggiungersi i requisiti (TLAC) per le banche a rilevanza sistemica e l’applicazione delle nuove regole contabili internazionali (IFRS 9). Insieme, il pacchetto vale 1.300 miliardi di euro»124.

In questo scenario, quando si discute del possibile impatto macro generale delle proposte di Basilea IV, si può notare che alcuni istituti creditizi siano più restii ad un’eventuale attuazione del framework rispetto ad altri. Da una parte ci sono gli Stati Uniti, dove pochissime banche (solo i colossi a proiezione internazionale) hanno adottato i modelli interni, mentre tutte le altre continuano a seguire i modelli standardizzati. Dall'altra ci sono le banche europee, tantissime, che si affidano ai modelli interni.

Oggetto del contrasto tra Europa e Stati Uniti è la revisione dei modelli interni, con i quali le banche calcolano la rischiosità dei loro attivi e accantonano capitale di conseguenza.

Gli Stati Uniti sostengono attivamente il progetto Basilea IV, in quanto sperano in un ritorno ai modelli standard che permetterebbero di ridurre al minimo l’impatto in termini di richieste di capitale, visto che la stragrande maggioranza delle banche nazionali statunitensi già adotta tali schemi. Al contrario, in Europa l’impatto potenziale associato a Basilea IV è considerato elevato, complice l’utilizzo largamente diffuso dei modelli interni. Secondo le stime della Federazione bancaria europea, l’attuazione della riforma regolamentare, come già detto in precedenza, potrebbe costare per il sistema europeo 850-900 miliardi euro.

I discordanti consensi di Europa e Stati uniti sono da ricercare, oltre che nell’utilizzo di modelli differenti per il calcolo dei requisiti patrimoniali, in svariati fattori che caratterizzano le due economie: le diverse fonti di finanziamento dell'economia, la possibilità di cartolarizzazione immobiliare e il grado di attuazione delle precedenti normative di Basilea.

Per quanto concerne le fonti di finanziamento, il settore bancario europeo è responsabile dell'80% del finanziamento dell'economia, mentre negli Stati Uniti sono i mercati dei capitali ad offrire la stessa quota di finanziamento.

124 Puledda V., «Abi, con Basilea 4 rischio-aumenti per 1.300 miliardi per le banche Ue», Repubblica.it,

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Figura 5: Le principali fonti di finanziamento europee e Usa.

(Fonte: Banking&Insurance by SiaPartners, «Basel 4: Upcoming regulatory changes for financial institutions and their impact on the banking industry», January 2017.)

Il sistema statunitense è fortemente incentrato sul mercato dei capitali, mentre il credito bancario è sullo stesso piano della vendita dei titoli di debito pubblici e privati; in Europa, invece, il fulcro del finanziamento gira intorno al credito bancario, così come evidenziato dalla Figura 5.

In merito alla possibilità di cartolarizzazione immobiliare, «le banche degli Stati Uniti, a differenza di quelle in Europa, non mantengono prestiti immobiliari sui loro bilanci. Questo perché il governo americano dà alle banche la possibilità di cartolarizzare i loro prestiti. Il finanziamento immobiliare è fortemente presente nei paesi europei come Belgio, Paesi Bassi e Francia, in cui i prestiti sono concessi sulla base della capacità del debitore di rimborsare, piuttosto che sui rapporti di prestito / valore.

Queste differenze fondamentali nei modelli finanziari, unitamente all'applicazione parziale di Basilea II nelle banche statunitensi, mostrano che le nuove normative di Basilea IV non avranno praticamente alcun effetto sulle banche statunitensi. Ciò è in forte contrasto con il settore bancario europeo, in quanto la Federazione Bancaria Europea ha stimato un aumento di oltre il 50% dei requisiti patrimoniali delle banche europee, costringendoli ad aumenti di ulteriori 850 miliardi di euro di capitale»125.

125 Banking&Insurance by SiaPartners, «Basel 4: Upcoming regulatory changes for financial institutions

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Non c'è dubbio che questi nuovi requisiti patrimoniali minimi avranno un enorme impatto sul settore bancario, soprattutto su quello europeo. I banchieri sembrano caduti in un mondo in continua evoluzione dei requisiti normativi.

Per l’Europa, il Canada e il Giappone, le riforme di Basilea IV potrebbero spingere tremendamente il costo del capitale a livelli elevati, costringendo le banche a cercare nuove fonti di rendimento, che potrebbero in ultima analisi portare all'emergere di nuovi rischi e incidere sugli impegni di crescita.

Una boccata d'ossigeno, per le suddette banche, è arrivata a Gennaio 2017 quando il GHOS ha affermato che sarà necessario più tempo per completare il pacchetto di proposte Basilea IV, prima che possa definitivamente entrare in vigore. Secondo il GHOS, in questo momento è opportuno fermare il processo di revisione e valutare attentamente non solo i risultati ottenuti in termini di stabilità del sistema, ma anche stimare gli effetti e i danni collaterali delle norme già introdotte con Basilea III. Le regole dovrebbero avere, almeno per il momento, come obiettivo principale ed esclusivo il rilancio della crescita post-crisi.

Se Basilea IV in “un futuro prossimo” dovesse trovare applicazione, per le banche europee l’impatto sarebbe comunque significativo, soprattutto per quelle del nord Europa, ma anche per quelle francesi e tedesche, che utilizzano i modelli avanzati, mentre per gli istituti italiani l’impatto sarebbe relativamente ridotto, dato che utilizzano prevalentemente i modelli standardizzati o comunque modelli interni non aggressivi, anche se le banche italiane rimangono zavorrate più delle altre colleghe europee dai crediti inesigibili, che negli ultimi tempi hanno già dovuto “chiamare” numerosi aumenti di capitale e stanno tuttora continuando a farlo.

Gli istituti statunitensi, al contrario, sono meno preoccupati per un’eventuale applicazione del framework, grazie alla predisposizione delle banche che già in larga parte utilizzano i modelli standardizzati.

Tuttavia, sebbene vi siano differenti vedute, i rappresentanti delle autorità americane e quelli delle autorità europee potrebbero raggiungere un compromesso sul cosiddetto “output floor”, riguardante le limitazioni all’utilizzo dei modelli interni per la misurazione dei rischi.

In particolare, la bozza di accordo prevedrebbe che i requisiti di capitale calcolati con l’utilizzo dei modelli interni per la misurazione delle attività ponderate per il rischio non possano essere inferiori del 75% rispetto a quelli calcolati applicando la metodologia standard (il 75% sarebbe una via di mezzo tra l’80% chiesto dai tecnici americani e il 70% domandato dalle autorità europee).

Inoltre, sarebbe previsto anche un periodo di transizione tra il 2021 e il 2027 per l’implementazione delle nuove regole. Nel primo anno l’output floor sarebbe pari al 45%, per

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poi salire progressivamente del 5% ogni anno, fino ad arrivare al 75% nel 2027. In questo modo l’impatto per le banche sarebbe relativamente più gestibile. L’accordo definitivo dovrebbe essere trovato entro la fine del 2017. Al centro della questione rimane l’incertezza sulla determinazione del “futuro prossimo” circa l’attuazione di Basilea IV. La verità è che il rinvio rende meno trepidanti un po’ tutte le banche europee, che con l’arrivo e l’immediata applicazione delle nuove regole avrebbero rischiato una nuova, pesante, tornata di aumenti di capitale.

4.3 La contestuale applicazione dell’IFRS 9: analisi e conseguenze